GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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RUBRICHE - page 45

L’Eredità di Cesare e la conquista del tempo – Un’istallazione virtuale anima gli antichi marmi

Adrenalina Affairs di

 di Julie Kogler

 In queste settimane, dalle incertezze esistenziali e dal tempo sospeso, ci si offrono momenti di riflessione, nell’alveo di un dialogo stimolante tra antichità e contemporaneità, tra testimonianze di ere gloriose del passato e nuove tecnologie veicolanti inedite vedute e illustrazioni di certi celebri scenari antichi.

 La cornice di questo incontro sono gli splendidi Musei Capitolini, in particolare le sale del Palazzo dei Conservatori dove si dipanano i racconti di avvenimenti storici insieme ai nomi dei suoi protagonisti attraverso i Fasti Capitolini che vi vennero collocati nel 1546, una volta ritrovati e ricomposti mediante il concorso di Michelangelo.

 I Fasti, preziosi calendari costituiti da frammenti di iscrizioni nel marmo che documentano i nomi dei consoli (i Fasti consolari) così come le liste dei trionfi dei generali (i Fasti trionfali), sono il fulcro di un’originale istallazione multimediale che viene proiettata sugli stessi marmi, generando un’illustrazione ibrida, inedita e coinvolgente.

Per donare maggior campo visivo e risalto ai Fasti Capitolini e al progetto virtuale, la Lupa Romana ha lasciato la sua abituale collocazione al centro della sala per trovarne una diversa nella sala dell’Esedra. Sulle incisioni antiche dei Fasti con i nomi dei consoli e degli avvenimenti militari dell’Antica Roma vengono proiettate parole e frasi chiave riprese dalla stessa parete marmorea mediante un videomapping, che si alterna ad una video proiezione di figure e silhouette colorate di quei personaggi che possono rievocare l’andamento della storia di Roma, dalla sua fondazione (753 a. C.), passando per episodi cruciali dell’età repubblicana, e fino agli albori dell’Impero (31 a. C.).

Una voce narrante ( che si alterna in lingua italiana e in lingua inglese) accompagna lo spettatore durante la visione della proiezione. Uscendo dalla sala e dirigendosi alla sala dell’Esedra si viene rapiti dalla veduta della bronzea statua equestre di Marco Aurelio collocata originariamente al centro della Piazza del Campidoglio e che lì è sostituita da una copia per tutelarla dai danni da agenti climatici ed esterni. 1 In questa grande aula circolare vetrata si possono ammirare la Lupa Capitolina, per l’appunto, la testa della statua colossale di bronzo di Costantino e la sua mano sinistra così come il gruppo scultoreo del Leone che azzanna il cavallo, risalente all’età ellenistica.

E’ presente altresì la scultura detta dello Spinario – anch’essa spostata dalla sua originaria sala all’inizio del percorso museale. Dunque, attraverso questi bronzi si possono ripercorrere alcune tappe significative delle epoche antiche. Eppure non sono soltanto gli emblemi di queste ere insigni a rendere la visita del Palazzo dei Conservatori tanto appassionante. Un lato della sala dell’Esedra si apre ai maestosi basamenti del Tempio di Giove, di Giunone e Minerva, voluto dai re Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo nel VI secolo a. C., e che fu inaugurato dal consonsole M. Horatius Pulvillus nel 509 a. C., all’inizio del periodo repubblicano. Il Tempio fu ricostruito più volte nel corso dei secoli poiché sistematicamente saccheggiato per cavarne i blocchi di marmo per nuove costruzioni in età post-antica.

Tuttavia, le sue possenti fondazioni, che coprono l’area corrispondente all’ampiezza del cinquecentesco palazzo Caffarelli, e realizzate in blocchi di cappellaccio, si possono ancora osservare facendosi condurre tramite un ricco percorso di disegni ricostruttivi e plastici nell’esplorazione archeologica di questa architettura monumentale, la quale è stata completata nel 2000 nell’area del Giardino Romano. Nondimeno il Colle Capitolino si riserva il primato di essere stato costantemente abitato sia in età arcaica che durante l’età del ferro e del bronzo.

 Lo documentano innumerevoli reperti esposti nelle vetrine lungo il percorso, rinvenuti nell’area degli scavi condotti nel Giardino Romano, sul lato orientale del Tempio, ora sala dell’Esedra. L’esposizione precede di qualche mese la mostra alquanto rilevante centrata sull’età repubblicana dell’Antica Roma, in programma ai Musei Capitolini per l’autunno 2021.

