GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Viviana Passalacqua

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Giornata dell’acqua, Rocca (CRI): “Agire immediatamente per salvare milioni di persone”

Energia di

L’acqua è vita. Lo ricorda Francesco Rocca, Presidente Nazionale di Croce Rossa Italiana nella giornata della ricorrenza mondiale dedicata, appunto, all’acqua. Un bene irrinunciabile, la cui scarsità in alcune zone, già piegate da guerre e calamità, rende fondamentale una responsabilizzazione dei Governi e una presa di coscienza diretta da parte dei cittadini di tutto il mondo. «L’acqua – ha detto Rocca – è un bene vitale e l’odierna giornata mondiale richiama ognuno di noi a essere più responsabili nella nostra vita quotidiana, con piccoli gesti per evitare sprechi immensi. Oltre a questo, però, c’è un bisogno urgente di azioni per salvare la vita a milioni di persone: le organizzazioni umanitarie, i governi, i partner devono unire tutti gli sforzi possibili per un intervento coeso e immediato nell’Africa orientale e centrale e in Yemen. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che la carestia ha colpito oltre 20 milioni di persone tra Somalia, Yemen, Sud Sudan e Nord-Est Nigeria».

Alle cifre ricordate da Rocca, si aggiungono i 2,7 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria in Kenya, con un aumento del 46% in appena 6 mesi, e i 5,6 milioni di persone in Etiopia, che avranno bisogno di cibo insieme e acqua potabile. Cambiamenti climatici, siccità e stagione delle piogge anomala, stanno causando l’estinzione dei pascoli, la morìa degli allevamenti e la crisi l’agricoltura. «Se non si interviene immediatamente – ha concluso Rocca – milioni di esseri umani vivranno una situazione di insicurezza alimentare e di mancanza di acqua potabile. A tutto questo, inoltre, vanno aggiunti le violenze e i conflitti che non sembrano trovare una soluzione. Il Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sta moltiplicando gli sforzi di intervento in ogni contesto, con programmi di supporto e assistenza alla popolazione. C’è bisogno però di interventi immediati: mentre parliamo di questa situazione, migliaia di persone rischiano la morte. La carestia si può ancora affrontare, ma serve l’aiuto di tutti».

Ocean Explorer 2017, joint training per nave Carabiniere

Difesa di

Partita da La Spezia il 20 dicembre scorso, prosegue la campagna della Fregata Europea Multimissione (FREMM) nel Sud_Est Asiatico. Prima di lasciare l’Australia, nave Carabiniere si è addestrata con la Royal Australian Navy, interessata all’acquisto di mezzi italiani

Una mission divisa per tappe, nel corso della quale donne e uomini di nave Carabiniere rinnovano l’impegnato della sorveglianza marittima, del potenziamento delle cooperazioni con alcuni alleati trans-regionali e dell’avvio di relazioni con nuovi potenziali partner. Fondamentale, inoltre, l’attività di promozione del “made in Italy” di settore all’estero, che vede la sinergia con Fincantieri (sponsor principale), Leonardo, MBDA Italia, Elettronica e Telespazio.

Raggiunta l’ultima delle tappe australiane, quella di Melbourne, nave Carabiniere si è addestrata con la Royal Australian Navy (RAN).

“Ocean Explorer”, questo il nome dell’esercitazione congiunta tenutasi al largo delle coste di Fremantle, ha coinvolto anche unità australiane, neozelandesi e spagnole, con la mobilitazione totale di 14 navi, 1 sommergibile, 4 aerei e degli elicotteri organici delle rispettive unità.

Durante il training,  la FREMM italiana ha messo in campo la tecnologia, le piattaforme sensoriali e l’addestramento pregresso dell’equipaggio, dimostrandone le potenzialità a tecnici e ufficiali australiani saliti a bordo in qualità di osservatori: via libera dunque al confronto di procedure e standard operativi, oltre all’addestramento con il sommergibile australiano classe Collins HMAS Dechaineux.

Uno step formativo a tutto tondo, che ha impegnato gli assetti in operazioni di tipo aereo, di superficie e subacqueo, ma soprattutto un banco di prova per la Marina Italiana, essendo la Royal Australian Navy interessata al progetto italo-francese in previsione dello sviluppo del programma Sea 5000 Future Fregate Program, che la porterebbe a dotarsi di 9 nuove fregate antisommergibile.

