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Mosul, gli alpini della Task Force Presidium addestrano le forze Curdo-irachene all’operatività in montagna

ASIA PACIFICO/SICUREZZA di

Presso la diga di  Mosul è stata inaugurata una nuova area addestrativa mirata ad aumentare la capacità operativa delle truppe Curdo –Irachene nel combattimento in quota.

La palestra di Roccia realizzata dalla Task Force Presidium e battezzata “Monte nero” in onore della battaglia del 3° Alpini nella prima Guerra Mondiale è in gardo di fornire un ampio ventaglio di scenrai utili alla formazione montana, la parete messa in sicurezza e dotata di 12 vie ferrate con difficoltà variabile sarà utilizzata per l’addestramento delle truppe operanti  nell’area.

La cerimonia è stata presieduta dal Comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, accompagnato dal Comandante del Contingente Italiano e Deputy Commanding General for Training presso il Combined Joint Force Land Component Command – Operation Inherent Resolve, Generale di Brigata Francesco Maria Ceravolo.

In questa area  sotto il  coordinamento del Kurdistan Training Coordination Center (KTCC), l’Unità addestrativa multinazionale a guida italiana, sarà avviato prossimamente il primo corso di di Mountain Warfare Basic Skills, svolto dagli istruttori alpini a favore del Battaglione Kommando degli Zaravani delle Forze di Sicurezza Kurde.

La missione italiana

L’Italia partecipa con la “Missione PrimaParthica, secondo contributore dopo gli USA, all’Operazione “Inherent Resolve” di contrasto al terrorismo internazionale”: 1500 militari appartenenti a tutte le Forze Armate, impiegati nelle sedi di Baghdad e Erbil nell’addestramento delle Forze di Sicurezza curde (Peshmerga) ed irachene, ed assicurando a tutta la Coalizione, con un Task Group aeromobile dislocato presso  l’aeroporto di Erbil, la capacità di Personal Recovery (PR) in tutto il quadrante settentrionale  del teatro iracheno.

Nell’ambito di tale missione, la Task Force “Praesidium”, con i suoi 500 uomini e donne dell’Esercito italiano, garantisce la sicurezza al sedime della diga dove la ditta italiana Trevi Spa sta operando per mettere in sicurezza l’infrastruttura idraulica e scongiurarne il rischio di una catastrofe ambientale.

Granatieri al comando del contingente italiano in Libano

Varie di

Shama (Libano) 27 aprile 2017 – Avvenuto oggi il passaggio di responsabilità del comando del contingente italiano che opera nell’ambito della missione UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon), la forza di interposizione delle Nazioni Unite nel Sud del Libano.

Il Comando dell’ operazione “Leonte” passa alla Brigata “Granatieri di Sardegna”, subentrata questa notte alla Brigata “Pozzuolo del Friuli”.

La cerimonia del TOA (Transfer of Authority) si è svolta presso la “Millevoi” di Shama alla presenza del Comandante del COI (Comando Operativo di Vertice Interforze), Ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone, del Comandante della Missione UNIFIL, il generale dell’esercito irlandese Micheal Beary, nonché di numerose autorità politiche e locali del Libano del Sud.

Nel corso della cerimonia, il generale Micheal Beary ha ringraziato il personale della Brigata “Pozzuolo del Friuli” per il prezioso contributo fornito in questi sei mesi e per l’importante ruolo ricoperto nell’ambito delle attività previste della Risoluzione delle Nazioni Unite n°1701.

La Brigata “Granatieri di Sardegna”, la più antica dell’Esercito Italiano, ha già condotto l’operazione nella terra dei cedri nel 2014 con “Leonte XV”, rilevando, come allora, il Comando della Joint Task Force dalla Brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli” che in sei mesi, tra l’altro ha svolto oltre 37.500 attività operative diurne e notturne, 4 mila attività operative congiunte con le Forze Armate Libanesi e completato 58 progetti di cooperazione civile e militare.

Terremoto centro Italia, l’Esercito contribuisce al soccorso

Difesa/EUROPA di

“Noi ci siamo sempre”, recita lo slogan dell’Esercito Italiano. Ed è vero. Tra cumuli di macerie, strade dissestate e un oceano di disperazione. Operativi subito, sin dalle prime ore della sciagura, ad oggi sono850 i militari impegnati nei soccorsi alle zone colpite dal sisma tra Lazio e Marche. Efficienti e rapidissimi, hanno sollevato massi, ascoltato respiri, prestato attenzione a qualunque segnale lasciasse presagire una speranza di vita fra i sepolti dal terremoto. Sono andati avanti nelle ricerche dei dispersi gomito a gomito con le unità specialistiche di Vigili del Fuoco,Protezione Civile, Carabinieri, Aeronautica e Marina Militare, volontari e abitanti del luogo.

Uomini e donne in mimetica armati di piccone hanno scavato, trasportato detriti, installato torri di illuminazione, movimentato gli oltre 300 mezzi – tra camion pesanti, bus, gruppi elettrogeni, terne ruotate, pale caricatrici, escavatori cingolati, autocisterne, rimorchi e mezzi antincendio – messi a disposizione dalla Difesa per le esigenze del caso.

Al lavoro di giorno, per garantire la continuità dei primi interventi, di guardia la notte, contro gli sciacalli a caccia di case sventrate. Sul versante mobilità, immediato l’avvio della realizzazione di un by-pass del ponte Tre Occhi, punto cardine per l’accesso ad Amatrice, e cruciale per scongiurare il rischio isolamento della popolazione colpita. Il passaggio provvisorio, in via di completamento a poca distanza dalla struttura inagibile a causa del terremoto, è stato concepito dagli assetti del 6° Reggimento Genio Pionieri di Roma, in sinergia con i tecnici della Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia, come un guado a strutture scatolari con carreggiata di circa 6 metri: prefabbricati di calcestruzzo che attraversano il corso d’acqua senza ostruire la corrente.

Quanto al Ponte Rosa, invece, altra via di ingresso alla cittadina, i genieri hanno optato per un ponte militare di metallo, mentre in località Retrosi si prosegue con la costruzione di un collegamento finalizzato all’afflusso dei mezzi di soccorso.

Viviana Passalacqua

 

Viviana Passalacqua
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