Donald Tusk nuovo presidente del Partito Popolare europeo

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Mercoledì 20 novembre, il Presidente uscente del Consiglio europeo ed ex Primo ministro della Polonia, Donald Tusk, è stato eletto dal Congresso di Zagabria nuovo Presidente del Partito Popolare europeo (PPE). Dopo aver ottenuto il 93% dei consensi dei delegati del Partito, vale a dire 491 voti a favore e 37 contrari, egli sostituirà il politico francese Joseph Daul e sarà il primo Presidente del principale gruppo politico in seno al Parlamento europeo proveniente da uno Stato orientale dell’Unione europea. 

Che sarebbe stato eletto era già noto, essendo Tusk l’unico candidato. Questa elezione si pone come il coronamento di anni difficili, in cui, in qualità di Presidente del Consiglio europeo, Tusk ha diretto i vertici dei capi di Stato e di Governo europei fronteggiando grandi sfide come la crisi greca e la Brexit. 

Nato a Danzica, 62 anni, già da ragazzo oppositore del Partito Comunista e studente attivo in politica contro il regime, Donald Tusk si è laureato in storia all’Università della sua città natale, dove ha partecipato alla creazione del comitato studentesco di Solidarność. Ex membro del Movimento di solidarietà polacco e Presidente del partito Piattaforma civica, il nuovo Presidente del Partito Popolare europeo è stato per due volte Primo ministro della Polonia e ha ricoperto poi il mandato di Presidente del Consiglio europeo dal 2014. Conservatore in politica, liberale in economia e con doti di mediatore riconosciute da molti, attualmente è un politico stimato negli ambienti istituzionali europei ed appartiene all’ala moderata del Partito. Egli ha, infatti, posizioni piuttosto morbide sulla gestione del fenomeno dell’immigrazione e non ostili a temi tradizionalmente progressisti come la parità di genere ed i diritti civili. Ciononostante, negli ultimi anni, il Partito si sta muovendo progressivamente sempre più a destra, seppur, da diverso tempo, al Parlamento europeo sia coalizzato con i Socialisti nella maggioranza. 

Attualmente il PPE si pone come il Partito che detiene il maggior numero di seggi in seno all’Europarlamento, 182 su 761. Inoltre, si tratta del partito che esprime più Capi di Stato o di Governo al Consiglio europeo, 9 su 28.  Il nuovo incarico di Donald Tusk consisterà sostanzialmente in lavori di coordinamento fra gli europarlamentari ed i governi degli Stati membri guidati dai Partiti che aderiscono al PPE. Si tratta di una tra le cariche più cruciali nell’arco istituzionale dell’Unione europea, soprattutto poiché, dopo le elezioni europee di fine maggio, è in atto un confronto politico e dialettico serrato con gli altri gruppi politici fra cui le destre sovraniste.

Nel suo discorso pronunciato poco prima del voto, Tusk ha ringraziato il Presidente del PPE uscente, affermando “Caro Joseph, sarà molto difficile sostituirti, hai fatto un ottimo lavoro. Hai dato a tutti noi un senso di sicurezza e un significato per le nostre azioni” aggiungendo poi “Vorrei anche ringraziarti per la tua fiducia. Sei stato tu, che più di un anno fa, sei venuto da me con il suggerimento di diventare il tuo successore e ti sei preso così tanta cura di questa idea che sono l’unico candidato”.

“Sono profondamente convinto che solo coloro che vogliono e sono in grado di dare alle persone un senso di sicurezza e protezione, preservando allo stesso tempo le loro libertà e diritti, abbiano il mandato di candidarsi per il potere” queste le parole di Tusk a Zagabria “In nessuna circostanza possiamo dare” la gestione “della sicurezza e dell’ordine ai populisti politici, ai manipolatori e agli autocrati, che portano le persone a credere che la libertà non possa conciliarsi con la sicurezza”. Il nuovo Presidente del PPE ha poi fatto riferimento alla paura, la quale, in un’epoca caratterizzata dall’incertezza, svolge un ruolo sempre più importante nella politica: “in momenti come la crisi migratoria e una nuova ondata di terrorismo, è la paura che domina su altre emozioni sociali”. Egli ha poi incitato all’apertura di un dibattito interno al Partito popolare che sia finalizzato ad un cambiamento, senza mai sacrificare valori come le libertà civili, lo stato di diritto ed una vita pubblica all’insegna della sicurezza e dell’ordine, precisando che chi non è in grado di accettare questo “si pone di fatto fuori dalla nostra famiglia”. 

Nel suo discorso, Donald Tusk, ha altresì fatto riferimento alla crisi migratoria ed al duro lavoro che è stato necessario al fine di contenere l’ondata di migranti clandestini dalla Turchia e che è stato caratterizzato da lunghe negoziazioni con Ankara. Egli ha successivamente ricordato il grande ruolo svolto dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel, mentre ha criticato duramente chi ha svolto una propaganda anti-immigrazione. Egli si è poi schierato contro le fake news, la manipolazione e l’odio. 

Dopo aver precisato la distinzione tra populismo e popolarismo, a conclusione del suo discorso, Tusk ha preso di mira gli “autocrati” i populisti e, senza nominarlo direttamente, il primo ministro ungherese Viktor Orbán, definendo il proprio partito responsabile ed irresponsabili quelli figli dell’onda del populismo.  “Dopo cinque anni sono stufo di essere il capo burocrate europeo. Sono pronto a combattere” ha concluso Donald Tusk.

Bookreporter Settembre

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