GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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EUROPA - page 22

Ispettori OSCE per le elezioni USA, ridotto il numero degli osservatori

AMERICHE/EUROPA di

L’OSCE, ovvero la più grande organizzazione di sicurezza europea con base a Vienna, ha affermato venerdì di aver ridotto drasticamente i piani che aveva inizialmente, ovvero di inviare un numero cospicuo di osservatori negli States col compito di monitorare le elezioni presidenziali americane del 3 novembre, col risultato di impiegarne solo 30 a causa dell’emergenza sanitaria legata al corona virus. Leggi Tutto

Summit UE-CINA: risultati e prospettive

EUROPA di

Commercio ed investimenti, cambiamenti climatici e biodiversità, risposta alla pandemia da COVID-19 e diritti umani: questi i principali temi affrontati da Unione europea e Cina, il 14 settembre, nell’ambito di un summit in videoconferenza. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ed il Presidente cinese Xi Jinping hanno presieduto il vertice, al quale hanno partecipato altresì la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la Cancelliera Angela Merkel, in virtù della presidenza tedesca del Consiglio dell’UE. La riunione ha offerto l’opportunità di dare seguito alle discussioni tenutesi, lo scorso 22 giugno, nell’ambito del 22 ° vertice annuale UE-Cina, e si è dimostrata un’occasione importante per mantenere lo slancio degli scambi ad alto livello UE-Cina, al fine di ottenere risultati concreti in linea con gli interessi e i valori dell’UE. Nel 2019, la Cina è stato, infatti, il terzo Paese di destinazione delle esportazioni agricole e alimentari europee per un valore di circa 14,5 miliardi di euro, mentre l’UE è il primo partner commerciale della Cina. “L’Europa deve essere un player, non un campo di gioco. Oggi abbiamo fatto un passo avanti per una relazione più equilibrata con la Cina. In alcune aree siamo sulla strada giusta, in altre dobbiamo fare ancora strada. Esistono differenze, ma siamo pronti a lavorare. Vogliamo una relazione economica basata su reciprocità, responsabilità” queste le parole del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine del summit. 

Commercio e investimenti

Il 14 settembre, Cina e Unione europea, nell’ambito del summit in videoconferenza, hanno deciso di accelerare i negoziati, avviati nel 2013, per un ambizioso accordo di investimento globale, Comprehensive Agreement on Investments (CAI): entrambe le parti hanno registrato progressi sulle norme che regolano il comportamento delle imprese statali, sul trasferimento forzato di tecnologia e sulla trasparenza delle sovvenzioni; l’UE ha, però, sottolineato che occorre lavorare con urgenza sulle questioni del riequilibrio dell’accesso al mercato e sullo sviluppo sostenibile, invitando la controparte ad intensificare i suoi sforzi su questi temi.  Con l’obiettivo di concludere entro l’anno i negoziati, è stato ribadito l’obiettivo comune di colmare al più presto le lacune rimanenti. A tal proposito l’Unione europea ha sottolineato che sarà necessario un impegno politico ad alto livello da parte cinese per raggiungere un accordo significativo. 

La Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha confermato passi in avanti in merito alle tematiche ancora oggetto di trattative, ma ha ribadito che ancora vi è molto da fare e che la Cina deve convincere l’Europa che valga la pena adottare l’accordo sugli investimenti. Ad oggi, infatti, le aziende cinesi avrebbero già accesso ai mercati europei, dove operano secondo regole di concorrenza eque, mentre lo stesso non avverrebbe per le aziende europee in Cina. Anche il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha ribadito che l’Unione europea chiede alla Cina maggiore reciprocità e parità di condizioni.

A tal proposito, le due parti hanno accolto con favore la firma dell’accordo UE-Cina sulle indicazioni geografiche, il quale migliorerà l’accesso al mercato cinese – in particolare per i prodotti agricoli europei di alta qualità – prevedendo il riconoscimento di 100 denominazioni alimentari europee ed altrettante cinesi. L’accordo in questione rappresenterà un duro colpo alle esportazioni di Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, le quali non potranno più utilizzare i nomi protetti europei per i prodotti che rivendono in Cina. 

