GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

Monthly archive

Dicembre 2018

Russia: l’UE rinnova le sanzioni economiche

EUROPA di

Il 21 dicembre 2018 il Consiglio ha prorogato le sanzioni economiche nei confronti della Russia per il suo intervento in Ucraina per altri sei mesi, fino al 31 luglio 2019. L’Ucraina è uno dei partner prioritari per l’Unione europea, anche nell’ambito del partenariato orientale, ed infatti l’Unione europea sostiene l’Ucraina nella garanzia di un futuro stabile, prospero e democratico. In particolare, dalla primavera 2014, l’Unione Europea ha rafforzato il suo sostegno alle riforme economiche e politiche in Ucraina.

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Migrazione e frontiere: nuovi finanziamenti per Grecia, Italia, Cipro e Croazia

EUROPA di

Affrontare la crisi dei rifugiati e gestire le frontiere esterne sono gli obiettivi primari che l’Unione europea si pone nel quadro del complesso fenomeno dell’immigrazione. In tale prospettiva la Commissione Europea ha deciso di stanziare nuovi contributi economici, pari a 305 milioni di euro, destinati agli Stati membri che si trovano in prima linea, “sotto pressione” nel fronteggiare i flussi migratori qualiGrecia, Italia, Cipro e Croazia.

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Alleanza Unione Europea – Africa al centro del Forum di alto livello

AFRICA di

Il 18 dicembre si è tenuto a Vienna un forum di alto livello tra Unione Europea e Africa per fornire uno spazio ai leader europei e africani, insieme ai CEO di importanti società globali, start-up e altre parti interessate, per riflettere e confrontarsi su cosa occorre fare per assicurare prosperità e competitività in entrambi i continenti, nonché per approfondire la relazione in tutti i suoi aspetti con un’attenzione specifica per una cooperazione anche digitale. Hanno partecipato al Forum Sebastian Kurz, cancelliere federale della Repubblica d’Austria; Paul Kagame, Presidente della Repubblica del Ruanda; Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea; Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione africana; Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo.

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Belgio: la questione dell’immigrazione al centro della crisi politica

EUROPA di

Dopo aver perso il sostegno della Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA), il partito fiammingo indipendentista di destra nonché il principale partito di governo il quale occupa il maggior numero di seggi nelle due camere del Parlamento federale, e dopo il rifiuto del Partito Socialista e dei Verdi, all’opposizione, di sostenere il nuovo governo di minoranza fino alle prossime elezioni federali del 26 maggio, il Primo Ministro belga, Charles Michel, ha annunciato le sue dimissioni al Parlamento e le ha presentate al Re Filippo del Belgio. Quest’ultimo ha chiesto a Michel di restare in carica, seppur con poteri ridotti, per permettere ai partiti di giungere ad un accordo e formare una nuova alleanza.

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Per affrontare la carenza di manodopera, l’integrazione socioeconomica dei migranti è essenziale, affermano i partecipanti alla discussione dell’OSCE a Vienna

EUROPA di

VIENNA, 18 dicembre 2018 – Per affrontare la carenza di manodopera e consentire ai migranti di essere una risorsa per i paesi di origine e destinazione, l’integrazione socio-economica è essenziale, hanno detto i partecipanti alla conferenza dell’OSCE che si è tenuta oggi a Vienna in occasione della Giornata internazionale dei migranti.

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UE – Giappone: il più grande accordo commerciale bilaterale negoziato dall’Unione Europea

EUROPA di

Un’intesa senza precedenti. Mercoledì 12 dicembre, l’Europarlamento, riunitosi in plenaria a Strasburgo, ha approvato l’Economic Partnership Agreement (EPA), l’accordo di partenariato economico tra Unione Europea e Giappone, che andrà a coprire un’area pari ad un terzo del PIL mondiale, la più grande ricoperta fino ad ora da un accordo commerciale bilaterale.

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Il ritorno di Giuseppe Buccino Grimaldi a Tripoli: il “nuovo” ambasciatore italiano in Libia.

