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La missione Sophia va in pensione. Il Consiglio Affari Esteri lavora ad una nuova iniziativa UE nel Mediterraneo

AFRICA di

Lo scorso 17 Febbraio il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea (UE) ha sancito all’unanimità il termine dell’Operazione Sophia (EUNAVFOR Med) per il 20 marzo 2020. Si tratta di una missione di sicurezza marittima che opera nel Mediterraneo centrale approvata nell’estate del 2015, a seguito dei ripetuti naufragi di imbarcazioni con a bordo migranti e richiedenti asilo dalla Libia. Il compito dell’operazione, già prorogata di 6 mesi a settembre 2019 e da tempo priva della sua componente navale, era quella di contrastare e neutralizzare le rotte dei trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo.

Secondo quanto espresso da Josep Borrell, Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, la nuova missione europea, ancora priva di un nome, dovrebbe partire a fine marzo con l’intento di dare attuazione all’embargo sulle armi imposto dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’Alto Rappresentante Borrell è quindi riuscito a forzare le resistenze dei Paesi più reticenti a dare il via a nuovo impegno dell’UE nel Mediterraneo, in particolare Austria e Ungheria, da sempre critici sui dispiegamenti navali, giudicati un “pull factor” per i flussi migratori. Non è un caso che tra i dettagli noti della missione ci sia la possibilità di ritirare gli assetti navali qualora ci si rendesse conto di alimentare maggiori partenze. In più, sempre per giungere alla necessaria convergenza tra tutti gli Stati membri, si è specificato che lo sforzo si concentrerà sulla zona orientale della Libia, lì dove si concentra il traffico di armi, e non ad ovest, dove invece si registra il maggior numero di partenze dei migranti.

I Ministri degli Esteri UE hanno inoltre previsto come compiti accessori della nuova missione l’addestramento della guardia costiera e della marina libiche, nonché la lotta alla criminalità organizzata. Nonostante i dubbi e le incertezze sulla nuova iniziativa, il comando della missione europea in Libia è ora conteso tra Italia, Francia e Spagna. L’Italia, che aveva inizialmente proposto un potenziamento di Sophia, punta a confermare la sua leadership nell’impegno europeo in Libia anche se, trattandosi di una nuova iniziativa, ciò non è per nulla scontato. Parigi e Madrid sono le altre due candidate alla guida della missione, anche se la pretesa spagnola è indebolita dal comando attualmente detenuto su una missione anti-pirateria nelle acque del Corno d’Africa (EUNAVFOR Somalia). L’ipotesi di un doppio comando non agevola quindi le aspirazioni spagnole.

 

Una decisione definitiva è attesa per il 23 marzo, quando il Consiglio Affari Esteri dovrebbe lanciare la nuova missione, giungendo ad un accordo unanime sulle regole di ingaggio, l’assegnazione del comando e ulteriori dettagli della nuova missione.

L’UE rilancia “Sophia” per bloccare il traffico di armi in Libia

EUROPA di

La grande operazione militare dell’UE per combattere l’immigrazione clandestina nel Mediterraneo centrale avrà presto un nuovo obiettivo: garantire che l’embargo sulle armi in Libia, concordato domenica scorsa a Berlino, venga rispettato.

Una delle conclusioni del vertice tenutosi nella capitale tedesca è che non ci sarà pace finché il flusso di armi verso il paese nordafricano sarà mantenuto. L’impegno è sul tavolo, ma per essere efficace deve essere verificabile, così i ministri degli esteri dei Paesi dell’UE hanno concordato lunedì di reindirizzare l’Operazione Sophia per controllare l’embargo ed assicurare che non venga violato.

La missione navale, avviata nel 2015 per combattere le organizzazioni che gestiscono il traffico delle persone al largo delle coste libiche, si trovava in una situazione complicata, già privata delle navi e con pattuglie aeree sempre più esigue, dopo successive estensioni, avrebbe dovuto terminare la sua operatività a marzo 2020 senza penalità né gloria.

Ora, nel pieno declino degli arrivi irregolari sulle coste europee, l’intenzione è quella di dare una nuova vita all’Operazione, incentrata su una missione molto distante da quella originaria che ha portato avanti negli anni, ma non completamente aliena: qualche tempo fa si era ricorso ai mezzi di Sophia per tentare di bloccare l’ingresso di armi destinate ai gruppi terroristici presenti in Libia ispezionando le navi sospette.

La nuova missione non ha trovato pareri discordanti tra i Paesi che hanno preso parte alla Conferenza di Berlino: “Nessuno si è opposto a questa decisione”, ha dichiarato il capo della diplomazia comunitaria, Josep Borrell. Il cambio di ruolo non significa la messa da parte dei precedenti compiti: se si dovesse incontrare un’imbarcazione di migranti irregolari, le nuove navi schierate per monitorare l’eventuale arrivo di armi in Libia adempiranno ai loro obblighi di salvataggio, come stabilito dal diritto internazionale e come confermato dallo stesso Alto Rappresentante. Tuttavia, poiché la priorità è cambiata, le principale rotte utilizzate da scafisti e ONG saranno meno controllate rispetto ai mesi precedenti, il che riduce anche le probabilità che Sophia riesca nell’intento di continuare a salvare vite umane come ha fatto fino ad oggi.

Di Mario Savina

Mario Savina
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