Vertice di Londra per i 70 anni della Nato: lo specchio delle attuali tensioni

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L’anniversario dei 70 anni della Nato fa emergere l’attuale situazione critica dell’Organizzazione, tra le recenti dichiarazioni del Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, che la definisce “in stato di morte cerebrale”, l’ira ed il disprezzo del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per un sistema di protezione della pace e della sicurezza creato dagli stessi americani, la riluttanza degli europei a partecipare aumentando i loro bilanci militari e l’incontrollabile comportamento della Turchia di Recep Tayyip Erdoğan.

A Londra sventolano 29 bandiere, quelle degli Stati membri della Nato, che si riuniscono per celebrare il settantesimo anniversario. Nata nel 1949 per arginare militarmente il blocco sovietico nell’era della Guerra fredda e dell’escalation nucleare, l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord si è sempre posta come l’avamposto militare degli Stati Uniti in Europa, mezzo tramite il quale Washington ha esercitato la sua influenza nel continente, dapprima emblema della lotta contro il comunismo, e poi punto di riferimento nell’epoca del multilateralismo. Anche dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, infatti, la Nato ha continuato ad esistere, a garantire la pace e la sicurezza ed a fare le veci dell’esercito comune europeo che Bruxelles non è mai riuscita a mettere in piedi.

Oggi, tuttavia, la Nato sembra essere divisa su tutti i fronti, a partire dai padroni di casa del summit: il Regno unito, infatti, è in subbuglio per la Brexit e per le elezioni della prossima settimana. In più l’esercito inglese risulta essere molto indipendente, la Nato, pertanto, qui non figura in cima all’agenda politica. A tal proposito, cruciale è la scelta di un sobborgo di Londra per il vertice, così come emblematico è il programma ridotto all’osso. In più, il Gove Hotel è stato scelto da Boris Johnson probabilmente per limitare le eventuali proteste anti Trump, che sarebbero state feroci nel centro della città.

Dopo i vari attacchi è toccato al Segretario generale dell’Organizzazione, il leader del partito laburista norvegese, Jens Stoltenberg, che guida la Nato dal 2014, difendere l’alleanza. Egli ha affermato “La Nato è viva e sta dando risultati”, ricordando le truppe in prima linea in Siria ed in Iraq. Il Segretario generale ha poi mostrato il suo disappunto circa le recenti polemiche, affermando che i Paesi membri non dovrebbero mettere in discussione l’Alleanza che promuove la pace, la sicurezza ed evita i conflitti, nonostante la scomparsa della minaccia rappresentata dal blocco sovietico e la presenza di un nuovo scenario caratterizzato da sfide di diversa natura, come quella del terrorismo islamico.

Ad essere finiti nel mirino sono i costi che implica l’Alleanza: la Nato attualmente spende 15 volte il budget della Russia. Pertanto, è percepita dall’opinione pubblica più come un costo che come un baluardo della pace.

In questo quadro, il summit per l’anniversario dei 70 anni della Nato appare più una vetrina delle attuali incomprensioni e tensioni che un momento di riflessione per pianificare gli obiettivi e l’agenda futura.

L’aspetto che sorprende di più in questa crisi è che nessun leader fa alcuno sforzo per nascondere la distanza, così come emerge dalla conferenza stampa congiunta di Donald Trump ed Emmanuel Macron. È proprio lo scontro tra i due leader a tenere banco a Londra. Il Presidente statunitense, recandosi al vertice di Londra, ha minacciato dazi pesantissimi sui prodotti francesi dopo le dichiarazioni di Macron contro la Nato, in merito alle quali il Presidente francese ha affermato che esse “hanno permesso che si aprisse una discussione”. Trump ha assunto il controllo della prima potenza mondiale ed oggi intende indebolire sistematicamente il meccanismo multilaterale per affermare la supremazia degli Stati Uniti. Macron è stato eletto con un sollievo da parte di chi temeva l’affermazione dell’ondata populista, ma il suo eccessivo volontarismo ha poi incontrato forti resistenze, in Francia ed in Europa. Casualità tragica, il Presidente francese, a distanza di pochi giorni, si è ritrovato ad omaggiare 13 militari francesi morti in Mali per poi partecipare al settantesimo anniversario dell’Alleanza atlantica. Se oggi la Francia ha ancora un peso rilevante nella Nato è proprio perché Parigi può contare su uno dei pochi eserciti europei, impegnato nei combattimenti e pronto a pagare “il prezzo del sangue”, come affermato dallo stesso Presidente francese. Poi c’è il turco Recep Tayyip Erdoğan: islamico-conservatore sempre più autoritario che vuole essere ricevuto dal mondo come il nuovo sultano di una Turchia moderna. Quest’ultimo, ha risposto alle dichiarazioni di Macron sullo stato di morte cerebrale della Nato, accusandolo di essere lui stesso in questo stato.

I leader dimostrano che le logiche del passato non esistono più ed i rapporti di forza si stanno modificando. Per chiudere il cerchio, dal canto suo, l’Unione europea, mette in dubbio la sua capacità collettiva, con la questione Brexit che incombe ed un settore della difesa e della sicurezza ancorato al quadro atlantico. Urge, dunque, mettere in opera delle modifiche sistematiche.

Bookreporter Settembre

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