Dopo un rifornimento laterale con la neozelandese Endeavour e il tradizionale saluto dei marinai Maori, nave Carabiniere è partita in direzione dell’Indonesia verso Jakarta, prima delle tappe previste per il Sud Est Asiatico.

Viviana Passalacqua

Bonatti, vertici accusati di omicidio colposo

Difesa/EUROPA di

Un anno fa la morte di Fausto Piano e Salvatore Failla, dipendenti della ditta affermata nel business dell’oil&gas in Libia. Pm Colaiocco «Ignorato l’allarme pericolo diramato dalla Farnesina, management colpevole di non aver tutelato i lavoratori»

Prosegue con l’iscrizione dei vertici della Bonatti sul registro degli indagati l’inchiesta sull’uccisione di Fausto Piano e Salvatore Failla, tecnici della ditta rimasti vittime di una sparatoria in Libia lo scorso anno. Una decisione – quella della Procura di Roma – unica nel suo genere, che in un primo momento sembrava non dover colpire i manager della società di Parma, operante nel petrolifero e avvezza a lavorare in quelle zone con i più grandi big di settore. Invece quella contestata a quattro componenti del consiglio d’amministrazione della Bonatti, compreso il Presidente Paolo Ghirelli, e al loro dirigente in Libia Dennis Morson, già indagato anche per violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, è un’accusa di omicidio colposo.

114629512-04f3e6f1-ebe1-4458-b76d-cdc9bc86f7e9Piano e Failla furono sequestrati da gruppi armati libici il 19 luglio del 2015, insieme ai colleghi Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, nel corso di uno spostamento verso la zona più interna di Mellitah, sede dei cantieri Eni e di alcune attività della Bonatti. Il trasferimento sarebbe dovuto avvenire – come di consueto – via nave dalla Tunisia, mentre in quella circostanza si contravvenne ai protocolli depositati presso la Farnesina per optare su un viaggio in macchina con autista. Un cambio di programma fatale, che ad oggi sembra accreditare l’ipotesi di un tradimento da parte del conducente, di cui si è persa ogni traccia.

I 4 dipendenti della Bonatti sarebbero dovuti arrivare all’impianto di trattamento del metano di Mellitah via mare e non via terra, essendo le strade interne della Tripolitania particolarmente pericolose perché battute da milizie filo-islamiste. Partiti dall’Italia alla volta di Gerba, in Tunisia, dopo tre giorni avrebbero preso una chiatta che li avrebbe portati a destinazione. Due di loro, tuttavia, avrebbero dovuto recarsi al giacimento di Wafa, al confine con l’Algeria, a bordo di un aereo che effettua un solo volo settimanale di mercoledì mattina. Un aereo che avrebbero sicuramente perso, rimandando così di 7 giorni l’arrivo ai pozzi di estrazione del metano. Per questo Morson decise di rivolgersi ad un service privato che lui stesso aveva già utilizzato in precedenza, e che riteneva pertanto della massima affidabilità.

«A Gerba abbiamo trovato il minivan con l’autista libico – hanno raccontato al rientro in Italia Pollicardo e Calcagno, liberatisi dopo 8 mesi di prigionia – e dopo due check point siamo stati sequestrati, tra Zuara e Mellitah. I banditi credevano fossimo dell’Eni, sono rimasti delusi quando hanno capito che eravamo della Bonatti».

Un rapimento di cui la Procura di Roma ritiene responsabile il management aziendale, colpevole di aver trascurato la tutela dei suoi lavoratori.  La ditta – incalza il pm Sergio Colaiocco – era perfettamente a conoscenza del drammatico peggioramento delle condizioni di sicurezza in Libia, tanto da spingere la Farnesina a diramare l’allarme a tutte le società italiane impegnate in loco, che venivano invitate ad andarsene, o comunque a proteggere con ogni mezzo i propri lavoratori. I vertici della Bonatti avrebbero dunque sottostimato il rischio di reale pericolo ignorando un’allerta istituzionale, e incorrendo nell’illecito amministrativo sulla responsabilità degli enti di cui al Dlgs 231/2001.

