L’Italia si avvia al voto con una legge elettorale che non piace a nessuno
Votata con la fiducia, criticata da molti degli esponenti politici, la legge elettorale è stata approvata con 375 voti favorevoli e 215 voti sfavorevoli .
Il NO è stato portato avanti da M5S, Mdp, Sinistra italiana, FdI e mentre il fronte del SI è rappresentato dall’asse Pd-FI-Lega-Ap a cui si devono aggiungere i socialisti, Svp, centristi, Scelta civica e buona parte del Gruppo misto.
Il governo festeggia il risultato mentre fuori dalle porte del parlamento protesta il M5S che chiede a gran voce al Presidente della Repubblica di non firmarla denunciando ancora una volta la casta di aver tolto al cittadino il diritto di voto.
Si perché questa legge elettorale cosi come è stata presentata e approvata da una parte tutela nei collegi uninominali i leader di partito e i fedelissimi della direzione, dall’altra con un complesso calcolo delle preferenze e di multi candidature non permette all’elettore di responsabilizzare il suo candidato.
Il voto di fiducia non ha permesso di approfondire il dibattito in parlamento che ha riguardato solo aspetti estremamente marginali come le Urne in Plexiglas e le candidature italiane nei collegi esteri che molti hanno interpretato come una norma Salva – Impresentabili.
Questa legge ha il solo vantaggio per chi ha una posizione di rilievo all’interno dei partiti di potersi garantire una rielezione nei collegi uninominali e di poter comodamente epurare gli indesiderati nei collegi con il voto proporzionale.
In linea generale la mancata introduzione di un forte premio di maggioranza consegnerà al paese un vincitore che non potrà governare con il suo programma ma dovrà ragionare con una delle forze politiche avversarie per realizzare una coalizione di governo, un avversario che non condividerà molto probabilmente nessuna delle principali proposte di governo.
Il paese si avvia dunque ad affrontare una tornata elettorale durissima con una altissima probabilità di non riuscire a vedere il proprio candidato eletto nel collegio di residenza magari in un’altra regione senza poter in alcun modo verificare il suo operato.
Nel tentativo di eliminare la cattiva abitudine del clientelarismo la politica odierna è riuscita ad azzerare qualsiasi coinvolgimento dell’elettorato alla vita politica del paese, a sottrarsi dalla responsabilità di rispondere del proprio operato come rappresentanti degli elettori e di far aumentare l’astensionismo alle urne.