GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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EUROPA - page 32

Difesa comune europea e nazionale, video intervista all’Europarlamentare Anna Cinzia Bonfrisco

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Inside Europe Intervista l’Europarlamentare Anna Cinzia Bonfrisco sui temi della Difesa comune Europea e del sistema difesa Italiano, stato dell’arte e nuove proposte. l’On. Anna Cinzia Bonfrisco nell’ambito del Parlamento Europeo è membro della commissione Difesa e Sicurezza e della Commissione Affari Esteri dell’Europarlamento.

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La risposta dell’Unione europea al coronavirus

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Sostenere gli Stati membri dell’UE e rafforzare gli sforzi internazionali finalizzati ad ostacolare la diffusione del COVID-19: questi sono gli imperativi della Commissione europea per far fronte all’emergenza sanitaria. Ciò include un costante coordinamento con gli Stati membri per condividere informazioni, valutare le esigenze e garantire una risposta coerente a livello di UE. La Commissione è, inoltre, impegnata nel finanziamento della ricerca, nell’offerta di sostegno attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE e nel sostegno alla Cina attraverso forniture mediche di emergenza.

232 milioni dalla Commissione europea
Il 13 febbraio, il Consiglio sanitario straordinario dell’EPSCO, che riunisce i ministri responsabili dell’occupazione, degli affari sociali, della salute e della politica dei consumatori di tutti gli Stati membri dell’UE, ha discusso in merito alle misure da adottare per limitare la diffusione del virus COVID-19. In risposta alle conclusioni del Consiglio ed al fine migliorare la prevenzione ed il contenimento del virus, la Commissione europea ha annunciato un finanziamento pari a 232 milioni di euro, in linea con il finanziamento alla ricerca di emergenza, di 10 milioni di euro, reso disponibile nelle prime fasi dell’epidemia.
Una parte del pacchetto di aiuti disposto dalla Commissione avrà effetto immediato tramite l’assegnazione a specifici settori, il resto, invece, sarà sbloccato ed attivato nei prossimi mesi.
I nuovi fondi UE mirano a contribuire all’individuazione ed alla diagnosi del virus, all’assistenza dei contagiati ed a prevenire l’ulteriore diffusione.
Nel dettaglio, 114 milioni sosterranno l’Organizzazione Mondiale della Sanità- OMS, con particolare riferimento al piano globale di preparazione e risposta, al fine di fronteggiare l’emergenza di sanità pubblica nei paesi con sistemi sanitari deboli e con resilienza limitata. Parte di questi finanziamenti è subordinata all’accordo delle autorità di bilancio dell’Unione europea.
15 milioni saranno assegnati al continente africano, in particolare ad enti come l’Istituto Pasteur Dakar in Senegal, al fine di sostenere misure quali la diagnosi rapida e la sorveglianza epidemiologica.
110 milioni sono indirizzati al contenimento ed alla prevenzione, di cui fino a 90 milioni nell’ambito del partenariato pubblico-privato con l’industria farmaceutica e 10 milioni a favore della ricerca epidemiologica, diagnostica, terapeutica e sulla gestione clinica.
Infine, 3 milioni sono stati assegnati al meccanismo di protezione civile dell’UE, per facilitare, nel dettaglio, i voli di rimpatrio dei cittadini dell’Unione da Wuhan, come già accaduto in 447 casi.

Gli organismi coinvolti
La Commissione europea dispone di un centro di coordinamento di risposta alle emergenze attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che coordina i voli di rimpatrio con gli Stati membri dell’UE. Il meccanismo UE permette la copertura fino al 75% dei costi di trasporto di tali voli di rimpatrio. La Commissione europea, attraverso lo stesso, coordina altresì la consegna di forniture mediche di emergenza in Cina: a partire dal 21 febbraio, Francia, Germania, Italia, Lettonia ed Estonia hanno, così, fornito oltre 30,5 tonnellate di dispositivi di protezione individuale alla Cina.
Ai sensi della Decisione sulle minacce sanitarie transfrontaliere, la Commissione si coordina con gli Stati membri attraverso tre meccanismi chiave: il sistema di allarme e risposta precoce; il comitato per la sicurezza sanitaria; la rete dei comunicatori del Comitato per la sicurezza sanitaria.
Il cosiddetto “organo esecutivo dell’Unione” opera con il sostegno delle pertinenti agenzie dell’UE, in particolare con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e l’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza aerea (EASA).

