Una stele di troppo: la battaglia di Cassino non è ancora finita

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Ci sono luoghi, in Europa, intrisi di sangue e di memoria, che non sono uguali a tutti gli altri. Come non tutti uguali sono i morti lasciati dalla guerra.

Ce lo ha ricordato la vicenda della progettata inaugurazione, il 18 marzo 2018 a Cassino di una stele in memoria dei paracadutisti tedeschi del 1944, promossa dall’Associazione albergatori della cittadina laziale e dall’Associazione Paracadutisti Tedeschi.

La stele era stata installata davanti alla “grotta Foltin”, un’ampia caverna, alla base delle pendici di Montecassino, dove era stato installato il comando tedesco del capitano Ferdinand Foltin. La grotta, come la vicina area dell’ex hotel cosiddetto Continental, sono tra i luoghi storici della “Battaglia di Cassino” (che oggi possono essere ritrovati e conosciuti meglio grazie a all’App  “Montecassino e Linea Gustav”).

La stele “a memoria e monito” – che avrebbe dovuto avere anche (secondo la locandina affissa in città e pubblicata sul web dagli organizzatori) la benedizione dell’abate di Montecassino, dom Donato Ogliari – aveva espliciti riferimenti commemorativi alla Prima Divisione paracadutisti che operò in quel luogo nel 1944 e che si macchiò, prima e dopo Cassino, di stragi orrende e inumane di civili, anche donne e bambini.

Anche senza la specifica insegna militare dell’epoca, quel “monumento”  ha scatenato – 74 anni dopo – una serie di durissime reazioni che hanno portato il sindaco di Cassino,  Carlo Maria D’Alessandro, a far annullare in extremis la cerimonia.

 “Qualsiasi iniziativa che possa turbare la memoria e la sensibilità della nostra città deve essere sospesa” – ha scritto il sindaco in un post su Facebook – “Cassino è città della pace. Il ricordo per chi ha perso la vita in questa terra per la nostra libertà e quella dei nostri figli, deve unire e non provocare divisione.

Due giorni prima era sceso in campo – dopo la durissima presa di posizione dell’ANPI, l’Associazione nazionale partigiani – anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che aveva espresso “stupore e profonda inquietudine” per quello che considerava “un gesto grave, una ferita alla memoria della guerra di liberazione e un’offesa alla comprensione della storia” e condanna di “iniziative come questa”, ricordando a tutti che “bisogna onorare i caduti, i morti di tutte le guerre e le violenze senza umiliare la storia, senza fare a pezzi un passato comune, un patrimonio che ci appartiene”.

Tutto è cominciato dalla pubblicazione sui social della locandina che annunciava l’evento, e che aveva in evidenza proprio un paracadute. I primi a protestare sono stati Alberto Priero, uno dei più noti studiosi della “Battaglia di Cassino”, e l’architetto Pietro Rogacien, presidente della Fondazione del Museo Memoriale del 2 ° Corpo polacco e molto attivo nella difesa della memoria dei soldati polacchi che, dopo decine di episodi eroici, presero alla fine la vetta dell’Abbazia di Montecassino ridotta dai bombardamenti degli Alleati a un cumulo di macerie.

E’ stata poi la volta di un lungo post pubblicato il 14 marzo sulla pagina Facebook  dell’App “Montecassino e Linea Gustav”, intitolato “Grotta Foltin, una stele ingiusta”, firmato da Nando Tasciotti, giornalista e saggista, autore di un recente libro, “Montecassino 1944”.

 “Di solito – ha ricordato, tra l’altro, Tasciotti –  queste iniziative in certi settori vengono motivate con la “riconciliazione”. Dopo oltre 70 anni, in realtà, ci sarebbe solo da riconoscere – da parte di chi si attarda – che quella guerra è stata voluta e provocata da regimi infami, e voltar pagina. E’ quel che hanno già fatto da tempo in Germania, con la Legge Fondamentale del 1949; da noi è un capitolo chiuso, con il varo della nostra Costituzione nel ’48. Siamo infatti già da tempo solidamente amici e alleati del popolo tedesco e della Repubblica Federale di Germania

“Gli obiettivi “riconciliatori” dei promotori di quella stele – spiega Tasciotti –  sarebbero sintetizzati da una targa in tre lingue che compare sotto il paracadute: “In Memoria e Monito di tutti i Soldati caduti nel 1944 durante la sanguinosa Battaglia di Cassino e delle Vittime Civili di quella terribile guerra”. “E’ una frase ambigua – commenta lo scrittore – per la sua estensione… ad ampio spettro. E potrebbe anche comparire, allora, tale e quale, per assurdo, anche sotto qualche stele che qualche associazione di reduci marocchini decidesse di venire a sponsorizzare per “riconciliarci” per le “marocchinate”…! 

Se invece si vuol proprio mettere in quel luogo qualcosa di “Memoria e Monito”, osserva Tasciotti – occorrerebbe sforzarsi di dare evidenza simbolica” alla “dicotomia intrinseca” e al “crudele quesito” di cui aveva parlato Irmgard Maria Fellner, vice-ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania, nella cerimonia al cimitero militare tedesco a Caira (una frazione di Cassino) il scorso 19 novembre 2017.

In quella occasione la Fellner aveva giustamente parlato di “Un difficile atto di equilibrismo”: “I caduti – si era chiesta, proprio in mezzo a quelle 20 mila tombe di soldati germanici! – sono stati vittime o colpevoli di un regime tedesco criminale, oppure sono stati entrambi? Penso anche alla disperazione che avrà colto alcuni caduti in punto di morte, sopraffatti dal dubbio di aver rappresentato un regime ignobile. Penso anche alla vergogna collettiva di noi tedeschi di fronte alla storia. Sì, è un difficile atto di equilibrismo, soffermarsi vicino alle tombe di questi uomini che hanno dato la loro vita per il loro Paese sapendo, allo stesso tempo, che non possiamo essere orgogliosi di questo sacrificio, anzi che non è ammesso esserne orgogliosi”.

Sono parole di grande sofferenza umana, ideologica, e di straordinaria efficacia democratica. Fanno riflettere tutti”, è stato il commento di Tasciotti. “Sono parole di onestà storica che, ovviamente, anche noi italiani dovremmo saper pronunciare nei confronti dei greci, degli etiopi, dei somali, ecc., di tutti quelli che gli italiani sono andati ad aggredire a casa loro; così come dovrebbero fare tutti quelli che, in ogni parte del mondo, vìolano i diritti universali dell’uomo e dei popoli”.

 

di Cesare Protettì

Bookreporter Settembre

1 Comment

  1. Perche’ non si pone la stessa enfasie e si esplicitano le stesse condanne per quei selvaggi detti genericamente “marocchini” che, risalendo la penisola nella seconda guerra mondiale, hanno violentato donne, uomini e bambini ovunque passavano?
    Di loro si parla soltanto come i “liberatori” ma le porcherie che hanno fatto contro una popolazione italiana inerme sono state uguali o perfino peggiori di quanto abbiano fatto i tedeschi

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