GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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INNOVAZIONE - page 13

Progetto SUNRISE come connettere gli oceani

BreakingNews/INNOVAZIONE di

Il futuro di Internet? Sott’acqua. Grazie ad un progetto internazionale chiamato SUNRISE presto il mare, i laghi e i fiumi diventeranno immense autostrade digitali sulle quali si muoveranno ed opereranno sensori, robot, droni e veicoli autonomi di ultima generazione in grado di svolgere compiti pericolosi o troppo estremi per l’uomo, dal monitoraggio ambientale (vulcani sottomarini, faglie nella crosta terrestre, individuazione di siti adatti all’acquacoltura) allo sminamento, dalla salvaguardia di siti archeologici alla ricerca di giacimenti di idrocarburi, fino alla localizzazione di carico o persone disperse. Si pensi al drammatico caso della Costa Concordia.

SUNRISE è un progetto inserito nel VII programma quadro della UE ed ha un capofila italiano, l’Università La Sapienza di Roma, che sta sviluppando in questi mesi tutta la parte software. Quella, cioè, che consentirà il ‘dialogo’ tra i vari dispositivi tecnologici che dovranno poi essere in grado di gestirsi da soli, fronteggiare le emergenze e ‘riferire’ alle control room dei vari paesi collegati quel che sta accadendo sott’acqua. Senza dimenticare le applicazioni di cybersecurity (ad esempio per l’encryption dei dati) che sotto il mare non sono certo meno importanti che sulla terra.

Tutto questo è l’nternet of Things, l’Internet delle cose, declinato nell’Internet of Underwater Things.

Smartphone, tablet, laptop, sono dispositivi intorno a noi che possono essere interconnessi da tecnologia invisibile, tecnologia wireless. Oggi abbiamo i sistemi cellulari di ultima generazione e il wi-fi che permettono di connetterci a internet a velocità molto elevate, nell’ordine delle centinaia di milioni di bit al secondo. Ma portare questo concetto, l’Internet delle cose, sott’acqua, andando ad operare in un mondo ancora largamente sconosciuto, è una sfida tutta da vincere.

Appare chiaro che debbano essere scritti protocolli di comunicazione completamente nuovi perché nuovo è l’ambiente di propagazione: acqua marina (o dolce) e non più l’aria.

Le tecnologie di comunicazione che siamo abituati a dare per scontato, ad esempio, non possono essere direttamente trasferite in mare. Lì non si posso utilizzare le comunicazioni radio, che funzionerebbero solo ‘short range’, cioè entro pochi metri. Qual è la soluzione, allora?

Copiare la natura. Adottare la modalità di comunicazione che utilizzano gli animali che vivono in quell’ambiente (balene, delfini ecc.), cioè le comunicazioni acustiche. Stando bene attenti ad usare frequenze che non li disturbino.

Gli sviluppatori di SUNRISE ci stanno lavorando alacremente. Al punto che gli speciali modem acustici, già testati sul campo, potranno essere messi in commercio entro 2 o 3 anni.

Ma il progetto, è notizia recente, ha intrapreso anche un’altra strada molto interessante, quella delle comunicazioni ottiche, grazie all’entrata nel progetto di un nuovi partner specializzati: ISME e Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa.

Tutti sanno che l’ottica è già largamente utilizzata per raggiungere elevate velocità nella dorsale di Internet (terrestre), ora la parola passa al mare… giudice severo delle umane intuizioni.

I principali players di SUNRISE sono il NATO STO Centre for Maritime Research and Experimentation di La Spezia, Evologics, una ditta europea che realizza modem acustici, le Università olandese e portoghese di Twente e Porto, SUASIS, una ditta turca e NEXSE, ditta italiana di system integration, oltre ad un partner americano che è l’Università di SUNY Buffalo, New York. E altri compagni di viaggio sono saliti o stanno per salire a bordo del consorzio grazie al sistema delle ‘open calls’ che mettono a disposizione svariate centinaia di migliaia di euro di finanziamenti.

 

Hacking team: benvenuti nell’era della cyberwar

BreakingNews/INNOVAZIONE di

Quattrocentoventi Gigabyte di dati trafugati e pubblicati in rete, codici sorgente di software sofisticatissimi divenuti di pubblico dominio, decine di stati coinvolti, milioni di euro andati in fumo, gravi profili di violazione dei diritti umani, sicurezza nazionale dell’Italia a rischio, indagini della magistratura. E non è la trama di una fiction, ma la cronaca di una spy story che coinvolge una società italiana, la Hacking Team.