Cambiamenti climatici, biodiversità e Covid-19

Pechino e Bruxelles hanno, altresì, convenuto di stabilire un dialogo ad alto livello sull’ambiente e il clima, nonché in ambito digitale, per creare rispettivamente il partenariato verde sino-europeo e il partenariato digitale sino-europeo e perseguire, così, ambiziosi impegni congiunti. Con riguardo al cambiamento climatico ed alla biodiversità, l’UE ha incoraggiato la Cina a rafforzare i suoi impegni in materia di clima in termini di riduzione di emissioni di anidride carbonica e fissando l’obiettivo della neutralità climatica a livello nazionale. A tal proposito, l’UE ha poi incoraggiato la Cina a lanciare al più presto il suo sistema nazionale di scambio di quote di emissioni. Inoltre, l’Unione europea ha sottolineato l’importanza di una moratoria in Cina per la costruzione di centrali elettriche a carbone e il finanziamento della loro costruzione all’estero, come parte di un’iniziativa globale. 

L’UE ha sottolineato che gli impegni congiunti sulla biodiversità potrebbero cambiare le regole del gioco a livello globale e la Cina ha un ruolo chiave da svolgere come ospite della Conferenza delle parti il prossimo anno. Un ambizioso accordo globale sarebbe un risultato importante in tale ambito. 

Sulla risposta al COVID-19, l’UE ha sottolineato la responsabilità condivisa di partecipare agli sforzi globali per arrestare la diffusione del virus, promuovere la ricerca su trattamenti e vaccini e rafforzare il ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, anche attraverso la piena attuazione della Risoluzione dell’OMS dello scorso maggio. L’UE ha inoltre sottolineato che le misure di ripresa economica dovranno sostenere la transizione verso un’economia più verde e più sostenibile.

Diritti umani 

Occorre sottolineare che recentemente, la popolarità cinese in seno all’UE ha subito un brusco calo, soprattutto per questioni legate ai diritti umani. In particolare, l’Unione europea ha criticato la Cina per la presunta repressione della minoranza degli Uiguri nella regione autonoma del Xinjiang e per la questione di Hong Kong, dove le autorità hanno arrestato molti manifestanti pro-democrazia e dove, lo scorso 30 giugno, Pechino ha introdotto una nuova legge sulla sicurezza nazionale, che mina le libertà e l’autonomia dei cittadini. Non a caso, il 12 marzo 2019, l’UE aveva definito la Cina un “rivale sistemico” che promuove “modelli alternativi di governance”. Tale definizione servirebbe ad identificare la promozione da parte della Cina di un sistema di tipo autocratico, in contrapposizione con le democrazie di tipo europeo. In seguito al summit dello scorso 22 giugno, lo stesso Charles Michel ha dichiarato che, nonostante l’interdipendenza economica e la necessità di cooperare nell’ambito di tematiche come quella della lotta al cambiamento climatico, la Cina e l’UE non condividono gli stessi valori, sistemi politici ed il medesimo approccio al multilateralismo.

A tal proposito, il 14 settembre i leader dell’UE hanno ribadito le loro gravi preoccupazioni per l’erosione dei diritti e delle libertà fondamentali a seguito dell’imposizione della Legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, in violazione degli impegni internazionali della Cina. I leader hanno, inoltre, ribadito le preoccupazioni dell’UE per il rinvio delle elezioni del Consiglio legislativo e la squalifica dei candidati, nonché per il trattamento delle minoranze etniche e religiose, le limitazioni alla libertà di espressione e all’accesso alle informazioni. Sul tema le due parti hanno, infine, convenuto che, entro la fine dell’anno, in Cina, si svolgerà un dialogo sui diritti umani. 

Euromed7, il vertice dei paesi mediterranei tra Grecia e Turchia

EUROPA di

Il 10 settembre, il presidente francese Macron ha presieduto, nonché ospitato, la riunione dei sette Paesi membri dell’Euromed, il gruppo informale che raccoglie i paesi mediterranei membri dell’Unione europea. Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Malta fanno parte di questo gruppo che si riunisce ogni anno in un posto diverso. Quest’anno la riunione si è tenuta in Corsica, ad Ajaccio, ed ha visto la partecipazione dei capi di Stato o di governo dei paesi membri. L’incontro del 2020 ha avuto al centro le due questioni che, ormai da settimane, sono cruciali nel Mediterraneo: la crisi dei migranti in Grecia e la crescente tensione tra Turchia, Cipro e Grecia.