 

 

 

Val di Susa, addestramento sciistico della Taurinense

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Più di 1100 le unità dei Reggimenti di stanza in Piemonte coinvolte in un impegnativo addestramento sci-alpinistico condotto dalla Brigata Alpina “Taurinense” nelle Alpi piemontesi. Scopo dell’attività, quello di verificare le capacità dei reparti nel durissimo ambiente montano, dove le rigide temperature invernali, l’isolamento e le mutevoli condizioni meteorologiche rendono difficile qualunque operazione, mettendo a dura prova corpo e mente.

Protagonisti della sessione addestrativa, della durata di una settimana, Alpini, Genieri e Dragoni, affiancati da giovani ufficiali della Scuola di Applicazione di Torino e due elicotteri del 34° Gruppo Squadroni dell’Esercito. Partiti da Claviere, Cesana e Bousson, i militari hanno percorso 5 diversi itinerari superando dislivelli di oltre 1.400 m, per poi ritrovarsi in vetta al Col Bousson.

Al termine di questo primo ciclo, il personale distintosi per impegno e capacità verrà avviato a svolgere corsi sci-alpinistici sempre più selettivi, per conseguire le qualifiche di “esperto militare in neve e valanghe”, “comandante di squadra soccorso” e di “guida alpina militare”. Titoli ambiti, questi, essendo le specificità acquisite  fondamentali non solo nell’ambito delle numerose operazioni internazionali in cui opera l’Esercito, ma anche in Patria in caso di calamità naturali, come accaduto per l’emergenza neve in Centro-Italia, dove assetti specialistici e personale altamente qualificato sono intervenuti a supporto della popolazione civile.

L’addestramento in montagna e, nel caso specifico, nel campo dello sci-alpinismo rappresenta per le Truppe Alpine una delle fasi principali della formazione specialistica del proprio personale.

Viviana Passalacqua

 

Accademia Navale di Livorno, la storia verso il futuro

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La storia dei 215.000mq dell’Accademia Navale vanta radici illustri e profonde. Nata in seguito all’Unità d’Italia il 6 novembre 1881, rappresenta un passo importante non solo della storia militare, ma anche dell’identità socio-culturale del nostro Paese.

Per volere dell’allora Ministro della Marina Ammiraglio Benedetto Brin e dietro auspicio del Conte Camillo Benso di Cavour, l’Istituto sorge infatti dalla fusione delle Scuole della Marina di Genova e di Napoli, come unica scuola votata all’istruzione e all’educazione dei giovani Ufficiali, con sede a Livorno, ideale per la sua posizione geografica, presso gli ex lazzaretti di San Jacopo e San Leopoldo, al comando del Contrammiraglio Andrea Del Santo.

 Nel 1906  il Re Vittorio Emanuele II consegnò la prima bandiera d’istituto al suo Comandante, il Capitano di Vascello Thaon di Revel, che firmerà la vittoria sul mare durante il successivo primo conflitto mondiale.

Dal 1923 al 1926 l’Accademia Navale ospitò l’Accademia Aeronautica di nuova creazione, in attesa dell’assegnazione di sede definitiva.

A seguito dei bombardamenti del luglio del 1943, l’Accademia fu costretta a decentrarsi a Venezia, mentre nei giorni immediatamente successivi all’armistizio, si trasferì a Brindisi nella sede del Collegio Navale fino al 5 luglio 1946, data del suo rientro a Livorno.

La prima Bandiera con emblema repubblicano, fu consegnata formalmente il 4 dicembre 1948 dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Da 135 anni il giuramento degli allievi Ufficiali riecheggia suggestivo nel piazzale interno, dove campeggia ben visibile il motto “Patria e Onore”.

Ad oggi  l’Accademia racchiude in sé la sintesi perfetta dei tradizionali valori dell’etica marinaresca, e della costante propensione al futuro, in termini di formazione, approcci, tecnologie e strumentazioni in linea con le importanti sfide prospettate dallo scenario internazionale.

