Elezioni in Germania: l’importanza della formazione del nuovo Regierung

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Le elezioni politiche tedesche si sono tenute a Settembre 2017, ma da allora non abbiamo ancora un governo stabile nella Germania Federale. L’assenza di una maggioranza all’interno dell’esecutivo sta danneggiando la Germania e la sua credibilità agli occhi dei suoi cittadini. In questi ultimi mesi, infatti, il paese tedesco sta vivendo una delle sue peggiori crisi politiche dal 1950.

Come sappiamo, è stata riconfermata nuovamente la nomina come Cancelliere ad Angela Merkel, che, ormai, svolge questo ruolo dal 2005. Nonostante la sua vittoria politica, la nota dolente è che il partito, di cui è rappresentante (CDU), non è riuscito a raggiungere la maggioranza necessaria per la formazione dell’esecutivo. Questo risultato è stato segnato dall’insoddisfazione generale del corpo elettorale, che ha in queste elezioni manifestato la mancata condivisione di alcune politiche portate avanti dalla Cancelliera, tra le quali quelle riguardanti il fenomeno delle migrazioni e il loro ingresso, più o meno incrollato, in Germania. Dalle attuali elezioni, infatti, è risultato che il partito della Merkel, il CDU, abbia raggiunto solo il 32,9% dei voti, perdendo ben 8% rispetto al passato. Il CDU non è stato l’unico partito ad accusare gli esiti di questi elezioni. Infatti, a seguirlo vi sono stati FDP, che ha raggiunto i minimi storici, appena il 10% (conquistando solo 80 seggi) e il SPD, avendo raggiunto solo il 20% dei voti. Ciò che è apparso incredibile è stato, invece, il risultato ottenuto da parte del partito AfD, conosciuto per essere un partito estremista e Xenofobo, che ha conquistato un’ottima posizione dal risultato elettorale. La sua “vittoria” è un’ulteriore dimostrazione della mancata adesione del popolo tedesco alle politiche condotte negli ultimi quattro anni. Ma cosa comportano di fatto queste elezioni?

Il mancato raggiungimento della maggioranza minima richiesta ha dato inizio a diversi tentativi per creare delle coalizioni governative, tra le quali, la più famosa è stata la coalizione Jamaika, che prende il nome dal colore dei partiti di cui si sarebbe dovuta comporre CDU, CSU (la spalla bavarese del CDU, più rigida su specifici temi), i Grünen e i FdP. Fin dall’inizio erano numerosi i dubbi sull’effettiva riuscita di questa alleanza.

Per quale ragione, si era giunti a queste considerazioni? Semplicemente perché nessuno dei suddetti partiti era disposto a trovare compromessi e a ritrattare le proprio posizioni, al fine di far funzionare quest’alleanza politica. I problemi maggiori, infatti, sarebbero sorti in relazione al tema immigrati: il partito bavarese CSU proponeva la fissazione di un tetto massimo d’ingressi annuali non superiore ai 200 mila, mentre i Grünen, al contrario, volevano che si portasse avanti una politica più flessibile, comprendendo il cosiddetto Familiennachzug (ricongiungimento famigliare). In realtà, nelle giornate di novembre, prima del 19, erano state fatte delle proposte-compromesso da parte dei Verdi, che avrebbero accettato la richiesta del CSU del limite sugli ingressi, ma in cambio, chiedevano che venisse escluso dal tetto delle 200 mila persone, coloro che facevano richiesta per il ricongiungimento familiare. Questo tema è stato il principale punto di frizione tra i due partiti, dal momento che, secondo le affermazioni dei Verdi, è “inumano escludere, chi già per legge ha diritto alla protezione, non permettendogli di aver accesso al ricongiungimento famigliare” Nella giornata del 19 Novembre 2017, la Cancelliera, Angela Merkel, avrebbe dovuto presentare la formazione definitiva del suo governo, che, invece, non si era ancora formato, proprio per i contrasti esistenti su specifici temi: migranti, come sopra indicato, ma anche la nomina di alcune figure istituzionali, tra le quali il Ministro della Finanza e il Ministro degli Affari esteri. Non solo a questo si aggiungono anche le notevoli differenze, che caratterizzano il modo di portare avanti una politica europea. I principali punti di tensione si sarebbero concentrati sull’esportazione delle armi e nella rete commerciale tedesca. Per quanto riguarda il traffico delle armi, negli ultimi mesi la Germania è stata coinvolta nella questione Arabia Saudita-Yemen, quando è stato reso pubblico, che molte delle armi vendute all’Arabia Saudita provenissero dalla Germania. Secondo i Grünen, la Germania dovrebbe astenersi da qualsiasi coinvolgimento in questa guerra, infatti nel corso del 2017, anche a seguito di questo episodio, il Paese Tedesco ha vissuto ben due momenti di crisi governativa, di cui uno a Marzo ed uno subito dopo ad Aprile, che hanno evidenziato le incertezze e instabilità del governo. Al di là di queste fondamentali difficoltà e della mancanza di punti d’incontri sul tema migranti, il fallimento della coalizione Jamaika è stato determinato dal ritiro da parte dei Liberali, FDP, di cui il leader, Lindner, ha espressamente detto “Meglio non governare, che governare male”.

