Il prossimo incontro nell’ambito del processo di Berlino riunirà i leader dei Balcani occidentali e dell’Unione europea che si incontreranno nella capitale della Bulgaria, a Sofia. I leader dovrebbero adottare un piano per la creazione di un mercato regionale comune nel prossimo summit del 10 novembre.
Lanciato nel 2014 a seguito della Dichiarazione Juncker sull’allargamento e sulle sfide geopolitiche per l’UE, il processo di Berlino è un’iniziativa volta a mantenere lo slancio dell’integrazione europea nei Balcani occidentali. Inizialmente limitato nel tempo (2014-2018) e nel suo ambito, si è però sviluppato diventando un processo sfaccettato senza una fine prevedibile.
Finora ha coinvolto solo pochi Stati-membri (Germania, Austria, Francia, Italia, Croazia, Slovenia), i sei Stati balcanici che aspirano ad entrare nell’UE (cioè il cosiddetto gruppo WB6 composto da Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Kosovo, e Serbia), così come l’Unione Europea. L’obiettivo del Processo di Berlino è di far avanzare l’agenda dell’UE in tre dimensioni, quali la crescita economica e connettività, le relazioni di buon vicinato e cooperazione regionale, lo sviluppo della società civile e la connettività interpersonale.
Piuttosto che sostituire l’approccio dell’UE nei confronti dei Balcani occidentali, il processo di Berlino cerca di integrarlo e di rivitalizzarne la dinamica. Soprattutto, il processo introduce una nuova pratica per il rafforzamento del dialogo: una lunga serie di incontri e vertici che si propongono di accogliere tutte le istanze degne di attenzione. In questo senso, il Processo di Berlino è stato fondamentale per mantenere il faro acceso sulle questioni che ostacolano i progressi compiuti dai Balcani occidentali in cammino verso l’Unione Europea: il loro gap infrastrutturale e la vulnerabilità economica; la mancanza di prospettiva percepita dai giovani del WB6; il possibile slittamento democratico verso regimi instabili; la persistenza dell’etno-nazionalismo sotto la superficie della riconciliazione.
Il processo di Berlino inizia formalmente nel 2014, sotto gli auspici del cancelliere tedesco, Angela Merkel, con l’idea di raggiungere un accordo congiunto sul rafforzamento della cooperazione regionale nei Balcani occidentali e sulla risoluzione delle rimanenti questioni aperte nella regione.
A partire da quella data, sono continuati gli sforzi della comunità europea che è stata e rimarrà impegnata nei Balcani occidentali. Come sappiamo, l’UE è di gran lunga il più grande donatore, il più grande partner commerciale e il più grande investitore diretto straniero nella ragione. La Commissione europea ha evidenziato più volte l’importanza del buon funzionamento del mercato unico dell’UE quale componente fondamentale per la prosperità e la resilienza e ha sottolineato, inoltre, l’elevato livello di interdipendenza socioeconomica sia tra le economie dell’UE e dei Balcani occidentali che all’interno di questa regione.
L’obiettivo è ormai abbastanza chiaro: trasformare i Balcani occidentali in economie di mercato funzionanti in grado di integrarsi pienamente nel mercato unico dell’UE, contribuendo, quindi, ad intensificare i flussi commerciali nella regione e con l’UE.
In questo scenario, il piano dell’UE per la creazione di una comunità economica regionale nei Balcani occidentali sarà adottato a Sofia. Secondo la Commissione Europea, la costituzione di una tale comunità porterà benefici tangibili ad aziende e cittadini. Questi includono la riduzione delle spese bancarie transfrontaliere, l’eliminazione degli ostacoli tecnici al commercio, il coordinamento delle politiche di investimento, il riconoscimento delle qualifiche professionali in tutta la regione e la promozione del commercio elettronico.
Quali saranno i prossimi passi?
Per sostenere la completa attuazione del processo di adesione, si pone come presupposto imprescindibile un maggiore coinvolgimento della società civile. In particolare, questo processo, oltre a richiedere un profondo cambiamento sociale, l’impegno dei gruppi sociali e il sostegno dei cittadini, mira a creare stabilità e sicurezza nella regione attraverso la promozione dei valori europei nella prospettiva di migliorare la qualità della vita di tutti i soggetti coinvolti.
È su queste basi che prenderà avvio il Think Tank and Civil Society Forum del 9 novembre 2020, evento che precederà il processo di Berlino 2020 del vertice di Sofia fissato per il giorno successivo. Attraverso questo dialogo si pone la possibilità di avere un quadro più ampio della geopolitica e della geo-economia dell’intera regione, con una concretizzazione delle implicazioni sulla vita quotidiana dei cittadini.
L’evento segue un lungo dibattito inaugurato già da qualche anno: nel documento Comunità locali dei Balcani occidentali nel processo di integrazione europea, le comunità locali avanzano le loro richieste verso un maggior coinvolgimento. Attualmente sono raramente consultati o coinvolti nel processo di adesione, le loro capacità (ovvero risorse umane, comprensione e conoscenza) sono inadeguate e hanno un accesso moderato ai fondi dell’UE poiché le autonomie locali sono inclini a concludere che l’adesione all’UE è qualcosa che ha luogo a Bruxelles e nelle capitali. Infine, i cittadini non vedono il collegamento tra integrazione nell’UE e qualità della vita, miglioramenti nel sistema di assistenza sociale, sistema educativo, occupazione, ecc.
I paesi WB6 devono affrontare una serie di gravi problemi sociali e demografici: da alti livelli di disoccupazione (solo il 44% della popolazione in età lavorativa è effettivamente impegnata nel lavoro), che è particolarmente preoccupante tra i giovani (che raggiunge il 55% in Kosovo), esclusione sociale e povertà più elevate rispetto all’Europa centrale e orientale, disparità di reddito tra le più alte in Europa, scarso accesso alle reti di sicurezza e ai servizi sociali necessari, all’emigrazione massiccia (230.000 persone hanno lasciato la regione nell’ultimo anno) e alla povertà rurale combinate con la mancanza di sicurezza generale e stato di diritto.
Rafforzare un reale coinvolgimento a livello locale, affrontando i problemi esistenti attraverso una dimensione sociale veramente rafforzata dell’integrazione europea, rappresenterebbe la prova sostanziale che i valori dell’UE sono cruciali nel processo di adesione.
Processo di Berlino: a che punto siamo?
Dopo l’incontro di Skopje, nel marzo 2020, ci si aspetta un nuovo Leader Meeting del processo di Berlino. Come sottolineato pochi giorni fa dal Ministro degli Esteri della Macedonia del Nord, Bujar Osmani durante una conferenza stampa, la decisione presa per la presidenza congiunta della Repubblica di Bulgaria, come Stato membro dell’Ue, e la Repubblica di Macedonia del Nord come paese candidato rappresenta la volontà di dimostrare vicinanza, cooperazione e sostegno reciproco dei due vicini, come parte fondamentale dell’aspirazione alla prospettiva europea dell’intera regione. È stato un riconoscimento per entrambi i paesi, primo per la Bulgaria, la cui Presidenza ha segnato il rafforzamento della prospettiva europea della regione con il Vertice di Sofia nel 2018 e la Dichiarazione di Sofia, ma anche per la Macedonia del Nord che ha rilanciato l’idea europea nella regione.
Osmani ha sottolineato che l’elemento più importante del Processo di Berlino è la sua forte piattaforma politica volta a sostenere la prospettiva europea della regione e il mantenimento del processo di allargamento come priorità assoluta nell’agenda dell’UE.
Di Simone Vitali