 Un luogo ricchissimo di storia quello costudito dentro l’odierno Palazzo dei Conservatori, che merita essere visitato, e che insieme ai Fasti Capitolini resi più fruibili tramite il neo ideato spettacolo multimediale permette di calarsi nei fasti di epoche passate attraverso le grandiose testimonianze tramandate dai suoi uomini più intraprendenti. E che ancora oggi ci donano la consapevolezza delle importanti origini per offrirci – si spera – al contempo prospettive per future imprese coraggiose.

Nuovi incentivi per l’industria del tessile, della moda e degli accessori

ECONOMIA di

Gli incentivi messi a disposizione dal nostro governo per far fronte a questo periodo di profonda crisi non si fermano. A questo proposito, un nuovo strumento agevolativo è stato posto in essere per le nostre imprese, con particolare riferimento all’industria del tessile, della moda e degli accessori.

A tal riguardo, è stato recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 8 febbraio 2021, il Decreto ministeriale del 18 dicembre 2020 facente capo al Ministero delle Sviluppo economico (MISE), che specifica le modalità ed i criteri necessari per poter usufruire degli incentivi rivolti alle piccole impresedi nuova o recente costituzione, che, come anticipato, operano nel settore dell’industria del tessile, della moda e degli accessori. Come riportato nel Decreto alla voce “Soggetti Beneficiari” (art. 5 par. 1), affinché le imprese possano prendere parta alla selezione per usufruire dei suddetti incentivi, quest’ultime dovranno essere “non quotate e che non hanno rilevato l’attività di un’altra impresa e non sono state costituite a seguito di fusione”.

Inoltre, per la misura in questione, è stato predisposto un ammontare cospicuo di fondi previsto dall’articolo 38-bisdel decreto-legge n. 34/2020 (cd. Decreto Rilancio), pari a 5 milioni di euro. Ma non è tutto. Il fondo stanziato comprende la concessione di contributi a fondo perduto a sostegno di progetti a forte impatto innovativo e tecnologico, sempre nell’ambito dell’industria del tessile.

L’obiettivo di questo strumento agevolativo è quello “di sostenere l’industria del tessile, della moda e degli accessori a livello nazionale, con particolare riguardo alle start-up che investono nel design e nella creazione, nonche’ allo scopo di promuovere i giovani talenti del settore del tessile, della moda e degli accessori che valorizzano prodotti made in Italy di alto contenuto artistico e creativo” (art. 38-bis del Decreto Rilancio).

Per concludere, l’intervento agevolativo è gestito dal MISE ma è previsto che il Ministero in questione si avvalga anche del supporto di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. 

Per maggiori informazioni sull’intervento agevolativo cliccare qui

Approfondimento sui nuovi incentivi per l’Industria del tessile, della moda e degli accessori con il dott. Marco Croella, esperto nel settore della finanza agevolata e dell’innovazione:

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Il Molise non esiste. Brand persuasivo e consapevole

SOCIETA' di

Il Molise non esiste. Brand persuasivo e consapevole. Proiettile d’indubbia efficacia.  It doesn’t exist. L’articolo di Alex Sakalis del 23 October 2019 racconta la piccola Regione italiana senza tempo e parla di cospirazione molisana. Il Molise che “tecnicamente” esiste. Come mai gli italiani amano fingere che la piccola regione non esista ?   Leggi Tutto

L’ombra lunga del neopresidente americano sulla politica italiana

POLITICA di

Le immagini in mondovisione del Campidoglio di Washington preso d’assalto lo scorso 6 gennaio hanno scosso le democrazie occidentali. A seguito degli eventi indecorosi di Capitol Hill, il cui mandante morale si materializza nella persona di Donald Trump, il mondo intero ha tirato un sospiro di sollievo all’insediamento del nuovo Presidente Joe Biden presso la Casa Bianca. La nuova era inaugurata da Biden e dalla sua vice, Kamala Harris, aleggia come un’ombra sulla politica italiana e ne influenza, direttamente e indirettamente, le dinamiche interne.  

“Non dobbiamo cancellare ciò che è successo, perché la democrazia non è un dono che viene dal cielo, la dobbiamo continuamente rinnovare, dobbiamo sempre investire nella democrazia”. Così il 44° Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha commentato l’assalto a Capitol Hill, ospite da Fabio Fazio su Rai3 nel suo programma a Che tempo Che Fa, ricordandoci che la democrazia non è qualcosa di scontato, ma è fragile e va tutelata dagli “impulsi di estrema destra”.

