Conferenza internazionale sulla Sicurezza a Monaco

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Dal 15 al 17 febbraio si è svolta a Monaco di Baviera, in Germania, la Conferenza internazionale sulla sicurezza, forum annuale che si svolge da oltre 50 anni e che pone al centro le relazioni internazionali tra paesi ed istituzioni e, in particolar modo, i temi della sicurezza: tra quelli prioritari della MSC 2019 figurano temi come l’autoaffermazione dell’Unione europea, la cooperazione transatlantica e le possibili conseguenze di una nuova era di grande competizione, nonché il rapporto tra commercio e sicurezza internazionale, gli effetti del cambiamento climatico e le innovazioni tecnologiche sulla sicurezza internazionale.

Sin dalla sua fondazione, nell’autunno del 1963, la Munich Security Conference è cambiata in molti modi, innovandosi per quanto riguarda il nome e le modalità, ma non cambiando le caratteristiche fondamentali. La principale motivazione alla base dell’istituzione delle prime conferenze rimane invariata ancora oggi: la MSC è stata, è, e continuerà ad essere un luogo indipendente per politici ed esperti per discussioni aperte e costruttive sulle questioni di sicurezza più urgenti del momento. Nel corso degli anni, la Conference si è trasformata nel principale forum mondiale per il dibattito sulla politica di sicurezza internazionale. A febbraio di ogni anno si riuniscono oltre 450 Alti responsabili delle decisioni e leader di tutto il mondo per impegnarsi in un intenso dibattito sulle sfide attuali e future e per discutere la politica ad alto livello, in uno spazio protetto e informale. La Conferenza sulla sicurezza del 2019 ha visto protagonisti 21 Capi di Stato, oltre 80 Ministri degli Esteri e della Difesa, insieme a molti capi della sicurezza. Tra i principali nomi emergono Angela Merkel, probabilmente alla sua ultima conferenza nel ruolo di Cancelliere tedesco, il vicepresidente Mike Pence degli USA, il Presidente afgano Ashraf Ghani, il Presidente egiziano al-Sisi, il Presidente rumeno Iohannis, il Presidente dell’Ucraina Poroschenko; vi hanno partecipato anche l’ONU con il Segretario Generale Antonio Guterres, l’UE con Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, la NATO con il Segretario generale Jens Stoltenberg e il Fondo Monetario Internazionale con il direttore esecutivo Christine Lagarde, oltre ai Ministri degli esteri di paesi quali Russia, Iran, Iraq e Qatar.

Al centro del dibattito vi è stato senz’altro il rapporto tra America ed Europa: è emerso come europei ed americani abbiano una visione del mondo molto differente, a partire da argomenti quali commercio, clima, Nato, ma anche Siria ed Iran. Le differenze di pensiero tra Stati Uniti ed Europa su diverse questioni di sicurezza, incluso l’abbandono americano dell’accordo nucleare iraniano, hanno messo in difficoltà i partecipanti. Le recenti decisioni americane di ritirarsi dai conflitti all’estero – con l’annuncio del ritiro delle truppe in Siria da parte del Presidente Trump e i piani per ridimensionare il ruolo dell’America in Afghanistan – hanno sorpreso i vari alleati europei, che sono giunti a chiedersi chi dovrebbe ricoprire il vuoto creato dagli USA. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha infatti ammesso che “il quadro ben collaudato e familiare dell’ordine mondiale è sottoposto a forti pressioni al momento”. La situazione sembra essere stata tenuta sotto controllo dai rappresentanti di USA e UE: l’Alto rappresentante dell’UE Mogherini e il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo hanno avuto un incontro ed hanno affrontato anche il tema dell’Iran; la posizione dell’Ue sull’Iran, e sull’accordo sul nucleare iraniano, sembra non essere cambiata. Inoltre, il Vicepresidente americano Pence ha affermato che “l’Ue deve riconoscere nel segno della pace Juan Guaidò come unico presidente legittimo del Venezuela”, sottolineando la rilevanza della cooperazione per questioni così delicate ed importanti per la sicurezza, come la crisi venezuelana.

Altri argomenti affrontati sono stati quelli commerciali ed economici, quali il  rapporto USA-Cina sull’Huawei, per cui l’UE sembra non voler assecondare le pretese americane per quanto riguarda l’imposizione di limiti all’ascesa tecnologica cinese e dunque la messa al bando delle reti 5G; la questione dei dazi sulle auto, dove vi è un vero e proprio scontro economico per le automobili europee: il capo portavoce della Commissione europea Schinas ha affermato che “se gli Stati Uniti dovessero introdurre dazi contro le automobili europee, la Commissione europea reagirebbe in modo adeguato”. A livello europeo si è parlato anche di Brexit: la Premier inglese Theresa May ha reso nota la volontà di stipulare un trattato sulla sicurezza con l’Unione europea dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE, che consentirà al paese di continuare a guidare le missioni militari e condividere le informazioni di intelligence con Bruxelles. Tale proposta è stata accolta in modo favorevole da Juncker, Presidente della Commissione UE, e Stoltenberg, Segretario NATO, secondo i quali è fondamentale continuare nel senso di una cooperazione tra i paesi, specialmente nell’ambito della sicurezza internazionale.

In conclusione, il Presidente della MSC Wolfgang Ischinger ha affermato: “Osservando lo stato attuale degli affari internazionali, è difficile sfuggire alla sensazione che il mondo non stia solo assistendo a una serie di crisi sempre più piccole, ma che ci sia un problema fondamentale […] una nuova era di grande competizione di potere si sta svolgendo tra Stati Uniti, Cina e Russia, accompagnata da un certo vuoto di leadership in quello che è diventato noto come l’ordine internazionale liberale”. Ciò che emerge è che “dal crollo dell’Unione Sovietica, il panorama della sicurezza globale non è mai stato più pericoloso. Sebbene alcuni stati si impegnino a mantenere l’ordine internazionale liberale, è discutibile che essi, spesso distratti da altre sfide di politica interna ed estera, siano in grado di assumere questo ruolo”.

Bookreporter Settembre

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