Le attività produttive per il contenimento della diffusione del COVID-19

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Il presente lavoro vuole illustre i risultati dello studio sull’ analisi delle attività produttive, per il contenimento della diffusione del COVID 19”, che è stato elaborato e pubblicato da un team di ricercatori, biologi ed esperti di sicurezza lavoro nello scorso giugno 2021.

Obiettivo principale del lavoro è stato lo sviluppo di una metodologia di analisi delle attività produttive per la riduzione del contagio da SARS-CoV-2 e in generale da virus respiratori, con particolare attenzione alla ricerca di miglioramenti dei processi lavorativi e dell’organizzazione del lavoro capaci di limitare la diffusione del contagio. 

Tale esigenza è stata evidenziata anche nelle conclusioni del “Documento tecnico INAIL sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione” dell’Aprile 2020, in cui viene sottolineato come aspetto di interesse e rilevante per il contenimento del contagio sia rappresentato “dall’analisi di processo lavorativo nell’ottica del distanziamento sociale fra i lavoratori”. 

L’idea base è che la metodologia di analisi dei cicli produttivi finalizzata a ridurre le emissioni nocive e pericolose nell’ambientelavorativo possa essere applicata anche all’analisi degli stessi cicli produttivi per la riduzione del contagio da SARS-CoV-2.

Nella metodologia elaborata dal gruppo di lavoro in tal senso sono stati poi inseriti ulteriori elementi di costruzioni dei risultati delle analisi dei cicli produttivi per la riduzione del contagio da SARS-CoV-2 che ne valorizzano i risultati quali ad esempio: (1) la partecipazione alle analisi dei lavoratori, (2) l’influenza dell’ambiente familiare e sociale dei lavoratori nell’introdurre il virus nei luoghi di lavoro, (3) l’impatto degli insediamenti produttivi sulle aree circostanti, (3) l’interrelazione con il sistema dei trasporti, (5) l’elevata mobilità della vita odierna e (6) le relazioni sociali di stretta vicinanza nei trasporti e in attività di svago, manifestazioni sportive, conferenze, concerti, attività di culto, etc.

Più in dettaglio l’analisi in parola è basata sulla suddivisione dei cicli produttivi in fasi e sull’analisi di dettaglio di ciascuna faserispetto al rischio di contagio Covid per i lavoratori. 

Altro elemento di valorizzazione dello studio e della metodologia proposta è che i risultati globali dell’analisi possono essere applicati a comparti produttivi omogenei e alle attività con caratteristiche simili, con la possibilità dunque di effettuare un riuso fra realtà produttive diverse delle esperienze già realizzatesul tema. 

La metodologia di analisi nei cicli produttivi del rischio contagio da SARS-CoV-2 è basata sull’applicazione di un approccio scientifico già utilizzato per le analisi ambientali, che ha portato, a livello europeo, alla definizione delle migliori tecniche e tecnologie disponibili ed applicabili (BAT-Best Available Technology). 

Metodologia di analisi di cui sopra che si rende quanto mai utile visto che le caratteristiche di diffusività del virus, la mancanza nell’immediato di misure di profilassi risolutive ed il rischio di collasso delle strutture sanitarie che hanno portato all’adozione di provvedimenti intesi a ridurre le occasioni di contagio, quali in passato anche il confinamento delle persone nelle proprie abitazioni ed il blocco delle attività non indispensabili.

I provvedimenti restrittivi adottati hanno però comportato effetti negativi rilevanti sulle attività produttive, con ripercussioni pesanti di carattere economico e sociale. 

Pertanto è emersa la necessità di allentare la tensione sulle popolazioni e di consentire la ripresa delle attività economicheprima che si producessero danni irreversibili alla struttura produttiva del paese. Tra l’altro per la ripresa delle attività è stata programmata anche la revisione dei cicli di lavoro sulla base di “Protocolli di sicurezza nei luoghi di lavoro” concordati tra sindacati e associazioni datoriali e inseriti nel “Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 17 maggio 2020 – Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6”.

Di particolare rilevanza nello studio l’illustrazione della proposta per il decisore politico e il management di uno strumento tecnicodi valutazione del rischio contagio da SARS-CoV-2, per la determinazione di livelli di priorità progressiva degli interventi da effettuare in azienda e nei contesti produttivi per la limitazione del rischio COVID. 

La procedura di valutazione adottata che rappresenta un utile riferimento metodologico per limitare Il rischio di contagio da SARS-Cov-2 in ambiente di lavoro, si fonda sulla sua analisi e classificazione del rischio sulla base di tre variabili: 

Esposizione: la probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello svolgimento delle specifiche attività lavorative (es. settore sanitario, gestione dei rifiuti speciali, laboratori di ricerca, ecc.);

Prossimità: le caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro che non permettono un sufficiente distanziamento sociale (es. specifici compiti in catene di montaggio) per parte del tempo di lavoro o per la quasi totalità; 

Aggregazione: la tipologia di lavoro che prevede il contatto con altri soggetti oltre ai lavoratori dell’azienda (es. ristorazione, commercio al dettaglio, spettacolo, alberghiero, istruzione, ecc.).

Ai tre elementi di analisi vengono attribuiti dei valori quali/quantitativi, che combinati in una matrice (che riportiamo qui di seguito come esemplificazione) hanno il risultato di ottenere la valutazione del livello di rischio per ciascuna attività produttiva, evidenziando nel contempo quelle più critiche e quindi bisognosi di interventi più importanti di contenimento del rischio contagio da SARS-CoV-2.

Figura 1 – matrice valutazione livello rischio contagio SARS-CoV-2.