UN BUSINESS DI SUCCESSO

Fondata a Milano nel 2003 dal CEO David Vincenzetti, Hacking Team è diventata una delle più importanti aziende del mondo. La sua industry: intelligence offensiva. La killer application: Remote Control System (RCS)- Galileo, un malware in grado di installarsi su qualsiasi piattaforma collegata alla rete, pc, tablet o smartphone e prenderne segretamente possesso. Il sogno di ogni agenzia d’ intelligence che si rispetti. E, infatti, i clienti sono fioccati fin da subito. Polizia Postale e AISE in Italia, DEA americana, contatti con l’FBI e con i servizi di mezzo mondo: Turchia, Messico, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Marocco, Nigeria, Egitto, Corea del Sud e altri ancora. Via della Moscova, sede della HT, in questi anni è diventata l’ombelico del mondo dello spionaggio. Un’ eccellenza italiana, direbbero i fautori del politicamente corretto, che nel corso del tempo ha costruito un rapporto privilegiato con il Governo Italiano, che in più un occasione è intervenuto in aiuto della società quando questa ha avuto problemi. A partire dall’interessamento di alcuni investitori istituzionali, quali Innogest e FinLombardia Gestioni Sgr, che hanno erogato finanziamenti consistenti finanziamenti, sui quali vige un riserbo strettissimo.

ONG E ONU

Inevitabili, in un business di questo genere, i problemi. A cominciare da quelli con alcune organizzazioni internazionali, governative e non, che da diverso tempo puntano il dito contro i “prodotti” offerti dalla società italiana.

Human Rights Watch, Privacy International e CitizenLab da tempo sostengono che Galileo, commercializzato liberamente come un qualsiasi software, dovrebbe essere sottoposto alle stesse limitazioni vigenti per le armi. Ne dovrebbe essere quindi inibita la fornitura a regimi, quali quello del Sudan, che sono al bando da parte della comunità internazionale per la conclamata violazione dei diritti umani, portando anche ad un’inchiesta dell’ONU. E sembra certo che in più di un occasione RCS sia stato utilizzato per spiare giornalisti che conducevano inchieste contro i governi. Nonostante queste accuse l’HT è sempre riuscita a minimizzare, mantenendo un profilo basso, e a rimanere abbastanza lontano dalle luci della ribalta.

Altre difficoltà invece, sono arrivati dal fronte interno, e in particolare dal MISE che da tempo cerca di regolamentare il settore introducendo il principio, basato sulle direttive europee, di preventiva autorizzazione alla vendita di un software che avrebbe una caratteristica duale, civile e militare. Per tutelare il business, Vincenzetti ha fatto ricorso a tutti i suoi contatti istituzionali, trovando una sponda con Palazzo Chigi, il cui intervento ha consentito il rinnovo di contratti altrimenti destinati ad essere interrotti. Complice la Ragion di Stato, dato il larghissimo uso di Galileo da parte dell’intelligence nazionale, l’Italia ha “fatto sistema”, tanto per rimanere al politicamente corretto.

LA VIOLAZIONE

Niente in confronto, però, a quanto successo nel corso del mese di Luglio del 2015. Alle 3.15 del 3 Luglio, infatti, Vincenzetti veniva allertato di una violazione dei sistemi aziendali che hanno portato al “furto” di 420 GB di dati successivamente diffusi su Wikileaks. Migliaia di email, codici di programmazione e dati riservati portati all’attenzione del grande pubblico. Un tweet, diffuso dall’account di un certo Phineas Fisher, che proclama: ““Scriverò come Hacking Team è stato bucato solo quando avranno fallito il tentativo di capire cosa è successo e saranno fuori dal mercato”. Il caso diventa mondiale, il direttore dell’AISE parla di una grave danno alla sicurezza nazionale, la magistratura apre delle inchieste tutt’ora in corso. I problemi sono tanti, complessi e si intrecciano uno con l’altro. Innanzitutto, chi è l’autore del furto: un hacker isolato, un gruppo di attivisti, o un governo? Amico o nemico? Ex dipendenti passati alla concorrenza? E come è stata possibile una violazione di tale entità senza che l’HT riuscisse ad accorgersene per tempo? La difficoltà dell’impresa, lasciano intendere diverse fonti, fa ritenere possa essere stato un governo, ma quale?