Le dichiarazioni
“Con l’aumentare dei casi di contagio, la salute pubblica è la massima priorità. La comunità internazionale deve lavorare insieme per migliorare la preparazione ovunque nel mondo”-ha dichiarato la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen-“L’Europa vuole avere un ruolo di primo piano”.
Il Commissario europeo responsabile per la Gestione delle crisi e coordinatore della risposta alle emergenze dell’UE, Janez Lenarčič, ha affermato “Con oltre 2 600 vittime accertate, non c’è altra scelta se non prepararsi a tutti i livelli. Il nostro nuovo pacchetto di aiuti sosterrà l’Organizzazione mondiale della sanità e garantirà finanziamenti mirati per fare in modo che i paesi con sistemi sanitari più deboli non siano lasciati indietro. Il nostro obiettivo è contenere l’epidemia a livello globale”.

EU – AU, il meeting delle Commissioni

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European Union – African Union Commission to Commission, questo il nome dell’incontro che si è tenuto il 27 febbraio ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia e sede dell’Unione Africana, e che andrà avanti fino al 1° marzo. L’incontro delle due commissioni si tiene ogni anno e rientra nella serie di meeting portati avanti dalle due organizzazioni a livello nazionale, regionale e locale. Al centro del meeting vi sono state le sfide continentali e globali, i settori chiave per la cooperazione futura.

La partnership

L’Unione africana e l’Unione europea sono partner strategici: l’Unione africana svolge un ruolo essenziale nella costruzione della pace e della sicurezza in tutto il continente e nel promuovere il progresso dell⁷’integrazione continentale. L’Unione Europea è il maggiore partner commerciale e di investimenti dell’Africa e il principale sostenitore della zona di libero scambio continentale africana. Inoltre, l’’UE collabora con tutte le comunità economiche regionali riconosciute dall’Unione africana. Attualmente, 52 paesi africani beneficiano di un accordo commerciale bilaterale o di un accordo di partenariato economico, e contribuiscono alla loro crescita. Obiettivo fondamentale è senz’altro la promozione di investimenti sostenibili e di lavoro: l’Alleanza Africa-Europa per gli investimenti sostenibili e l’occupazione è stata lanciata nel 2018 per incentivare gli investimenti sostenibili, attirare finanziamenti del settore privato, sostenere l’istruzione e la formazione professionale, favorire il commercio e migliorare il clima imprenditoriale. L’Alleanza mira a sostenere la creazione di 10 milioni di posti di lavoro entro il 2023, in particolare per donne e giovani. L’UE ha mobilitato fondi per 4,6 miliardi di euro attraverso il piano di investimenti esterni dell’UE, che dovrebbe far leva su 47 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati.

Commission to Commission

Un’importante delegazione ha raggiunto Addis Abeba da Bruxelles: la Presidente Ursula von der Leyen, 19 commissari e l’Alto rappresentante per gli affari esteri Josep Borrell. Al centro delle discussioni vi sono stati temi chiave quali crescita, occupazione, transizione verde, digitale, pace, sicurezza e governance, mobilità e migrazione. Questa decima riunione da Commissione a Commissione segna una partecipazione record da parte dell’UE, a testimonianza delle relazioni prioritarie che l’Africa rappresenta per la nuova Commissione europea e la sua aspirazione a portarle a un nuovo livello. Prima di arrivare nella capitale etiope, la presidente von der Leyen ha dichiarato: “Europa e Africa sono partner naturali. Abbiamo un legame storico e condividiamo molte delle sfide di oggi. Uno dei nostri obiettivi principali è rendere la trasformazione verde e digitale delle nostre economie una opportunità per i nostri giovani”. L’importanza dell’incontro per la Von der Leyen è dovuta anche all’opportunità che ha di consultare i partner africani prima di presentare la sua strategia globale, da consegnare entro i suoi primi cento giorni in carica. Inoltre, si considera anche un meeting preparatorio in vista della riunione ministeriale EU-UA di maggio in Ruanda e al prossimo vertice EU-UA di ottobre a Bruxelles.