AFRICA di

Già stato in Libia in qualità di ambasciatore, da settembre del 2011 al febbraio del 2015, per il diplomatico napoletano è un ritorno in terra libica. Il generale Haftar ha dato il suo consenso al ritorno di un rappresentante italiano nel Paese. Perrone, invece, viene inviato a Teheran.

Il Consiglio dei Ministri ha nominato il “nuovo” ambasciatore italiano in Libia. Giuseppe Buccino Grimaldi è il nostro nuovo rappresentante a Tripoli, sostituendo Giuseppe Perrone, che invece andrà a rappresentarci in Iran. Per l’ambasciatore Buccino è un ritorno nel paese nordafricano, dove aveva già attuato dal settembre 2011 al febbraio del 2015, quando la nostra ambasciata era stata  evacuata e chiusa per ragioni di sicurezza.

Buccino, come detto, prende il posto di Perrone, che aveva riaperto l’ambasciata italiana all’inizio del 2017, in veste di unico ambasciatore europeo ed occidentale presente a Tripoli. Quest’ultimo era stato richiamato in patria, nell’agosto del 2018, dopo una contestata intervista ed un emittente televisivo libico, nella quale aveva sottolineato come non ci fossero le condizioni di sicurezza per poter andare alle elezioni in tempi brevi, ed in conseguenza della quale era stato dichiarato come “persona non gradita” dal feldmaresciallo Haftar. Lo stesso Haftar, capo delle milizie della Cirenaica, negli ultimi tempi sosteneva che tutti gli ostacoli erano stati superati e che non ci fosse ormai più nessun problema ad un ritorno dell’ambasciatore nel suo Paese.

Buccino Grimaldi è un diplomatico di grande esperienza. Nel 1991 è all’ambasciata italiania di Beirut, nella fase di ricostruzione successiva alla guerra civile; dopo tre anni, nel 1994, viene scelto all’interno della Rappresentanza permanente d’Italia presso l’UE a Bruxelles: nei primi anni si è occupato delle relazioni con i paesi dell’Europa centrale ed orientale; negli ultimi due anni, invece,  ha seguito le questioni istituzionali della Conferenza intergovernativa di Amsterdam. Da aprile del 2004 a luglio 2008 attua all’ambasciata italiana di Doha, in Qatar, per poi assumere fino al 2011 l’ufficio diplomatico  presso la Presidenza della Repubblica. Prima di essere richiamato per il ritorno in Libia, aveva assunto l’incarico, dal maggio del 2015, di Direttore Generale per l’UE presso la Farnesina.

In questi giorni, Khalifa Haftar dovrebbe incontrarsi con Fayez al Serraj, il Presidente del Consiglio presidenziale e Primo Ministro del Governo di Accordo Nazionale tripolino, a Bruxelles, in un confronto mediato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Se le fonti venissero confermate, sarebbe il secondo incontro in un mese fra i due contendenti al potere, dopo quello avvenuto alla Conferenza di Palermo, il 13 novembre scorso.

Recentemente il feldmaresciallo è stato in Egitto per confrontarsi con responsabili governativi egiziani sui rapporti fra i due paesi nordafricani e sugli ultimi sviluppi della questione libica. Haftar ha voluto esaminare la possibilità di un consolidamento delle relazioni con l’Egitto e del controllo delle frontiere per cercare di evitare tentativi di infiltrazioni terroristiche e di collaborare attraverso uno scambio di informazioni e dati contro le formazioni terroristiche che operano sul territorio.

Di Mario Savina

Parte la campagna di sensibilizzazione della Croce Rossa “non sono un bersaglio”,

SICUREZZA di

“NON SONO UN BERSAGLIO” è un grido, un appello di civiltà e una Campagna internazionale con un focus specifico sulla situazione nazionale, voluta dalla Croce Rossa Italiana per denunciare il costante intensificarsi di attacchi agli operatori sanitari nei teatri di conflitti in tutto il mondo, ma anche in “insospettabili” contesti come le città e le provincie italiane. L’iniziativa lanciata oggi è un “work in progress” che si svilupperà fino al 17 febbraio 2019 e oltre, attraverso spot e visual a diffusione nazionale e che culminerà nella settimana dal 10 al 17 febbraio con un Convegno Internazionale a Roma. Ma “NON SONO UN BERSAGLIO” è anche l’occasione per il lancio di un “Osservatorio” della Croce Rossa Italiana sulle aggressioni subite dai suoi operatori, con l’intento di censire i rischi legati al volontariato durante le attività svolte, evidenziare i contesti di maggior pericolo, fino ad arrivare all’elaborazione di proposte concrete.

