Accoglienza ai rifugiati un’arma contro l’ISIS

in EUROPA/POLITICA by

Fiumi di persone, famiglie intere percorrono a piedi il corridoio balcanico, chilometri infiniti da Salonicco alla frontiera Ungherese e poi la speranza di fermarsi in Germania, Austria o nei paesi del Nord come la Danimarca.

Un flusso di rifugiati che ha sorpreso l’opinione pubblica europea abituata alla tratta mediterranea con accesso a l’Italia ma sicuramente meno inattesi dalle istituzioni europee che conoscono da oltre un anno le condizioni dei campi profughi siriani al confine con la Turchia.

Il vero cambio di regia lo ha stimolato la politica estera della Turchia che ha assunto in questi anni di instabilità la delicata posizione di ago della bilancia nella geopolitica mondiale.

Stato di frontiera con la Siria da sempre nemica di Assad e delle popolazioni Curde che si dividono tra Siria, Iraq e Turchia dove alle ultime elezioni hanno conquistato una rappresentanza in parlamento grazie al 10% di preferenze votate. Una vera spina nel fianco del presidente Erdogan.

Dalle prime fasi della crisi Siriana le frontiere Turche sono state sigillate lasciando gli esuli nei campi profughi e osservando dal confine le battaglie ormai tristemente famose di Kobane.

Cosa è cambiato ? sicuramente la politica estera USA che in passato aveva chiesto alla Turchia un intervento senza però occuparsi di Assad e soprattutto senza colpire i curdi che stavano, unici e soli in quel momento, combattendo le forze dell’ISIS alle porte dei loro villaggi.

Dopo alcune dimostrazioni di forza e di immobilità generale tese soprattutto a dimostrare l’importanza strategica della Turchia nell’area gli USA hanno evidentemente dato il via libera anche su questi due punti così delicati. Visto anche l’intervento della Russia in favore di Assad che in caso di epilogo favorevole darebbe a Putin il controllo dell’area.

Da qui il via libera ai profughi siriani, confini aperti e via libera verso l’Europa che ora deve fare i connti con dei flussi che possono arrivare fino ad un milione di persone, tanti sono quelli ammassati nei campi fino ad ora.

Accoglierli sarebbe la scelta giusta anche perché lasciando la Siria mettono in seria difficolta lo Stato Islamico che si trova ora senza personale specializzato per far funzionare le infrastrutture, centrali elettriche, gasdotti, raffinerie, ospedali.

Proprio con questa chiave di lettura si devono leggere i minacciosi messaggi  che l’ISIS ha lanciato in rete in questi giorni definendo la fuga “ un grave peccato che merita una pena esemplare”.

Per questo motivo l’accoglienza dei profughi siriani e libici oltre che doverosa per chi fugge dalle guerre e dalle carestie, humus ideale per il fiorire di estremismi religiosi, potrebbe essere motivo di destabilizzazione dei programmi di crescita dei terroristi dell’ISIS.

Bookreporter Settembre

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