Josep Borrell, Alto rappresentante dell’UE nonché vicepresidente della Commissione europea, si è recato in Africa per la prima volta dall’inizio del suo mandato; entusiasta della collaborazione, ha affermato “Siamo entrati in una nuova era nella nostra stretta collaborazione. Quest’anno segnerà una pietra miliare nel dare un nuovo impulso al nostro rapporto con il continente”; anche lui considera l’incontro come uno step fondamentale per i successivi summit che si terranno nel corso dell’anno. Approfittando della sua permanenza lì, Borrell incontra il 28 febbraio le autorità etiopi come il Primo ministro etiope Abiy Ahmed, recente vincitore del Premio Nobel per la pace, e farà una visita in Sudan il 29 febbraio e il 1° marzo, incontrando anche il primo ministro del Sudan Abdalla Hamdok e portando un messaggio di supporto alla transizione civile del paese.

La controparte

Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione africana, ha sottolineato le differenze tra l’UE e l’UA, con particolare riferimento all’omosessualità e alla Corte penale internazionale. Parlando in conferenza stampa Moussa Faki ha precisato: “certamente, abbiamo le nostre differenze. La giustizia penale internazionale, l’orientamento e l’identità sessuale, la pena di morte, la centralità dell’Unione africana in alcune crisi”, sottolineando poi che “tali divergenze sono normali”, ma ha anche indicato i temi che uniscono i due continenti: “la pace e la sicurezza” e i “molti teatri su cui lavoriamo insieme, come il Sahel” e “le preoccupazioni comuni ad esempio sulla Libia, dove sfortunatamente la guerra continua”. Ursula von der Leyen ha risposto ponendo l’attenzione sulla partnership comune: “L’Unione Africana e l’Unione Europea sono partner naturali e abbiamo molto in comune, quindi possiamo vincere se lavoriamo a stretto contatto e ci scambiamo esperienze e conoscenze e cerchiamo situazioni vantaggiose per tutti”.

Covid-19: la Commissione lavora su tutti i fronti per contenere l’epidemia 

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La Commissione continua a lavorare su tutti i fronti per contrastare l’epidemia di COVID-19 in corso ed esprime tutta la sua solidarietà all’Italia e a tutti gli Stati membri. Ieri, alla conferenza stampa tenutasi a Roma, Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, ha espresso pieno sostegno agli sforzi dell’Italia Leggi Tutto

Covid-19: la Commissione lavora su tutti i fronti per contenere l’epidemia 

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La Commissione continua a lavorare su tutti i fronti per contrastare l’epidemia di COVID-19 in corso ed esprime tutta la sua solidarietà all’Italia e a tutti gli Stati membri. Ieri, alla conferenza stampa tenutasi a Roma, Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, ha espresso pieno sostegno agli sforzi dell’Italia Leggi Tutto

La Repubblica Ceca e la questione dei fondi europei

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Il 20 e 21 febbraio i capi di Stato e di governo dell’UE si sono riuniti a Bruxelles nel Consiglio europeo per discutere del bilancio a lungo termine dell’Unione per il periodo 2021-2027. Al termine degli intensi negoziati è emersa l’impossibilità di raggiungere un accordo, insieme alla necessità di disporre di più tempo. In tale contesto, è importante analizzare la posizione della Repubblica Ceca.

La posizione della Repubblica Ceca

In seno al Consiglio europeo vi sono diverse visioni riportate dagli Stati, a tal punto da parlare di vera e propria “battaglia da combattere”. La battaglia in questione è quella per la prevista revisione delle finanze dell’Unione Europea, in particolare tra i contribuenti netti come la Germania e la Francia e i beneficiari netti, che ricevono più dal bilancio dell’UE di quanto contribuiscano, tra cui la Repubblica Ceca. Ad aggravare la situazione vi è l’uscita del Regno Unito dall’UE: con la Brexit, l’UE ha perso un importante contributore netto. In questi termini, la proposta di modifica al finanziamento a lungo termine dell’UE significherebbe un cambiamento radicale: meno soldi per i paesi che cercano di avvicinarsi allo standard UE, denaro che viene investito in infrastrutture e lo sviluppo delle regioni più povere. Questi paesi hanno lanciato l’allarme i primi di febbraio, riuniti in Portogallo in vista del successivo vertice UE a Bruxelles, per presentare ufficialmente la loro posizione contro i tagli proposti alla coesione e ai fondi agricoli. Dalla sua ammissione nell’UE, la Repubblica ceca ha ricevuto circa 765 miliardi di corone in più di quanto non abbia contribuito. I fondi dell’UE rappresentano il 40% degli investimenti del paese, incanalati in progetti infrastrutturali e sviluppo regionale. A causa della sana economia del paese, l’UE propone ora una riduzione del 24% dei fondi per la Repubblica ceca. Inoltre, il denaro dovrebbe essere utilizzato per diverse priorità da quelle attuali, con l’accento che si sposta sul clima e sull’innovazione.

