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Eurogruppo, il sì alla riforma del MES e i nodi da sciogliere

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Lunedì 30 novembre, l’Eurogruppo, l’organo informale che raccoglie i ministri degli Stati membri di economia e finanze dell’eurozona, ha trovato un accordo sulla riforma del MES, il “Meccanismo Europeo di Stabilità”. I ministri hanno approvato la modifica del trattato che ridisegna gli aiuti tradizionali del MES, al fine di prevenire le crisi e non curarle con rigide condizionalità. Il Commissario all’economia Paolo Gentiloni ha definito l’incontro un vero “successo”, anche perché la riforma è stata avviata due anni fa e, anche a causa del Covid-19, era attesa da oltre un anno. Per entrare in vigore però, avrà bisogno della conferma del Consiglio europeo e del via libera dei Parlamenti nazionali.

La necessità di una riforma del MES

Il MES è un’istituzione intergovernativa che non rientra tra le istituzioni dell’Unione europea ma che, tuttavia, è stata istituita al fine di aiutare i paesi dell’eurozona che si trovano in difficoltà. Nasce nel 2012 proprio con lo scopo di mettere in comune i fondi dei paesi dell’area euro e utilizzarlo per aiutare gli stati membri in grave crisi, come fu per la Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda. Tuttavia, da anni si parla della necessità di una riforma del trattato dell’organizzazione in quanto, per ricevere l’aiuto, ogni Stato avrebbe dovuto accettare un rigido piano di riforme – con misure quali tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni, liberalizzazioni – ed essere sottoposto alla sorveglianza di un comitato costituito da Commissione europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. Nato come tentativo di rendere l’eurozona economicamente unita e solidale nell’affrontare le crisi, questo meccanismo è stato oggetto di numerose critiche, anche opposte tra loro, con la solita contrapposizione di paesi. Se per i paesi del Nord Europa si tratta di un incentivo dato ai paesi del Sud per spendere più di quanto possiedono, molti paesi criticano le rigide misure previste in cambio degli aiuti. A partire dal 2018 dunque, si è iniziata a discutere la riforma del meccanismo e l’approvazione definitiva è arrivata solo a fine 2020.

Cosa prevede la riforma

Si tratta di un allargamento delle competenze del MES in quanto contempla una serie di nuovi compiti per il Meccanismo. In particolare, si prevede un ulteriore sviluppo degli strumenti del MES, il rafforzamento del ruolo del Meccanismo nella progettazione, nella negoziazione e nel monitoraggio dei programmi di assistenza finanziaria. Poi, si annuncia la creazione di un sostegno per il Fondo di risoluzione unico, che potrà essere finanziato dal MES quale rete di protezione per le banche a rischio. Quest’ultimo è un importante passo in avanti verso l’Unione bancaria e, vista la sua rilevanza, entrerà in vigore nel 2022 invece che nel 2024. Il presidente dell’Eurogruppo Donohoe considera tale sostegno comune come una rete di sicurezza che “rafforzerà e integrerà il pilastro di risoluzione dell’unione bancaria” garantendo che “il fallimento di una banca non danneggi l’economia in generale”. La riforma elimina, inoltre, il Memorandum previsto per imporre le condizioni di aiuto per i paesi che richiedono l’attivazione del Meccanismo, e lo sostituisce con una lettera d’intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità. I Paesi potranno ottenere i prestiti usufruendo di linee di credito precauzionali, senza concordare misure economiche particolari, se rispettano pienamente i parametri del trattato di Maastricht: rapporto deficit/Pil sotto il 3%, rapporto debito/Pil al 60%. Al momento, dieci Paesi, tra cui l’Italia, non rientrano in tali parametri.

Seppur di fondamentale importanza, il via libera dell’Eurogruppo alla riforma del MES non è vincolante né definitivo. Al contrario, è il punto di partenza e la base dell’accordo che dovrà essere oggetto del prossimo Consiglio europeo, per il quale la decisione finale passerà dai ministri dell’economia e delle finanze ai capi di Stato e di governo dell’eurozona. In caso di immediata intesa nel Consiglio europeo, si potrà procedere con l’atto che rende davvero operativo il consenso: la firma del trattato potrà avvenire con tutta probabilità a gennaio 2021. Tuttavia, il MES rimane un’organizzazione intergovernativa: necessita dunque dell’approvazione, in via definitiva, dei Parlamenti nazionali e solo allora potrà entrare in vigore.

