Zuzana Čaputová è la prima Presidente donna in Slovacchia

Il 30 marzo, con il 58% dei consensi, l’avvocata ambientalista, Zuzana Čaputová, ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali, ponendosi come la prima donna slovacca al capo del Paese.

Di orientamento liberale ed europeista, favorevole al matrimonio ed alle adozioni per le coppie omosessuali, in un Paese in cui non sono ancora legali, la Presidente neoeletta è la vicepresidente del piccolo e nuovo partito Slovacchia Progressista, nato nel 2017 e attualmente sprovvisto di seggi in Parlamento.

Dopo una campagna elettorale focalizzata sulla lotta contro la corruzione, Čaputová ha battuto, con una solida maggioranza, il suo avversario Maroš Šefčovič, già vicepresidente della Commissione europea e commissario europeo per l’unione energetica, esponente del partito di centro sinistra Direzione-Socialdemocrazia (Smer – sociálna demokracia) – partito che nel 1990 raccolse i socialisti dopo lo scioglimento del Partito comunista slovacco. Šefčovič è stato membro del Partito comunista negli anni 80 ed attualmente è impegnato nel promuovere i valori cristiani e quelli della famiglia.

Čaputová è alla sua prima esperienza politica, ma questo non le ha impedito di conquistare il ruolo di Capo di Stato, seppur il Presidente della Repubblica in Slovacchia abbia perlopiù una funzione cerimoniale e di rappresentanza. Tuttavia, il Presidente slovacco ha un ruolo centrale nell’ambito del tema della corruzione, con un potere di veto nella nomina dei magistrati e giudici.

La candidatura di Čaputová, sostenuta dal Capo di Stato uscente, Andrej Kiska, ha assunto un valore maggiore dopo l’omicidio, a febbraio, del giornalista Ján Kuciak e della sua compagna Marina Kušníro. Il giornalista stava lavorando su un’inchiesta relativa ad alcuni casi di corruzione di politici ed uomini di affari e l’omicidio ha generato una serie di proteste antigovernative ed una crisi politica, con le conseguenti dimissioni del primo ministro Robert Fico, leader del partito Direzione-Socialista, accusato di creare un clima ostile alla libertà di stampa. Il drammatico evento ha inciso fortemente sull’opinione pubblica e sulla classe politica slovacca: in occasione del primo anniversario del duplice omicidio una rivista locale ha titolato “La morte che ha cambiato la Slovacchia”.

Non a caso, proprio pochi giorni prima dell’elezione, il 28 marzo, il Parlamento europeo ha accusato la Slovacchia, così come Malta, della persistenza di gravi lacune nello Stato di diritto, ammonendo le crescenti minacce nei confronti dei giornalisti in tutta l’Unione europea.

Dopo la vittoria Čaputová ha acceso una candela in memoria di Kuciak e Kušníro, promettendo di rafforzare l’indipendenza della magistratura.

Čaputová ha catalizzato il consenso del popolo slovacco grazie soprattutto al suo attivismo. In particolare, per quasi 15 anni la neoeletta Presidente della Repubblica slovacca si è opposta alla costruzione di una discarica nella città di Pezinok, in cui convergevano gli interessi di vari politici ed uomini di affari, tra cui l’imprenditore Marian Kocner, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Kuciak e Kušníro. Grazie anche al suo attivismo, la Corte suprema, nel 2013, ha dato ragione alla comunità di Pezinok ed ha vietato la costruzione della discarica.

La sua è dunque una vittoria maturata durante lunghi mesi in piazza, dove dalla resistenza ai nazisti si è passati alla cosiddetta “resistenza contro il male”, vale a dire alla lotta contro il malaffare, ribadendo l’impegno nel ripristinare la fiducia nelle istituzioni statali. “Grandi cose come costruire un Paese nascono lentamente. Noi stiamo solo iniziando, ma saremo tenaci” ha dichiarato commossa Čaputová, invocando umanesimo, solidarietà e trasparenza come suoi principi.

Per i giovani tale elezione rappresenta una svolta verso un futuro migliore ed un autentico cambiamento: “Non tanto in quanto donna- specificano- “ma per le sue battaglie” e dunque l’ambiente, la trasparenza, la lotta alla corruzione, la difesa dei diritti e delle minoranze. Čaputová ha, infatti, dato voce ad un’istanza di cambiamento e di impegno contro le minacce allo Stato di diritto.

Sono molte le ragioni per cui le elezioni presidenziali hanno assunto un peso notevole e simbolico. Tra di esse rileva che la Slovacchia non si presenta più come una Repubblica presidenziale, il potere è saldamente nelle mani del Governo. Inoltre, si è trattato anche di un banco di prova dell’imminente voto europeo, per un Paese che nelle ultime elezioni europee ha registrato il più basso tasso di affluenza alle urne. L’elezione di Čaputová si pone, altresì, come un messaggio al blocco di Visegrad ed alle leadership sovraniste europee, mostrando un’inversione di tendenza rispetto alla prevalenza di destre e populisti, anche perché le forze politiche promotrici di tesi sovraniste non sono approdate al ballottaggio. Si accendono così nuove speranze per gli europeisti, data la politica propugnata da Čaputová in linea con i valori dell’UE. L’Europa dell’est non sembra porsi, dunque, come un blocco populista omogeneo.

 

 

 

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