L’incontro in Portogallo

Su invito del primo ministro portoghese António Costa, i maggiori beneficiari dei Fondi europei di coesione destinati agli Stati membri più poveri dell’UE, si sono incontrati il 1° febbraio a Beja, nel sud del Portogallo. I paesi hanno ribadito la loro opposizione ai tagli proposti nel quadro finanziario pluriennale dell’UE per il 2021-2027, sottolineando l’importanza della politica di coesione per raggiungere la convergenza economica e sociale tra gli Stati membri dell’UE. Al termine dell’incontro, 15 dei 17 Amici della coesione hanno firmato la dichiarazione congiunta del vertice di Beja: Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. “Il finanziamento della politica di coesione per il 2021-2027 dovrebbe mantenere il livello del quadro finanziario pluriennale 2014-2020 in termini reali. Nessuno stato membro dovrebbe subire una forte e sproporzionata riduzione del proprio bilancio di coesione”, si legge nella dichiarazione finale dei Friends of Cohesion. “Condizioni di attuazione appropriate sono decisive per il successo delle politiche e non hanno alcun impatto sul bilancio europeo”, hanno aggiunto i 15 rappresentanti dei paesi dell’Europa meridionale e orientale. Tra questi, era presente al vertice il primo ministro ceco. Andrej Babiš ha affermato che i fondi di coesione sono della massima importanza per lo sviluppo del paese. “Stiamo diventando più ricchi, quindi avremo meno soldi, capisco, ma i fondi di coesione sono cruciali per noi al momento – ha dichiarato il primo ministro – non abbiamo ancora finito di costruire la nostra rete autostradale, ci sono molte cose che dobbiamo portare avanti. Quindi abbiamo bisogno di soldi per gli investimenti e dobbiamo essere in grado di decidere come verranno utilizzati i soldi”. Tuttavia, hanno insistito sul fatto che nuovi strumenti come quello di bilancio per la convergenza e la competitività e il Fondo per una transizione giusta sono stati istituiti per raggiungere obiettivi specifici. Il loro finanziamento deve pertanto venire in aggiunta al finanziamento regionale dell’UE e non “a spese della politica di coesione e della politica agricola comune”.

Il conflitto di interesse per i fondi UE

In seno agli organi dell’UE, la questione dei fondi europei e i possibili conflitti di interesse rimangono argomento particolarmente importante. I legislatori sono tutt’ora profondamente preoccupati per i potenziali conflitti di interesse che possono interessare centinaia di milioni di euro di fondi concessi alle aziende legate alle stesse persone che dovrebbero decidere come spendere i soldi. Emblematico è il caso del primo ministro ceco Andrej Babis, indagato per conflitto d’interesse per aver utilizzato i fondi europei per le aziende di sue proprietà; secondo diverse relazioni, potrebbero essere stati utilizzati più di 100 milioni di euro. Le preoccupazioni dell’UE non si limitano solo alla Repubblica ceca. Gli interessi commerciali dei leader in Ungheria, Bulgaria, Romania e forse anche in altri paesi stanno sollevando preoccupazioni a Bruxelles, dove le istituzioni europee mancano degli strumenti e delle leggi per combattere efficacemente il problema.

Le accuse di possibili frodi, in un momento di scarsa fiducia del pubblico nel progetto europeo e in cui i partiti di estrema destra stanno guadagnando importante trazione politica, non giocano di certo a favore dell’UE, considerando anche che uno dei più grandi paesi membri d’Europa, il Regno Unito, ha lasciato il più grande blocco commerciale del mondo.