Dal materiale messo in rete, intanto, emergono anche questioni alcune questioni di fondo che stanno facendo discutere tutta la comunità internazionale circa il confine fra diritti umani, lotta al terrorismo e sviluppo della tecnologia.

Il caso è complesso, e non passa giorno in cui non emergano i fatti e interrogativi nuovi, anzi sembra, a leggere le fonti che si trovano in rete, che qualcuno tragga vantaggio dalla confusione.

Al momento di sicuro c’è che la CyberSecurity è finalmente entrata nel cono di attenzione dell’opinione pubblica come una delle issue determinanti del dibattito sulla sicurezza internazionale.

European Affairs continuerà a seguire e dare conto della vicenda di HT e proporrà presto degli appronfodimenti ad hoc sul tema.

Cina: al via joint venture per costruzione sedili di aeromobili

Asia/ECONOMIA/INNOVAZIONE di

E’ stata costituita una joint venture, con sede a Hong Kong, tra la società di consulenza italiana facente capo a  Fredrik Meloni e il gruppo di investitori di Chongqing per la costituzione di un impianto produttivo di sedili di aeromobili presso la nuova zona di sviluppo di Liang Jiang. Si tratterà del primo impianto industriale di questo tipo in Cina, che consentirà alla joint venture di produrre sedili secondo i più elevati standard internazionali in tema di sicurezza. Passo successivo alla costituzione della jv sarà l’insediamento della nuova società presso la zona industriale della AIIG nella nuova zona di sviluppo di Liang Jiang.

Germania: entrata in vigore legge su elettromobilità

BreakingNews/ECONOMIA/INNOVAZIONE di

E’ entrata in vigore la nuova legge tedesca in materia di elettromobilità. Il provvedimento, della durata prevista di 15 anni, punta ad aumentare la domanda e l’utilizzo di automobili elettriche attraverso misure quali la creazione di aree di sosta riservate, riduzioni tariffarie per parcheggi con stazioni di rifornimento annesse e permessi di circolazione in zone a traffico limitato. Il Governo federale stima che, grazie al nuovo provvedimento legislativo, potranno essere creati 30.000 nuovi posti di lavoro e arrivare alla quota di 1 milione di veicoli elettrici entro il 2020.

Anche grazie ai finanziamenti messi a disposizione dal Governo, nei prossimi mesi si terranno in vari Laender (Baden-Wuettenberg, Berlino/Brandenburgo, Bassa-Sassonia, Sassonia e Baviera) attività promozionali e fieristiche dedicate alla mobilità sostenibile.

In occasione della Conferenza sulla mobilità elettrica nazionale, tenutasi a Berlino nei giorni scorsi, la cancelliera Angela Merkel ha detto che l’ammontare complessivo degli stanziamenti pubblici non è stato ancora definito, ma che in ogni caso “gli incentivi statali non rappresenteranno uno strumento a tempo indeterminato, per non gravare eccessivamente sul debito pubblico”.

Nonostante alcune indagini di mercato indichino un persistente scetticismo dei consumatori tedeschi per questi nuovi mezzi di trasporto, soprattutto dati gli alti costi e la ridotta autonomia dei veicoli, nei primi quattro mesi del 2015 le vendite di auto elettriche sono raddoppiate, per quanto si tratti di volumi ridotti. Ad oggi i modelli elettrici prodotti da case automobilistiche tedesche sono 19, per fine anno saliranno a 30

#WAR: il ruolo dei social media nell’intelligence militare

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Il popolo più numeroso del mondo non appartiene ad uno stato preciso, non ha ne’ legami storici ne’ legami nazionali, e continua crescere senza sosta.

E’ il popolo dei social media, la cui crescita continua inarrestabile ad unire uomini e donne di tutto il mondo con provenienze, storie e visioni del mondo diverse.

La diffusione e’ cosi capillare e pervasiva da essere diventata uno strumento fondamentale di comunicazione, contatto e propaganda per qualunque organizzazione (o individuo) voglia veicolare il proprio messaggio all’esterno.

Abbiamo tutti nella mente le immagini dei video diffusi dall’ISIS in cui venivano giustiziati prigionieri occidentali nelle prime fasi dell’espansione del califfato: un esempio perfetto di propaganda che ha avuto risonanza mondiale, convincendo i governi occidentali a tornare militarmente in Iraq dopo pochi anni dal ritiro.