A poco più di un mese dal suo insediamento, a colpire di Joe Biden è sicuramente il punto di rottura col suo predecessore sul lato della comunicazione. Donald Trump passerà alla storia per essere stato il presidente americano che più di tutti ha fatto un uso spasmodico, controverso e molto personale dei social media. Lungo l’elenco dei tweet per attaccare gli oppositori politici, inveire verso altri Capi di Stato e condividere fake news.  L’atto finale della sua permanenza alla Casa Bianca, d’altronde, è stata una lunga campagna di delegittimazione delle elezioni presidenziali sui social, bollata come la miccia che ha scatenato l’assalto al Congresso e che ha dato avvio al suo secondo impeachment per “incitamento all’insurrezione”.

Ai tweet infuocati di Trump si è sostituita una comunicazione completamente opposta: istituzionale, formale e sobria. Nelle primissime ore del suo incarico, Joe Biden ha annunciato la firma di 17 ordini esecutivi volti a stigmatizzare molte delle politiche che hanno reso Trump così divisivo. Tra queste la reintegrazione degli Stati Uniti negli accordi di Parigi, il ritiro dell’uscita dall’OMS, lo stop alla costruzione del muro con il Messico e il ripristino della volontà dell’amministrazione di Barack Obama di promuovere la diversità all’interno del governo federale. Re-impegno sul clima, cambio di rotta sull’immigrazione, ripristino del multilateralismo, inclusività e diversità: difficile credere che l’Italia possa essere immune al cambiamento d’oltreoceano. Quello che succede negli Stati Uniti si lega in maniera speculare e condiziona, direttamente e indirettamente, le vicende italiane ormai da sempre. Una variante, tra le tante in gioco, di un certo spessore che compone il complesso quadro della politica nostrana.

Non possiamo non notare come all’insediamento di Biden coincida il ribaltamento operato da Matteo Renzi alla maggioranza giallo-rossa. Tra le varie dinamiche che hanno spinto il senatore a questa scelta, si vocifera abbia inciso anche la sua ambizione a ricoprire un incarico internazionale come segretario generale presso la NATO. Con Joe Biden alla guida del paese più influente del mondo, appare sicuramente una strada più percorribile rispetto al passato, alla luce della stima reciproca che Renzi può vantare con le amministrazioni dem statunitensi. Il ritiro delle ministre di IV che ha causato la crisi in seno all’ormai “fu governo Conte bis” ha portato alle dimissioni di Giuseppe Conte, riconfermato a Palazzo Chigi la scorsa estate anche grazie a seguito di un endorsement di Trump, giunto sotto forma di cinguettio e fonte della famosa storpiatura in “Giuseppi”.

Ed ecco che Biden diventa una figura a cui guardare al momento della ricerca dei numeri alle Camere. “L’agenda della nuova amministrazione Biden è la nostra agenda, condividiamo l’approccio del multilateralismo perché il bilateralismo non ha risolto e non può risolvere i problemi” Così Giuseppe Conte, citando il neopresidente americano nel suo intervento per chiedere la fiducia al Parlamento e convincere i cosiddetti costruttori a un voto di “responsabilità”.

Ancora più sorprendente il cambio di rotta del segretario della Lega, Matteo Salvini, da sempre tra i più aspri critici dell’europeismo, che nelle ultimissime ore si è dichiarato disponibile a sostenere un governo Draghi (d’altronde, difficile dire di no a una figura irreprensibile come quella dell’ex governatore della Bce). In parte, bisogna dirlo, sollecitato anche dalle forze economiche e produttrici del Nord, regione di natura sempre più europea sotto il punto di vista industriale e imprenditoriale. L’altro ieri, così, la Lega ha sostenuto Draghi, votando a favore del regolamento del Recovery plan al Parlamento europeo, quando soltanto un mese fa si era astenuta. Salvini ha rivisto anche la sua linea dura sull’immigrazione, una tematica che gli ha sempre assicurato un ampio bacino di consenso, dichiarando che “Proporremo l’adozione della legislazione europea. A noi va bene che il tema sia trattato come in Francia e Germania, con le stesse regole. Coinvolgendo la Ue”. Anche qui lo scostamento ricalca il passaggio avvenuto dall’amministrazione Trump a quella di Biden, da toni di chiusura, sovranisti e unilaterali a un’apertura verso temi di maggiore responsabilità e multilateralismo. Sull’atlantismo a cui Draghi aveva preliminarmente fatto riferimento, Salvini è netto: “Dobbiamo guardare alle democrazie, all’Occidente, alle libertà dell’Occidente, senza essere tifosi di altri regimi che di democratico non hanno nulla”. Una dichiarazione sbalorditiva per chi ha sempre strizzato l’occhio a regimi tutt’altro che democratici, quali quelli di Orbán, Morawiecki e Putin.