Elezioni comunali in Francia, tra meno di un mese l’apertura dei seggi

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Il 15 marzo, a Parigi ed in molte altre città francesi, si terranno le elezioni per il rinnovo del primo cittadino della capitale francese. I sondaggi danno come favorita a Parigi la sindaca uscente, Anne Hidalgo, eletta nel 2014 con il Parti Socialiste. Lo scenario politico, tuttavia, appare differente se paragonato a quello della precedente tornata elettorale: il voto sarà più incerto rispetto a sei anni fa, quando Hidalgo vinse il secondo turno con quasi 10 punti di distacco.
Le elezioni comunali in Francia si svolgono ogni 6 anni ed il sistema elettorale attualmente in vigore prevede un primo turno ed un eventuale secondo turno- che nel caso delle elezioni in questione si dovrebbe tenere il 22 marzo- a cui accedono soltanto i candidati che hanno ottenuto più voti.

Il paradosso Hidalgo
Un sondaggio sulle elezioni citato dal quotidiano francese Le Monde mette in evidenza come Anne Hidalgo, non sia molto amata ma sia la preferita a Parigi: apprezzata a sinistra, odiata a destra, la sindaca di Parigi ha sofferto di un’immagine gravemente degradata per tre anni; tuttavia, rimane in cima ai sondaggi. La domanda posta nel sondaggio è semplice: “Vuoi che Anne Hidalgo venga rieletta per un secondo mandato?”. Per il 60% dei parigini interrogati non dovrebbe essere rieletta. Un rifiuto massiccio, quindi, confermato da diverse altre indagini. Rigida, demagoga e cattiva manager: agli occhi di alcuni elettori, la sindaca di Parigi costituisce una catastrofe vivente. Eppure, rimane la favorita della campagna per le elezioni comunali di marzo. Un paradosso sorprendente. “Nonostante la sua immagine, tutto è aperto”, ha dichiarato Brice Teinturier, Vice CEO di Ipsos, una delle più importanti società di ricerche di mercato che si basa sui sondaggi al mondo.
Appannaggio di Hidalgo vi è in primis la diversità dei suoi avversari e la loro solidità, che li rende potenzialmente in grado di dividersi molti voti, senza creare una forte alternativa alla sindaca attuale. Hidalgo, dunque, riscuote consensi soprattutto dagli elettori di sinistra e dagli ambientalisti: non a caso alcune delle sue misure politiche con maggior successo sono state l’espansione delle piste ciclabili parigine e la pedonalizzazione di una parte della riva della Senna. In vista delle imminenti elezioni, Hidalgo ha proposto altre misure che si inseriscono in questa direzione, come il referendum sul ruolo di Airbnb, un piano per rendere il centro della capitale francese completamente ciclabile, una nuova forza di polizia con la metà dei membri costituita da donne e la conversione di uffici in case a basso prezzo. Presso l’elettorato centrista, di destra ed estrema destra la sua popolarità scende, invece, al 17%.

