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Luis Sepùlveda ci ha lasciati pochi giorni fa, il 16 aprile, anche lui vittima del Covid-19

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Lo scrittore cileno nacque il 4 ottobre 1949 a Ovalle e per lui fu fondamentale la figura del nonno paterno Gerardo Sepùlveda Tapia con il quale crebbe a Valparaíso e fu un anarchico andaluso condannato a morte durante la guerra civile spagnola; un altro punto di riferimento fu lo zio Pepe anche lui anarchico. Saranno loro a trasmettergli la passione per la letteratura e le prime letture del giovane Luis saranno i romanzi d’avventura di Cervantes, Salgari, Conrad e Melville. Quindicenne si iscrisse alla Gioventù Comunista e ben presto iniziò a scrivere racconti per il quotidiano Clarin. A vent’anni scrisse il suo primo libro Crònicas de Pedro Nadieche gli valse il Premio Casa de las Americas e una borsa di studio che gli permise di seguire i corsi di drammaturgia presso l’Università Lomonosov di Mosca.

Rimase nella capitale sovietica solo pochi mesi perché venne espulso con l’accusa di «atteggiamenti contro la morale proletaria» in quanto avrebbe avuto contatti con i dissidenti, ma secondo altri avrebbe avuto una relazione con un’insegnante di letteratura slava, moglie del presidente dell’Istituto di ricerche marxiste. Tornato in Cile ebbe forti scontri con il padre, abbandonò la Gioventù Comunista e si iscrisse all’Esercito di Liberazione Nazionale in Bolivia dove si traferì.

Tornato in Cile conseguì il diploma di regista teatrale, fece il giornalista radiofonico, allestì spettacoli e gestì una cooperativa agricola. Aderì al Partito Socialista ed entrò nella guardia personale di Salvador Allende. In seguito al colpo di Stato di Augusto Pinochet del 1973, Sepùlveda venne arrestato e torturato.

Per sette lunghi mesi fu recluso in una cella che non gli consentì di alzarsi in piedi e, in seguito alle pressioni di Amnesty International che si mobilitò più volte in suo aiuto, venne liberato e condannato a 8 anni di esilio. Tuttavia trascorse 2 anni e mezzo nelle prigioni cilene e dopo iniziò il suo vagabondaggio all’estero: prima in Svezia, poi in Uruguay e Paraguay e nell’Ecuador dove riprese la sua attività di regista. Partecipò ad una missione dell’UNESCO in Amazzonia tra gli Shuar spedizione che aveva lo scopo di studiare l’impatto della civiltà sugliindiose vivendo a stretto contatto con loro capì che il marxismo-leninismo che aveva studiato da giovane era inapplicabile a questa etnia. Questa esperienza gli ispirò il primo libro che ottenne un successo internazionale:Il vecchio che leggeva romanzi d’amore.

Nel 1978 raggiunse il Nicaragua e si arruolò nelle Brigate Internazionali Simon Bolivar e in seguito alla vittoria della rivoluzione sandinista lavorò come giornalista. L’anno successivo viaggiò in Europa stabilendosi ad Amburgo perché affascinato dalla letteratura tedesca in particolare dai romantici Novalis e Höderlin: in carcere infatti ne apprese la lingua. Lavorò ancora come giornalista e viaggiò in Sudamerica e Africa. Visse a lungo in Francia di cui prese la cittadinanza.

Dal 1982 al 1987 lavorò come membro degli equipaggi di Greenpeace sulle navi e dal 1989 potè ritornare in Cile, ma visse in Spagna dal 1996 al 27 febbraio 2020.

Contagiato dal Coronavirus mentre si trovava in Portogallo ospite del festival letterario Correntes d’Escritas,è stato ricoverato a Oviedo dove muore senza ancora aver compito 70 anni.

Lo scrittore di origine cilena ha sposato in prime nozze la poetessa Carmen Yáñez (anche lei contagiata), che gli ha dato un figlio. Dopo aver divorziato si è unito in matrimonio con Margarita Seven, una cittadina tedesca, dalla quale divorzierà. In seguito ha risposato Carmen.

Le sue opere più famose tra cui si possono citare: La gabbianella e il gatto che le insegnò a volare, Il mondo alla fine del mondo el’ultimoStoria della balena bianca raccontata da lei stessa del 2018,sono pubblicate in italiano da Guanda.

Sepùlveda ottenne anche il Premio Piero Chiara alla carriera nel 2014 e il Premio Alessandro Manzoni nel 2015.

Ricevette anche delle onorificenze dalle istituzioni italiane come Dottore Honoris Causa dalla Facoltà di Lettere presso l’Università di Urbino e la cittadinanza onoraria del comune di Pietrasanta in provincia di Lucca.

 

Di Franco Brogioli

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