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Errori sanitari: in Italia non esistono dati o stime credibili

in CRONACA by

Pubblicato il nuovo report sulla sanità dello studio Chirini.  La colpa è quasi sempre di problemi organizzativi e raramente può essere solo del singolo medico. In Italia non esistono dati aggiornati e credibili sugli errori sanitari, nemmeno stime attendibili. I dati che riportano una diminuzione delle domande di risarcimento, diffusi dalle statistiche, non tengono conto della prassi sempre più diffusa dell’“autoritenzione del rischio sanitario”, ossia il fondo destinato a risarcire i pazienti, che le strutture accantonano per non dover ricorrere alle compagnie assicurative.

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Lazio, Giannini (Lega) : Zingaretti pensi alla Regione

in POLITICA by

“A margine della presentazione del bando Innova Venture, il presidente Nicola Zingaretti si è lasciato andare in alcune dichiarazioni al limite del paradosso. Pontifica infatti una realtà virtuale che crea solo illusione e vane aspettative per i cittadini della nostra regione. Si dovrebbe concentrare maggiormente sui lavori del Consiglio e lasciare da parte la mera propaganda elettorale, che lo vede protagonista da qualche mese a questa parte, perché la realtà purtroppo è ben diversa”. Così in una nota, il consigliere regionale del Lazio della Lega, Daniele Giannini.

”Soltanto nel mese di giugno siamo usciti dall’esercizio provvisorio con l’approvazione del Bilancio di previsione 2018-2020 – continua il consigliere – e nonostante i grandi proclami, la sanità della nostra regione, allo sbando totale, si trova ancora nella morsa del commissariamento che, con molta probabilità, si chiuderà il 31 dicembre. Proprio in questi giorni ci accingiamo a intraprendere il percorso del collegato al bilancio, con l’approvazione definitiva in aula che quasi certamente slitterà a settembre, con tutto quello che ne comporterà anche per la gestione del personale”

Iraq, concluso il corso per la polizia Irachena dei Carabinieri Italiani

in POLITICA by

– Istruttori dell’Arma dei Carabinieri della Police Task Force – Iraq dell’Operazione Prima Parthica, hanno concluso con successo il “Law Enforcement Course” in favore di 70 militari delle Forze di Polizia irachene della Regione Autonoma del Kurdistan (KPF).

L’attività addestrativa, ha avuto come obiettivo, quello di fornire capacità a svolgere efficacemente un ampio spettro di compiti di Polizia in conformità con lo stato di Diritto, incluso il controllo e sicurezza delle aree urbane e rurali, pattugliamento, capacità di movimento di squadra, procedure di irruzione in abitazioni, all’interno delle quali si era ipotizzato la presenza di potenziali minacce.

In particolare, ci si è concentrati su attività che possono incrementare la sicurezza della popolazione, come organizzare un posto di blocco o reagire prontamente ad atteggiamenti ostili.

L’applicazione di procedure di polizia corrette è fondamentale per costruire, preservare e consolidare il processo di normalizzazione.

Il corso rientra nell’offerta formativa messo a disposizione dalla Police Task Force-Iraq inquadrata nella missione internazionale Operation Inherent Resolve-Prima Parthica.

I rappresentanti delle Forze di Sicurezza Irachene, intervenuti alla cerimonie di consegna degli attestati di partecipazione, hanno espresso grande soddisfazione per l’eccellente livello addestrativo raggiunto dai frequentatori.

La formazione delle forze armate irachene continua a rappresentare una priorità per la coalizione internazionale, ed In tale ottica, l’addestramento di dette forze di sicurezza testimonia lo sforzo nazionale compiuto -ed ancora in atto- per la sconfitta di ISIS e per la stabilizzazione del Paese.

L’Italia contribuisce all’Operazione “INHERENT RESOLVE”, di contrasto al terrorismo internazionale, schierando in Iraq circa  700 soldati dell’Esercito e circa 100 Carabinieri impegnati nell’addestramento delle Forze di Sicurezza irachene e curde (Peshmerga), garantisce la sicurezza dei lavori presso la Diga di Mosul, oltre a fornire un dispositivo di elicotteri che assicura la mobilità ed il trasporto del personale della Coalizione.

La Mafia a Roma? C’è, lo dice la DIA

in EDITORIALE by

L’ultimo rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia descrive in dettaglio la mappa de potete criminale nella capitale, i nomi noti a tutti ma che nessuno conosceva, casamonica, Spada, Fasciani, DiSilvio le famiglie più numerose e importanti del crimine.

