GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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laura sacher

Qual’è stato l’evento che vi ha colpito di più nel 2017?

BOOKREPORTER di

In questa puntata di bookreporter le risposte degli ascoltatori al nostro Domandone, ” Qual’è stato l’evento di politica internazionale che ti ha colpito di più nel 2017″, il commento degli eventi in corso, dalla crisi della Corea del Nord all’intifada a Gerusalemme, il cinema di Laura Laportella tra Star Wars e il mondo reale di ieri e di oggi. Buon Ascolto!!!

Dopo le ideologie la politica dello spazio

POLITICA di

Dopo l’epoca delle ideologie, quella dello spazio? La politica in un mondo più complesso

Si è concluso così il ciclo di conferenze organizzate dal prof. Edoardo Boria grazie alla collaborazione della Società Geografica Italiana, ponendosi il quesito circa il ruolo nel mondo attuale della geopolitica e se si può parlare di una nuova ideologia di spazio. Prima degli interventi degli ospiti è stato proiettato parte del filmato prodotto dal prof. Boria “Cos’è la geopolitica?” da cui è stato interessante notare dei fili conduttori di tutte le varie interviste dei professori o esperti presenti nel video sul tema di cui sopra: la fine del bipolarismo in seguito alla II guerra mondiale rappresentata come una tra le cause principali della ripartenza e riscoperta del termine “geopolitica” e tutti gli studi ad essa connessi, la globalizzazione come il fenomeno unificatore ma altresì fornente l’opportunità con cui ritrovare un’unità politica ed infine la riterritorializzazione in quanto segnale del bisogno della componente geografica insieme a quella politica. Accanto ciò molti studiosi notano con dispiacere dell’ “abuso” della geopolitica nei discorsi o negli insegnamenti contemporanei, e quando spesso si parla troppo di qualcosa, questa si conosce molto meno rispetto a quanto si possa immaginare.

Il primo intervento è quello del prof. f. Salvatori, mediatore dell’incontro se non Presidente emerito della SGI, che ha voluto sottolineare come tale ciclo d’ incontri abbia promosso una piena riabilitazione del pensiero geopolitico all’interno della geografia, ribadendo che sia stato il fascismo a far scomparire questa disciplina, canalizzando il pensiero umano, che veniva costruito su un’unisca grande razza. Alla domanda “Ideologia dello spazio?” tenta un sì, richiamando il chiaro esempio della necessità del califfato di avere un proprio territorio e quindi di come un’entità politica non sopravviva senza un’ideologia di base che le permetti di svilupparsi. Secondo Salvatori poi la geografia va studiata con gli occhi della scienza e non dell’ideologia che allontanerebbe soltanto gli obiettivi.

Si passa la parola a Germano Dottori, professore presso la Luiss di Roma e collaboratore di Limes: “sono stato collega di Carlo Jean, grande esperto di strategia geopolitica”, esordisce Dottori. Riprendendo il pensiero dello stesso Jean ritiene che la geopolitica fosse morta con il fascismo e sarebbe stato dunque impossibile assistere ad una rinascita, o per lo meno ad un nuovo equilibrio tra forze politiche divergenti. Ciò che secondo Dottori davvero contraddistingue la geopolitica, intesa come teoria spaziale, è l’interferenza reciproca dello spazio e della teoria politica, di stampo realista, facendo si che l’ideologia sia l’antidoto di ciò che la geopolitica contiene; la formulazione della stessa si basa su concetti opposti rispetto a quelli di un’ideologia. Lo spazio della geopolitica contemporanea è di multilivello: si estende dalla geografia all’economia, vi sono componenti orizzontali che collaborano tra di loro, da qui si parla infatti di geoeconomia, geofinanza, geocultura. La fine della guerra fredda ed il processo di globalizzazione segnano una fase di reintegrazione della sovranità di molti stati nazionali, (non più come in passato in cui vi erano le super potenze, e dunque gli equilibri si basavano sullo schieramento del resto degli attori, se a fianco o schierati contro di esse). La fine di tale conflitto ha permesso inoltre agli stati una maggiore libertà d’azione, nuovi possibili progetti di espansione statale: il mondo iniziava a scongelarsi dalla cristallizzazione che conteneva prima gli equilibri. Per quanto riguarda la definizione del ruolo della geopolitica, essa è ritenuta uno strumento pratico, di orientamento e di prova a rendere intellegibili i fatti a coloro che non ne sono strettamente dentro; deve in qualche modo far emergere quello che c’è dietro una competizione, la concorrenza, gli obiettivi che sottendono le grandi azioni politiche agli occhi degli. La geopolitica ha a che fare con la logica del conflitto e ne deve permettere una maggior trasparenza; da studioso di strategia Dottori conclude che La geopolitica non è solo teoria ma soprattutto dottrina, dalla profondità strategica.