Gli altri candidati
Tra gli altri candidati, la più alta nei sondaggi è Rachida Dati, ex Ministra della Giustizia nel governo di Nicolas Sarkozy e candidata con i Repubblicani, data poco sotto al 20 %. Dopo aver rinunciato alle elezioni europee, la repubblicana ha presentato la sua candidatura con lo slogan “impegnata per una Parigi migliore”, criticando a Hidalgo la sua eccessiva concentrazione sulle misure ambientaliste ed il suo trascurare altri settori e misure da attuare. In un comunicato, Dati ha sintetizzato le sue priorità in “sicurezza, pulizia, famiglia, ambiente e salute”.
Il Partito del Presidente della Repubblica francese, La République en Marche (LREM), aveva schierato come candidato l’ex portavoce del Governo, Benjamin Griveaux, che, tuttavia, si è ritirato pochi giorni fa a seguito ad uno scandalo che lo ha riguardato in prima persona: sono state, infatti, diffuse da un sito internet le immagini di uno scambio di messaggi che aveva avuto con una donna che non era sua moglie e in cui era presente un video a sfondo sessuale. La Ministra della Salute francese, Agnes Buzyn, è così subentrata come candidata sindaca per il Partito di Macron: si tratta di un’ematologa, con una lunga carriera ai vertici degli enti che governano la sanità in Francia.
I Verdi di Europe Écologie Les Verts-EELV hanno un candidato che i sondaggi danno intorno al 14 %, David Belliard, il Presidente del gruppo al Consiglio di Parigi. Belliard sta combattendo “per una Parigi più verde, più traspirante, più economica, più accogliente”, ed intende approfittare dei buoni risultati dei Verdi nelle elezioni europee.
L’unica avversaria della sinistra di Anne Hidalgo “sulle panchine del Consiglio di Parigi”, Danielle Simonnet, candidata di La France insoumise, aveva già partecipato alle elezioni comunali del 2014. Per queste elezioni, Danielle Simonnet lavora in collaborazione con l’ex calciatore Vikash Dhorasoo -nella lista “Décidons Paris”, supportata da REV-Rassemblement des Ecologistes pour le Vivant.
Infine, occorre menzionare Wallerand de Saint-Just, tesoriere del partito Rassemblement national, già eletto nel consiglio regionale dell’Ile-de-France, il quale ha rinunciato a guidare la lista RN nella capitale. Già presente nel 2014, aveva registrato il 6,26% dei voti. Invece, il partito di estrema destra ha deciso di sostenere la lista “Love Paris” del magistrato liberista Serge Federbusch – al di fuori del partito.
Il 15 marzo voteranno altresì comuni importanti diversi da Parigi fra cui Bordeaux, Marsiglia, Nizza e Tolosa, Lille e Montpellier.

