La via della seta e l’espansione economica cinese

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Lo stato di salute di un Paese è determinato dallo stato delle sue infrastrutture: trovarsi nel benessere implica, per la nazione, investimenti nella costruzione di una nuova rete infrastrutturale o nel miglioramento di quella già esistente. Quando sui giornali leggiamo “via della seta cinese”, altrimenti definita come Belt and Road Initiative (BRI),  non è altro che la nuova fase di espansione dell’economia cinese, la chiave per la crescita del Paese, volta ad avviluppare Europa e Asia con navi e treni, supervisionando le infrastrutture. Direttamente, chiamando operai a lavorare nei cantieri, dipendenti a controllare gli uffici e così via. Indirettamente, investendo con finanziamenti la riserva di liquidità raccolta negli ultimi anni per costruire oggetti di consumo per il mondo.

Nel realizzare questa via, si sono investiti oltre 800 miliardi di euro in infrastrutture, con l’obiettivo, secondo quanto riferito dalla China State Railway – l’azienda pubblica alle dipendenze del ministero della Finanza- , di realizzare, entro l’anno, nuove linee ferroviarie. Si parla di One Belt, One Road, un progetto destinato a collegare l’Asia all’Europa e all’Africa e intento a mettere la Cina  al centro dei traffici, ridisegnando, di conseguenza, gli equilibri economici e geopolitici mondiali. Il piano, già enunciato dal 2013, vuole coinvolgere 65 Paesi corrispondenti circa al 65% della popolazione mondiale e al 40% del Pil. Lu Dongfu, direttore generale del gruppo, ha affermato che “ lo sviluppo pianificato di nuove ferrovie per quest’anno rientra nello sforzo della nazione di mantenere investimenti su larga scala su immobilizzazioni”. La Cina vuole emergere come impero, vuole allargare la sua influenza politica all’interno delle organizzazioni internazionali. E per farlo, essa necessita di cooperazioni con altri Paesi, uno tra questi è l’Africa. Ma perché l’Africa? L’Africa orientale rappresenta un nodo cruciale della via marrittima dell’ambizioso progetto One Belt, One Road (OBOR), condizione cruciale affinchè la nuova Via della Seta si sviluppi come stabilito nei piani di Xi Jiping. Inoltre, gli africani ritengono la Cina un buon patner commerciale, data l’assenza di condizioni legate ai suoi investimenti. Migliorie  a livello infrastrutturale garantirebbe, per l’Africa, un aumento della produttività, una crescita economica sostenibile e una riduzione della povertà. E , infine, si giunge all’Europa. Anche se Pechino preferisce investire nel Sud del mondo, in Paesi che coincidono con la nuova Via della Seta, ora esso impiega il suo denaro in Italia e in Grecia: si calcola, addirittura, che la Cina abbia investito, durante l’ultimo decennio, oltre 10 miliardi in Italia.

In questi anni, quindi, la Cina sta approntando la realizzazione di un grandioso progetto di integrazione economica fondato su un insieme di infrastrutture di trasporto che riguarda un nuovo e veloce sistema di trasporti e comunicazioni che darà un nuovo assetto alla rete commerciale e finanziaria a livello globale. È un complesso di autostrade, ferrovie, aeroporti volti a incrementare le relazioni e gli scambi economici, finanziari e culturali tra i paesi euroasiatici e non.

Sebbene sia stata colpita dal Covid-19, la Cina sembra concentrarsi , infine,su politiche e infrastrutture a sostegno dei veicoli a guida autonoma. A Pechino, la startup Pony.ai è stata autorizzata al trasporto di passeggeri. Come sostiene Peng Jun, fondatore e amministratore delegato  di Pony.ai, queste infrastrutture, incluse le reti 5G, costituiscono la chiave per il successo della città e dei trasporti intelligenti, promuovendo lo sviluppo del V2X ( Vehicle-to-everything), una tecnologia in grado di far comunicare i veicoli con le parti mobili del sistema di traffico circostanti.

di Michela Chillemi

Bookreporter Settembre

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