Il terzo relatore è Carlo Galli, dell’Università di Bologna secondo cui, partendo dal quesito iniziale, bisogna evitare che la geopolitica diventi una nuova ideologia, un qualcosa che possa spiegare la politica. Riconosce tuttavia necessario il collegamento della geografia, del controllo dello spazio geografico con le dinamiche dei vari paesi, parla di coazione interna in quanto unificazione di molteplici aspetti all’interno delle società contemporanee. Risalendo indietro nel tempo, ricorda che lo strumento di potenza, di minaccia come quello della bomba atomica ha fatto sì che non si avesse la giusta attenzione dello spazio, data la rilevanza che la prima aveva nei confronti del secondo e solo dal momento in cui si sono prese in considerazione le coazioni spaziali dell’agire politico si è tornati ad approcciare la geopolitica; con Ratzel e i teorici della scuola di Monaco, ad esempio, la geopolitica era considerata nelle componenti non solo strettamente geografiche ma anche scientifiche o biologiche, a causa dell’assenza di elementi geografici, in primis i confini naturali, che potesse dar loro studi appropriati basati su elementi concreti. Al giorno d’oggi, fa presente Galli è fondamentale saper distinguere il concetto di geopolitica da ogni altro concetto che gli si sia attribuito esternamente, senza un reale nesso. La geopolitica è una delle tante chiavi di lettura e.. non ci si scordi che prima vi è la politica e poi lo spazio.

Floriana Galluccio, direttamente da Napoli ha una posizione alquanto differente dagli interventi precedenti: accetta innanzitutto di rispondere alle provocazioni iniziali del prof. Dottori, ritenendo che ci sia un’idea della geografia in quanto descrizione dello spazio orizzontale scorretta proprio perché tale “orizzontalità” dovrebbe superarsi e oltrepassare l’idea della riduzione della geografia a geomorfia. Cita Faivre che riteneva l’uomo un animale politico, ponendo così prima la dimensione umana di quella spaziale. Secondo la professoressa la geopolitica rientra nella natura storica e teorica della geografia politica ma le due non coincidono. Approccia poi un flashback storico dalla crisi della sovranità dello stato post vestfaliano all’introduzione del soft power, e di come il problema tra epistemologia interna (dibattito interno del sapere) ed esterna (dibattito esteso nelle relazioni e con gli altri rami del sapere) sia ancora molto attuale. In quanto al quesito centrale dell’incontro, analizza la coppia ideologia – spazio, esponendo una definizione della prima, a partire dal dizionario Treccani per poi passare ad un excursus dei maggior politici letterati del tempo che si sono posti cosa fosse veramente un’ideologia, da Marx e ed Hegels, passando per Lenin, a Gramsci e ripercorrendo alcune interpretazioni della politica e della visione di questa all’interno della geografia di autori moderni e contemporanei, tra cui anche il noto “nomos” di Schmitt.

Conclude l’incontro il dott. Matteo Marconi: egli riprende le problematiche che dal titolo possono scaturire, domandandosi innanzitutto se il periodo delle ideologie sia realmente passato oppure no. La politica è ora solo uno dei componenti della vita della complessità dell’uomo, insieme all’economia e l’utilità della geopolitica dipende da una serie di presupposti che vanno tolti: non va considerata ad esempio nell’ottica giornalista, intesa come relazione con la politica dello Stato moderno né tanto meno confusa con la politica estera, le cui competenze spettano a soggetti ben diversi dai geopolitici. Dichiara in seguito che la geopolitica “non è un gioco di scacchi”, perché altri elementi devono interferire con essa, al di là della pura politica interna; lo spazio non può essere definito un mero spazio politico così come non può più considerarsi lo Stato l’unico centro di gravità di controllo, né che la politica si riduca alla sola volontà degli attori che ne prendono parte dato che essi non agiscono esclusivamente in base a principi razionali, la componente del territorio è del tutto fondamentale per la scelta di un’azione politica.

Dunque il ruolo della geopolitica sta indubbiamente ancora subendo delle evoluzioni e con lei, i vari campi del conoscere. La certezza è che una sua maggior conoscenza non può far altro che contribuire alla comprensione degli eventi che colpiscono la scena d’oggi. Ma si hanno i giusti strumenti ? A voi una riflessione che vi colpirà in maniera più diretta di quanto possiate immaginare.

Laura Sacher

 

 

Roma, incontri di geopolitica alla società Geografica Italiana

EUROPA di

Giovedi 12 ottobre si é aperto il ciclo “Nuovi orizzonti del pensiero geografico: la geopolitica oggi” che vedrà altri due incontri, presso la società geografica italiana di Roma. Quali sono i temi dei dibattiti? A chi sono diretti? Il primo incontro ha affrontato  la responsabilità degli intellettuali di fronte al potere, dove sono intervenuti Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali presso l Università di Milano, Dario fabbri, facente parte della redazione della rivista di geopolitica Limes, Maria Luisa Sturani dell Università di Torino e Lida Viganoni direttamente dall Orientale di Napoli.