Gia’ Al – Qaeda aveva fatto un uso spregiudicato di questi strumenti, a basso costo e accessibili alle masse, per i propri fini.

Dalle video cassette clandestine ai tweet, i protagonisti della guerra asimmetrica del XXI secolo hanno dato prova di intelligenza e flessibilita’ nell’utilizzare i “social” fin dal loro avvento, avvalendosi del lavoro e delle capacita’ dei giovani guerriglieri che si sono formati nelle facolta’ scientifiche delle migliori universita’ occidentali.

Di fronte a questo aspetto del confronto con gli “insurgents”, le complesse organizzazioni delle forze armate, hanno impiegato piu’ tempo nel comprendere il valore dei social media come arma, e organizzarsi di conseguenza.

Israele in questo senso e’ stato un precursore, promuovendo campagne social gia’ nelle offensive del 2006 – 07: oggi l’IDF veicola i propri messaggi su 32 siti diversi in sei lingue. Anche gli Stati Uniti hanno implementato le proprie unita’ dedicate alla guerra sui social media nell’ambito delle psy -ops.

La strategia russa durante il confronto con l’Ucraina del 2014 ha visto l’utilizzo dei social come vero e proprio sistema d’arma coordinato con gli assetti sul campo: mentre uomini e mezzi si spostavano sul terreno, un mix di stampa e social media ne sosteneva i movimenti con una narrativa degli eventi destinata ad influenzare l’opinione pubblica interna ed esterna.

Gli Ucraini dal canto monitorano gli spostamenti e la presenza dei filo russi studiando attentamente i post pubblicati.

Per presidiare questa nuova frontiera dei confronti armati, il Regno Unito pochi mesi fa ha annunciato la creazione di una nuova brigata dedicata, che prendera’ il nome di 77th Brigade, in onore delle forze speciali operanti dietro le linee giapponesi durante la seconda guerra mondiale.

L’Italia gia’ da alcuni anni dispone del 28 Reggimento Pavia, dedicato alle Comunicazioni Operative.

La social media intelligence ad uso militare e’, quindi gia’ una realta’, con un acronimo che la identifica: SOCMINT.

La ricerca, che a differenza dell’operativita’, non ne ha ancora definito tutti i contorni teorici, ha individuato fino ad oggi 4 categorie, mutuate dal settore civile.

  • Sentiment Analysis

Si tratta di un metodo di analisi che raccoglie in tempo reale le reazioni degli     utenti davanti un evento. Utilizzando la vasta quantita’ di dati disponibili si misurano il tono, l’emotivita’, l’intensita’ e la rilevanza del sentiment. Se ben utilizzata, e’ uno strumento in grado di fornire una buona interpretazione qualitativa delle reazioni del target analizzato.

In campo militare, puo’ essere applicata prima del dispiegamento delle forze e dopo una determinata azione, conoscendo quali possono essere le reazioni della popolazione interessata.

  • Propaganda

La pervasivita’ e la capillarita’ dei social media sono un veicolo con cui esercitare al massimo la cosiddetta disseminazione del messaggio scelto, sia in termini di propaganda che di contropropaganda rispetto alle mosse dell’avversario.

Un caso di scuola e’ quello dei fatti di Odessa del febbraio 2014, quando l’assalto delle forze filo-russe provoco’ 200 morti: le due parti, russi e ucraini, cominciarono un’escalation di post, foto, commenti e tweet dando dello stesso due narrazioni opposte, rilanciate dalla stampa dei diversi paesi secondo gli orientamenti politici.

  • Controllo della narrativa

Una forza che si propone un fine strategico puo’, costruendo con accuratezza il messaggio e diffondendolo il giusto timing, costruire una narrazione degli eventi che precedono, accompagnano e seguono le azioni cinetiche, tali da fungere da veri e propri moltiplicatori di forze, conquistando o meno i cuori e le menti delle popolazioni target.

  • Geolocalizzazione

Partendo da un semplice post e’ possibile, ricostruendo con intelligenza e attenzione, le reti di relazione, individuare la posizione di soggetti o infrastrutture. E’ gia’ una realta’: secondo quanto dichiarato dal Generale dell’Air Force Hawk Carlisle, gli Stati Uniti sono stati in grado, nel giro di 24 ore di geolocalizzare e sopprimere con tre JDAM una roccaforte dell’ISIS partendo da un post pubblicato.