Le reazioni in Italia

Il ministro dell’Economia italiano Gualtieri, nell’approvare la riforma del MES, ha specificato un elemento importante da sottolineare: la riforma del MES non riguarda la linea di credito approvata per lo scoppio della crisi da Covid-19, quella del “MES sanitario”. Il ministro ha dunque precisato che l’approvazione della riforma non equivale all’attivazione del MES da parte dell’Italia e, anche una volta approvata in via definitiva dal Parlamento, la modifica non comporta obblighi per l’Italia. Tuttavia, questa continua a dividere la maggioranza italiana, mentre il ministro dell’Economia ha affermato che si tratta di “un risultato positivo e importante su un testo equilibrato che ha richiesto un negoziato intenso”. Proprio per queste divergenze e poiché il MES è da almeno un anno al centro del dibattito politico italiano, la posizione dell’Italia ha avuto una rilevanza particolare. “Vorrei ringraziare Roberto Gualtieri per il suo coraggio politico poiché l’unico Stato della zona euro in cui questa questione è diventata un’importante questione di politica interna è stato l’Italia”, ha detto a tal proposito il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire. Se per il commissario all’Economia Gentiloni si tratta di una “buona notizia per cittadini e imprese”, il capo politico del Movimento 5 Stelle ha sottolineato che “la riforma del MES e il suo utilizzo sono due elementi totalmente distinti”, e parte del Movimento continua ad essere contrario anche alla riforma stessa.

L’approvazione della riforma è dunque ancora lontana e necessita del doppio vaglio Consiglio europeo – dove il Primo ministro Conte non mancherà di riportare anche la visione del primo partito al governo – e Parlamento nazionale, dove la maggioranza è divisa.

Eurogruppo, le divisioni sugli Eurobond e l’accordo sul MES

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Il 26 marzo i membri del Consiglio europeo hanno affrontato, in videoconferenza, la questione dell’emergenza da Covid-19: non riuscendo a trovare alcun accordo in merito alle misure da adottare per far fronte alla pandemia, i leader europei hanno rinviato il tutto di due settimane, incaricando i ministri di elaborare delle proposte. Dal 7 al 9 aprile si è svolto quindi l’Eurogruppo, l’organo che riunisce i ministri dell’economia e delle finanze, che continua ad essere centro di discussioni tra i leader europei, in particolare sulla decisione tra MES ed Eurobond: ciononostante, il 9 aprile sembra essere stato raggiunto un accordo.

Gli Eurobond

Quando si parla di Eurobond – chiamati anche Coronabond vista la causa dell’emergenza – si intende dei titoli di debito pubblico da cedere ai mercati finanziari in cambio di denaro in prestito, tramite i quali gli Stati dell’Eurozona diventano responsabili del debito in modo congiunto. L’idea di emettere Eurobond ha l’obiettivo di rendere i debiti nazionali dei paesi dell’area euro non distinguibili l’uno dall’altro. Gli Stati dell’eurozona si dovrebbero impegnare a condividere la responsabilità di ciascuno di essi.

Nel caso dei Coronabond, si tratterebbe di strumenti di creazione di debito comune, con garanzie a livello europeo, per chiedere credito ai mercati ed usare i soldi per dei fondi comuni da destinare ai paesi in difficoltà. Così facendo, si darebbe una garanzia maggiore di tutta l’Europa, e potrebbero abbassarsi i tassi di interessi che in alcuni paesi sono molto più alti che in altri, bilanciandosi tra di loro. È evidente quindi qual è il problema alla base della discussione tra i leader europei: in paesi come l’Italia, gli Eurobond sarebbero fondamentali per finanziare tutte le spese sostenute dal governo in questa fase di emergenza; in paesi come la Germania, gli Eurobond non porterebbero beneficio, anzi.

Quella che sembrava un’iniziale incomprensione tra i vari paesi dell’UE, è diventata una vera e propria discussione su due fronti, poiché i paesi del Nord hanno una visione opposta ai paesi del Sud: i primi propongono infatti l’utilizzo del MES.