Oltre che per la provenienza, tutti questi “intellettuali” hanno presentato la loro posizione discordante o per lo meno differente  circa il tema proposto. Innanzitutto bisogna citare l’ organizzatore di questa serie di incontri:  il geografo Edoardo Boria, che a partire dal suo video “che cos’é la geopolitica” é stato lo spunto delle riflessioni. Da qui si distaccano due filoni principali di concezione del ruolo dell’intellettuale: un primo che sta al lato del “principe”, contribuendo quindi alle decisioni politiche orientandole verso le sue intuizioni, un secondo che invece ritiene che il suo lavoro  debba rimanere autonomo ed isolato dall’ esterno. Si sviluppa cosi l’idea della geopolitica come strumento per la sottomissione da parte del potere o istituzioni, spesso manipolatori delle informazioni poi trasmesse pubblicamente.

Colombo esordisce con la necessitá di intervenire nella realtà odierna, non potendo restare passivi e quindi oggetto di strategia del potere; l’ intellettuale  non vive più l’emarginazione  ma sono i suoi “costi” ora che lo inducono sovente a fargli restringere anziché allargare gli orizzonti. Il professore ritiene che l ‘intellettuale debba trovare la corretta focalizzazione delle vere problematiche dello scenario politico.

Secondo Fabbri poi, la geopolitica può influire sulla politica, soprattutto nella tattica o strategia, per quanto riguarda quindi le questioni strutturali. I compiti dell’ intellettuale ? Fornire una valutazione nella maniera più asettica possibile e non focalizzandosi su specifici aspetti. Ritiene poi che ci debba essere una minor intercambiabilità culturale tra i paesi, così da poter acquisire un’identità ben solida senza influenze esterne.
Sturani supporta il contributo che l’ intellettuale deve dare al sapere scientifico in generale, da un pubblico più o meno esperto.

La professoressa Viganoni ritiene infine fondamentale l’elemento locale insieme alle componenti territoriali di ciascuno Stato per la comprensione e approfondimento dei temi geopolitici. Gli intellettuali, a partire dagli insegnanti a contatto con gli studenti, devono assumere un atteggiamento critico così da poterlo trasmettere, influendo sulla creazione di un’opinione generale che non segua però quella di massa.
È senza dubbio complesso poter analizzare gli innumerevoli ruoli presenti nelle società odierne che interagiscono nei processi sociali e politici ma è altresì fondamentale saperli distinguere e che ciascuno contribuisca al miglioramento altrui, ma se non dopo aver pensato al proprio di miglioramento.
.. Al prossimo incontro.

LauraSacher

Bookreporter, puntata del 22 settembre 2017

BOOKREPORTER di

Un nuovo appuntamento con il nostro programma radiofonico Book Reporter, in onda su Radio GODOT

Come sempre in compagnia di Alessandro Conte,Laura Sacher,Aurora Vena e Laura Laportella, quelli di BookReporter !

Nella prima parte della puntata con l’ospite Fulco Lanchester, Professore ordinario di Diritto costituzionale presso “La Sapienza” Università di Roma, con cui parleremo della Germania.

Nella seconda parte della programmazione, dopo la biografia della Premier Merkel redatta da Aurora e la presentazione del film “The arrival” con Laportella avremo modo di confrontarci con il nostro Testimone, Fabio Polese, giornalista e fotoreporter, che ha realizzato reportage in Irlanda del Nord, Belgio, Libano, Kosovo, Birmania, Thailandia, Cambogia e Vietnam.

Buon ascolto!

 

MAE, per tutelare le comunità religiose si deve investire sui giovani

EUROPA/INNOVAZIONE di

Il 13 luglio scorso si è tenuta la conferenza internazionale “La Tutela delle comunità religiose” organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale in collaborazione con l’Istituto per gli studi di Politica Internazionale.

L’iniziativa dell’ ISPI ha dato la possibilità di discutere, sul tavolo della Sala delle Conferenze Internazionali della Farnesina, di una tra le più attuali questioni che interessano i paesi ed i rispettivi popoli: la libertà religiosa e la sua tutela. Tra i numerosi ospiti, l’On. Angelino Alfano, Mons. Paul Gallagher, Fabio Pettito, Luca Maestripieri e Riccardo Shemuel Di Segni, si poteva respirare un’aria di collaborazione, soddisfazione degli obiettivi raggiunti ma altresì un notevole impegno per tutti i progetti che dovranno segnare una svolta al drammatico scenario religioso-politico in cui viviamo. Le parole chiavi che hanno accomunato tutti gli interventi sono state “educazione” e “giovani”, perché? Prima di rispondere occorre soffermarsi su cosa è la libertà religiosa e perché essa occupa un ruolo così centrale nel dibattito politico odierno.

