Russia e Ucraina: una guerra immobile

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Sono passate ormai trentasette settimane dall’inizio della guerra in Ucraina e ciò che traspare è ancora una certa immobilità circa le sorti del conflitto.

Il destino di Kherson

All’apertura della settimana il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato pubblicamente la propria apprensione per la popolazione della regione annessa di Kherson e la necessità di evacuarla prima dell’arrivo delle milizie ucraine. Questo alla luce delle grandi difficoltà riscontrate dall’amministrazione locale insediata soffocate da un’avanzata constante del nemico che costringe la città di Kherson, dove sono state evacuate decine di migliaia di civili dell’omonima regione, per la prima volta senza né elettricità né acqua. Ultime notizie confermano la totale smobilitazione delle forze russe dalla regione.

Russia minacciata?

La Russia potrebbe sentirsi minacciata. Da un lato vi sono le “rassicuranti” dichiarazioni del Cremlino che prende le distanze da una possibile escalation nucleare, in controtendenza con le minacce di Putin all’Occidente dei mesi precedenti, ma che nelle parole del Ministro degli Esteri Lavrov tiene a ricordare la natura difensiva della dottrina nucleare russa; dall’altro le dichiarazioni dell’ex Presidente russo Dmitry Medvedev il quale ha proposto di ripristinare la pena di morte per i sospettati di sabotaggio in tempo di guerra, abrogando la moratoria sulla pena di morte posta nel 1996 per l’adesione al Consiglio d’Europa.

Lo stato delle alleanze

Bisogna allora chiedersi perché l’Ucraina potrebbe apparire tanto minacciosa agli occhi dei russi? Per rispondere bisogna prima di tutto guardare allo stato delle alleanze. Se da un lato l’Ucraina può vantare di potenti alleati in Occidente come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, di cui solo in questa settimana i primi hanno promesso ulteriori 400 milioni di dollari nell’ambito della “Ukraine Security Assistance Initiative” (USAI) con lo scopo di rafforzare le capacità di difesa ucraine, mentre la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen in un incontro telefonico con il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha promesso per l’anno 2023 una quota mensile di 1,5 miliardi, per un totale di €18 miliardi, in supporto al paese. D’altra parte la Russia vanta un quadro di alleanze sicuramente più fragile, dove oltre ad un tacito supporto della Cina, l’allineamento internazionale della Turchia e la simpatia dei paesi di un ipotetico “blocco orientale”, di concreto ha solo il supporto dato dall’Iran con l’invio di droni.

Controffensiva ucraina

Una cosa è certa, quella della “controffensiva ucraina” è ormai una realtà concreta da diverse settimane segnando una lenta, ma constante avanzata nelle regioni occupate dai russi e capace di atti eclatanti come l’attacco alla fotta russa al largo della Crimea o la distruzione del Ponte Kerch sempre in Crimea. Più recentemente l’aviazione militare ucraina ha abbattuto quattro obiettivi strategici della contraerea russa riportando alla luce il discriminante della difesa aerea, sollevato in precedenza da Zelensky come fondamentale per la vittoria nel conflitto. Intanto anche nel Donbass continua “l’esodo della popolazione” che secondo fonti russe ammonterebbe a circa 4,5 milioni di persone, di cui 608.000 bambini, che volontariamente stanno abbandonando l’Ucraina. Kiev parla di deportazioni.

Operazioni russe

Notizie allarmanti arrivano dal fronte settentrionale dove sono state avvistate truppe bielorusse vicino al confine pronte alla battaglia che se impiegate potrebbero costringere l’Ucraina in una morsa a nord e ad est. Allo stesso tempo le truppe russe stanno conducendo azioni offensive nelle direzioni di Bakhmut, Avdiivkae Novopavlivka. Notizie anche dalla città di Melitopol, nel sud dell’Ucraina, dove le autorità di occupazione di Mosca hanno dichiarato di aver riportato una statua di Lenin, sette anni dopo che era stata demolita in seguito alla rivoluzione pro-UE di Kiev.

Il doppio volto del conflitto

Considerare però un conflitto come un semplice scontro tra due o più parti è invero riduttivo. Il doppio volto della guerra in Ucraina si è mostrato anche questa settimana continuando l’ormai “tradizionale” scambio di prigionieri tra i due stati. Nello specifico ben 107 membri del servizio russo sono tornati dal territorio controllato da Kiev a seguito di negoziati, secondo quanto dichiarato dal Ministero della Difesa russo. L’ultimo scambio di prigionieri è avvenuto il 29 ottobre, quando, sempre secondo il ministero della Difesa di Mosca, 50 soldati russi sono tornati dalle aree controllate da Kiev.

Futuro incerto

Le sorti della guerra sono ancora lungi dall’essere chiare, mentre Kiev avanza continuano gli attacchi russi sul territorio e la crisi del grano innescata da Mosca mette in crisi il già fragile sistema internazionale. In questo contesto di caotico immobilismo intanto il mondo guarda ai Balcani.

 

Francesco Maria Gro

Bookreporter Settembre

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