Insomma, la nuova fase inaugurata da Mario Draghi, la cui agenda ha definito essere atlantista e europeista, ha destabilizzato il sovranismo nostrano. Che sia pura tattica politica, le prossime mosse lo riveleranno. Fatto sta che non si può tralasciare l’influenza di uno scenario internazionale mutato, in cui i potenti interlocutori di una volta, sono o fuori gioco, vedasi Trump, o poco affidabili, come nel caso di Putin delegittimato dalla stampa estera sotto molti punti di vista, a fronte dello scandalo Navalny, della violenta repressione delle manifestazioni di piazza e la successiva decisione di espellere diplomatici Ue.

La crisi sanitaria ha mostrato l’inadeguatezza della retorica sovranista e messo in evidenza la necessità di una risposta multilaterale di fronte a una sfida di natura transfrontaliera come la pandemia. Sbandati dal mutamento dei punti di riferimento all’estero, i partiti italiani sembrano aver trovato rifugio sotto l’ombra di Joe Biden e della sua vice, Kamala Harris, verso posizioni più moderate e meno populiste “alla Trump”.

Governo, Schiavone (CGIE): “Draghi occasione per italiani all’estero”

SOCIETA' di

 

Fassino: “Italiani allestero motore di sviluppo

 “L’aggiornamento delle politiche per gli italiani all’estero è improcrastinabile e risulta essere ancora più urgente in seguito ai profondi mutamenti politici e alla situazione determinata dalla pandemia da Covid. Deve essere inserito nell’agenda delle riforme che il nostro Paese sta programmando per la resilienza e il rilancio civile, economico, educativo, culturale e amministrativo nei quali vanno coinvolte e valorizzate le comunità residenti nei vari continenti”. Così Michele Schiavone, Segretario generale CGIE (Consiglio generale degli italiani all’estero), nel corso dell’incontro organizzato oggi dalla Conferenza Permanente Stato-Regioni Province Autonome – CGIE, in preparazione dellAssemblea plenaria di tale organismo, che si terrà in estate per delineare le politiche programmatiche per gli italiani all’estero. “Dopo giorni di apprensione per la complicata situazione che non riusciva a trovare una soluzione,– ha affermato Schiavone commentando il momento politico attuale -, abbiamo accolto con gratitudine la scelta del Presidente Mattarella di incaricare Mario Draghi della formazione di un nuovo Governo. Siamo certi che Draghi sia la persona giusta, in questo difficilissimo frangente, per traghettare lItalia fuori dalla profonda crisi che, sul piano economico e sociale, rischia di diventare ancora più grave. Leggi Tutto

Brigata Folgore: “Open Day” per gli aspiranti VFP1

SICUREZZA di

Giovani candidati VFP1 hanno incontrato i paracadutisti della Brigata Folgore. Nei giorni scorsi, i giovani toscani che hanno presentato domandadi partecipazione al concorso per Volontari in Ferma Prefissata di 1 anno (VFP1), hanno avuto la possibilità di incontrare i paracadutisti della Brigata Folgore presso le caserme dislocate nelle città di Pistoia, Pisa, Livorno, Siena e Grosseto. Leggi Tutto

EA Talks intervista Stefano dell’Orto

ECONOMIA di
Sostenibilità: per i manager italiani il cambiamento climatico sarà la sfida più importante dei prossimi anni. È quanto emerge dallo studio presentato da Deloitte nel corso del World Economic Forum 2021, quest’anno previsto in edizione totalmente virtuale

«La crescente consapevolezza dei rischi e delle opportunità legati al cambiamento climatico possono essere osservati anche nei bilanci della società», aggiunge Stefano DellOrto, Audit & Assurance Leader di Deloitte Italia. «È con questo obiettivo che abbiamo condotto lo studio Climate Change – Un’opportunità per veicolare un’informativa consapevole e responsabile al mercato, con il quale abbiamo rilevato che il 42% delle relazioni finanziarie include un’informativa climate, seppur con livelli di dettaglio molto diversificati tra loro», spiega dell’orto.