Viviana Passalacqua

 

Professionisti del mare: 115 Allievi per l’Accademia di Livorno

Difesa di

Scade il 9 febbraio prossimo il bando di concorso 2017 per l’accesso alla 1^ classe dei corsi Normali dell’Accademia Navale.

Contrammiraglio Ribuffo: «Divenire Ufficiale di Marina è una scelta di vita molto affascinante e particolare, estremamente impegnativa, con la gratificazione di appartenere ad una Forza armata al passo con i tempi e che guarda al futuro».

 

Un orizzonte vasto come il mare, spalancato dalle punte dorate dei cancelli di San Jacopo che riflettono il sole e l’ambizione. Lungo Viale dei Pini l’atmosfera è solenne, densa di orgoglio e dignità, forza ed eleganza, tutti valori sintetizzati dal motto “Patria e Onore” visibile nel piazzale allievi dell’Accademia Navale.

Dal complesso di Palazzo Allievi alla maestosità del Brigantino, passando per strutture sportive e aree dedicate alle scienze nautiche, i 215.000 mq dell’Accademia Navale di Livorno incarnano una dimensione “altra”, dove professionalità e senso d’appartenenza sono una costante sfida al superamento dei propri limiti, per “armare la prora e salpare verso il mondo”.

E’ l’occasione offerta dall’Accademia Navale a 115 ragazzi e ragazze con le idee chiare, decisi a investire sul proprio futuro lavorativo e su molto di più: quella che si prospetta ai giovani italiani di età compresa tra i 17 e i 21 anni, infatti, è un’esperienza unica, che tempra il carattere e insegna il coraggio, potenziando le qualità dei singoli a seconda dell’iter prescelto. Sette i corsi di laurea magistrale proposti: Scienze marittime e navali, Scienze del governo e dell’amministrazione del mare, Ingegneria delle telecomunicazioni, Ingegneria navale, Ingegneria civile ed ambientale, Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia, al cui termine si verrà impiegati nella specializzazione conseguita.

Che si scelga di diventare ingegneri, medici, piloti, fucilieri o sommergibilisti, il cardine formativo è uno solo: la consapevolezza di costruire il futuro del Paese, partecipando alla sicurezza, all’economia e al progresso del “secolo blu”, che vede nell’acqua il motore propulsivo del nostro pianeta. «Tenuto conto che il 90% degli scambi commerciali avviene via mare e, nell’ultimo decennio, il 75% dei Paesi ha incrementato la propria capacità marittima, investendo in flotte e infrastrutture – spiega a “Difesa On Line” il Comandante dell’Istituto, Contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo – il mare è vitale, un bene comune dell’umanità, e le Marine Militari hanno il compito primario di garantirne la sicurezza e il libero uso. Per far questo, ci si proietta all’internazionalità, ci si abitua a lavorare fuori dagli schemi, immersi in logiche trascendono i confini politici, economici e culturali del nostro Paese. E’ necessario il confronto con persone di nazionalità, etnia, religione, cultura profondamente diverse, unite però da leggi consuetudini non scritte che il mare porta con sé».

Il tutto, in una “palestra di vita” con codici comportamentali basati su etiche imprescindibili, spirito di squadra, rispetto dell’ambiente e solidarietà.

«Tra le mura dell’Accademia Navale – prosegue Ribuffo – trova autorevole ed efficace espressione uno straordinario legame. In sintesi quattro parole: “Valori, Uomo, Mare, Futuro”. Futuro come conoscenza, istruzione, preparazione, base culturale. Un mix tra le varie attività educative e formative, che rappresentano il punto di partenza per la costruzione dell’avvenire degli Allievi Ufficiali della Marina. Il nostro compito è quello di infondere la capacità di saper guardare oltre l’orizzonte, analizzare, prevedere, caratteristiche irrinunciabili di quanti vanno per mare. Lo si fa affiancando alla preparazione universitaria l’esercizio fisico, nel fermo convincimento che oltre alla dimensione intellettuale, vada sviluppata quella caratteriale, quella fisico-comportamentale e quella attitudinale, per poter interiorizzare gioco di squadra e senso di equipaggio, nella perfetta sintesi di apporti individuali e collettivi».