Vivono e controllano Roma da decenni forse più, dalle vicende della Banda della Magliana degli anni ottanta che sono state portate a conoscenza del grande pubblico dai film e le serie televisive ispirate a fatti di cronaca e documenti giudiziari.

Tutto vero quindi, usura, prostituzione, spaccio di droga, il tutto gestito con violenza e minacce.

La mappa disegna anche le forti relazioni di questi clan con quelli dell’andrangheta e delle famiglie siciliane che a Roma hanno sempre operato per riciclare il fiume di denaro sporco nella ristorazione, nella gestione di centinaia di imprese a basso profilo, come i garage, nelle costruzioni sopratutto nell’hinterland e nel lungomare.

Magia Capitale quindi non è stato un fenomeno superato ma si è consolidato con l’arresto di uno solo dei suoi capi, Carminati, nelle mani delle altre famiglie.

Uno scenario descritto della Capitale che preoccupa moltissimo se pensate quante possono essere le attività che sono sotto il controllo degli usurai e che magari utilizziamo tutti i giorni, per il momento sono state sequestrate le imprese nelle quali gli indagati erano ufficialmente coinvolti, quelle pulite insomma, ma attenti quando andate in palestra o al supermercato, o a mangiare il pesce in quel ristorantino, probabilmente state anche voi pagando la quota ai padroni di Roma.

Quale è l’auspicio di queste operazioni di Polizia, che si riesca a vedere un processo rapido e che la pena sia adeguata è certa.

L’accusa di associazione di stampo mafioso permetterebbe l’applicazione del 41bis e l’isolamento dei condannati dal loro business.

La criminalità organizzata e un cancro che in questo pesce sta dilagando, di fatto in alcune regioni è diventato il punto di riferimento dei cittadini in difficoltà, in altre la pervasione e così alta che si rischia perderle, è necessaria una cura forte che distrugga questo male senza quartiere e forse questo è il momento visto che i vecchi equilibri politici sono saltati.

Contenere la criminalità organizzata in una percentuale bassa a piacere sarà il primo passo verso un paese più democratico e vivibile.

Thailandia journey 2018, un Foto Workshop sul campo con Gabriele Orlini

in CULTURA by

Gabriele Orlini, fotoreporter di grande esperienza, organizza questo workshop in Thailandia in autunno, un edizione che si ripete quest’anno dopo il successo del 2017.

Un viaggio studio per passionati fotografi che permetterà ai quarti partecipanti di apprendere i trucchi del mestiere di fotoreporter.

“Nel 2017 abbiamo viaggiato nel sud della Thailandia, da Bangkok fino all’isola di Kho Phayam – racconta Gabriele Orlini -Siamo andati alla ricerca dell’antico popolo dei Moken, gli ultimi nomadi del mare.”

“Quest’anno, nel 2018, viaggeremo verso il nord della Thailandia, da Bangkok alle zone di Chiang Mai, situate ai bordi della giungla- continua Orlini – tra templi, monaci e tribù ancestrali.”

COM’È ORGANIZZATO

Thailandia Journey 2018 a cura del fotoreporter Gabriele Orlini con la preziosa collaborazione in loco di Fabio Polese, è un workshop immersivo per sole 4 persone, pensato e progettato per quei fotografi che vogliono accrescere la propria esperienza nella fotografia documentaria, nel fotogiornalismo,nella narrazione.

Durante il viaggio nel nord della Thailandia, fuori da ogni rotta turistica, ogni partecipante seguirà un argomento assegnato, entrerà a contatto diretto con comunità locali e vivrà in prima persona le situazioni e il quotidiano che poi andrà a documentare.

L’obiettivo principale del workshop è quello di acquisire i processi e le esperienze della fotografia documentaria in condizioni di vita “reale”, seguendo un assignment finalizzato a una pubblicazione fotogiornalistica e di reportage.

Un’opportunità unica per lavorare sul campo con tutte le difficoltà e le necessità di una vera commissione, dalla gestione dei contatti in loco al viaggio, alla produzione del materiale, ai tempi spesso molto stretti.

A chiudere la giornata, ogni sera, ci saranno le sessioni di editing del lavoro svolto fino a quel momento. Ampio spazio sarà dedicato anche alla discussione e al confronto. Inoltre, verrà definito il programma del giorno successivo, comprese le eventuali modifiche al percorso di viaggio. La costante guida di Gabriele Orlini garantirà la giusta direzione nello sviluppo del proprio assignment e sarà un continuo supporto per ogni partecipante al lavoro sul campo.

