Lo stallo su cassa depositi e prestiti. Tria capro espiatorio!

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Il governo Conte sarà ricordato sicuramente come l’esecutivo dei record. Nella bacheca di palazzo Chigi si è aggiunto l’ennesimo primato, quello delle nomine!!! Slitta infatti per la quinta volta l’assemblea Cassa depositi e prestiti.

Cassa depositi e prestiti è la generatrice di tutte le nomine, è primo vero banco di prova degli equilibri nel governo e, al tempo stesso, tra il governo e la finanza italiana.

Salta lo schema previsto dal Tesoro, che prevedeva come amministratore delegato Dario Scannapieco, attuale direttore della Banca europea degli investimenti in Italia molto stimato anche da Mario Draghi.

Il problema è serio. Giancarlo Giorgetti, in un angolo del Transatlantico mentre il Parlamento è impegnato a votare i quattro sconosciuti del nuovo cda Rai, perennemente attaccato al telefono, dove passa il traffico dei dossier che contano: sussurra “Siamo ancora in alto mare”.

È in questa confusione che il problema si intreccia allo spin dei partiti, per cui Tria sta già diventando un “capro espiatorio” della paralisi sulle nomine, un po’ come Boeri lo è stato sui dati dell’Inps e la Ragioneria sulla questione della relazione tecnica, secondo un riflesso per cui non c’è una difficoltà frutto dell’incapacità, ma una manina all’opera per ostacolare il grande cambiamento. Stavolta tocca a Tria, perché il ministro, raccontano, “non fa squadra”.

Tria che ancora non ha firmato le deleghe alla Castelli e a Gravaglia, Tria che si muove con riservatezza e con altrettanta riservatezza opera il suo staff, chiuso nella rigidità di un comportamento più istituzionale che politico, quasi rispondesse più ad “altri” che ai titolari della mitica sovranità popolare. Dove gli altri sono il Quirinale, l’Europa verso la quale il ministro è stato particolarmente attento a non aprire linee di conflitto sui conti.

È l’antica retorica dello strapotere del Tesoro.

Ecco, se lo spin avvalora la tesi della compattezza tra i due soci di governo da un lato e il Tesoro dall’altro che ostacola, frena e pone problemi, le difficoltà nella spartizione del potere rivelano un governo a tre motori, uno leghista, uno a Cinque stelle, uno tecnico, senza che palazzo Chigi riesca a interpretare il ruolo di punto di riferimento comune. E questo è un problema.

Giuseppe Conte intanto giustifica tutta l’imbarazzante teatrino dichiarando che “Il problema non è se ci sono divergenze sulle nomine: la Cdp è uno strumento chiave per la politica nazionale, ha un rilievo strategico e quindi vogliamo meditare bene. Ci stiamo riflettendo bene per non sbagliare”.

Cosa accadrà con la legge di Bilancio dopo la pausa estiva se le premesse sono queste?

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