Al termine del primo anno, la formazione in Accademia prevede inoltre attività addestrative in mare. Famosa quella svolta sull’Amerigo Vespucci, storica nave a vela della Marina Militare, vero e proprio “battesimo del mare” che vede i futuri Ufficiali di Marina protagonisti di momenti indimenticabili, come la scelta rituale del nome del Corso e del Motto, sulla scia di una tradizione nata nel 1934 dagli Allievi del Corso ALTAIR. Al pari del giuramento, con cui si consacra la propria vita all’amor patrio, il Motto guiderà per sempre i “fratelli” di Corso, come una Stella Polare.

Perché oltre i cancelli prospicienti il lungomare di Livorno, fra laboratori, aule studio, piscine e biblioteche, nascono affetti leali, che oltrepassano il sentire di “comunanza” per evolversi nella mutua solidarietà che è propria delle famiglie, e che si mantiene viva oltre il tempo e le distanze. Quando si veste la “caciotta”, il jeans blu e la t-shirt immacolata dei cadetti, si vagheggia lo stesso sogno dell’uniforme da Ufficiale. Si affrontano insieme i sacrifici, si assapora un appagamento difficile da raccontare se non  a chi lo ha condiviso fianco a fianco nella stessa camerata, fatto di dure prove e conquiste graduali. Una meravigliosa sfida che si rinnova dal 6 novembre 1881 con la sveglia mattutina e l’ordine identico dei “cubi” sui letti, i tuffi dal trampolino dei 5 metri e il fiocco teso dal vento della prima barca armata.

Si cammina nella storia all’Accademia di Livorno, verso un futuro di cui è bello far parte.

Viviana Passalacqua

Centro Italia, Forze Armate contro l’emergenza

Difesa di

Impegnate nel soccorso alle zone colpite dal maltempo e nella ricerca dei dispersi, sono 3.300 le divise al lavoro in Abruzzo. Stato Maggiore della Difesa, Generale Graziano: «In atto uno sforzo corale per rispondere alle esigenze della popolazione in difficoltà»

Evacuazioni eliportate, barelle trainate su sci, soccorsi via terra alla popolazioni isolate, ripristino della viabilità interrotta e supporto alle operazioni di ricerca dei dispersi. Sono solo alcune delle attività intraprese dai 3.300 militari impiegati dalla Difesa per arginare l’emergenza maltempo che ha piegato in questi giorni il Centro Italia, unitamente al susseguirsi di sciami sismici che hanno causato valanghe in Abruzzo.

Il sensibile peggioramento delle condizioni meteorologiche e l’impossibilità di penetrare in alcuni centri montani, hanno imposto l’utilizzo di tecniche studiate per le missioni estere: pianificazione degli obiettivi, briefing di volo con gli elicotteristi, inserzione in ambienti ostili, predisposizione di zone di atterraggio speditive per velivoli, e, ovviamente, sgombero neve su strada.

Mobilitate dunque le squadre specialistiche di Esercito, Guardia di Finanza, Carabinieri, Aeronautica e Marina Militare, avvezze a lavorare in condizioni naturali proibitive e in tempi rapidissimi. Come quella dei 60 fucilieri di Marina della Brigata San Marco, inviati in loco per dare maggior impulso alle attività di sgombero della neve dai centri abitati, e degli Alpini paracadutisti, impegnati nell’attività specifica del Fast rope: calarsi dall’alto tramite un sistema di scalette o verricelli per le “ricognizioni speciali”, che in questa particolare occorrenza equivalgono a soccorrere in tempo reale sopravvissuti e malati.

Spessi banchi di nebbia hanno determinato un blocco temporaneo del soccorso aereo nel teramano, dove le condizioni proibitive consentono solo l’utilizzo di mezzi cingolati. Al vaglio dei Ranger del reggimento “Monte Cervino”, in queste ore, una ripresa delle evacuazioni via cielo, come pure il lancio di medicinali e beni di prima necessità agli abitanti isolati qualora la Protezione Civile ne facesse richiesta.