Il vertice Euromed7

Euromed è un gruppo informale che raccoglie sette paesi mediterranei membri dell’Unione europea: Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Malta. L’alleanza riunisce i paesi accomunati dalla cultura greco-romana, per questo comprende il Portogallo, che non si affaccia sul Mediterraneo, escludendo invece Croazia e Slovenia, che hanno il proprio sbocco sul mare. Gli Stati parte dell’Euromed sono, invero, caratterizzati da una somiglianza di modelli di Stati, dal punto di vista economico, sociale ed anche culturale. Obiettivo di questo forum è, dunque, creare una sorta di alleanza del mediterraneo ed esprimere una voce comune, quella del Sud Europa, in sede di Unione europea. Il vertice, di anno in anno, viene ospitato da uno dei paesi membri e presieduto dal capo di Stato o di governo. Quest’anno è stato Emmanuel Macron a fare gli onori di casa, ospitando Giuseppe Conte, Antonio Costa, Kyriakos Mitsotakis, Pedro Sanchez, Nicos Anastasiades e Robert Abela ad Ajaccio, in Corsica.

Le questioni al centro dell’incontro

Il vertice del 10 settembre, tra i paesi del Mediterraneo, non poteva che essere sulle questioni che da settimane creano tensioni proprio in queste acque. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di trovare una posizione comune sulla Turchia in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 settembre, dove si deciderà se imporre delle sanzioni alla Turchia a seguito delle sue azioni provocatorie nel Mediterraneo orientale che si verificano ormai da settimane. A fine agosto, si sono scontrate una nave da ricognizione turca, che stava scortando una nave da esplorazione, e una nave da guerra greca. L’incidente è avvenuto a Kastellorizo, isola greca che si trova a 2 chilometri dalla Turchia, in acque rivendicate da entrambi i paesi, che da anni competono per il controllo di quella parte di Mediterraneo, anche per i diritti di sfruttamento delle risorse energetiche che ne derivano. Secondo la Grecia, i turchi avevano violato le loro acque; secondo la Turchia, la Grecia non poteva esercitare lì la propria giurisdizione. “Il nostro obiettivo è proprio quello di ristabilire relazioni normali con la Turchia che permettano la stabilità della regione, di ottenere la fine delle azioni unilaterali, la fine delle trivellazioni e il pieno rispetto dell’embargo sulle armi per la Libia” ha dichiarato il presidente francese.

Seppur orientato, solo inizialmente, alle tensioni con la Turchia, al vertice Euromed7 non si è potuto non parlare di quanto accaduto esattamente il giorno prima del vertice. Il più grande campo per migranti della Grecia, quello sull’isola di Lesbo, è stato distrutto da un incendio, e i migranti presenti nel luogo sono stati tutti evacuati ma non senza conseguenze, infatti molti sono stati intossicati dal fumo. Il campo era molto grande, ospitava quasi 13.000 persone e a condizioni molto precarie, già da prima dell’incendio, e dopo i danni la quasi totalità di migranti è rimasta senza una sistemazione. Tuttavia, la situazione non è affatto facile: tra gli abitanti di Lesbo e i migranti del campo Moira vi sono molteplici tensioni, tanto che il governo greco ha dichiarato lo stato di emergenza per l’isola e la polizia ha chiuso le strade che collegano il campo ai paesi vicini, per impedire loro di raggiungere i centri abitati più vicini.

Lo stesso premier greco Mitsotakis ha portato l’attenzione sul problema della Grecia, affermando “Alla fine dobbiamo affrontare la realtà. Voi tutti sapete che la Grecia, così come gli altri Paesi del Sud Europa, sta portando un peso insopportabile di un problema che è europeo. Oggi l’Europa deve passare dalle parole di sostegno agli atti concreti di solidarietà”, riferendosi alla questione dei migranti, che sembra interessare solo i paesi del Sud. Dello stesso avviso è il Presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte, che ha scritto su Twitter “Oggi ad Ajaccio con il gruppo #med7 per dare un impulso forte e unitario dei Paesi del Sud dell’Ue a sfide cruciali come la migrazione e per rilanciare con determinazione la necessaria ed urgente stabilizzazione dell’area mediterranea”.

