Honk Kong cambia per sempre

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Pechino ha approvato la controversa legge sulla sicurezza nazionale, che limiterà significatamene l’autonomia della regione. Il giovane attivista Joshua Wong chiede la solidarietà della comunità internazionale “È la fine di Hong Kong come il mondo l’ha conosciuta finora”, così commenta su Twitter Joshua Wong, uno dei principali volti del movimento democratico, l’entrata in vigore della controversa legge sulla sicurezza nazionale programmata per il 1° luglio 2020. Gli osservatori internazionali sono concordi: è la fine del principio ‘un paese due sistemi’ che ha regolato finora i rapporti di Pechino con Hong Kong, garantendo un’ampia autonomia alla regione. La stretta di Pechino era già in atto da tempo e contrastata duramente dagli attivisti pro-democrazia, che per mesi avevano fatto sentire la propria voce contro il governo centrale. Ora protestare sarà sempre più difficile: grazie alla nuova legge, sarà sempre più facile bloccare e tenere a bada le voci contrarie alle autorità. La nuova normativa introduce i reati di separatismo, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere, definiti in maniera talmente vaga e generale che, come evidenziato in una dichiarazione dell’Amnesty International, è difficile capire come e quando si trasgredisce. Le conseguenze della nuova norma appaiono comunque evidenti: d’ora in avanti sarà possibile criminalizzare una vasta gamma di discorsi e atti di protesta. La pena massima per questi reati è l’ergastolo. Per supervisionare le attuazioni di legge locali e gestire i casi di violazione di sicurezza nazionale, Pechino ha stabilito ad Hong Kong l’Ufficio di Sicurezza Nazionale (NSO). “Inizia l’era del terrore”, ha commentato su Twitter Joshua Wong, poche ore prima di annunciare le sue dimissioni dal movimento Demosisto, di cui è stato fino a oggi segretario generale e co-fondatore. Lo stesso movimento pro-democrazia si è ufficialmente sciolto poco dopo. Il giovane attivista, adifferenza del suo compagno di battaglie Nathan Law che ha appena lasciato la città, ha deciso di restare a Hong Kong, nonostante con la nuova legge sulla sicurezza nazionale rischi addirittura l’ergastolo. Forte è il suo appello alla comunità internazionale, che invita a diffondere nel mondo la voce degli attivisti: “Abbiamo ancora una possibilità” ha rivelato in un’intervista “dobbiamo far sapere al mondo che è arrivato il momento di sostenere Hong Kong”.   Di Laura Iannello
Bookreporter Settembre

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