«50 specialisti sono concentrati sull’Hotel Rigopiano, in un’alternanza continua di uomini e mezzi per la ricerca dei sopravvissuti – racconta il Maggiore dell’Esercito Marco Amoriello – nonostante i problemi tecnici esasperati dal maltempo e dalla vastità dell’area interessata, tenuto conto delle difficoltà di volo e del territorio particolarmente impervio. Si opera a tutta velocità, perché la speranza non muore, in uno scenario inusuale in cui sta emergendo una preparazione a tutto tondo. E’ anche pronto a partire un nucleo di aviorifornitori da Pisa per il lancio del materiale necessario».

Frattanto, l’attività di trasferimento aereo per ragioni di sicurezza della popolazione della Valle Castellana in Provincia di Teramo, che le unità delle Forze Armate avevano avviato raggiungendo per prime località e borghi completamente isolati da circa quattro giorni, ha subito un’iniziale battuta d’arresto dopo le prime missioni che hanno consentito di trasportare ad Ascoli Piceno circa una trentina di persone. Un’evacuazione proseguita in seguito via terra, con un convoglio di mezzi ruotati e cingolati del 9° Reggimento Alpini e del 6° Reggimento Genio dell’Esercito. Finora sono state trasportate verso Acquasanta circa 50 persone e si conta di poterne evacuare qualche ulteriore decina in tempi brevi, sebbene le condizioni della viabilità siano pessime nonostante l’incessante lavoro di turbofrese e mezzi con pale sgombraneve.

Nel pescarese, a Penne, l’Aeronautica Militare ha installato una torre di controllo per gestire e coordinare tutte le attività aeree nell’area, mentre fra Chieti e Teramo lavorano gomito a gomito paracadutisti, uomini del search and rescue, e unità specializzate nella meteorologia della neve e delle valanghe.

Una congiuntura davvero drammatica quella delle precipitazioni climatiche che hanno paralizzato il nostro Paese, già duramente provato dal terremoto del 24 agosto scorso. «È chiaro che la combinazione di tre diverse situazioni emergenziali – ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano – la ricostruzione post-terremoto, la nuova ondata sismica e le proibitive condizioni meteorologiche, impongono al personale delle Forze Armate e della Protezione Civile di operare in situazioni talvolta estreme. Ma sono proprio queste difficoltà a spronaci a dare il massimo per aiutare, sostenere e confortare la popolazione. In queste lavoriamo senza sosta e numerosi sono i casi di situazioni critiche in cui l’intervento dei nostri militari è stato risolutore e provvidenziale. I nostri sforzi sono finalizzati principalmente al ripristino della viabilità, per permettere di raggiungere i luoghi colpiti, consentendo così il flusso degli aiuti e lo sgombero delle persone isolate. A tal fine, stiamo impiegando soprattutto mezzi speciali del genio. Turbine sgombraneve, pale da neve cingolate, pale da neve ruotate, mezzi con lame sgombraneve, macchine movimento terra e cingolati, cioè le cosiddette strumentazioni definite “duali”: nate per scopi prettamente militari, hanno caratteristiche tali da poter essere proficuamente impiegate in situazioni emergenziali a vario titolo. Quindi, uno sforzo corale perché è necessario rispondere celermente alle esigenze delle popolazioni in difficoltà».

Tra veicoli speciali del Genio, cingolati e ruotati, sgombraneve a turbina ed elicotteri, sono oltre un migliaio i mezzi messi in campo dalla Difesa.

Viviana Passalacqua

Marina Militare, in avanti verso il “Futuro Blu”

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La Nave Carabiniere Fremm si prepara a salpare per l’Oceano Indiano. Obiettivi della campagna, il rafforzamento delle cooperazioni internazionali, la sorveglianza e la promozione del sistema-Italia nel mondo

Il prossimo 20 dicembre la Fregata Europea Multi Missione (FREMM) Carabiniere della Marina Militare lascerà il porto di La Spezia. Destinazione: l’orizzonte del “Futuro Blu”, che prende i contorni del Sud Est Asiatico e dell’Australia. Scopo: intraprendere una campagna navale, “in avanti e in anticipo”, che garantisca presenza e sicurezza marittima lungo tutto il percorso.