Non è trascorsa una settimana, negli ultimi due anni, senza che il CICR (Comitato Internazionale di Croce Rossa, l’Istituzione indipendente e neutrale che protegge e assiste le vittime della guerra e della violenza armata) abbia registrato un episodio di violenza contro l’assistenza sanitaria: circa1300 incidenti in 16 Paesi in conflitto o colpiti da altre emergenze. Cifre incredibili e scioccanti. Oltre alle vittime immediate, gli attacchi al personale e alle strutture sanitarie continuano a uccidere migliaia di persone come “conseguenza”, “effetto collaterale”: ossia privandole dell’accesso a un servizio vitale. In guerra esistono delle regole che devono essere rispettate. Attaccare postazioni o personale sanitario viola le norme basilari del diritto internazionale umanitario ed è preoccupante questo tentativo di “normalizzare” gli attacchi verso ospedali, ambulanze e operatori sanitari. Un tentativo che ci fa fare unsalto indietro di 150 anni nella conduzione dei conflitti armati e su cui dobbiamo agire. Dal 2017, anno del lancio dell’hashtag, Croce Rossa italiana aderisce alla campagna virale #NotATarget, nell’ambito della più ampia iniziativa “Health Care in Danger”, lanciata sempre dal CICR a seguito della tragedia di alcuni operatori e volontari uccisi in Afghanistan e, poco prima, anche in Nigeria e in Siria. In occasione di “NON SONO UN BERSAGLIO” sarà lanciato il relativo hashtag  #NotATargetItaly.

Questo tipo di violenze si associa sempre a scenari “lontani”, a Paesi coinvolti da conflitti bellici o di altro tipo. La percezione europea e italiana è che siano aberrazioni che non ci riguardano. Niente di più falso. Tenendo conto dei logici distinguo, la Croce Rossa Italiana ha ritenuto sostanziale denunciare, attraverso “NON SONO UN BERSAGLIO”, una realtà semisconosciuta o spesso sottovalutata che ci coinvolge “da vicino” e che riguarda anche (e non solo) i volontari CRI: quella delle violenze ai danni dei nostri operatori e/o strutture sanitarie.

Sono 3.000 i casi registrati in quest’ultimo anno, a fronte di solo 1.200 denunce all’Inail. Si tratta di aggressioni a medici e infermieri in ospedale, nei Pronto Soccorso e nei presidi medici assistenziali sparsi per il nostro Paese. Un’urgenza che si sta trasformando in emergenza nazionale. Da nord a sud. Altro drammatico aspetto è quello delle aggressioni agli operatori delle ambulanze e dei danneggiamenti ai mezzi stessi. Non esistono statistiche esatte sul fenomeno ecco perché la CRI ha deciso di istituire l’Osservatorio, proprio per colmare questa lacuna e fornire dati attendibili.

Abbiamo chiesto al vice Presidente Valastro chi è il “bersaglio” su cui viene posta l’attenzione?

Il “bersaglio” sono gli operatori sanitari e i volontari della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Per intenderci, parliamo di quello che tragicamente è accaduto in Siria, ma anche in altri Paesi mediorientali o africani e in quei luoghi dove ci sono crisi protratte o situazioni di pericolo dovute a guerre, sommosse, rivoluzioni. Sono costantemente, quotidianamente presi di mira i presidi sanitari, sia quelli con il personale qualificato, ma anche le ambulanze guidate dai soccorritori che possono portare le persone presso i punti in cui ricevono il primo soccorso. Assistiamo a un costante sviluppo della barbarie. Stiamo tornando a logiche di assedio medievale.

