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Predator, l’occhio del drone

Difesa/INNOVAZIONE di

Conosciuto come Predator, il velivolo prodotto dalla Generale Atomics statunitense appartiene alla categoria degli aeromobili a pilotaggio remoto (APR). Si tratta di un drone, una macchina cioè in grado di operare attraverso un sistema di comandi a distanza, via radio, senza mettere in pericolo la vita dell’essere umano (alcune versioni sono in grado di impiegare missili, permettendone così l’utilizzo non solo come ricognitore ma anche con compiti di attacco). Il Predator, in realtà, costituisce solamente l’aspetto visibile di un intero sistema composto, oltre che dal velivolo stesso, da una stazione di controllo al suolo ed un satellite. Al suolo sono presenti il pilota, un operatore ed un ingegnere di volo, che coordinano e gestiscono i dati inviati in tempo reale dal velivolo. Il satellite rappresenta invece l’elemento che permette ai sensori a bordo di inviare informazioni a terra ed alla postazione a terra di comandare il velivolo. Grazie a questa triangolazione, i dati rilevati dal radar e dal sensore ottico posto sotto il muso del Predator garantiscono di operare ognitempo garantendo efficacia e versatilità.

Entrato in servizio negli Stati Uniti già negli anni novanta, è attualmente utilizzato anche dall’Aeronautica Militare Italiana, che gestisce le operazioni dal 28 gruppo Velivoli Teleguidati di Martina Franca e dal 32 stormo con sede ad Amendola.  L’Italia è infatti la prima nazione europea a dotarsi di questi velivoli.

Contrariamente a quanto potrebbe a prima vista sembrare, il Predator non è destinato ai soli impieghi in teatri di guerra, ma può assolvere a diversi compiti in altrettanti scenari operativi. Numerose e differenti sono state, infatti, le occasioni che lo hanno visto operare: da Antica Babilonia in Iraq all’Afghanistan, al supporto fornito durante il G8 svoltosi a L’Aquila. Inoltre, è attualmente operativo con compiti di ricerca e soccorso nella missione Mare Nostrum. Il Predator, infatti, diventa fondamentale ausilio in missioni di ricognizione, sorveglianza ed acquisizione di obiettivi, compiti che sono alla base dello sviluppo del suo progetto. La sua versatilità inoltre ne rendo l’impiego molteplice, in quanto si rivela indispensabile nel riconoscere pericoli e gestire eventi di grande importanza e situazioni di rischio, quali ad esempio cataclismi naturali, contaminazioni biologiche o nucleari, ecc. Il suo utilizzo si apre ad un’ampia gamma di operazioni, anche e soprattutto nel campo della prevenzione e protezione civile, grazie a caratteristiche e capacità operative che ne garantiscono l’impiego ad alte quote pur mantenendo ottime prestazioni in termini di qualità d’immagini e video trasmessi.

L’innovazione bellica raccoglie come sempre critiche e consensi. Numerose sono state le contestazioni mosse contro lo sviluppo e l’utilizzo di questo tipo di tecnologia. Se ne è criticato infatti l’eccessivo costo, ponendo l’attenzione sulle enormi risorse finanziarie che questo tipo di programma comporta, oppure sull’effettivo utilizzo di queste macchine a volte (non è il caso italiano) utilizzate per perseguire scopi politici o militari al di fuori delle missioni ufficiali in cui esse devono essere impiegate.

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Francesco Danzi
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