I risultati del vertice

Alla fine del vertice, i leader europei hanno rilasciato una dichiarazione congiunta ed hanno affermato di essere pronti a sostenere le sanzioni dell’UE contro la Turchia se Ankara non dimostrerà di essere disponibile al dialogo, andando oltre i contenziosi marittimi. “Riteniamo che, in assenza di progressi nell’impegno della Turchia al dialogo e a meno che non ponga fine alle sue attività unilaterali, l’Ue è pronta a elaborare una lista di ulteriori misure restrittive”, è stato affermato dai leader, che hanno aggiunto “Ci rammarichiamo che la Turchia non abbia risposto agli appelli ripetuti dell’Ue a mettere fine alle sue azioni unilaterali e illegali nel Mediterraneo orientale e nell’Egeo”. La posizione del leader è stata tanto dura e decisa da causare una reazione da parte di Erdogan, che ha definito tali dichiarazioni “aggressive”.

Quanto alla situazione greca, il presidente francese Macron ha affrontato la questione coinvolgendo anche la Germania, con la quale suddividerà il numero di migranti da accogliere nel paese. Inoltre, l’Unione europea, nell’apprestarsi a presentare un nuovo progetto in materia, finanzierà anche la costruzione di un nuovo campo a Lesbo.

Crisi in Bielorussia: gli interessi e i benefici della Russia

EST EUROPA di

Pubblicato su “Antikor” – La recente visita del primo ministro russo Mikhail Mishustin a un incontro con Lukashenko a Minsk può significare l’accordo preliminare degli accordi di integrazione con la Russia e la consegna di alcuni beni industriali a Mosca. Tutto il resto già scritto rischia di essere formalizzato direttamente durante i successivi colloqui tra Putin e Lukashenko al Cremlino.

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“Where the lights enter”: il Partito Democratico verso l’Election Day

EUROPA di

A seguito della Convention di partito che ha reso definitivi gli schieramenti elettorali – Biden- Harris per i democratici, Trump Pence per i repubblicani, si è dato inizio alla campagna elettorale per l’elezione del futuro presidente degli Stati Uniti d’America. Una sfida elettorale questa, definita tra le più incerte e ardue degli ultimi tempi, a causa di fattori ormai ben noti a tutti come la crisi pandemica, che ha costretto entrambi i partiti a rivedere forme e modalità che da decenni dettano riti, simbologie e linguaggi delle convention di partito.

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Milano è la candidata italiana per il Tribunale Unificato dei Brevetti, a Torino l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale

EUROPA di

Il 3 settembre 2020, con una nota ufficiale, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha individuato Milano come città candidata ad ospitare il Tribunale Unificato dei Brevetti e Torino come sede principale per l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A), con un obiettivo: creare una sinergia tra le due città e il Governo e allo stesso tempo consolidare l’asse nord-ovest del Paese. La candidatura di Milano è stata, fino all’ultimo, incerta, in quanto la stessa Torino era in competizione per essere la sede del futuro Tribunale europeo dei Brevetti, che diventerà attivo nei prossimi anni.

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Il caso Navalny e la condanna europea

EUROPA di

Il 20 agosto, Alexei Navalny, il principale oppositore del Presidente russo Vladimir Putin, dopo aver accusato malori durante un volo tra Tomsk e Mosca, costringendo l’aereo su cui viaggiava a fare un’atterraggio di emergenza a Omsk, è stato ricoverato in terapia intensiva per un presunto avvelenamento. Prima di permettere il suo trasferimento all’estero, i medici di Omsk hanno cambiato più volte versione sulle sue condizioni, escludendo un avvelenamento. Trasferito a Berlino, l’ospedale Charité  ha diffuso un comunicato stampa in cui spiega che Navalny sta ricevendo cure per un’intossicazione da inibitori della colinesterasi, pericolose tossine derivate dall’avvelenamento con un pericoloso agente nervino, il novichok, sviluppato in Russia tra gli anni 80 e 90 e già usato in passato per avvelenare gli oppositori del Presidente Putin. La Russia è chiamata urgentemente a fare chiarezza sul caso: questo l’appello della comunità internazionale, Germania in testa. Quest’ultima è a capo della presidenza di turno al Consiglio dell’UE, non a caso, il 3 settembre, è arrivata la reazione delle istituzioni europee, che hanno esortato i leader dell’UE a condannare in modo chiaro l’uso di un agente chimico contro Navalny, auspicando una risposta internazionale comune.

