Francia, chiusura di 14 reattori nucleari per un approvvigionamento differenziato
Électricité de France (EDF), la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia, ha presentato un piano per la chiusura, entro il 2035, di 14 reattori nucleari in 7 centrali presenti nel territorio nazionale. Si tratta dei reattori più vecchi, vale a dire a più alto rischio e con la manutenzione più complessa. Le 7 centrali interessate non saranno eliminate, bensì lavoreranno a metà servizio.
Il piano di EDF
La scadenza per il processo di chiusura è fissata tra 15 anni ma già durante quest’anno verranno spenti due reattori, al confine con la Germania, nella località di Fessenheim. Gli altri reattori sono presenti negli impianti di Blayais, Bugey, Chinon, Cruas, Dampierre, Gravelines e Tricastin.
Puntare sull’energia rinnovabile e liberarsi dei reattori più vecchi sono gli obiettivi del piano presentato da EDF al Governo, con la prospettiva di un passaggio dalla condizione attuale in cui oltre il 70% di energia è prodotta dalle centrali nucleari, ad un approvvigionamento maggiormente differenziato. Nel dettaglio, l’obiettivo è un calo del 20% dell’energia proveniente dalle centrali nucleari entro il 2035.
“Il principio generale sarà quello di spegnere i reattori, escluso Fessenheim, al termine della loro quinta interruzione decennale, vale a dire spegnimenti tra il 2029 e il 2035” come si legge nella prima versione della Programmazione pluriennale dell’energia, che stabilisce le priorità del Governo per l’azione energetica nella Francia continentale nei prossimi sei anni. Il testo sarà sottoposto alla consultazione pubblica fino al 19 febbraio.
Maxence Cordiez, ingegnere nel settore energetico, ha posto l’accento sull’importanza della fusione tra la necessaria lotta contro il cambiamento climatico e la volontà politica di chiudere le centrali nucleari ai massimi livelli dello stato.
L’azione del Governo
Da parte sua, il Governo francese ha stanziato 1 miliardo e 800 milioni di euro per la produzione del biogas. Un altro campo che attira molto l’amministrazione francese è l’eolico: la scommessa è quella di raddoppiare l’energia prodotta da pale off shore, sfruttando l’oceano. “La visualizzazione di una traiettoria leggibile e anticipata consentirà alle regioni e ai dipendenti di prepararsi meglio, iniziare la loro conversione con largo anticipo e strutturare il settore dello smantellamento. Porterà inoltre visibilità a tutte le parti interessate nel sistema elettrico per i loro investimenti”, ha aggiunto il Governo francese.
La Ministra della transizione ecologica e solidale, Élisabeth Borne in un’intervista rilasciata lunedì 20 gennaio al quotidiano Le Monde, ha dichiarato: “Questa è la prima strategia nazionale a basse emissioni di carbonio che fornisce una traiettoria settore per settore per raggiungere il neutralità del carbonio a metà del secolo”. La Ministra ha poi aggiunto “Diamo obiettivi credibili, che traduciamo in azione, spegnendo il primo reattore della centrale di Fessenheim a febbraio e spegnendo le centrali a carbone”.
François Brottes, il Presidente del Consiglio Direttivo di Réseau de Transport d’Électricité (RTE) -il gestore della trasmissione di elettricità- ha spiegato in una conferenza stampa che “Entro il 2030, 45 GW di carbone saranno chiusi (equivalente di 45 reattori nucleari), 27 reattori nucleari entro il 2035 tra Francia e paesi vicini in Europa. Questo è ciò che è in gioco, è la decarbonizzazione”.
I precedenti
L’attenzione della Francia al tema della differenziazione energetica è riconducibile a due eventi: la canicola estiva, che ha costretto a spegnere le centrali nucleari per il rischio di surriscaldamento, ed un recente terremoto di 5,4 gradi sulla scala Richter al Sud Est del Paese che ha fatto temere il peggio per una centrale, spenta per qualche giorno. In particolare, dopo quest’ultimo evento l’associazione “Sortir du nucleaire”, che milita per l’abbandono del nucleare ha ricordato che le centrali nucleari sono a norma per scosse fino a 5,2, mentre è stata espressa un’opinione diversa dal Direttore dell’Agenzia per la sicurezza nucleare Rémy Catteau, il quale ha dichiarato che “le installazioni sono pensate per resistere a scosse molto più elevate”. L’indice SMS (Sisma maggiorato di sicurezza) è stato calcolato nuovamente in seguito al disastro di Fukushima: è superiore al terremoto più grave che verosimilmente può prodursi una volta ogni mille anni, e che nel caso del Sud della Francia risale all’8 agosto 1873 di 4,7 gradi sulla scala Richter, a Chateauneuf-du-Rhone, a pochi chilometri dall’attuale centrale di Tricastin.
Un sondaggio pubblicato lo scorso giugno ha mostrato che il 69% della popolazione francese ritiene che l’energia nucleare contribuisca al cambiamento climatico. Date le sfide poste dal cambiamento climatico, l’obiettivo è evitare un atteggiamento sia irresponsabile che pericoloso.
Attualmente sono 417 i reattori nucleari esistenti al mondo e i Paesi che li gestiscono sono 31. È importante sottolineare, tuttavia, che la costruzione di centrali è diminuita negli ultimi 5 anni a causa del disastro di Fukushima del 2011, dovuto principalmente allo tsunami che ha seguito il terremoto di Tohoku.