Parità di genere nell’UE, dalle conclusioni del Consiglio ai recenti progressi

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Il 10 dicembre 2019, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato delle conclusioni in materia di parità di genere nei paesi dell’UE, così da poter fornire un contributo effettivo alla strategia della Commissione Europea in tale ambito. Le conclusioni del Consiglio sono seguite da concrete dimostrazioni e progressi fatti in materia proprio in questi giorni: in Finlandia è stata nominata una nuova prima ministra donna, Sanna Marin, che per i prossimi cinque anni sarà alla guida del paese e di una coalizione di cinque partiti guidati da donne; in Italia, Marta Cartabia è stata eletta come presidente della Corte costituzionale. Nel panorama politico europeo ed in ambito di importanti incarichi femminili, le due new entry sono accompagnate anche da altre due figure fondamentali, Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, e Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea.

Nelle conclusioni adottate il 10 dicembre, il Consiglio ha invitato gli Stati Membri a rafforzare l’efficacia delle strutture governative per la parità di genere facendo sì che siano al più alto livello possibile nel governo e garantire l’attuazione effettiva di strategie nazionali. Inoltre, si rende necessario adottare misure per prevenire e combattere il sessismo e le sue manifestazioni, pubbliche o private che siano, incoraggiando dunque le parti a adottare la legislazione e le politiche appropriate. Documenti-guida in tale settore sono senz’altro la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne e la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne.

Rivolgendosi direttamente alle istituzioni dell’Unione Europea, il Consiglio ha esortato al fine di rafforzare l’uguaglianza di genere, l’empowerment di donne e ragazze, così come il pieno godimento di tutti i diritti umani, come priorità politiche europee.

È proprio nell’ambito delle istituzioni europee che abbiamo i primi evidenti segnali di un cambiamento verso un’UE più attenta alla gender-equality: quest’anno infatti, Ursula Von der Leyen e Christine Lagarde sono alla guida di due delle istituzioni europee più importanti, la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea. La Von der Leyen ha fatto della parità di genere un suo punto di forza; è la prima presidente donna della Commissione europea, ed è alla guida della squadra più femminile di sempre, con ben 12 donne e 15 uomini.

Anche in Europa la situazione sembra sbloccarsi, a piccoli passi si stanno raggiungendo importanti progressi. Uno dei più importanti è senz’altro la nomina della neo-prima ministra finnica, alla luce del fatto che nel Consiglio Europeo – che riunisce capi di stato e/o di governo – la stragrande maggior parte è composta da uomini. Sanna Marin in Finlandia è riuscita ad imporsi sotto diversi punti di vista: è una donna, è molto giovane per il ruolo che ricopre avendo solo 34 anni, proviene da una cosiddetta “famiglia arcobaleno”, con due mamme, ed è alla guida di una coalizione formata da cinque partiti guidati da donne. È stata nominata per questo ruolo dopo la sfiducia ricevuta il 3 dicembre scorso dall’allora primo ministro Antti Rinne, appartenente al suo stesso partito, quello Socialdemocratico, vincitore delle elezioni di aprile. Sanna Marin, dopo la sua nomina, ha ricevuto attenzioni da tutta Europa per questo suo successo, nonché le congratulazioni di Charles Michel, attuale presidente del Consiglio europeo; ciononostante, lei stessa ha voluto commentare la sua situazione con il fine però di richiamare l’attenzione su quelle che sono le sue capacità, aldilà di genere e sesso. “Non ho mai pensato alla mia età o al mio genere, penso alle ragioni per cui sono entrata in politica e alle cose per le quali abbiamo conquistato la fiducia dell’elettorato” ha dichiarato la neo-prima ministra; laureatasi nel 2012 in Scienze amministrative presso l’Università di Tampere, è riuscita a fare carriera all’interno del Partito Socialdemocratico, per poi essere eletta in Parlamento, fino ad arrivare ad essere ministra dei Trasporti ed ora prima ministra.

Altro fondamentale risultato è arrivato dall’Italia, paese dove, stando ai fatti, la parità di genere fatica ad affermarsi. Marta Cartabia, giurista membro della Corte costituzionale nonché professoressa di diritto costituzionale all’Università Bicocca di Milano, è stata eletta come Presidente dai membri della Consulta: è la prima donna a ricoprire questo ruolo e una tra i più giovani presidenti della Corte. “Ho rotto un cristallo, spero di fare da apripista. Spero di poter dire in futuro, come ha fatto la neopremier finlandese, che anche da noi età e sesso non contano. Perché in Italia ancora un po’ contano” ha dichiarato la Presidente. Nonostante il suo sia un mandato breve, in quanto scadrà nel settembre 2020 per il raggiungimento dei 9 anni di ufficio alla Consulta, dà un segnale molto importante negli ambienti politico-istituzionali italiani: un forte messaggio di concretezza di parità di genere che, ad oggi, si deve sottolineare data la sua scarsa applicazione.

Bookreporter Settembre

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