L’avvelenamento e l’accusa tedesca

Alexei Navalny ha 44 anni, oltre ad essere il più importante e noto dissidente politico di Vladimir Putin, è considerato anche un efficace giornalista investigativo, come dimostrato dalla pubblicazione di diverse inchieste che hanno portato alla luce scandali di corruzione. A causa della sua attività politica e del suo lavoro da giornalista, nel corso degli anni è stato più volte arrestato e oggetto di attacchi. Nel 2017 un attivista filo-putiniano lo attaccò con una sostanza chimica, lasciandolo parzialmente cieco da un occhio. Nel 2019 subì un presunto tentativo di avvelenamento mentre era in carcere per scontare una pena a 30 giorni di reclusione dopo aver organizzato una manifestazione non autorizzata. Fino a giungere allo scorso 20 agosto, quando durante un volo tra Tomsk e Mosca ha accusato malori derivanti da un avvelenamento da novichok, smentito da Mosca, ma certificato dall’equipe di medici che lo ha preso successivamente in cura a Berlino.

 

La Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha chiesto in prima persona a Mosca di fare urgentemente chiarezza sul caso: “Ci sono domande a cui solo il governo russo può e deve rispondere” – ha incalzato – il mondo aspetterà le risposte”. “L’ospedale Charité ha dato incarico a specialisti di tossicologia dell’esercito tedesco per delle analisi – ha continuato la Cancelliera – adesso c’è un referto chiaro: Alexey Navalny è stato vittima di un agguato, con un agente chimico nervino del novichok. Questo veleno è stato rilevato senza alcun dubbio. E quindi è sicuro che sia stato vittima di un crimine. Avrebbe dovuto essere ridotto al silenzio”. “Io condanno a nome di tutto il governo con la massima forza l’accaduto”, ha concluso la Merkel.

Il Cremlino, da parte sua, respinge le accuse di un suo possibile coinvolgimento nel presunto avvelenamento di Navalny e sostiene che non vi siano motivazioni che giustifichino eventuali sanzioni contro la Russia.

La reazione europea

Il 3 settembre l’Unione europea, tramite una nota ufficiale del suo Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha condannato con la massima fermezza l’avvelenamento del leader dell’opposizione russa, Alexei Navalny. Borrell, chiarendo la posizione dell’Unione dopo la conferma dei risultati dei test eseguiti all’ospedale Charité di Berlino, ha auspicato una risposta internazionale comune, sottolineando il diritto di intraprendere “azioni appropriate” contro la Russia. Egli ha ribadito con fermezza che “l’uso di armi chimiche in qualsiasi circostanza è del tutto inaccettabile e costituisce una violazione del diritto internazionale”. L’Unione europea, pertanto, invita la Federazione russa a cooperare pienamente con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) per garantire un’indagine internazionale imparziale.

 

Posizione condivisa anche dal Parlamento europeo, più di 100 eurodeputati di vari gruppi politici, infatti, in una lettera indirizzata alla presidenza del Consiglio dell’Unione Europea e all’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, hanno chiesto di avviare un’indagine internazionale e di considerare la possibilità di nuove sanzioni contro la Russia. “Rimaniamo estremamente scettici sul fatto che le autorità russe siano idonee e disponibili a indagare sul reale contesto di questo crimine – si legge nella lettera – Riaffermiamo la necessità da parte dell’Ue di istituire rapidamente il meccanismo di sanzione delle violazioni dei diritti umani dell’Ue, in modo da poter individuare i responsabili dietro agli attacchi contro esponenti dell’opposizione e giornalisti”. Anche il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, si è espresso chiaramente sulla questione in un tweet: “Il governo russo deve ascoltare l’UE. Tutta l’Europa è seriamente preoccupata per l’avvelenamento di Navalny con un agente nervino. Questo caso deve essere indagato a fondo” queste le sue parole.

 

Il 2 settembre anche la Nato si è espressa sull’avvelenamento, definendolo “scioccante” e condannandolo con forza, come si legge nel comunicato del Segretario generale Jens Stoltenberg.

 

 

Il vertice estivo franco-tedesco a Fort Bregançon

EUROPA di

La preoccupazione per l’aumento dei casi di Covid-19, il sostegno ad una mediazione europea in Bielorussia, l’allarme per le condizioni dell’oppositore russo Navalnyj e le tensioni nel Mediterraneo orientale: questi i principali temi affrontati dal Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e la Cancelliera tedesca Angela Merkel nel summit tenutosi il 20 agosto a Fort Bregançon, la residenza estiva del Presidente francese in Costa Azzurra. È il primo vertice tra i due leader in questa sede e la Cancelliera si è detta emozionata al pensiero che in quello stesso posto, nel 1985, François Mitterrand invitò il cancelliere Helmut Kohl. Merkel e Macron rafforzano, così, la ritrovata armonia tra le due potenze europee.