Quali sono le conseguenze?

Si tratta di una situazione inaccettabile. Il Movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ha posto l’accento su questo aspetto più volte, oggi rimarcato da Croce Rossa Italiana attraverso la Campagna “Non sono un bersaglio”. Perché l’attacco agli operatori sanitari in generale e ai luoghi di cura è doppio: non si colpiscono soltanto quelle persone che non sono un target di guerra e che forniscono aiuto, ma si attaccano tutti i cittadini e i militari che potrebbero essere salvati. Fare violenza su un medico, un infermiere, un soccorritore significa impedire ai civili di poter ricevere le cure adeguate.

Quali leggi viola questo stato di cose?

Questo atteggiamento viola in maniera palese le Convenzioni di Ginevra. Noi sappiamo che l’idea che ebbe Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa, era proprio quella di creare delle società di soccorso che non fossero parte nel conflitto. Non essendo parte del conflitto, gli attori che prendono parte ai soccorsi non dovrebbero essere attaccati. Questa idea venne consacrata nelle Convenzioni di Ginevra che, forse qualcuno lo avrà dimenticato, sono tuttora vigenti. Queste ultime, unitamente ad altri strumenti del Diritto Internazionale Umanitario, ci ricordano la neutralità del personale sanitario. E’ un principio giuridico e non solo morale, non dimentichiamocelo.

“Non sono un bersaglio” vuole porre l’attenzione anche sulle aggressioni agli operatori sanitari del nostro Paese. Non siamo in un teatro bellico, dunque che tipo di violenze subiscono?

La Croce Rossa Italiana aveva già denunciato questo stato di cose negli scorsi anni, ad esempio all’ONU nel 2017 e attraverso i media nazionali e internazionali. L’avere accettato passivamente che gli attacchi al personale sanitario fossero tollerati nelle zone di guerra, per quanto come ho già detto giuridicamente e moralmente inaccettabili, ha portato a un’altra conseguenza che avevamo preannunciato: il non rispetto in generale del personale sanitario, anche nel nostro Paese. Questo è avvenuto da nord al sud: volontari della CRI vengono aggrediti, malmenati, tirati fuori dalle ambulanze sempre più di frequente. Sono all’ordine del giorno gli attacchi contro postazioni di continuità assistenziale come le guardie mediche, i Pronto Soccorsi, gli ospedali. Assistiamo a una situazione di mancanza totale di rispetto per la persona che svolge questo lavoro o lo fa per volontariato.

Al di là della diffusione di dati e informazioni, la Campagna propone azioni concrete. Quali sono?

Oltre a un’azione di diffusione molto forte volta a informare e, soprattutto, mobilitare le coscienze, “Non sono un bersaglio” si pone l’obiettivo di azioni concrete: a partire da un grande Convegno internazionale con il coinvolgimento di tutto l’associazionismo che si occupa di assistenza sanitaria e di tutela della salute, comprese le regioni che hanno il servizio del 118. Da oggi è anche attivo un Osservatorio per la denuncia di illeciti che sfocerà in un Report e la diffusione di informazioni e consigli pratici per tutto il territorio. Riguardo quest’ultimo, avremo la presenza di nostri volontari e di personale qualificato come i nostri Istruttori DIU, nelle piazze d’Italia per diffondere materiali nelle scuole e nelle piazze e realizzare postazioni informative.

Cosa possono fare, in concreto, le Istituzioni e i Governi?

In questo panorama i Governi e le Istituzioni hanno un ruolo assolutamente determinante. Sono loro, in quanto parti integranti delle Convenzioni di Ginevra, a poter porre l’attenzione sulla questione del rispetto degli operatori sanitari nelle zone di pericolo. Attraverso “Non sono un bersaglio” vogliamo svolgere un’azione di advocacy sul territorio e di mobilitazione generale, nazionale e internazionale. Questo è l’obiettivo: far conoscere a tutti quella che è diventata una vera e propria emergenza.

Redazione
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