Al consolidamento delle cooperazioni già avviate con alcuni partner trans-regionali, si affiancheranno attività di relationship istituzionali con nuovi potenziali alleati. Il tutto, anche attraverso addestramenti congiunti con le marine locali, attività di dialogo e cooperazione, nonché di Maritime Capacity Building, in linea col carattere assistenziale e di supporto umanitario che sempre contraddistingue le operazioni della Marina Militare.

Numerose le soste previste: Arabia Saudita, Australia, Indonesia, Oman, Pakistan, Singapore, Sri Lanka e Malesia. Quest’ultima puntata prevede inoltre la partecipazione di Nave Carabiniere alla “Langkawi International Maritime and Aerospace Exhibition 2017”, kermesse delle eccellenze di settore più famosa nel Sud Est Asiatico.

Affidata alla FREMM la promozione a tutto raggio delle punte di diamante “made in Italy”, tramite eventi socio-culturali a tema che illustrino l’immagine del Belpaese, in collaborazione con le rappresentanze diplomatiche nazionali in loco. A tal fine saranno coinvolti importanti attori industriali del “sistema Italia”: tra i protagonisti di questa vetrina oltreoceano, aziende del calibro di Fincantieri, Leonardo, Elettronica e MBDA Italia.

Una spedizione, questa, che incarna lo spirito del cosiddetto “secolo blu”, come viene indicato quest’inizio di millennio, improntato a una visione europea e globale, e sostenuto dalla “crescita blu”, perno dello sviluppo sostenibile del nostro Paese a livello commerciale, occupazionale e tecnologico.

Viviana Passalacqua

 

Difesa “ecologica”: l’impegno green della Marina Militare

Difesa di

Dal Progetto Flotta Verde per la produzione di bio-combustibile al Programma S.A.U.R.O. in sinergia con la Protezione Civile, le iniziative della Marina Italiana in favore dell’ambiente

 Non solo difesa e soccorso, ma anche ricerca scientifica e tutela dell’ambiente. Prosegue a tutto tondo l’impegno “green” della Marina Militare Italiana, che spazia dalla mappatura dei fondali allo studio degli effetti delle microplastiche sulla catena alimentare, passando per le collaborazioni strategiche con INGV, Protezione Civile, WWF e MareVivo. «Lo scopo – dichiara il CF Stefano Ramacciotti – è quello di raggiungere entro il 2020 gli obiettivi fissati dalla “Marine Strategy” europea, che impone agli Stati membri la riduzione del proprio impatto sulle acque marine e l’adozione di misure ad hoc per la salvaguardia del patrimonio naturale».

Un dovere che le nostre divise hanno onorato immediatamente, guadagnando il “Green Global Banking Award” per la cura del Mediterraneo e la sigla di “Flotta Verde”, progetto sperimentale tra i più avanguardistici di settore. Nato nel 2012 per individuare un combustibile navale alternativo al petrolio, aumentare la sicurezza energetica nazionale e diminuire le emissioni inquinanti, si è in seguito evoluto con lo sviluppo di tecnologie ecosostenibili a bordo delle navi e la messa a punto di sistemi “energy saving” per il contenimento dei consumi.

In sinergia con l’ENI e la statunitense Honeywell-UOP, è stato così ottenuto il “GreenDiesel™”, combustibile alternativo miscelabile fino al 50% con il gasolio tradizionale di origine fossile. Il processo di produzione, attualmente alimentato dall’olio di palma  sostenibile certificato, potrà valersi in futuro dei cosiddetti oli di “seconda” o “terza” generazione, quelli cioè provenienti da scarti di cucina e industriali, oppure da colture avanzate quali ad esempio le microalghe. Essendo il tutto conforme alle specifiche NATO, non comporta necessità di modifiche a impianti e circuiti di bordo. Ai benefit derivati dal Green Diesel, si aggiunge un insieme di procedure “verdi”, come gli assetti propulsivi economici, la pulizia delle eliche, i LED per l’illuminazione, le vernici speciali per gli scafi, nell’ottica di un risparmio di energia e materiali che potrebbe tradursi in centinaia di tonnellate di combustibile l’anno.