La sfida del Covid-19

Il 20 agosto, a Fort Bregançon, Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno passato in rassegna le principali questioni nell’agenda europea ed internazionale.

I due leader hanno espresso preoccupazione per l’aumento dei contagi da Covid-19 nei due Paesi ed in tutta Europa, chiarendo la linea comune nella politica di prevenzione e nella sperimentazione di un vaccino. Testare, tracciare, isolare: queste le parole d’ordine. “In questo momento ci sono più vaccini già nella fase 3 e abbiamo prospettive ragionevoli di avere un vaccino nei prossimi mesi” così Macron ha espresso la sua soddisfazione per la coordinazione europea nella ricerca. “Questo non risolve i problemi delle prossime settimane ma dei prossimi mesi” ha aggiunto.

I due leader hanno manifestato la volontà di non richiudere i rispettivi Paesi e di non privare ulteriormente i cittadini delle loro libertà, rimarcando la necessità di imparare a convivere con il virus, scovando ed isolando i focolai. “Vogliamo in ogni caso evitare che vengano di nuovo chiuse le frontiere nell’Unione europea” ha dichiarato Angela Merkel, per poi evidenziare l’importanza di concordare e sviluppare criteri simili nella gestione della pandemia, muovendosi su basi scientifiche.

Sulla scia del risultato raggiunto con il Recovery Fund, un programma finanziario senza precedenti per affrontare una crisi pandemica senza precedenti, Merkel e Macron hanno sottolineato che se l’obiettivo è comune a tutti gli Stati membri dell’Unione europea, il risultato è tangibile. L’imperativo è ora quello di scongiurare un nuovo confinamento, ridare slancio alla crescita europea ed unirsi in una sola voce nell’ambito della politica estera continentale.

Le altre questioni cruciali

Altro tema condiviso da Francia e Germania è la preoccupazione per le condizioni del leader dell’opposizione russa, Aleksej Navalnyj, avvelenato pochi giorni fa. I due leader hanno offerto a Leggi Tutto

Gli ultimi sviluppi in Bielorussia: proteste nelle città e sanzioni da parte dell’UE

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Non si fermano le proteste in Bielorussia: dopo due settimane dal giorno delle elezioni, continuano ed aumentano sempre più le proteste a Minsk, e in tutto il paese, contro Lukashenko e a favore dell’opposizione e della democrazia. Si tratta delle proteste più partecipate nella storia della Bielorussia, nonostante le ripetute violenze della polizia contro i manifestanti, e si svolgono sotto gli occhi di tutta Europa, che guarda preoccupata al destino del paese e agisce a tutela dei diritti e della democrazia. I leader europei si sono riuniti ben due volte nell’arco di pochi giorni: il 14 agosto c’è stata la riunione dei Ministri degli Esteri dell’Unione europea, i quali hanno affermato di non riconoscere il risultato delle elezioni e di voler sanzionare i responsabili delle violenze e delle repressioni, mentre il 19 agosto si sono incontrati virtualmente in sede di Consiglio europeo i capi di Stato e di Governo.

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Le elezioni presidenziali in Bielorussia tra proteste e arresti

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Domenica 9 agosto si sono tenute le elezioni presidenziali in Bielorussia e dalle 08:00 ora locale, Alexander Lukashenko e Svetlana Tikhanouskaya, i due principali candidati, si sono sfidati in un clima tutt’altro che pacifico. Già negli ultimi mesi la situazione è risultata particolarmente delicata, con l’esclusione dalla corsa alle elezioni e gli arresti di numerosi candidati all’opposizione da parte del Presidente in carica; la notte prima delle elezioni vi sono stati nuovi numerosi arresti e dal giorno delle elezioni in poi vi sono state molteplici proteste contro il sistema vigente, i brogli elettorati e le violenze dello Stato. Nonostante l’assenza di risultati ufficiali, Lukashenko ha affermato di aver vinto le elezioni presidenziali con l’80% dei voti, a dispetto di quanto anticipato dai sondaggi indipendenti. Non sono mancate, dunque, le critiche della comunità internazionale, dai leader dei paesi europei fino ai rappresentanti delle istituzioni di Bruxelles.

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Flaminia Maturilli
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