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La Cina rafforza il suo controllo sulle procedure elettorali di Hong Kong

ASIA PACIFICO di

Oggi a Pechino, il Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo ha votato all’unanimità la riforma elettorale di Hong Kong, in base alla quale il numero di seggi eletti direttamente nel Consiglio Legislativo (Legco) di Hong Kong viene drasticamente ridotto, mentre viene creato un organo di controllo per determinare chi può candidarsi alle elezioni.

Secondo le nuove procedure:

– Il comitato elettorale controllato da Pechino godrà della quota maggiore di seggi del Consiglio legislativo con 40 seggi, mentre 30 seggi andranno alle circoscrizioni legate alle categorie professionali, lasciando le circoscrizioni geografiche, elette direttamente dai cittadini di Hong Kong, con solo 20 seggi.

– Il comitato di valutazione selezionerà i candidati sulla base delle informazioni fornite dall’unità di sicurezza nazionale della polizia e non sarà consentito alcun riesame giudiziario o ricorso contro la decisione.

Inoltre, per la prima volta nella storia della città, il comitato che ora si occupa di tutte le elezioni chiave della città sarà guidato da un capo convocatore, un membro che “detiene una carica di leadership statale”, che sovrintenderà le procedure elettorali. Ciò renderà estremamente difficile l’elezione dei candidati dell’opposizione.

In base al piano di riforme definitivo approvato all’unanimità, l’obiettivo sarebbe quello di garantire che solo figure “patriottiche” possano candidarsi a posizioni di potere. I critici però avvertono che le riforme, rimuovendo le opposizioni dal parlamento cittadino, segnano la fine della democrazia.

La leader di Hong Kong, Carrie Lam, afferma tuttavia che fintanto che i candidati dimostreranno fedeltà a Hong Kong, sosterranno la Legge fondamentale e supereranno i controlli di sicurezza nazionale, non ci saranno impedimenti alla loro candidatura. La nuova riforma intende invece ostacolare la candidatura di “persone con convinzioni politiche diverse, che si pongono agli estremi dei partiti di destra e sinistra.”

Secondo fonti dell’opposizione invece, il parlamento cinese avrebbe l’intenzione di ricostruire Hong Kong a propria immagine, e così facendo tenere fuori dal parlamento chiunque non sia allineato con il governo di Pechino.

“Dare alle forze di polizia il potere di controllare chi può candidarsi alle elezioni non è comune nei sistemi generalmente considerati democratici”, ha detto Chong Ja Ian, professore associato di politica presso l’Università Nazionale di Singapore.

“Questo sistema completamente nuovo è davvero degradante e molto opprimente”, ha detto Emily Lau, ex parlamentare pro-democrazia, aggiungendo che i disordini politici potrebbero esplodere di nuovo nelle strade di Hong Kong.

La prima votazione che eleggerà i membri del Consiglio legislativo di Hong Kong in base alle modifiche si terrà a dicembre.

 

Un passo indietro…

Nel giugno 2020, il Congresso nazionale del Popolo (organo legislativo di Pechino) ha imposto unilateralmente la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong per criminalizzare “il separatismo, la sovversione, il terrorismo e l’interferenza straniera” che molti hanno interpretato come una repressione delle libertà civili, dei critici del governo e del movimento per l’indipendenza. A luglio, i pro-democratici hanno organizzato un’elezione primaria su tutto il territorio per massimizzare le loro possibilità di ottenere la maggioranza nelle imminenti elezioni del Consiglio legislativo.

Tuttavia, la leader di Hong Kong Carrie Lam ha improvvisamente invocato l’ordinanza sui regolamenti di emergenza Covid-19 per rinviare le elezioni. La decisione è stata ampiamente considerata come l’ultima di una rapida serie di mosse aggressive da parte delle autorità di Pechino per contrastare lo slancio dell’opposizione e neutralizzare il movimento pro-democrazia. Successivamente, i 55 organizzatori e candidati alle primarie sono stati arrestati ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale il 6 gennaio 2021.

Il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che Hong Kong potrebbe mantenere la sua stabilità e sicurezza a lungo termine solo assicurando “patrioti al governo di Hong Kong”.

Zhang Xiaoming, vicedirettore dell’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao (HKMAO) ha affermato che “i patrioti al governo di Hong Kong” è diventata una nuova norma giuridica, in quanto nasce in coerenza con il principio “Un paese, due sistemi”, ovvero di salvaguardare la sovranità nazionale, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina.

 

 

Hong Kong vieta ai suoi cittadini la doppia cittadinanza

ASIA PACIFICO di

Secondo la legge cinese, la doppia nazionalità non è riconosciuta a Hong Kong e le autorità non sono tenute per legge a concedere l’accesso consolare a coloro che detengono il doppio passaporto. Il principale organo legislativo di Pechino ha stabilito questi regolamenti a Hong Kong nel 1996, un anno prima del passaggio di Hong Kong dalla Gran Bretagna. Ma le regole non sono mai state applicate sinora.

Hong Kong ospita 300.000 passaporti canadesi, 100.000 australiani e 85.000 americani, molti dei quali con doppia cittadinanza.

“In passato, se avevi la doppia nazionalità ed incontravi dei problemi, sebbene la legge lo vietasse, nella pratica si poteva ancora godere delle protezioni del consolato, ora invece le cose sono cambiate”, ha detto Eric Cheung, ricercatore presso l’Università di Hong Kong. Questo è un altro segno che la regola del “One country, two systems” a Hong Kong – che scadrà formalmente nel 2047 – sta già evaporando.

Questo cambiamento di politica potrebbe avere delle profonde implicazioni nella vita di molte persone.

Aumenta infatti l’incertezza per i cittadini di Hong Kong con la seconda cittadinanza australiana, britannica, o americana, in quanto non solo non verrà più riconosciuto dalla fine di gennaio il passaporto con doppia nazionalità come documento di viaggio valido, ma i residenti di Hong Kong non avrebbero neanche più diritto all’assistenza consolare straniera.

In altre parole, secondo la nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong chiunque sia in possesso di doppia cittadinanza, sarà considerato solo cittadino cinese, e non potrà quindi beneficiare della protezione consolare straniera, né il governo straniero potrà intervenire nel processo giudiziario di Hong Kong.

Il governo britannico aveva già aggiornato i suoi consigli di viaggio lunedì, avvertendo i cittadini britannici che Hong Kong non riconosce la doppia nazionalità e l’assistenza consolare potrebbe essere limitata. Lo stesso è avvenuto da parte del governo australiano mercoledì pomeriggio. La Gran Bretagna ha poi aperto un programma di visti per milioni di cittadini di Hong Kong per consentire loro di reinsediarsi nel Regno Unito. Il mese scorso, i funzionari canadesi hanno anche espresso preoccupazione dopo che il governo è stato informato che un prigioniero con doppia nazionalità canadese a Hong Kong doveva scegliere una sola nazionalità.

 

Roberta Ciampo
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