La strada per un uso ottimale dei social media nell’intelligence militare sembra ancora lunga, ma non c’e’ dubbio che si tratti di uno degli assetti pregiati che una qualsiasi forza armata o fazione combattente non puo’ trascurare per garantire la propria efficacia.

Madrid, l’Associazione Italiana Ricercatori muove i primi passi

BreakingNews/EUROPA/INNOVAZIONE di

È stata  fondata a Madrid  l’Associazione dei Ricercatori Italiani in Spagna (Aris), una nuova istituzione che si propone di promuovere la comunicazione e la collaborazione delle comunità accademiche e scientifica italiana e spagnola.

Gli undici soci fondatori, tutti ricercatori e docenti italiani,  insieme all’ambasciata italiana in Spagna con questa iniziativa  hanno realizzato  un ponte tra il mondo accademico italiano e quello spagnolo grazie anche alla Foundacio’n Espanola para la Ciencia y la Tecnologi’a (Fecyt).

Hano presenziato all’evento di lancio dell’associazione Teodosio Libondi, addetto scientifico dell’ambasciata italiana a Madrid, l’ambasciatore italiano in Spagna, Pietro Sebastiani, il direttore generale della Foundacio’n Espanola para la Ciencia y la Tecnologi’a (Fecyt) Jose’ Ignacio Fernandez Vera.

L’associazione, che è  aperta a tutti, punta ad agevolare contatti e collaborazioni tra i sistemi della ricerca e dell’industria di Italia e Spagna e a promuovere collaborazioni bilaterali tra istituzioni pubbliche e private italiane e spagnole sui temi della ricerca scientifica e della politica universitaria. Scopo dell’associazione sara’ anche quello di costituire una piattaforma di appoggio per facilitare l’inserimento di studenti o giovani ricercatori italiani nel mondo accademico/scientifico spagnolo e di fare da punto di riferimento per le istituzioni italiane in Spagna.

L’Europa e la sicurezza nei prelievi agli sportelli bancomat.

 

Lo scorso 10 giugno, Europol ed il Team di sicurezza ATM hanno ribadito la loro collaborazionetastierino-400x300 nell’ambito del contrasto ai cosiddetti “payment crimes” nell’ambito di uno degli incontri annuali del Team, appositamente realizzato all’Aja presso la sede dell’Agenzia Europea di Polizia. Per team di sicurezza intendiamo il c. d. EAST, European ATM Security Team, ossia un’organizzazione europea no-profit, il cui obiettivo è quello di raccogliere e diffondere informazioni da e verso installatori e reti bancarie bancomat (ATM = Automated Teller Machine)

skimmer_800_800Il Centro di Europol contro la Criminalità Informatica (EC  3) ha infatti firmato un protocollo d’intessa con il Team di Sicurezza ATM, al fine di rafforzare ulteriormente la cooperazione nella lotta contro qualsiasi forma di criminalità legata alle carte bancomat ed alle carte di credito, comprese le frodi virtuali, ossia quelle che vengono perpetrate anche in assenza dei normali supporti magnetici, mediante malware o altri strumenti hi-tech o attacchi fisici agli apparati bancomat stessi.

Il protocollo d’intesa permetterà di scambiare dati strategici ed informazioni tra l’Agenzia ed il Team, significando che uno dei tre incontri annuali del Team stesso verranno realizzati presso la sede Europol dell’Aja, proprio così come è accaduto per la prima volta nella circostanza in parola.

Aldilà delle dichiarazioni rese dai vertici dei due organismi, Europol ha riconosciuto la gravità degli attacchi fisici o virtuali ai sistemi ATM, ed ha predisposto un documento recante delle linee guida circa la minaccia. Il documento, la cui redazione è stata coordinata proprio dall’EAST, verrà divulgato nei prossimi giorni, rappresenta un esempio di risposta coordinata tra agenzie di sicurezza e mondo della finanza bancaria, alla luce del sempre più emergente e preoccupante crescita di alcuni fenomeni criminali quali, ad esempio, lo “skimming”.