Iscrizioni e maggiori informazioni sul sito https://gabrieleorlini.com/workshop-thailandia-journey-2018

Dammi tre parole, storia di una azienda modello

in CULTURA by

“Dammi tre parole “ e il libro di Silvia Bolzoni che racconta un nuovo modello di azienda, rappresentato dalla Zeta Service”, incentrato sulla persona, in azienda al femminile che negli anni ha saputo raggiungere traguardi importanti e premiata con riconoscimento importanti come il “Women Value Company” della Fondazione Bellisario per la valorizzazione del talento femminile.

Silvia Bolzoni autrice del libro e anche la fondatrice della “Zeta service” con l’80% di presenza femminile si occupa di servizi payroll, amministrazione del personale, consulenza del lavoro e consulenza HR.

EA: dottoressa Bolzoni, vorremmo capire meglio che cosa è ZETA service e perché ha ricevuto tanti premi. Qual è il segreto del successo di zeta service?

Silvia Bolzoni: Ma io non so se c’è un segreto. Comunque, parto dicendo che cosa facciamo. Noi siamo una società di servizi ci occupiamo di paghe e amministrazione del personale, consulenza del lavoro e consulenza sulle risorse umane. Io da sempre lavoro in questo mondo, però il desiderio di creare una mia azienda è nato circa 15 anni fa. È nato da un rimprovero, tra virgolette, perché mi hanno sempre detto di avere un eccessivo orientamento al cliente e alle persone, lavoravo per una società di servizi tra l’altro. Da quel rimprovero è nato il sogno di creare un’azienda fatta, come dico sempre a modo mio, “totalmente incentrata sulle persone”. Poi qualcuno mi ha aiutato a tradure questo eccessivo orientamento al cliente con totale empatia. Io al momento ero rimasta totalmente perplessa perché per lavorare per una società di servizi trovo strano dire che esista questo esagerato orientamento al cliente. Io sono convinta che l’attenzione alle persone sia fondamentale per tutte le aziende ma soprattutto per una società di servizi. Saper far bene il proprio lavoro è quello che il cliente si aspetta ma per fare la differenza credo che sia necessario mettersi nei panni del cliente e comprenderne i bisogni e i problemi. Soprattutto credo che occorra comprendere i loro stati d’animo perché il cliente non è un’entità astratta, è una persona. Quindi questa osservazione l’ho poi trasformata in un valore.

Quando poi ho creato ZETA service 15 anni fa, ho proprio pensato di offrire quei servizi per l’estensione del personale ma mettendo sempre al centro dell’attenzione le persone e, ancora prima del cliente, ho messo la nostra persona. Credo che il segreto sia stato questo perché se tu metti nella condizione di stare bene le persone che lavorano con te, poi per loro automaticamente viene naturale farlo con il cliente. In questo è che poi vi è il successo, perché noi lo indaghiamo attraverso le indagini di soddisfazione e vediamo che i voti più alti sono rivolti alle nostre persone per competenza, disponibilità, gentilezza. È un circolo virtuoso: se stanno bene le persone, sta bene il cliente. Questo anche lavorando bene e portando qualità perché il cliente poi ci dice quanto è contento. Di conseguenza tu torni a casa soddisfatta e questo è il segreto, semplicemente.

EA: un’altra particolarità della vostra azienda è che per l’80% è formato da donne

Silvia Bolzoni: sì, è proprio così. Io da donna e mamma ho provato personalmente quanto sia difficile conciliare vita privata e professionale. Avendo all’interno l’80% donne per me è stato naturale pensare a servizi e benefit mirati per loro proprio pensando a come fare ad aiutare nella conciliazione e a stare bene. Una cosa che abbiamo messo a disposizione, e che alle volte fa sorridere ma poi alla fine invece è di grande aiuto, è avere un maggiordomo. C’è chi desidererebbe avere un maggiordomo in casa, bene, noi lo abbiamo in azienda. È una persona che è pagata dalla azienda e si occupa di tutte le nostre commissioni. Dal portare l’auto al lavaggio, al cambio gomme, dal meccanico per guasti, al ritiro di pacchi che arrivano da Amazon, che ormai qui abbiamo tante persone giovani che ordinano tutto online e anche la spesa viene recapitata in azienda. C’è anche il rapporto con la lavanderia che ritira e consegna in ufficio. Poi organizza per noi le visite mediche. Le visite sono anche mirate come il senologo. Vengono organizzate delle giornate dove viene messo a disposizione il medico come il cardiologo, l’oculista o il fisioterapista. È tutto tempo che si risparmia nella vita privata e riusciamo a garantire tutto. Comunque quello che più viene apprezzato, queste sono cose che aiutano sicuramente, è anche la libertà nell’organizzare il proprio lavoro. Dal momento che una persona ha le competenze di gestire in autonomia il proprio lavoro, noi diamo la possibilità di lavorare a casa, oltre allo smart working, anche per periodi lunghi in caso di problemi con bambini o genitori. C’è comunque un orario flessibile, quello che conta è il risultato. Come dicevo prima noi operiamo attraverso indagini di soddisfazione dei nostri clienti, quindi anche in questo abbiamo visto che viene molto apprezzato dalla nostra persona. Che si trova a casa o in azienda, la disponibilità verso il cliente c’è sempre.