Ne parliamo in EA Talks proprio con Stefano dell’Orto in questa video intervista

 

 

L’Europa non si ferma: per l’Italia altri 4,45 miliardi dal piano SURE per preservare l’occupazione

ECONOMIA di

Nel pieno della crisi di governo e nel tentativo di creare un “governo di alto profilo” per fronteggiare le emergenze in atto, sanitaria e socioeconomica e, non in ultimo, gestire i 209 miliardi di euro del Recovery Fund, l’Italia riceve un’ulteriore tranche di sostegno finanziario che rientra nel piano comunitario SURE. In totale, la Commissione europea ha erogato 14 miliardi di euro in data 2 febbraio u.s., per 9 Paesi membri, coinvolgendo Belgio, Cipro, Ungheria, Lettonia, Polonia, Slovenia, Spagna, Grecia e Italia. Siamo, ora, alla quarta emissione di obbligazioni sociali nell’ambito del programma SURE e alla prima erogazione per il 2021. L’Italia ha usufruito, nuovamente, dell’ammontare di fondi più cospicuo, pari a 4,45 miliardi di euro, seguita dalla Polonia (4,28 mld) e dal Belgio (2 mld). Leggi Tutto

Mario Draghi alla guida del paese

ECONOMIA/Senza categoria di

Mario Draghi ha sviluppato durante gli anni della sua carriera lavorativa una visione chiara e completa dei problemi dell’economia della società contemporanea e degli strumenti da utilizzare per migliorarla.

Lo dimostra sul campo in quanto uomo d’ azione, sia al tesoro negli anni novanta che a capo della BCE in seguito. Economista dalle scelte coraggiose, convinto che le incertezze non portino altro che al dissipamento delle potenzialità economiche.

La linea politica e umana di Draghi è fortemente condizionata dall’ insegnamento della Chiesa, la dottrina cattolica è  per lui fondamentale, il fatto che l’espulsione dell’ etica dal campo dell’ indagine scientifica sia stata messa in discussione abbia generato un modello incapace di dar conto compiutamente degli atti umani in ambito economico.

Il fine ultimo per Mario Draghi è il bene comune, se per raggiungerlo si è indifferenti all’ etica il profitto rischia di generare povertà.

Propone un modello in cui il trionfo delle disuguaglianze ampiamente sviluppatosi nell’ era della globalizzazione, venga abbattuto aggiornandosi al modello di concentrazione internazionale, non dimenticando i temi dell’uguaglianza e dell’ inclusione.

In questo momento storico afferma che la necessità sia di ricostruire la fiducia delle imprese, delle famiglie, delle persone nella capacità di crescita stabile delle economie.

La sua concentrazione al momento si focalizza sul Recovery Plan, cercando di spianare le incertezze di Bruxelles nei confronti della versione dell’ esecutivo uscente.

In tutto si tratta di 224 miliardi di euro ( circa 209 miliardi dal Recovery and Resilience Facility e 14 miliardi dal fondo Reacteu) che il nostro Paese riceverà entro il 2026.

Le critiche più pesanti sono rivolte alla mancanza di punti specifici in ciascun progetto, e di un crono programma dettagliato. Il recovery Plan così come si presenta nella versione del 12 gennaio rischia di aggravare il deficit di ulteriori 35, 6 miliardi di euro. Anche il piano industriale ha destato molte perplessità dopo le audizioni parlamentari con le principali forze produttive del paese, si dovrà quindi lavorare ad una versione aggiornata del piano anche mediante il confronto con gli steack holder.

Gli obiettivi da raggiungere prefissati sono sicuramente la crescita del PIL di tre punti al 2026, così da generare un impatto positivo su occupazione e su tutti gli indicatori del benessere, selezionando i singoli progetti  d’ investimento che puntano   a concentrare gli interventi su quelli trasformativi a maggiore impatto sull’ economia e sul lavoro.

Si procederà in oltre su un’ altra questione fondamentale,  Si procederà con la scelta di qualcuno che abbia più esperienza nella gestione di situazioni emergenziali? In molti, politici e tecnici, ipotizzano un maggior coinvolgimento della Protezione Civile, fin qui rimasta ai margini

Si vuole accelerare per la vaccinazione di massa, i volontari del sistema – 800mila persone, 300mila dei quali attivi – possono essere l’arma in più. Ma al di là dei nomi, è la linea che Draghi deciderà di seguire quella che conta.

L’altro aspetto importante a cui Draghi potrebbe guardare è quello indicato nelle raccomandazioni della Commissione europea in cui si chiedono due cose all’Italia “rafforzare resilienza e capacità del sistema sanitario per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture; migliorare il coordinamento tra autorità nazionali e regionali”. 

F.B. Fumarola

F.B. Fumarola
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