Per i non addetti ai lavori, precisiamo che gli “skimmer” sono dei dispositivi che leggono la banda magnetica delle carte bancomat e di credito, direttamente nella fenditura in cui si inseriscono negli apparati ATM. Ovviamente all’altissima nanotecnologia di questi “lettori” si associa l’impiego di microcamere illegalmente occultate e posizionate in maniera tale da spiare i movimenti della dita di chi preleva danaro, registrando i numeri che formano la sequenza del PIN.

Un momento della prima della firma del protocoloo d'intesa

Fumetti e videogames crescono in Italia

INNOVAZIONE di

Carrara Show, primo appuntamento per la fiera del fumetto e del videogames sulla riviera toscana. Ultima nata nel calendario degli eventi del settore si presenta subito con un buon numero di espositori e grazie anche al lungo ponte di inizio giugno con una folta schiera di visitatori.

Fumetti, videogames, Cosplay e molto altro nei padiglioni della fiera di Carrara che per questa occasione si è riempita di giovanissimi e di famiglie.

L’area dei videogames è stata quella sicuramente più apprezzata dai giovani visitatori che hanno potuto trovare sia il passato che il presente di questo settore che sempre di più sta diventando un mezzo di comunicazione piuttosto che di solo entertainement.

 Dalla loro prima comparsa i videogames hanno attratto l’attenzione di giovani e meno giovani ma con l’avvento della rete e la possibilità di giocare on line partite multiplayer il fenomeno è cresciuto in maniera esponenziale.

newzoo_global_games_market_perregion_2013e_copia_jpg_640x0_watermark-small_q85Cerchiamo di capire il valore del settore dei Videogames, secondo le stime comunicate da NEWZOO, società di ricerca specializzata del settore, i ricavi provenienti dal gioco aumenteranno a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 6,7% fino a 86,1 miliardi di dollari entro il 2016.

Il numero di giocatori in tutto il mondo salirà da 1,21 miliardi del 2013 a 1,55 miliardi. Il mobile gaming crescerà a un tasso medio annuo del 19% per gli smartphone e del 48% per i tablet, incassando, rispettivamente, 13,9 miliardi di dollari e 10,0 miliardi nel 2016.

 Un settore che in termini assoluti rappresenta un mercato di grande interesse ma che soprattutto sta sviluppando un indotto molto rilevante.

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In Italia i numeri sono di sicuro interesse tanto che sono proposti percorsi formativi anche a livello universitario che fondono i fondamenti della comunicazione con gli elementi specifici della video-programmazione.

Il lancio della nuova fiera di Carrara in questo senso è un segnale assolutamente positivo di crescita del settore che attrae visitatori da tante regioni d’Italia per incontrare esperti e appassionati, disputare tornei e tanto altro.

IMG_9723Altro punto di forza del Carrara Show la presenza degli ormai famosissimi Youtuber, Surreal Power, Stepny, Giccio Gamers, Anima, Vegas,  che hanno attratto migliaia di fan nei 4 giorni della fiera concedendo autografi, selfie e sorrisi a tutti come loro solito. Questi ragazzi sono diventati in breve tempo il punto di riferimento di centinaia di migliaia di ragazzi che li seguono attraverso i video che postano giornalmente su Youtube nei quali descrivono i videogame, le loro peculiarità, i trucchi per superare i punti più difficili, con un linguaggio sicuramente molto colorito apprezzato comunque dai loro fan. Una folla di ragazzini dietro le transenne in attesa di una foto con loro, di una maglietta firmata o di potergli lasciare un disegno o un ricordo che possano citare nel prossimo video. Dietro di loro i genitori che li hanno accompagnati, curiosi e attenti a quello che succede cercando di condividere il fenomeno per poterlo comprendere meglio.

 

Alessandro Conte

Vigamus, a Roma il museo del videogioco

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Nasce in Italia il secondo, in termini temporali, museo del videogioco in Europa, uno spazio dedicato a questo nuovo media interattivo che otre essere un prodotto di intrattenimento è oggi un vero e proprio fenomeno di massa.

Gestito dalla Fondazione Vigamus è nato nel 2013 dopo un lungo periodo di preparazione dovuto anche alle difficoltà burocratiche incontrate nella fase di lancio.

Non solo storia del videogioco ma anche futuro come ci dice Marco Accordi Rickards “Passato presente e futuro del videogioco è lo slogan del nostro museo, non solo la storia dei videogames ma anche uno sguardo al futuro con l’esposizione dei nuovi modelli di realtà virtuale non ancora sul mercato”

Uno sguardo in tutte e due le direzioni, assicura il direttore, ma soprattutto un punto di riferimento del settore, sono infatti molte le iniziative di promozione e formazione che gravitano attorno al museo.

