Copyright, il Parlamento approva la nuova direttiva

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Il 26 marzo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato la nuova e molto discussa direttiva sul diritto d’autore online. Si tratta di uno degli ultimi passaggi prima che tale direttiva diventi effettivamente legge: manca solo l’approvazione del Consiglio dei ministri dell’Unione Europea.

Il processo legislativo di tale materia è iniziato nel 2016, quando la Commissione europea ha proposto di modernizzare le norme sul diritto d’autore dell’UE per la cultura europea, considerandole come parte della strategia del mercato unico digitale. La riforma del copyright dell’UE è un aspetto prioritario per il Parlamento europeo, il Consiglio dell’UE e la Commissione europea: modernizza le norme europee che risalgono al 2001, quando non esistevano social media, video on demand, musei che digitalizzano le collezioni d’arte e così via; l’accordo attuale sul diritto d’autore ha proprio lo scopo di adeguare tale aspetto all’era digitale. Diversi sono stati i passaggi per arrivare alla direttiva votata il 26 marzo; non sono mancati intensi dibattiti a livello parlamentare, politico e di opinione pubblica che hanno coinvolto sia esperti di diritto che attivisti e piattaforme online. Uno dei motivi dell’intenso dibattito, che ha comportato il respingimento della direttiva a luglio 2018, è stato il disaccordo per quanto riguarda gli articoli 11 e 13 della direttiva. L’articolo 11 in particolare prevede un compenso per gli editori da parte delle piattaforme online, mentre l’articolo 13 una maggiore responsabilizzazione delle piattaforme per le violazioni dei diritti d’autore; i più critici pensavano che tali riforme, per il modo in cui erano state concepite, potessero essere pericolose per la libera diffusione delle informazioni online.

Una volta modificata, la direttiva è stata approvata a settembre in via preliminare e a marzo in via definitiva con 348 voti favorevoli, 274 contrari e 36 astensioni. Si tratta di una votazione importante se si considerano i diversi dibattiti e le divergenze anche all’interno degli stessi partiti del Parlamento europeo, come quello del PPE e di S&D. La commissaria Ue al digitale Mariya Gabriel ha dichiarato di essere in un “momento cruciale per la cultura europea, per l’economia digitale, per la difesa dei nostri valori Ue”, aggiungendo che “la nuova direttiva permetterà di adeguare il diritto d’autore al Ventunesimo secolo a vantaggio di autori, interpreti, giornalisti, editori, produttori di film e musicali”.

Per ciò che riguarda i contenuti, la direttiva sul diritto d’autore protegge la libertà di espressione, un valore fondamentale dell’Unione europea. Stabilisce salvaguardie per gli utenti: ovunque in Europa l’uso di opere esistenti per scopi di citazione, critica, caricatura e parodia sono esplicitamente consentiti. Inoltre, gli interessi degli utenti sono preservati attraverso meccanismi efficaci per contestare qualsiasi rimozione ingiustificata dei loro contenuti da parte delle piattaforme. Dunque, se non per tali aspetti, la direttiva non andrà ad incidere direttamente sugli utenti. Si concentra invece sugli attori principali che caricano i propri contenuti online: la direttiva migliora la posizione dei creatori nei loro negoziati con le grandi piattaforme che traggono del beneficio dal loro contenuto. Scrittori, giornalisti, cantanti, musicisti e attori troveranno più facile negoziare degli accordi con i loro editori e produttori. Si coinvolgono poi anche le organizzazioni di ricerca, università, scuole e musei che potranno utilizzare più contenuti online. Ad essere direttamente coinvolti sono i cosiddetti “Giganti del web” – Youtube, Facebook, Google News – che dovranno condividere i ricavi con artisti e giornalisti: si aumentano le possibilità dei titolari dei diritti di negoziare accordi migliori sulla remunerazione che deriva dall’utilizzo delle loro opere presenti in Internet. Le piattaforme saranno direttamente responsabili dei contenuti caricati sul loro sito, così da fornire di conseguenza agli editori di notizie il diritto di negoziare accordi.

Si potrà poi chiedere una remunerazione aggiuntiva e proporzionata a quelli che sono effettivamente i benefici che hanno i distributori. L’accordo continuerà a garantire che Internet resti un luogo caratterizzato da libertà di espressione: il passo importante sta nella remunerazione dei creatori dei contenuti. Gli utenti potranno continuare a caricare contenuti sulle piattaforme online, che ospiteranno i contenuti caricati a condizione che venga rispettato il diritto dei creatori a una remunerazione equa; le piattaforme non devono trarre guadagno dal materiale creato da persone che non abbiano ricevuto un compenso. Non tutte le piattaforme saranno coinvolte: il caricamento di contenuti su enciclopedie online senza fini commerciali come ad esempio Wikipedia o su piattaforme per la condivisione di software open source, è escluso dall’obbligo di rispettare le nuove regole sul copyright. Il Parlamento ha ritenuto opportuno ascoltare le preoccupazioni di tali piattaforme – tra cui anche Wikipedia Italia – escludendole dalla direttiva in questione.

Il relatore Axel Voss (EPP, DE) ha dichiarato: “Questo accordo è un passo importante per correggere una situazione che ha permesso a poche aziende di guadagnare ingenti somme di denaro senza remunerare adeguatamente le migliaia di creativi e giornalisti da cui dipendono” aggiungendo che “si tratta di un accordo che protegge la vita delle persone, salvaguarda la democrazia difendendo un panorama mediatico diversificato, rafforza la libertà di espressione e incoraggia la creazione di nuove imprese e lo sviluppo tecnologico. Aiuta a rendere Internet pronta per il futuro, uno spazio a beneficio di tutti, non solo di pochi potenti”.

Per quanto riguarda i successivi step, la direttiva dell’UE deve essere approvata dal Consiglio dell’UE per poi essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Dopo due anni dalla pubblicazione, la legge entrerà in vigore.

Bookreporter Settembre

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