Gilet gialli, un anno dopo

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I gilet gialli celebrano l’anniversario dell’inizio della protesta, ma i veri protagonisti sono i black bloc. Si tratta degli “ultrà gialli”: ex gilet gialli radicalizzati, una frangia incontrollabile che devasta prima il quartiere parigino di Place d’Italie, poi quello di Place de la Bastille, per poi giungere in serata nel quartiere centrale di Les Halles.

A Parigi si torna a vivere un sabato di paura dopo mesi di tregua e a non essere tranquillo è in primis il governo francese. In prospettiva dell’avvio dello sciopero generale illimitato e della manifestazione nazionale contro la riforma delle pensioni, all’Eliseo il timore è la convergenza delle lotte. A ridosso delle feste natalizie la situazione potrebbe, infatti, diventare incandescente e fuori controllo, fra trasporti e servizi pubblici bloccati e scontri in piazza. Una nuova sfida per il Presidente francese, Emmanuel Macron, che, al momento della sua elezione, aveva promesso di sconfiggere il populismo e dare delle risposte concrete alle esigenze della popolazione francese.

Due francesi su tre, stando ad un sondaggio, non avrebbero voluto rivivere weekend così violenti. Secondo un altro sondaggio, invece, il 55% dei francesi, oltre la metà della popolazione, approva la mobilitazione. Negli ultimi mesi, i gilet gialli erano pressoché scomparsi, salvo qualche corteo in provincia senza conseguenze rilevanti. L’appuntamento importante era fissato all’anniversario dell’inizio delle manifestazioni.

Sabato 16 novembre il quartiere degli Champs-Elysées è stato blindato e qui, teatro di gravi violenze e danneggiamenti lo scorso inverno, è stata vietata ogni manifestazione. Manifestazioni vietate anche in altre zone sensibili ed a rischio come il Senato, che si trova all’interno del Jardin du Luxembourg, l’Assemblea Nazionale, adiacente alla Place de la Concorde e non lontano dagli Champs-Elysées, la Tour Eiffel ed a Notre Dame de Paris.

I circa 3000 gilet gialli giunti a Parigi si sono divisi fra l’unico corteo autorizzato con partenza a Place d’Italie ed un gruppo che ha esordito con il blocco del Boulevard Périphérique, il grande anello stradale che circonda Parigi, all’altezza di Porte de Champerret, per poi convergere sugli Champs-Elysées blindati. Qui caos e lancio di lacrimogeni, seguito dallo sgombero da parte della polizia e la conseguente dispersione dei manifestanti. A Place d’Italie, invece, già durante la mattinata, è avvenuta la consueta guerriglia: cassonetti in fiamme, banche con vetrine distrutte, auto e motorini incendiati. Giunti sul posto per spegnere i roghi, i pompieri sono stati accolti dai manifestanti con il lancio di sassi e sampietrini. In piazza la maggior parte delle persone aveva il volto coperto e la polizia ha caricato a più riprese in tenuta antisommossa. Alle 15 il Prefetto Didier Lallement, in una conferenza stampa, ha lanciato un appello a chi era “in buona fede” a lasciare Place d’Italie, annullando la manifestazione autorizzata che sarebbe dovuta partire alle 14 con direzione Place Franz-Liszt. “Chiunque lanci sassi o abbia il volto coperto, verrà arrestato” ha avvertito Lallement. Il gruppo del blocco stradale nel frattempo, da Montmartre convergeva a Place de la Bastille, per raggiungere i manifestanti nell’adiacente Place d’Italie. Quando la polizia ha impedito il ricongiungimento dei due gruppi, nelle strade attorno alla Bastille si è assistito ad una nuova guerriglia. Emblematica la scena filmata e poi diffusa sui social con due poliziotti rincorsi dai manifestanti che si riparano in una tintoria barricandosi dentro, per poi essere salvati dopo diversi minuti dai rinforzi sopraggiunti.

In serata i manifestanti si sono spostati nella centralissima Les Halles, tra parigini a passeggio e turisti. Qui l’arresto di un manifestante è sfociato in nuovi disordini, con incendi di veicoli e panico tra la folla.

Nonostante ciò, dopo una giornata di scontri e violenze, la prefettura ha reso noto che le persone fermate sono 124, numero esiguo se comparato allo scorso anno. In più non sono stati registrati feriti.

Dopo un sabato di barricate e fiamme, la domenica è cominciata con l’invasione dei celebri magazzini parigini, le Galeries Lafayette, il che ha reso necessaria un’evacuazione. La zona era circondata dalla polizia e non ci sono stati feriti ed incendi. Il gesto, annunciato alla vigilia, si è posto come una dimostrazione simbolica, colpendo quello che è definito come “il tempio del consumo”, come la centrale filiale dell’Ikea di Place de la Madeleine e gli Apple store della città.

Manifestazioni anche a Lione, Marsiglia, Montpellier, Tolosa e Lille, dove ai gilet gialli si sono uniti gli ecologisti, mentre a Bordeaux alla vigilia si minacciava il blocco del pedaggio autostradale.

Inoltre, nei pressi di Saint-Nazaire, un centinaio di gilet gialli, poi sgomberati dalla polizia, ha bloccato un’industria chimica Seveso.

Laurent Nunez, il Ministro dell’interno francese, ha dichiarato che l’interesse per questo anniversario è “un po’ più marcato” rispetto agli atti dei gilet gialli degli ultimi mesi a cui hanno aderito poche migliaia di persone.

La mobilitazione appare ridimensionata rispetto allo scorso inverno. Le concessioni con un valore di 17 miliardi di euro fatte da Macron-sacrificando gli impegni sui conti pubblici assunti con l’Unione europea- ed il Grand Débat National, che per vari mesi ha fatto dibattere i cittadini francesi su problemi e soluzioni per l’Hexagone, sembrano aver avuto impatto sull’intensità delle manifestazioni. Ora i gilet gialli potrebbero passare dalle piazze alle urne attraverso la creazione di liste elettorali in vista delle elezioni municipali di marzo. Ad esempio, Jacline Mouraud, ex portavoce della frangia moderata, dichiara addirittura di puntare all’Eliseo nel 2022.

Nelle prossime settimane si comprenderà se questo weekend di violenze è stato meramente una brutale commemorazione o la ripartenza di un periodo di disordini.

 

Bookreporter Settembre

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