Nel particolare l’analisi dei cicli di lavorazione ai fini del contenimento del rischio Covid poggia sui seguenti elementifondamentali: 

• i processi produttivi comportano molto spesso relazioni fisiche interpersonali ravvicinate nei luoghi di lavoro, oltreché nelle fasi di trasferimento casa-lavoro e nella vita familiare e sociale dei lavoratori; 

• le attività lavorative si svolgono in un contesto organizzato in cui è possibile instaurare meccanismi e strumenti di controllo delle attività e di raccordo con l’ambito normativo, sanitario e sociale. In tale contesto è più agevole instaurare misure di prevenzione e di controllo delle attività; 

• per le attività specifiche delle aziende sono, in genere, già previsti provvedimenti e procedure di prevenzione e sicurezza per i rischi intrinseci delle lavorazioni e sono individuate le risorse umane e strumentali di vigilanza, intervento e controllo. • attività di amministrazione e gestione (approvvigionamenti, contatti con i clienti, ecc.); 

• pulizia e sanificazione dei locali;

• raccolta e trasporto a discarica o riutilizzo di residui di lavorazione e scarti.

 

L’analisi proposta nel presente documento è focalizzata dunquesulle attività lavorative e sull’organizzazione del lavoro. Infatti lo scopo di tale metodologia è proprio quello di individuare eventuali criticità nei processi lavorativi tali da pregiudicare il distanziamento sociale fra i lavoratori, causando la diffusione del virus nell’ambito lavorativo e successivamente nell’ambiente familiare e sociale dei lavoratori.

A fronte dei meccanismi di contagio descritti nella metodologia indicata dallo studio, vengono analizzati i percorsi del virus negli ambienti di lavoro e definiti di conseguenza i provvedimenti necessari a ridurre la possibilità di diffusione tra i lavoratori quali ad esempio:• Il distanziamento fisico tra le persone e l’adozione di dispostivi di protezione individuali e collettivi appaiono le misure più indicate per il primo meccanismo di trasmissione (trasmissione con tosse o starnuti).

 • Il secondo meccanismo (trasmissione con aerosol) dovrebbe essere fronteggiato con la ventilazione dei locali e la sostituzione periodica dei filtri degli impianti di condizionamento. 

 • Il terzo meccanismo (contatto con superfici infette) richiederà la sanificazione periodica delle superfici (p. e. maniglie, corrimani, tastiere PC, ecc.), il lavaggio delle mani con detergenti appropriati e la raccomandazione di non toccarsi bocca, naso e occhi. 

 

Il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 è stato classificato inizialmente nella famiglia di virus Coronaviridae, agenti biologici classificati nel gruppo 2 dell’allegato XLVI del Decreto legislativo 29 aprile 2008 n. 81 (Bibl. 13). Successivamente l’11 giugno 2020 il Parlamento UE e la Commissione hanno convenuto di riclassificare il SARS-CoV-2 come agente biologico del gruppo di rischio 3, aggiungendo ulteriori garanzie per proteggere tutti i lavoratori. La nuova classificazione comporta dunque la necessità di adeguare la valutazione del rischio per tutte le attività lavorative. 

 

Pertanto le aziende che hanno già un documento di valutazione di altri rischi devono rivedere il documento per aggiungere la valutazione del rischio da SARS-CoV-2; quelle prive di documento di valutazione del rischio devono elaborarne uno nuovo per il SARSCoV-2.

L’aggiornamento della valutazione del rischio pertanto costituisce la base per attuare le raccomandazioni definite nei vari provvedimenti legislativi che sono puntualmente citati nello studio.

L’innovatività dell’approccio della valutazione del rischio di contagio SARSCoV-2, attraverso la metodologia di analisi per fasidel ciclo produttivo, consente l’individuazione di problemi e criticità che potrebbero sfuggire ad un’analisi globale del ciclo produttivo. 

Inoltre l’analisi di cui sopra può trarre grande beneficio dalla partecipazione dei lavoratori, la cui esperienza costituisce un patrimonio di conoscenze insostituibile, come indicato come raccomandato nello studio

Considerazione finale importante è che il virus non nasce in azienda ma vi entra insieme a lavoratori, visitatori o altri, portatori, magari inconsapevoli, del contagio. In effetti i lavoratori non vivono 24 ore all’interno dell’azienda ma trascorrono parte della loro vita in famiglia e nel sociale. Non è quindi da trascurare la necessità di mettere in atto tutte le azioni possibili per individuare situazioni di rischio prima che impattino all’interno dell’azienda. A tale scopo il datore di lavoro, attraverso le modalità più idonee ed efficaci, dovrà informare tutti i lavoratori circa le disposizioni delle Autorità, consegnando appositi opuscoli informativi, riguardanti le modalità di minimizzazione del rischio contagio anche all’esterno dell’azienda.

Possiamo concludere che lo specifico il presupposto dell’impostazione metodologica dell’analisi rischio contagioSARSCoV-2 proposta dallo studio è che le azioni di contenimento del contagio da virus respiratori hanno due fattori fondamentali comuni a tutte le attività lavorative, che facilita il riuso in tutti i contesti lavorativi, pur con le specificità delle singole situazioni:

· La presenza del virus, con le sue caratteristiche di diffusività, di aggressività e di variabilità;  

· Il fattore umano, con la sua variabilità in termini di più o meno accentuata vulnerabilità al virus, in dipendenza di comorbilità o di suscettibilità individuali del sistema di difese dell’organismo.

La metodologia di analisi e valutazione del rischio contagio Covid in ambiente lavorativo elaborata nello studio e presentata brevemente in questo articolo, sarà oggetto a breve anche di webinar formativo verso le aziende e professionisti del settore. Webinar che sarà erogato dagli studiosi e formatori che hannocontribuito ad elaborare la metodologia in parola.

Guido Massimiano e Luca Cevenini (architetto ed RSPP esperto sicurezza lavoro)

Bookreporter Settembre

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