Una delle più importanti è sicuramente la Vigamus Accademy, un percorso formativo universitario realizzato in collaborazione con la Link Campus University. Una laurea triennale che affronta temi come la comunicazione nella videoludica, il design, la programmazione e la gestione di impresa, un programma impegnativo ma allo stesso tempo all’avanguardia, unico in Italia.

Tra i docenti del corso di laurea notiamo Marco Giannatiempo, giornalista, Carlo Maria Medaglia professore aggregato di Interfacce Contenuti e Servizi per le tecnologie interattive presso l’Università Sapienza di Roma, Frank Sliwka è CEO di International Business Media oltre al direttore Accordi Rickards che è anche Professore di Teoria e Critica delle Opere Multimediali presso l’Università di Roma Tor Vergata.

Una iniziativa che permette di indirizzare con un percorso formativo di alto livello chi vuole entrare in questo settore ormai diventato un vero è proprio fenomeno di massa con responsabilità altissime sulla formazione sociale e culturale dei giovani.

 

Alessandro Conte

 

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Becrowdy, come finanziare la cultura

INNOVAZIONE di

Il crowdfunding approda solo ora in Italia ma negli Stati Uniti è conosciuta e applicata già da qualche anno con ottimi risultati, Indiegogo in America ha raccolto 3 milioni di dollari per un nuovo modello di frigo portatile per barbecue.

La prima traccia di crowdfunding potrebbe essere il finanziamento partecipativo di un film della serie Crocodile Dundee e un Album dei “Men at Work”, il tutto made in Australia.

In Italia alcuni esempi di crowdfunding sono i reportage de “Il Giornale” per il giornalismo ma anche Eppela, Starsup e altre piattaforme generaliste.

Chi crede nella specializzazione è Matteo Bertolini, CEO di Becrowdy , piattaforma specializzata in progetti culturali nell’accezione più ampia dalle band ai reportage documentaristici.

Matteo puoi parlarci della genesi del progetto? Come è nata l’idea?

Il progetto è nato dalla volontà di realizzare uno strumento che incentivasse la produzione culturale, ambito da sempre di nostro interesse. Avendo intravisto le potenzialità del crowdfunding in altri paesi, con anche l’avviamento di diversi progetti in Italia, abbiamo concluso che potesse essere uno strumento molto efficace per il raggiungimento del nostro obiettivo. La scelta di incentrarsi nell’ambito culturale deriva dal fatto che, a nostro giudizio, mancava una piattaforma che potesse racchiudere tutto il settore artistico in un unico raccoglitore.

Chi sono i componenti del team?

Il team è formato da 5 giovani, con un età che varia dai 24 ai 31 anni. I 4 soci fondatori hanno tutti un background legato alla cultura, spaziando dalla musica all’arte figurativa. Una volta trasformata l’idea in progetto si è aggiunto al gruppo anche il programmatore, tassello fondamentale nella nostra azienda.

Qual è il panorama europeo del Crowdfunding?

Anche in Europa, come negli Stati Uniti, il crowdfunding si sta affermando come un vero e proprio modello di fundraising alternativo ai tradizionali canali di finanziamento. Questo trend lo si può verificare in tutti i settori in cui il crowdfunding opera e in tutte le sue declinazioni, dal crowdfunding social lending al donation, dal reward al equity. Inoltre anche alcuni legislatori nazionali si stanno ponendo il problema di realizzare una regolamentazione adeguata al fenomeno, il quale sottostà perlopiù a normative inadatte o restrittive. L’Italia, ad esempio, è stata la prima nazione a regolamentare l’equity-based crowdfunding, un primo, anche se forse non completo, approccio al fenomeno. A livello europeo è la stessa Comunità Europea ad incentivare lo sviluppo delle PMI attraverso l’utilizzo dell’equity-based crowdfunding.

E in Italia con chi vi confrontate?

