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L’Indonesia studia nuove norme anti-terrorismo. Si temono ripercussioni sul fronte dei diritti

Asia di

Dopo gli attacchi che hanno colpito Jakarta la settimana scorsa, conclusi con la morte di quattro civili e quattro attentatori, il presidente indonesiano Joko Widodo ha chiesto ieri la revisione delle leggi anti-terrorismo in vigore nell’arcipelago.

La modifica proposta andrebbe chiaramente nella direzione di un irrigidimento dei controlli di sicurezza, e prevederebbe la possibilità, per le forze dell’ordine, di procedere all’arresto immediato di ogni persona sospettata di pianificare attacchi terroristici. La polizia teme che jihadisti indonesiani impegnati in Medio-Oriente e nord-Africa possano tornare in patria per preparare nuovi attentati.

La proposta ha generato preoccupazione, in quanto molti ritengono che una nuova legge più restrittiva potrebbe determinare un aumento eccessivo dei controlli ed essere utilizzata come strumento di repressione, in un paese che ha speso sofferto per la debolezza del suo stato di diritto.

La nuova legislazione consentirebbe inoltre alle forze di polizia di trattenere i sospetti per più di una settimana (limite attualmente previsto), senza accuse formali, e renderebbe illegale ogni attività militare a fianco dello Stato Islamico in Siria ed Iraq. Secondo le stime delle autorità locali, circa 500 indonesiani sono già partiti per battersi come foreign fighters a fianco dei jihadisti di Daesh. 100 di questi sarebbero già tornati senza aver maturato però, nella maggioranza dei casi, esperienza di combattimento.

La riforma invocata dal Presidente Widodo dovrebbe essere approvata in tempi abbastanza brevi, considerato il sostegno trasversale espresso della maggioranza delle forze politiche rappresentate in Parlamento. Solo alcuni partiti di opposizione hanno manifestato i loro timori per una modifica che potrebbe tradursi in repressione del dissenso e della libertà di espressione. Sulla stessa linea si sono espresse le organizzazioni per i diritti umani ed i gruppi islamici radicali.

Si teme che, sull’onda degli attentati, il Paese possa fare un passo indietro sul sentiero della democrazia, restituendo alla polizia poteri simili a quelli esercitati durante i 32 anni della sanguinosissima dittatura del Generale Suharto, quando centinaia di migliaia di dissidenti accusati di comunismo furono perseguitati brutalmente assassinati dalle milizie paramilitari sostenute dal regime.

Foto: “JokowiPresidentialOath” by Lembaga Administrasi Negara – Indonesia’s State Administration Agency 

Luca Marchesini
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