Salerno Letteratura Festival

Ritorna Salerno Letteratura: i dieci anni del Festival

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Tutto pronto per la prima giornata di Salerno Letteratura, in programma dal 18 al 25 giugno. L’inaugurazione, alla presenza delle istituzioni, si terrà oggi alle ore 11:00 presso la chiesa dell’Addolorata. Questa nuova edizione, che festeggerà anche il decimo compleanno del famosissimo Festival Salernitano, sarà, come si legge sul sito ufficiale, “un’occasione per ripercorrere le tappe di una strada fatta insieme e per immaginare il futuro”. I temi scelti saranno due: felicità e rivoluzione. 

Il giornalista Paolo Pagliaro, autore di “Cinque domande fondamentali sull’Italia. I dilemmi di un paese inquieto” (Il Mulino), dialogherà con Gennaro Carillo, che con Paolo Di Paolo è co-direttore artistico del festival. 

Tantissimi ospiti, tanta musica e tanta letteratura: è la formula di quest’anno. La prolusione inaugurale, in occasione del decennale, è stata affidata all’inviata Francesca Mannocchi che, accompagnata da Gennaro Carillo, proporrà al pubblico di Salerno Letteratura una riflessione sulla guerra e sul dolore: “Mi sono chiesta spesso in questi mesi di guerra in Ucraina se la guerra sia più un affare di chi combatte rischiando di morire o di chi resta, impegnato nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, di chi è a casa ad aspettare chi combatte o in esilio cercando di proteggere i più deboli, bambini e anziani”. 

Abbiamo fatto due chiacchiere con Daria Limatola, organizzatrice e curatrice del programma ragazzi. Ecco quello che ci ha raccontato:

Questo è il primo dopo due anni di pandemia. Com’è stata gestita l’organizzazione nei due anni precedenti e cosa è cambiato quest’anno con le riaperture? Quali sono le aspettative di questa nuova edizione di Salerno Letteratura?

In realtà, per noi non è cambiato molto. Perché noi siamo stati tra i pochissimi a poter organizzare l’evento anche nel 2020. Abbiamo fatto un’edizione del Festival completamente in presenza, il tutto organizzato in piena sicurezza e rispettando le norme vigenti. L’unica eccezione è stata che quell’anno abbiamo spostato Salerno Letteratura in luglio, perché il permesso di fare eventi fu dato il 15 maggio e quindi non ce l’avremmo fatta ad organizzare tutto in tempo per le nostre solite date, che cadono, appunto, intorno alla terza settimana di giugno. Anche in quel momento difficile, comunque, siamo riusciti ad organizzare 120 eventi in presenza, è stato un vero e proprio record. L’anno scorso le regole di accesso ai luoghi erano le stesse, ma piano piano siamo tornati alle nostre dimensioni abituali, di circa 150 eventi, ed è stato anche lì un grande Festival, che ha visto protagonisti nomi importantissimi come Olga Tokarczuk, Jhumpa Lahiri e tanti altri. Questo anche perché gli autori stranieri volevano viaggiare, dopo gli anni di pandemia. Quest’anno è il nostro decennale, le restrizioni non ci sono più, è notizia di pochi giorni fa che le mascherine non sono più obbligatorie, piano piano stiamo tornando alla normalità e quindi si, diciamo che sicuramente ci aspettiamo un grande evento e una grande, grandissima affluenza.

È interessante il nome del Premio “Salerno Libro d’Europa”, quindi l’idea di voler ampliare il bacino letterario non solo alla letteratura nostrana, ma a tutta la letteratura europea. Che significato assume?

Il Premio è stato fondato da Francesco Durante, che oggi non c’è più, uno dei due fondatori del Festival insieme a Ines Mainieri. Quello che lui voleva era proprio portare in città giovani autori, autori promettenti, e coinvolgere anche una giuria popolare che conferisse questo premio. Negli anni le aspettative sono state mantenute: già da qualche anno, infatti, il premio è anche sostenuto da Bper Banca, un grande sponsor nazionale. La giuria coinvolge anche studenti universitari, lettori e autori giovanissimi che trattano temi a noi vicini. Si crea proprio un momento di confronto nel quale si raccontano storie che riguardano tutti. Quest’anno Deborah Feldman racconterà della sua esperienza di fuga da una comunità religiosa molto stretta, ma anche il libro di Zannoni sarà molto interessante, così come tanti altri. Insomma, autori giovani e temi freschi, interessanti, che riguardano tutti: malattia, ambiente, identità di genere, transessualità, droghe. Si parlerà di vita vissuta, qualcosa con la quale tutti possono identificarsi.

I temi scelti saranno due: felicità e rivoluzione, citando una famosissima frase di Pasolini. Nella prolusione inaugurale, però, Francesca Mannocchi tratterà il tema della guerra e del dolore, correlato alla situazione attuale della guerra in Ucraina. Possiamo dire che questo tema, insieme agli altri, sarà un altro filo conduttore di questa edizione? Come entrerà nelle varie giornate?

La Sezione Pasoliniana attraverserà un po’ tutto il Festival e si, la frase è: “Non è per la felicità che si fa la rivoluzione?”. Credo che in qualche maniera si leghi anche al tema della guerra e della sofferenza. Faremo un’intervista video ad Ilya Kaminsky, un poeta ucraino che vive negli Stati Uniti che ha scritto un bellissimo libro, “Repubblica sorda”, e durante l’intervista leggerà una poesia che mi ha colpito molto, nella quale si avverte tutta la sua sofferenza. Lui accusa l’Occidente di essere sordo alle richieste degli ucraini. E credo che infondo, nonostante il fatto che quando abbiamo scelto il tema del Festival la guerra in Ucraina ancora non esisteva, questi due aspetti in qualche modo si leghino, credo che un filo conduttore è venuto fuori.

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