Covid, Davide Zella: “Resistiamo, e speriamo il peggio sia passato”

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“Tutti i virus si evolvono e generalmente tendono a diventare più buoni perché il loro obiettivo non è uccidere l’ospite, ma moltiplicarsi”. A sforzarsi di rendere accessibile a tutti una materia così complessa è Davide Zella, capo laboratorio all’Institute of Human Virology dell’Università del Maryland (USA), tra i massimi studiosi delle mutazioni del virus SARS-CoV-2. “Per definire la significatività biologica di una mutazione ci vuole tempo”, precisa il professore con il rigore che si confà agli scienziati, ma, interrogato su pronostici futuri a breve e medio termine si lascia andare a un cauto ottimismo. “Dobbiamo continuare a dare messaggi di prudenza perché non abbiamo contezza dei tempi, ma tutto porta a pensare che stiamo andando verso il meglio”.   

Per avere un quadro il più chiaro possibile sulla situazione Covid, tra mutazioni, ipotesi di nuove ondate, stato dell’arte della ricerca del vaccino, il tutto anche in relazione ai recenti progressi della biologia di sistema e dell’informatica, non bisogna perdersi, il 26 settembre dalle 15.00 alle 17.00, la tavola rotonda coordinata dal Professor Zella: “SARS-CoV-2: passato, presente e futuro”.

 

 

Il virus SARS-CoV-2si sta evolvendo. Si va nella direzione di un depotenziamento?

Tutti i virus si evolvono e generalmente tendono a diventare più buoni. L’interazione che hanno con il loro ospite è abbastanza costante. All’inizio quando cambia l’ospite, per esempio passando dall’animale all’uomo, il virus è molto aggressivo, ma poi avviene una sorta di adattamento e quasi sempre diventa meno patogenico: il suo obiettivo non è uccidere l’ospite, ma moltiplicarsi, si determina così l’evoluzioneverso specie virali che si moltiplicano di più e sono meno letali. Il caveat però sono le tempistiche: il tempo di evoluzione del virus non è detto che sia sintonizzato con quello delle persone, penso ad esempio alle tre ondate della spagnola, che hanno fatto in tempo a provocare decine di milioni di morti.

È effettivamente avvenuta una mutazione?

 

Sì, ma quando l’osservazione di una mutazione o delezione, come in questo caso specifico, viene fatta, non necessariamente il cambiamento che osserviamo nella sequenza genomica si riflette in un cambiamento a livello biologico: per definire la significatività biologica ci vuole tempo. La situazione attuale è questa: in Cina dall’ospite animale il virus è passato all’uomo, poi abbiamo precocemente osservato una mutazione che consente al virus maggiore diffusione e tale mutazione è stata confermata da successivi studi in vitro. In questo momento poi ci sono trattamenti migliori, gli anziani e le categorie fragili sono più protetti, il virus si trova a contatto con una popolazione che risponde meglio. Tutto porta a pensare che stiamo andando verso il meglio, però messaggi di prudenza sono necessari perché non conosciamo ancora numeri e tempo.

 

 

Il virus è mutato in tutto il mondo? Nell’ipotesi di un incontro tra virus mutato e virus non mutato, che cosa avviene?

 

La situazione è diversa da zona a zona del mondo per via di diverse componenti, tra queste, che la popolazione più preparata si tutela e protegge il più debole e che il virus riproducendosi via via si modifica. In una situazione di globalizzazione è possibile che il virus mutato e quello non mutato si trovino a convivere. In questo caso, semplificando, possiamo dire che lottano e teoricamente in genere vince sempre il più buono che tende a riprodursi più estesamente, mentre il più cattivo tende a far morire le persone. La pericolosità del Covid sta soprattutto nel periodo di non sintomaticità, 4-5 giorni senza alcun sintomo, in cui si propagano fatalmente i contagi.

 

 

Il caldo ha effettivamente un ruolo nel tenere a freno la diffusione del contagio?

Sì, il caldo aiuta: all’aperto le possibilità di contagio sono meno che negli spazi chiusi e il sole tende a seccare le goccioline che portano il virus.

Indossare la mascherina è utile?

La mascherina, così come mantenere la distanza, è assolutamente utile: fa parte di quegli accorgimenti preziosi che concorrono a diminuire la carica virale infettiva.

C’è speranza di trovare un vaccino in tempi davvero brevi?

La speranza di trovare in tempi brevi un vaccino che funzioni bene per l’uomo come per gli animali e non abbia effetti collaterali cattivi c’è, anche se tutti i passaggi tecnici e scientifici devono essere compiuti e valutati con cura per evitare di avere un prodotto non all’altezza. Mi sento di esprimere ottimismo.

La capacità di reazione è sempre migliore e si sta facendo uno sforzo tremendo per individuare il vaccino. Il paragone con altri tempi nel merito è improprio: la tecnologia ci aiuta molto, riusciamo ad avere tracciamenti che in alcuni casi permettono di “spegnere” i focolai. I trattamenti farmacologici sono sempre più capaci di rimediare certi danni del virus, ma il passaggio dal laboratorio all’uomo richiede più tempo per le terapie antivirali mirate che per il vaccino.

 

 

Bookreporter Settembre

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