EA: oltre che imprenditrice è anche autrice del libro dammi tre parole, nel quale raccontate alcune cose importanti della vostra esperienza. Uno degli argomenti è il progetto libellula, ce ne vuole parlare?

Silvia Bolzoni: si, allora questo libro lo abbiamo scritto noi. Io dico noi perché poi è stato anche un lavoro di team e mi hanno aiutato le persone che lavorano con me. Noi lo abbiamo scritto in occasione dei nostri primi 15 anni. Abbiamo fatto tante cose in questi 15 anni perché non riportarle tutte in un libro? Infatti, questo libro non è una storia di ZETA service scritta in ordine cronologico ma raccontiamo storie, attività, fatti, descritti anche attraverso le nostre emozioni e rimportando le nostre emozioni, i nostri valori. Per arrivare al progetto libellula, le voglio dire che nel nostro mestiere è indispensabile la formazione perché la normativa è cambiata tantissimo, quindi le nostre persone devono essere formate. Oltre a questo tipo di formazione noi mettiamo a disposizione ai nostri collaboratori formazione anche sui temi che sono soft. Parlo di formazione trasversale come l’ascolto, l’accettazione di sé o l’autostima. Tutto ciò è utile per crescere in queste competenze che sono poi utili alla persona ma anche, in questo caso, all’azienda. Per quanto riguarda il progetto libellula, cosa è successo? Noi alcuni corsi di formazione li abbiamo sostituiti, proposti in una modalità diversa, cioè attraverso progetti di responsabilità sociale e abbiamo organizzato diversi progetti, uno tra questi con la casa di accoglienza iannacci che è proprio qui vicino a noi. In ultimo recente il progetto libellula. Che cosa vuol dire? è il primo network di aziende unite contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. Noi pensiamo che la maggior parte del nostro tempo presso l’azienda e cosa chiediamo alle aziende? Chiediamo di inserire nella loro formazione anche corsi che aiutano le persone sull’accettazione di sé, sull’autostima, sulla violenza di genere e questo progetto porta proprio ad aiutare chi non sappiamo. perché chiaramente abbiamo all’interno dell’azienda tante donne ma non sai se queste persone hanno o subiscono violenza, anche psicologica. Da un’indagine che noi proponiamo emerge una certa situazione, tipo i MUP. Dopo aver letto questa analisi si cerca di comprendere che tipo di formazione l’azienda deve portare all’interno per aiutare, appunto, a cercare di portare una cultura. infatti, lo slogan dice “entra la cultura, esce la violenza”. Lavoriamo in questo modo, ecco.

EA: quali sono i progetti futuri di ZETA service?

Silvia Bolzoni: ogni anno adottiamo un tema specifico di indirizzo. L’anno scorso era sulla bellezza, che poi richiamava il progetto libellula. Quest’anno è l’anno della felicità perché noi pensiamo di aver compreso come rendere felice un posto di lavoro e quindi inseriamo e proponiamo diversa formazione legata a questo tema ma anche attraverso delle attività. Quindi ogni anno andiamo insieme alle nostre persone a pensare cosa oltre il nostro lavoro, perché il nostro lavoro deve continuare, e per questo ci aiutano perché alla fine dico sempre “ragazzi questo nostro modo di fare ci aiuta tantissimo ad alzare la soddisfazione dei clienti”, quindi a fidelizzarlo. In questo modo si interessa a più servizi e così possiamo investire in ricerca e sviluppo, in formazione delle nostre persone e in progetti di responsabilità sociale, continuare a sostenerli. Allora io vi ho citato due progetti, uno con le case di accoglienza, uno con i network del progetto libellula contro la violenza sulle donne. Questi due progetti dovremmo sostenerli per diverso tempo, anni.

Week end di fuoco per chi va al mare, ancora incendi sulla Colombo

in CRONACA by

Ancora una giornata di disagi per i romani che vogliono aggiungere il mare di Ostia, incendi e restringimenti di carreggiata bloccano l’arteria principale della città verso il mare.