Il Meccanismo europeo di stabilità

Il MES è l’istituzione europea che ha lo scopo di aiutare i paesi in difficoltà, opera come un normale fondo di investimento, che con il suo capitale vende e compra titoli, ma sembra funzionare come una sorta di assicurazione. Gli Stati membri del MES hanno infatti versato ingenti somme di denaro in risorse comuni, da far loro utilizzare in caso di difficoltà economica. Il problema del MES è che generalmente interviene inserendo delle condizioni subordinate alla consegna dei fondi, come ad esempio un piano di riforme, fare tagli alla spesa pubblica, intervenire sulle privatizzazioni e così via. Tuttavia, la situazione attuale di crisi risulta essere senza precedenti, e si richiede dunque una maggior flessibilità, un aiuto senza condizioni, in modalità emergenza. Anche in questo caso però non sono mancati gli scontri tra i leader europei: la proposta è stata inizialmente respinta dai paesi del Nord, più rigorosi sui conti pubblici, per poi essere approvata solo in parte, dopo ore di negoziati.

I due fronti di discussione all’Eurogruppo e l’accordo finale

Il 25 marzo scorso, Giuseppe Conte insieme ad altri otto leader europei (Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna), ha scritto una lettera a Charles Michel, il Presidente del Consiglio europeo. Facendo presente le enormi difficoltà che stanno attraversando a causa del Covid-19 e delle misure “senza precedenti” adottate per contenere la diffusione del virus, i Paesi sottolineano la necessità di allineare le prassi adottate in tutta Europa e di elaborare linee guida condivise. Infine, il Presidente Conte ha richiesto “uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’UE per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia”.

I leader dei paesi europei firmatari hanno proposto lo strumento di debito comune anche in sede di Consiglio europeo, il 26 marzo. I paesi contrari alla sua creazione, principalmente Germania, Olanda, Austria e Finlandia, hanno mostrato massima resistenza in tutti gli incontri svolti fin ora, anche in quello del 7 aprile, nonostante le due settimane di pausa previste per i ministri per lavorare a delle nuove proposte economiche. Dopo circa 16 ore di riunione, conclusa di nuovo con un nulla di fatto, l’incontro è stato rimandato al 9 aprile. Il paese maggiormente contrario all’utilizzo di questo strumento è l’Olanda: il Parlamento ha approvato due risoluzioni che invitano il governo a non accettare gli Eurobond e ad esortare l’utilizzo del MES, l’alternativa proposta dal fronte del Nord Europa. Dello stesso avviso è la Germania: la cancelliera Merkel ha affermato “Non credo che si dovrebbe avere una garanzia comune dei debiti e perciò respingiamo gli Eurobond”, tuttavia, ha riconosciuto la situazione in cui si trova l’Italia ed ha quindi aggiunto “Ci sono così tanti strumenti di solidarietà che si possono trovare buone soluzioni”, oltre agli Eurobond. Ad essere favorevole agli Eurobond è invece l’Alto Rappresentante Borrell, che afferma “L’attività economica in Italia e Spagna è ferma, noi dobbiamo garantire che tutti possano andare sui mercati allo stesso modo per affrontare la crisi”.

La sera del 9 aprile, l’Eurogruppo ha finalmente trovato un accordo per una risposta congiunta alla crisi economica: “un pacchetto di dimensioni senza precedenti per sostenere il sistema sanitario, la cassa integrazione, la liquidità alle imprese e il Fondo per un piano di rinascita” ha twittato il Commissario Gentiloni, concludendo con “l’Europa è solidarietà”. Gli Eurobond non sono parte dell’accordo, che invece ha ad oggetto il MES. Questo fornirà assistenza finanziaria ai Paesi senza condizioni per sostenere il sistema sanitario e le spese mediche, e sarà disponibile per il sostegno economico ma a condizioni. Infine, si prevede la nascita di un Fondo possibilmente finanziato da titoli in comune, del valore di 500 miliardi di euro. “Abbiamo trovato un piano di rilancio dell’economia” afferma soddisfatto il presidente dell’Eurogruppo Centeno.

Flaminia Maturilli
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