Brexit: i 27 leader si riuniscono nel Consiglio europeo

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Il 17 ottobre 2018 i 27 leader dell’Unione Europea si sono incontrati in sede di Consiglio europeo per discutere della Brexit.

Secondo quanto disciplinato dall’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea, il paese dell’UE che decide di recedere deve notificare la sua intenzione al Consiglio europeo, il quale presenta i suoi orientamenti per la conclusione di un accordo volto a definire le modalità del recesso di tale paese. L’articolo 50 è stato formalmente attivato dall’Ambasciatore del Regno Unito presso l’Unione Europea il 29 marzo 2017; di conseguenza, il Regno Unito e l’Unione Europea hanno il compito di concordare l’uscita del paese attraverso un accordo che dovrebbe essere ratificato entro il 29 marzo 2019. La negoziazione non è affatto facile, tutt’altro: i leader europei hanno avuto la necessità di esaminare di nuovo lo stato dei negoziati con il Regno Unito; Donald Tusk, Presidente del Consiglio europeo, il 15 ottobre ha invitato la Premier inglese Theresa May a presentare all’UE la valutazione che il Regno Unito fa dei negoziati. L’obiettivo dell’UE era infatti quello di trovare un accordo entro novembre, così da poterlo ratificare per marzo.

In sede di Consiglio, i 27 leader hanno ribadito la loro volontà di rimanere uniti, e ciò rispecchia quella che è stata la loro posizione dall’inizio dei negoziati. Sin da quando è stato annunciato il risultato del referendum britannico, l’Unione Europea ha sottolineato che avrebbe rispettato la decisione della Gran Bretagna.

In questo particolare contesto di difficile negoziazione, ha un ruolo molto importante il capo negoziatore della Commissione Michel Barnier, il quale continua a lavorare sull’accordo di uscita sotto le pressioni di Regno Unito e Unione Europea. Durante la riunione del Consiglio europeo, Barnier ha affermato che nonostante gli intensi sforzi negoziali, restano aperte alcune questioni fondamentali, come ad esempio trovare una soluzione per evitare una frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del Nord. L’Unione Europea riconosce l’importanza di tali questioni ed infatti continua a rinnovare la sua fiducia verso Michel Barnier, affermando però che ci si deve preparare ad ogni eventualità. Blümel, il ministro federale austriaco dell’Unione Europea, ha dichiarato che “stiamo entrando in una fase estremamente critica di intensi negoziati sulla Brexit. La nostra priorità e preoccupazione principale, in qualità di presidenza, è di mantenere l’unità dell’UE a 27. Il capo negoziatore Michel Barnier continua ad avere il nostro pieno sostegno.”

Lo stesso Donald Tusk, nella sua lettera di invito ai ministri per il vertice ha affermato che “dovremmo rimanere fiduciosi e determinati: da entrambe le parti c’è la buona volontà di proseguire questi colloqui. Ma, al tempo stesso, responsabilmente, dobbiamo preparare l’UE a uno scenario di mancato accordo, oggi più probabile che mai. Come il Regno Unito, anche la Commissione ha avviato preparativi in tal senso e nel corso della riunione ci aggiornerà al riguardo. Ma voglio essere assolutamente chiaro. Il fatto di prepararci ad uno scenario senza alcun accordo non deve, in alcun caso, distoglierci dal compiere ogni sforzo per raggiungere il miglior accordo possibile per tutte le parti”. Ci si vuole mantenere fiduciosi, ma uno scenario no-deal, senza alcun accordo, sembra essere una possibilità concreta.

Secondo quanto affermato dal Consiglio europeo, il risultato di questo complesso negoziato si compone in due parti. La prima parte prevede una questione di risoluzione dei termini. Ciò si rifletterà in un accordo formale di ritiro del Regno Unito, accettabile per tutte le parti; l’accordo in questione comprende punti importanti, come la tutela dei diritti dei cittadini dell’UE residenti nel Regno Unito e dei cittadini britannici che vivono nell’UE, la risoluzione alla questione finanziaria tra il Regno Unito e l’UE e delle garanzie per evitare un confine difficile tra Irlanda e Irlanda del Nord, che risulta essere proprio uno dei punti più critici e per il quale non si riesce a raggiungere l’accordo. La proposta dell’UE include anche un periodo di transizione, fino al 2021, in cui le frontiere tra Irlanda e Irlanda del Nord resterebbero aperte, così da consentire ai cittadini e alle imprese di adattarsi ai cambiamenti. La seconda parte sarà invece una dichiarazione politica che definisce il quadro delle future relazioni tra l’UE e il Regno Unito.

Dopo aver ascoltato la valutazione della Premier May sullo stato dei negoziati, i 27 leader dell’UE hanno ribadito l’auspicio di proseguire i negoziati con spirito positivo e hanno espresso la loro piena fiducia in Michel Barnier, chiarendo però che per il momento non sono stati realizzati progressi sufficienti e di proseguire con gli sforzi necessari. La riunione del Consiglio europeo non ha portato a nulla di concreto in quanto non si è arrivati ad una conclusione diversa da quella già nota, continuando a lavorare per raggiungere l’accordo. Theresa May si trova inoltre ad affrontare dei problemi interni al Regno Unito inerenti alla questione Brexit, contro la quale vi è stata un’importante manifestazione a Londra alla quale si stima abbiano partecipato circa 670mila persone. Si richiedeva un referendum sull’accordo finale tra Londra e Bruxelles, alla luce del fatto che il 29 marzo 2019 si avvicina e ancora non si è giunti ad alcun accordo da poter ratificare.

Per quanto riguarda gli sviluppi della questione, i 27 leader europei hanno dichiarato di essere pronti a convocare un’ulteriore riunione del Consiglio europeo se e quando il negoziatore dell’Unione Barnier indicherà che sono stati realizzati progressi decisivi.

Bookreporter Settembre

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