Negli ultimi anni sono diverse le piattaforme di crowdfunding che sono state lanciate nel nostro paese. Il nostro modello di business è il cosiddetto crowdfunding reward-based, cioè basato sulle ricompense, e i nostri principali competitors sono piattaforme generaliste come Eppela o settoriali come Musicraiser. In Italia molte realtà culturali, spinte anche dalla crisi economica e istituzionale, hanno intrapreso e aperto una campagna di crowdfunding, spesso senza conoscerne il reale funzionamento non sfruttandone quindi al meglio le potenzialità. Molta strada c’è da fare per alfabetizzare sia i progettisti che i finanziatori sul mezzo che in diverse occasioni si è dimostrato davvero efficace, sia dal punto di vista economico che promozionale.

Qual è il contesto normativo in cui vi muovete?

Per quanto riguarda il modello di crowdfunding di cui ci occupiamo, non vi è nessuna legislazione specifica che distingua il reward-based da quello delle “erogazioni liberali”. Essendo in una fase di sviluppo, il legislatore non ha ancora attivato nessun strumento di regolamentazione specifico ad hoc. Questo può creare difficoltà da parte dei progettisti nella gestione amministrativa e fiscale di quanto effettivamente raccolto durante la campagna, poichè ogni progetto può avere dei trattamenti diversi da un altro in base alla natura giuridica del proponente. A differenza dell’equity-based crowdfunding, che si basa sulla partecipazione in quote azionarie in una start-up, le restanti categorie di crowdfunding non sono ancora soggette a regolamentazione specifica.

Sicuramente la crescita del volume dei progetti e dei soldi intorno al fenomeno porterà alla creazione di una normativa per questo modello finanziario.

Quali sono i progetti più importanti?

Sulla nostra piattaforma sono diversi i progetti finanziati con successo. Primo tra tutti il progetto del gruppo musicale “The Gang” che, rispetto ai 6.000€ inizialmente richiesti, dopo 76 giorni di campagna ne ha raccolti addirittura 55.000, il 917% di quanto inizialmente richiesto. Questo esempio di successo è un caso eccezionale, sia per l’ammontare della cifra (la più alta in Italia per un progetto musicale) sia per essere riuscita a coinvolgere quasi 1.000 piccoli sostenitori con una donazione media di 50€.

Oltre la metà dei progetti che raggiungono il successo superano il 110% di quanto inizialmente richiesto, con dei picchi del 150-200% oltre l’obiettivo iniziale. Questo evidenzia la potenzialità insita nello strumento che, se usato correttamente e con dedizione, può rivelarsi un incredibile veicolo promozionale ed economico.

Fate una selezione delle proposte ? ognuno è libero di presentare la prpria proposta artistica qualunque sia?

Ci teniamo a dire che noi non facciamo “selezione artistica”, cioè non valutiamo la bontà del progetto dal punto di vista della qualità della proposta. La nostra selezione si basa su due livelli:

– Il primo è sul livello dell’affidabilità del progetto e della sua reale possibilità di realizzazione. Capire se il progetto può essere concretizzato è lo scopo principale di ogni nostra prima valutazione. Sarebbe dannoso per la piattaforma, per il progetto e per il crowdfunding stesso se una campagna finanziata non venisse poi realizzata. Il piccolo finanziatore dona il suo contributo sulla fiducia nel progetto, diviene quindi essenziale che questa venga ripagata.

– La seconda valutazione è invece sul livello della possibilità di riuscita. La storia del progettista, il suo percorso e come opera, parlano molto di quale potrebbe essere il potenziale della campagna e di conseguenza quale obiettivo economico potrebbe realisticamente raggiungere. Avere un background forte e già incentrato sulla condivisione con la propria community è davvero la chiave di volta di ogni progetto.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?

L’obiettivo più ambizioso nel medio-lungo periodo è quello di diventare una piattaforma di riferimento per la cultura italiana e non solo. Infatti l’obiettivo di BeCrowdy è quello di allargare i propri orizzonti oltre i confini italiani, riuscendo a rappresentarsi in Europa.

Becrowdy ha raggiunto in pochi mesi ottimi risultati alcuni dei progetti lanciati hanno superato ampiamente il budget richiesto e altri si avvicinano rapidamente alla meta.

Il crowdfunding è sociale, è partecipativo e può diventare un modello vincente per lo sviluppo di nuove idee . Molto importante però è l’aspetto progettuale delle idee presentate e il modello di promozione on line e tradizionale, la chiave del successo è comunque mettere in atto un duro lavoro di public relations per far conoscere il progetto ad ampie cerchie di possibili interessati.

 

Alessandro Conte

Alessandro Conte
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