Conferenza di Monaco: Macron guarda ad Oriente

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Dal 14 al 16 febbraio, presso l’Hotel Bayerischer Hof, si è svolta la 56° Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Per tre giorni, Monaco è stata di nuovo al centro della diplomazia internazionale e ha accolto i leader mondiali della politica, del mondo accademico e della società civile. Il crescente indebolimento dell’Occidente sulla scena internazionale è stato il tema dominante dell’annuale appuntamento bavarese. Confermate le divergenze profonde sui temi della difesa e della sicurezza tra gli Stati Uniti di Donald Trump e gli alleati europei.
Le parole di Macron
Nel suo intervento alla Conferenza, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, si è soffermato sull’esigenza per l’Europa di impegnarsi nuovamente in un “dialogo strategico” con la Federazione Russa, senza cedere in tal modo sul tema del rispetto dei principi e senza allentare la morsa su Mosca sulla questione ucraina. Il Presidente francese ha, infatti, chiarito di non voler porre fine alle sanzioni nei confronti della Russia, sebbene abbia sottolineato come l’embargo “non abbia cambiato assolutamente nulla” nell’atteggiamento della controparte.
“Ciò di cui abbiamo bisogno è di coinvolgere di nuovo Mosca nel lungo periodo” ha dichiarato Macron, sostenendo che sia “un grave errore” distanziarsi da una parte dell’Europa di cui non si condividono le azioni sulla scena internazionale. La Russia “non può costantemente essere il Paese che blocca ogni progresso all’ONU”. Macron è convinto che la Russia continuerà a destabilizzare la comunità internazionale, specie interferendo nelle campagne elettorali di altri Paesi, tuttavia, ha ricordato altresì azioni analoghe condotte da gruppi dell’estrema destra americana. Per il Presidente francese, queste azioni, pongono una sfida all’Unione europea, che ancora non si è dotata degli strumenti idonei a difendersi da fake news, manipolazioni delle competizioni elettorali ed intimidazioni.
L’intervento di Pompeo
Emmanuel Macron non crede alle rassicurazioni del Segretario di Stato statunitense Mike Pompeo- intervenuto prima di lui a Monaco- secondo cui l’Occidente “sta vincendo”. “Libertà e democrazia stanno vincendo, e non parlo di nazioni geografiche. L’Occidente non definisce uno spazio o una parte di Stato concreto. È qualsiasi nazione che adotti un modello di rispetto per la libertà individuale, l’impresa libera, la sovranità nazionale” ha dichiarato Pompeo.
La sua è stata anche una risposta alle critiche del presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, che, nel discorso inaugurale della conferenza aveva accusato gli Stati Uniti di rifiutare “persino l’idea di una comunità internazionale”, agendo “a spese di vicini e partner”. Citando il ruolo di Washington nel mantenere la sicurezza in Europa, rafforzando la Nato al confine con la Russia e nello sforzo globale contro l’Isis, Pompeo ha affermato: “E’ questa l’America che ‘rifiuta la comunità internazionale’? L’Occidente libero ha un futuro più luminoso delle alternative illiberali”.
“Indebolimento dell’Occidente” e l’esigenza di riforma dell’UE
Nel suo intervento alla conferenza il Capo dell’Eliseo ha, contrariamente al Segretario di Stato statunitense, sostenuto che è in corso un “indebolimento dell’Occidente”, anche a causa della recente politica statunitense tendente ad “un certo livello di ritiro, di ripensamento del suo rapporto con l’Europa”. “Quindici anni fa pensavamo che i nostri valori fossero universali, che avremmo dominato il mondo nel lungo periodo…e invece adesso siamo scossi da altri progetti, da altri valori” ha poi affermato citando la Cina, la Russia e la Turchia.
Macron è tornato, così, alle sue dichiarazioni di qualche mese fa, quando aveva definito la Nato in stato di “morte cerebrale”. Egli ha sottolineato che la sua visione della difesa europea non è un progetto contro l’Alleanza atlantica o un’alternativa ad essa, bensì, risponde all’esigenza di dare maggiore credibilità all’Unione europea attraverso la dimensione militare. “Se non abbiamo spazio di manovra – ha sottolineato – non abbiamo credibilità in termini di politica estera” ha dichiarato. L’UE, secondo il Presidente francese, deve definitivamente emanciparsi dall’ombrello statunitense, rilanciandosi come una “potenza politica e strategica”.
A tal proposito, Macron ha ribadito le sue perplessità in merito alla cautela della Germania nel progetto di rilancio dell’Unione, accusandola di aver frenato, in alcuni casi come il bilancio dell’Eurozona, le proposte di riforma formulate da Parigi.
Collegandosi al tema centrale della conferenza, il Presidente francese è tornato sull’idea di estendere la protezione del nucleare francese agli alleati europei, con un’importante novità, quella di pensare tale protezione come complementare e non alternativa alla deterrenza della Nato. Macron si è spinto fino ad ipotizzare un’istanza in cui coordinare le varie iniziative, un Consiglio di sicurezza europeo, nel quale coinvolgere anche il Regno Unito.
In definitiva, sarà fondamentale la velocità con cui l’Europa saprà rispondere tempestivamente alle sfide politiche ed economiche del tempo, evitando un “errore storico”.

EuropeAid, partnership per città sostenibili 2020

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EuropeAid – direzione generale della Commissione europea – ha dato il via ad un nuovo bando: promuovere lo sviluppo urbano integrato attraverso partenariati tra Autorità locali di Stati membri dell’UE e di Paesi partner. Il tema generale è l’Agenda 2030 sullo Sviluppo Sostenibile.

Il bando

Pubblicato l’11 febbraio 2020 e con scadenza il 27 marzo prossimo, il bando è volto ad istituire un partenariato tra Autorità locali di Paesi partner, così da promuovere lo sviluppo urbano sostenibile attraverso un’attività di capacity building e con la fornitura di servizi. Alla base vi è dunque un rapporto di scambio tra le Autorità locali dei Paesi – membri e terzi – in rispetto degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile: le attività possono portare alla creazione di nuovi partenariati oppure contribuire a migliorare i rapporti tra i soggetti che già cooperavano tra loro. Il tutto deve essere portato avanti tenendo sempre a mente le nuove priorità dell’Unione Europea in materia di sviluppo sostenibile: il nuovo Green Deal europeo ha un peso particolare e dunque dovrà essere senz’altro considerato nel rafforzamento della sostenibilità nelle città.

