Medio Oriente: la pace “impossibile” e la convivenza necessaria

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Il dramma degli ostaggi israeliani, la catastrofe umanitaria a Gaza, in breve il fiume di violenza che scorre in Terrasanta mal cela una realtà evidente a chiunque osservi la situazione senza pregiudizi politici o religiosi. Ciò che rende questa guerra disperata e disperante è il fatto che nessuna delle parti in conflitto ha obiettivi strategici realizzabili: Hamas non può neanche immaginare di cancellare lo Stato ebraico (sarebbe militarmente e politicamente impossibile) e Israele ha della propria sicurezza solo un concetto “tattico” (rispondere colpo su colpo e con la massima durezza, pur sapendo che Hamas sopravviverebbe anche alla completa distruzione di Gaza).


La violenza è diventata un ciclo incessante, con attacchi e rappresaglie che alimentano l’odio reciproco. Gli ostaggi israeliani e i civili di Gaza (“una prigione a cielo aperto”, come la definì Human rights watch) sono le vittime innocenti intrappolate in questo vortice. Vivono in uno stato di paura e di incertezza costante, esposti agli orrori di una guerra senza sbocchi.
Mai come oggi vi sarebbe bisogno di costruire se non la “pace” (decenni di sangue rendono ardua una vera pacificazione) almeno un “patto” che consenta la convivenza di due Stati. Né i terroristi di Hamas né gli estremisti dai cui voti dipende la sopravvivenza del governo Netanyahu vogliono questo. Solo la comunità internazionale, e di fatto le grandi potenze, avrebbero l’autorità e la forza necessarie per imporre il cessate il fuoco, disarmare i gruppi terroristici, costruire (faticosamente) un patto di convivenza. Purtroppo, a più di trent’anni dalla fine della Guerra Fredda, il mondo non ha trovato un nuovo Ordine, al contrario è precipitato nel disordine. L’unica speranza, anche per la Terrasanta, è che riprenda vigore il dialogo tra Stati Uniti e Cina (è in programma un vertice tra Biden e Xi cui gli osservatori annettono giustamente grande importanza) e che si allarghino gli spiragli di diplomazia tra Mosca e Washington per metter fine alla guerra in Ucraina. Durante l’apertura della conferenza umanitaria su Gaza a Parigi, il presidente francese Macron ha sottolineato l’importanza della protezione dei civili e ha insistito sul fatto che, a 33 giorni dall’inizio del conflitto con l’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre, un cessate il fuoco deve diventare possibile. Sulla carta tutti i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) sono favorevoli ad un “patto” sui due Stati: questa è la sola prospettiva strategica che può dare sicurezza ad Israele e una vera patria ai palestinesi.

di Paolo Giordani, Presidente Istituto Diplomatico Internazionale

Bookreporter Settembre

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