«Fiore all’occhiello della Marina italiana, Flotta Verde – spiega il CF Antonio Bignone – diffonde l’impiego dei combustibili bioderivati insieme alla Great Green Fleet della US Navy, con cui collabora dal 2014 per la condivisione dei risultati ricerca e di policy ecosostenibili. Fondamentale in tal senso l’esercitazione durante la quale navi italiane e statunitensi hanno utilizzato il Green Diesel, con una quota di gasolio sintetico bioderivato prodotto in Italia. Per la prima volta nella storia, il 16 giugno 2016, il cacciatorpediniere Andrea Doria, nave Etna e le navi del Carrier Strike Group Eisenhower si sono incontrate in acqua per un rifornimento laterale combustibile verde».

 

Sempre in tema di disinquinamento marino, di grande rilevaza il “Progetto S.A.U.R.O.”, siglato questa volta con la Protezione Civile Italiana. Si deve a quest’ultima la brevettazione di un congegno per l’asportazione e la raccolta di rifiuti di ogni genere e dimensioni. Uno Skimmer Multipurpose volto ad arginare non solo le conseguenze di calamità naturali, ma anche l’impatto disastroso delle attività umane, come il rilascio in acqua di sostanze tossiche a seguito di incidenti industriali. «Il meccanismo – chiarisce il C.te Walter Mazzei della Protezione Civile – prevede un sistema a scala mobile, immaginato per il recupero di inquinanti sia solidi che liquidi di ogni forma e volume, come le plastiche anche di dimensioni sub millimetriche (Pacific trash vortex) gli idrocarburi e altro tipo di materiale. La rapidità d’operazione è di gran lunga superiore a quella dei normali skimmer, in modo da poter bonificare velocemente aree anche molto estese e in condizioni meteorologiche avverse».

 

Del resto, gli 8.000 km di costa che coprono in totale l’80% del territorio nazionale, fanno dell’Italia un “Paese marinaro” a tutti gli effetti, che non può prescindere dal rispetto delle acque. Oltre alla prosperità economica generale, dal mare dipende il nostro futuro. «Acqua e sale sono il nostro elemento. Il mare è il nostro luogo di lavoro, è casa nostra, e come tale lo curiamo», ha concluso il TV Federico Mariani alla presentazione di “Prue a mare, la Marina al servizio del Paese”, corto presentato all’Aqua Film Festival di Roma.

 

Viviana Passalacqua

 

Sisma, l’impegno della Difesa in cifre

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Man forte anche dalla Marina Militare alle popolazioni colpite dal sisma. Un plotone di 30 fucilieri della Brigata Marina “SAN MARCO” di Brindisi contribuisce alla rimozione delle macerie e alle operazioni pianificate a beneficio della popolazione, unitamente ai fucilieri del Battaglione Logistico “Golametto”, preparati nello specifico delle strutture campali e concentrati quindi su tende e rifornimenti. A partire dal 24 agosto scorso, data della catastrofe che ha colpito i Comuni di Lazio e Marche, sono in totale 1358 le divise impegnate dalla Difesa in quella che è stata codificata come operazione “Sabina”, dal nome della zona interessata. Dopo la mobilitazione dei primi giorni nelle attività di ricerca dei dispersi, primo soccorso e sicurezza, oltre 850 uomini e donne dell’Esercito e dell’Aeronautica stanno lavorando all’apertura della rete viaria ostacolata dai detriti. In tal senso, i genieri hanno quasi ultimato il ripristino della viabilità d’accesso principale alla città di Amatrice, rappresentata dal ponte “Tre Occhi”. Più di 508 Carabinieri, invece, si occupano in particolar modo della  vigilanza antisciacallaggio nelle città sinistrate e nelle molte frazioni periferiche. Nell’ambito della Direzione Comando e Controllo (Dicomac), sono state mobilitate 12 risorse: 7 unità del Comando Operativo di vertice interforze, 3 dell’Esercito e 2 della Marina Militare. Le Forze Armate hanno inviato inoltre squadre a supporto dell’operatività delle agenzie coinvolte, tra cui Protezione Civile, Vigili del Fuoco e Croce Rossa, team dedicati al coordinamento e alla pianificazione, e infine unità specializzate dalle competenze peculiari, quali ad esempio il sostegno psicologico. Sul campo, infine, 300 mezzi e 3 aeromobili.

Viviana Passalacqua

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Viviana Passalacqua
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