Il bando è sostenuto dallo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo DCI II – organizzazioni della società civile e Autorità locali – ed è articolato in sei lotti, quattro geografici e due orizzontali. Per quanto riguarda l’entità del contributo, la dotazione finanziaria totale ammonta a 111,550,000 euro, suddivisi in base ai lotti. I lotti geografici sono l’Africa Sub-sahariana (40.000.000 euro), Asia e Pacifico (20.000.000 euro), America latina e Caraibi (20.000.000 euro) e Paesi della politica di vicinato (Sud ed Est – 18.000.000 euro). I lotti orizzontali sono invece città sostenibili di dimensioni più ridotte (150.000 abitanti per le città europee, 300.000 per e città extraeuropee) e paesi estremamente fragili (Afghanistan, Burundi, Repubblica centrafricana, Chad, Repubblica democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Haiti, Iraq, Mali, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Yemen – 5.500.000 euro).

Gli obiettivi

Gli obiettivi previsti nel bando sono molteplici. Si vuole rafforzare la governance urbana promuovendo una buona amministrazione e la diffusione di un quadro politico e normativo a livello nazionale-statale, così da permettere alle autorità locali in via di sviluppo di attuare politiche urbane efficaci. In questo ambito è importante anche la promozione di un sistema di governance multilivello, locale regionale e nazionale, basato su Autorità locali autonome dal punto di vista della responsabilità politica. Il secondo obiettivo del bando è assicurare che le città siano inclusive: essendo il più stretto nodo di congiunzione del governo con i cittadini, possono contribuire a mettere in atto azioni umanitarie e di sviluppo in contrasto alla povertà e all’emarginazione urbana. I processi di pianificazione urbana dovrebbero tener conto delle esigenze di bambini e giovani, dei bisogni delle donne, di chi è più vulnerabile e così via, agendo concretamente sul campo. In terzo luogo, si mira a rendere le città più verdi ed a migliorarne la resilienza: la diffusione di un modello di sviluppo urbano sostenibile e verde nella città aumenterebbe senz’altro la qualità della vita, rendendo le città più efficienti e garantendo anche maggiori soluzioni energetiche sostenibili. Inoltre, si vuole migliorare la prosperità e l’innovazione nelle città: elementi fondamentali nel Green deal europeo sono proprio le città, attori dell’innovazione. È importante attivare le interazioni tra persone e organizzazioni, al fine di attuare azioni politiche integrate per le aree urbane. La cooperazione allo sviluppo dell’UE riconosce l’importanza sia delle aree metropolitane e delle grandi città, che delle città piccole e regionali, dunque è necessario fornire le condizioni per le iniziative dell’economia circolare e per gli appalti pubblici verdi. Infine, si vuole rafforzare la resilienza istituzionale in contesti di fragilità, proprio dal punto di vista della governance: le autorità locali potrebbero svolgere un ruolo chiave per costruire le basi per una società stabile e pacifica, per una crescita inclusiva e uno sviluppo sostenibile.

I progetti

Ogni proposta progettuale deve riguardare un solo lotto e avere ad oggetto la creazione di nuove partnership (o il miglioramento di quelle esistenti) finalizzate a promuovere lo sviluppo urbano sostenibile attraverso lo sviluppo di capacità e la fornitura di servizi alle Autorità Locali dei Paesi terzi del lotto prescelto. I progetti devono portare al raggiungimento di almeno una delle seguenti priorità: raggiungimento dell’SDG 11, integrazione nelle attività la promozione dell’apprendimento di scambi o dislocazioni a breve termine di funzionari di livello sub-nazionale attraverso attività di gemellaggio, promozioni di approcci multi-stakeholder e multisettoriali, promozione dell’approccio basato sui diritti che comprende tutti i diritti umani. I progetti devono essere scritti in inglese, francese, spagnolo o portoghese e devono avere una durata compresa fra 24 e 48 mesi; inoltre, devono prevedere un partenariato di almeno 2 soggetti ammissibili, in particolare: almeno un partner UE, almeno un partner dello Stato beneficiario (uno degli stati ammissibili del lotto selezionato). La presentazione delle proposte di progetto avviene in due fasi: la prima consiste nell’invio delle proposte di progetto attraverso la compilazione del concept note, un formulario attraverso il quale presentare una sintesi di progetto; solo i progetti valutati positivamente saranno inseriti in una short list e i loro proponenti saranno invitati a presentare le proposte complete di progetto.

 

Flaminia Maturilli
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