Causa la mancata manutenzione del verde sono cominciati anche quest’anno gli incendi stavolta anche sulla carreggiata.

“Come ogni stagione estiva puntualmente ecco svilupparsi l’ennesimo incendio su una delle principali strade di collegamento tra Roma e il litorale romano di Ostia cioè la oramai famosissima Cristoforo Colombo – denuncia il consigliere del gruppo misto Francesco Figliomeni – Sono infatti numerose le segnalazioni arrivate in queste ore da chi cerca disperatamente di raggiungere il mare con gravi ripercussioni sulla viabilità causa un incendio sviluppatosi sulla carreggiata, frutto oramai di un totale abbandono in cui versano alcune aree verdi e sulle quali non vengono eseguite le periodiche operazioni di sfalcio dell’erba e le potature delle essenze arboree con le conseguenze che sono ormai sotto gli occhi di tutti, e ciò nonostante varie nostre segnalazioni tra cui una dettagliata interrogazione di circa un mese fa nella quale segnalavamo il rischio incendi.”

A nulla valgono però sia le segnalazioni che le interrogazioni che vengono fatte in sede di consiglio perché a quanto pare nulla viene fatto per risolvere il problema salvi proclami YouTube e Facebook per far mantenere la calma ai cittadini ormai esasperati.

Sembra sempre più chiaro l’obiettivo del Sindaco ovvero quello di non spendere soldi per la manutenzione e la cura della città a beneficio di una riduzione del debito che già viene pubblicizzata come una vittoria dal movimento.

“Ci chiediamo quale sia la reale intenzione di questa Amministrazione grillina oramai allo sbando su più fronti per fronteggiare con urgenza tale criticità adottando misure incisive per la salvaguardia dell’incolumità pubblica a continua Figliomeni nella sua nota pervenuta in redazione – anziché pronunciare semplici spot fini a se stessi. Invitiamo la sindaca di Roma Virginia Raggi a prendere visione dell’articolo 54 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali (D.legs.n.267/2000) che attribuisce espressamente al Sindaco il potere di adottare provvedimenti contingibili ed urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che ne minacciano l’incolumita’

Vos thalassa, ecco cosa è successo

in CRONACA by

Disperato si barconi fatiscenti avevano abbandonato le coste libiche in sessanta, per affrontare dopo avere pagato i trafficanti il viaggio in mare verso l’Europa.

Purtroppo come spesso accade hanno dovuto chiedere aiuto e la nave Vos Thalassa che era in quel quadrante ha risposto alla richiesta di aiuto come da codice internazionale è imbarcato i sessanta migranti.

Il gruppo però ha cominciato a dare segni di nervosismo all’avvicinarsi della Guardia Costiera Libica che , sempre per i suddetti codici internazionali di condotta in tema di SAR, sono responsabili per la zona e tenuti a prendere in carico i naviganti in difficoltà per riportarli in Libia.

A questo punto il gruppo ha preso in ostaggio l’equipaggio costringendolo a chiedere aiuto alla Guardia Costiera italiana che è intervenuta con la Nave “Diciotti”

Il comandante della Von Thalassa in diverse comunicazioni anche via mail alla Centrale operativa della Guardia costiera a Roma, ha segnalato una situazione di grave pericolo per la security della nave e del suo equipaggio, composto da 12 marittimi, tutti di nazionalità italiana, causato da atteggiamenti minacciosi nei confronti dell’equipaggio stesso da parte di alcuni migranti . Alla luce della situazione sopra descritta e a seguito di ulteriori comunicazioni tra il comandante del Vos Thalassa e la Centrale operativa della Guardia costiera, si è reso necessario far intervenire nave Diciotti della Guardia Costiera, a tutela dell’incolumità dell’equipaggio”, fa sapere la Guardia Costiera Italiana in una nota.

Dopo il trasbordo dei migranti sulla nave Diciotti la Vos Thalassa ha proseguito per la sua rotta mentre per i migranti che hanno preso parte ricatto verso l’equipaggio saranno identificati. Indagati.

Su questo punto il ministro degli Interni, Salvini è stato molto chiaro: “Su Nave Diciotti stiamo ragionando. Se qualcuno ha fatto qualcosa che va al di là della legge, se sbarca finisce in galera non in un centro d’accoglienza”.

Anche se del gruppo di 58 uomini 3 donne e 6 minori solo due sembra abbiamo effettivamente tentato di intimorire l’equipaggio per potersi allontanare dalle coste libro, questo non giustifica l’atto di violenza.

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