Altri problemi sono apparsi sul fronte Schulz, segretario del SDP, il quale avrebbe affermato, che egli non sarebbe mai stato favorevole, almeno inizialmente, ad una grande coalizione, come quella Jamaika. Date queste dichiarazioni, l’unica soluzione che si era prospettata alla Cancelliera era la formazione di una coalizione con il partito di estrema sinistra, die Linke, nati dalla scissione dal SDP, ma a questa proposta si è opposto il secco rifiuto della CSU baverese, che non aveva alcuna intenzione di spostarsi così a sinistra. Novembre, di conseguenza, ha costituito per il neo-governo tedesco un futuro incerto: accettare di non avere la maggioranza e governare con una minoranza, consci che l’esecutivo sarebbe stato sempre un bersaglio facile per l’opposizione, oppure tornare nuovamente alle elezioni. Per la prima volta dopo il 1950, la Germania sta vivendo un periodo storico-politico particolarmente difficile, in cui i più grandi partiti hanno subito delle pesanti sconfitte. La vicinanza a delle nuovi elezioni sembrava sempre più vicina, soprattutto dopo quattro settimane di consultazioni, che si sono concluse con l’archiviazione definitiva della coalizione Jamaika. Invece, ad oggi stiamo aspettando gli esiti dei sondaggi e delle consultazioni, che termineranno venerdì 15 Dicembre e che chiariranno se sarà possibile avviare una coalizione tra l’Unione (CDU/CSU) e SDP di Schulz. Negli ultimi giorni ha iniziato ad echeggiare nell’aria il termine KoKo, ossia Kooperation-Koalition (Cooperazione-Coalizione). Anche in questo caso sembrerebbero nascere dei problemi riguardo i progetti proposti dal SDP, tra cui una nuova assicurazione civile da fornire ai cittadini. In particolare, le opposizioni proverrebbero da parte del CSU ritenendo, a maggioranza, che non sarebbe una soluzione percorribile, oltretutto perché verrebbe a costituire solamente un peso economico per la maggior parte degli assicurati.

Nella serata di mercoledì 13 Dicembre, si è dato avvio al primo round di sondaggi e consultazioni elettorali, per capire se vi è, effettivamente, la possibilità di creare questa KoKo tra CDU/CSU e SPD. L’incontro ha visto la partecipazione di tutti e tre i segretari dei partiti: Merkel, Seehofer (dalla parte bavarese) e Schulz. Nonostante gli sforzi e le consultazioni, molte perplessità si sollevano circa l’effettiva capacità e stabilità di questa cooperazione. Si parte, infatti, dal presupposto che i partiti, in particolare CSU e SDP si scontrano riguardo a taluni argomenti: l’assicurazione cittadina, la politica da applicare nei confronti degli immigrati, in particolare sul tema ricongiungimento famigliare. Tutti elementi che sembrano suggerire la presenza di numerosi ostacoli per la realizzazione di questa alleanza.

Inoltre, vi sono anche delle resistenze all’interno dello stesso SDP, dove taluni membri del partito non sono interessati ad una coalizione con un governo, che nell’arco di tre mesi, non è riuscito a formare una maggioranza, ma che anzi è stato anche fortemente criticato da uno dei suoi principali alleati politici, i liberali FDP. Non mancano, poi, delle critiche sulla credibilità del partito guidato da Schulz, da parte dei Die Linke, come ha affermato recentemente al Frankfurter Allgemeine, Tanja Kipping, segretario dei Die Linke, “ Il Partito SDP si sta dimostrando insicuro e timoroso delle sue scelte. Ad occhi esterni, sembra che non sappia esattamente cosa voglia”.

Sotto un profilo europeo, la mancata formazione del governo tedesco comporta paure ed incertezze anche per gli europei, che auspicano quanto prima possibile la formazione del Bundesregierung. Infatti, la convocazione di nuove elezioni non è agli occhi degli Stati Membri dell’UE la soluzione migliore, anche perché, a seguito di una nuova tornata elettorale, i risultati potrebbero sostanzialmente cambiare e, magari, in meglio per l’Alternative für Deutschland (AfD), di cui teme la riuscita elettorale soprattutto la Grecia. Tuttavia, la Germania non rimane l’unico caso che non è riuscita a formare un governo di maggioranza, concluse le tornate elettorali: eccezione fatta per l’Italia, anche l’Olanda sperimentò un lungo periodo di crisi, che coprì un arco di tempo di 220 giorni, fino a raggiungere il nuovo governo. Paesi come l’Austria, invece, hanno affermato che il risultato delle elezioni politiche non poteva che essere lo specchio della mancata attenzione da parte del governo tedesco a talune dinamiche, che, invece, avrebbero meritato maggiore cura da parte dell’esecutivo. Lo stesso Macron, Presidente della Francia, ha affermato che se la Merkel si fosse legata ai liberali, allora il suo governo non sarebbe potuto andare avanti per molto e, proprio alla luce di queste considerazioni, chiedeva, quanto prima la convocazione a nuove elezioni.

Nel frattempo, venerdì 15 si sono tenute le consultazioni elettorali per sapere definitivamente se l’SPD parteciperà a questa coalizione. In questa occasione, tutte le parti hanno convenuto che le consultazioni dovranno riprendere da inizio gennaio, ma che l’SPD dovrà dare una risposta definitiva l’11 gennaio, così che entro il 14 si potrà pianificare l’ingresso al Parlamento dell’SPD.

In poche parole, ciò significa che fino al 2018, se tutto va secondo la scaletta programmata, la Germania non avrà un governo federale formato e questa situazione è tanto critica dagli esponenti dell’Unione (CDU/CSU), che dichiarano “non si possono fare esperimenti”, quanto da parte di alcuni esponenti del SPD.

 

Bookreporter Settembre

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