La libertà religiosa,  tralasciando, ma non per la minor importanza, gli articoli della Costituzione italiana che le danno una più che adeguata definizione, è un diritto essenziale della persona: come l’On. Alfano ha voluto sottolineare, si può considerare come il diritto alla preghiera precedente del diritto positivo stesso. L’uomo infatti, prima di entrare a far parte di comunità politiche e sociali, rette su un ordinamento giuridico specifico, era membro di comunità religiose, fedele a un credo e quindi libero di esprimere la sua fede più intima. Da qui parte la centralità della questione religiosa di ciascun uomo, e di conseguenza dello Stato in cui risiede. Nonostante ci si possa domandare sul perché, nel XXI secolo, ancora non si è giunti a poter parlare di pura libertà religiosa, dei diritti ad essa connessa e di integrazione fra i vari popoli, i fatti internazionali dimostrano la problematicità della questione. La religione non è più così libera, la religione è ora strumentalizzata, spesso oggetto di lotte politiche interne se non causa di morti su morti, simbolo del messaggio di un integralismo sempre più profondo e diffuso, dal Medio Oriente che ne è la culla, fino all’Occidente.

Deve essere dunque una priorità di tutte le politiche disporre degli strumenti adeguati per combattere la lotta contro la libera espressione della religione e la tutela di tutte le minoranze religiose che ne sono  vittime, per poter finalmente riconoscere integralmente il rispetto di una delle libertà fondamentali dell’individuo.

Ecco che torniamo alla domanda iniziale: i mezzi che possono contribuire a finalizzare questo progetto sono l’educazione e le generazioni future; è proprio in esse che la religione si sta sempre più nascondendo, la mancanza di informazione o forse il giusto utilizzo dell’informazione, data la sua abbondanza spesso però erronea, la facilità di trasmissione di idee radicalizzate o che si radicalizzano proprio tra i più giovani sono i punti focali sui quali bisogna lavorare. È giusto poter diffondere e creare un maggior canale di comunicazione tra le comunità del mondo, ha affermato il Segretario per i rapporti con gli Stati della Santa fede, ma tale processo deve essere adeguatamente controllato proprio tramite una migliore educazione e conoscenza.

Gli strumenti culturali, secondo il prof. Silvio Ferrari, devono essere tutti accomunati dal rispetto della conoscenza ed educazione che necessariamente diventano sinonimo di coscienza. Connessa alle due parole chiavi di cui sopra, vi è anche la collaborazione tra i paesi per raggiungere la tutela religiosa: deve esserci civilizzazione che permetta l’apertura di dialoghi, cercando di abbattere così l’ignoranza e la paura che, da una parte, istigano i combattenti, ma dall’altra risiedono quotidianamente nella vita delle “possibili vittime”. Tra gli strumenti è compresa la prevenzione, concetto che può apparire facile, ma la cui pratica non lo è affatto: la prof.ssa Tadros, insegnante di power and popular politics cluster leader presso l’Università di Sussex, ha infatti ribadito che la forza di più paesi per la lotta al riconoscimento di qualsiasi libertà, debba dimostrarsi prima che si presenti una tragedia, prima che un’altra forza la riesca a sopprimere, senza cercare rimedi impraticabili una volta avvenuta la tragedia. Oltre a “prevenzione”, bisogna attuare “protezione” e “difesa”, l’inviato speciale per la promozione della libertà e religione e di credo al di fuori dell’Unione Europea, Figel, ha annunciato così la lunga strada che ancora bisognerà percorrere in questi termini, essendo ancora molto alta la percentuale dei paesi in cui vi è restrizione della libertà o l’uso della pena di morte per apologia.

Gli ultimi decenni hanno, tuttavia, dimostrato l’impegno di varie nazioni nella promozione di iniziative, patti e summit circa la tutela religiosa e le diverse questioni ad essa connesse, esempio ultimo è il progetto italiano dell’ “Osservatorio sulle minoranze religiose nel mondo e sul rispetto della libertà religiosa” che si occuperà di monitorare le condizioni delle minoranze religiose nel mondo per rafforzarne la tutela e si farà portavoce di eventuali proposte, in coordinamento con la rete diplomatica all’estero. A presiederlo sarà Salvatore Martinez, tra gli ospiti della conferenza, presidente della fondazione vaticana “Centro internazionale famiglia di Nazareth”. Il percorso sarà senza dubbi lungo e travagliato, ma avendo già fatto i primi passi, ci si auspica possa apparire meno doloroso e presto proficuo.

Laura Sacher

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Laura Sacher
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