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Usa 2024. Procuratrice Willis può processare Trump, chi ne approfitta?

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di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Ha perso questa volta Trump? Dipende dall’interpretazione che si vuol dare alla decisione del giovane giudice Scott McAfee (solo da un anno in attività) della Corte superiore della contea di Fulton, Stato della Georgia, che venerdì 15 marzo ha forse pronunciato la sentenza più importante della sua vita. McAfee ha stabilito che il procuratore distrettuale della contea, Fani Willis, non avrà bisogno di dimettersi dal perseguire il caso di alto profilo contro l’ex presidente Donald Trump e altri 14 imputati (compreso l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani), incriminati con l’accusa di aver tentato di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali 2020 in Georgia. Però, ha anche detto il giudice, il procuratore speciale assunto da Willis e suo ex amante, Nathan Wade, dovrà essere escluso dal caso. Wade è un avvocato esterno assunto da Willis e il suo abbandono del caso consentirebbe di proseguirlo senza alcun ritardo. Se invece Willis decidesse di farsi da parte, il suo intero ufficio sarebbe escluso dal caso, e i tempi si allungherebbero.
Il giudice ha ritenuto che anche se il conflitto di interessi non fosse stato dimostrato, l’apparenza di irregolarità sussiste perché “un conflitto percepito agli occhi ragionevoli del pubblico minaccia la fiducia nel sistema legale stesso”. Ma il rimedio per un problema di aspetto, ha concluso il giudice, non è la squalifica. Per porre rimedio al problema dell’apparenza, causato dalla relazione, una delle parti deve abbandonare il caso, afferma il giudice. Willis e Wade avevano testimoniato che la relazione romantica era già finita nell’estate del 2023. “La spiegazione palesemente poco convincente di Wade per gli interrogatori imprecisi che ha presentato in attesa del divorzio (è stata la moglie di Wade a rivelare la relazione del marito con Willis…) indica la volontà da parte sua di nascondere ingiustamente la sua relazione con il procuratore distrettuale.” Allo stato attuale, “membri ragionevoli del pubblico” potrebbero continuare a chiedersi se ci sia un vantaggio finanziario o una relazione romantica continuata, ha scritto il giudice nella sua decisione. “In altre parole, un estraneo potrebbe ragionevolmente pensare che il procuratore distrettuale non stia esercitando il suo giudizio professionale indipendente e totalmente esente da influenze compromettenti. Finché Wade continuerà a occuparsi del caso, questa percezione non necessaria persisterà”. Gli avvocati di Trump hanno subito dichiarato: “Pur rispettando la decisione della Corte, riteniamo che la Corte non abbia attribuito il giusto significato alla cattiva condotta giudiziaria di Willis e Wade, compresi i benefici finanziari, testimoniando in modo non veritiero su quando è iniziata la loro relazione personale, così come al discorso extragiudiziale in chiesa di Willis, dove ha giocato la carta della razza e ha accusato falsamente gli imputati e i loro avvocati di razzismo”.
Steve Sadow, principale avvocato difensore del presidente Trump in Georgia, ha fatto riferimento al video su un recente discorso tenuto dalla procuratrice Willis in una Chiesa e ritenuto prevenuto nei confronti degli imputati. “Utilizzeremo tutte le opzioni legali disponibili mentre continuiamo a lottare per porre fine a questo caso, che non avrebbe mai dovuto essere portato avanti”, hanno concluso gli avvocati di Trump. Allora ha perso Trump? Anche se la procuratrice Willis potrà resterà al suo posto, il team difensivo dell’ex presidente potrà continuare ad avvantaggiarsi, durante il processo, della perdita di credibilità dell’accusa per i sospetti di “conflitto di interesse”. Intanto a New York – nell’unico dei quattro casi penali contro Trump che sembrava destinato a concludersi presto, quello sul “silenzio” comprato con i soldi della campagna elettorale per convincere la porno star Stormy Daniel a non rivelare la relazione con il tycoon nel 2016 – rischia di subire ritardi, a causa di una grande quantità di nuove prove contro l’ex presidente diventata improvvisamente disponibile. Ma la notizia del probabile rinvio (il procuratore ha proposto 30 giorni) è arrivata giovedì mentre Trump si trovava davanti al tribunale federale della Florida per un’udienza su un caso diverso, quello in cui è accusato di aver sottratto all’Archivio di Stato documenti segreti della sua presidenza per nasconderli a casa sua, un processo che ancora adesso non ha una data di inizio certa.
Come se non bastassero già questi guai giudiziari, la sorte sul più importante dei processi di Trump resta ancora in sospeso a Washington DC, dove i pubblici ministeri e gli avvocati di Trump si stanno preparando per la decisione della Corte Suprema, che il mese prossimo ascolterà le argomentazioni sulla pretesa dell’ex presidente di essere immune dalle accuse contenute nell’incriminazione federale preparata dal procuratore speciale Jack Smith che lo accusa di aver complottato per ribaltare la sua sconfitta elettorale del 2020. Originariamente il processo sarebbe già dovuto partire agli inizi di marzo. Tutti e quattro i casi nelle ultime settimane, in un modo o nell’altro, si sono arenati in questioni procedurali o sostanziali che stanno provocando i ritardi che sono tutti a vantaggio dell’obiettivo di Trump: arrivare alle elezioni di novembre prima della fine dei processi. Se infatti Trump riconquistasse la Casa Bianca, potrebbe utilizzare i poteri presidenziali per almeno sospendere le accuse che sta affrontando e respingere qualsiasi processo fino a quando non avrà lasciato la presidenza. Inoltre, ancora più importante per le strategie elettorali di Trump, gli americani arriverebbero alla cabina elettorale il 5 novembre senza aver avuto la possibilità di ascoltare tutte le prove a carico dell’ex presidente o senza che una giuria abbia potuto stabilire la sua innocenza o colpevolezza.

– Foto Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

Il 23 marzo a New York la premiazione dell’Italian Reputation Award

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ROMA (ITALPRESS) – La premiazione dell’Italian Reputation Award si terrà a New York il 23 marzo 2024 (ore 5.00 pm) presso l’Istituto Italiano di Cultura, alla presenza del Console Generale d’Italia New York, Fabrizio Di Michele. Il riconoscimento è rivolto alle personalità che si sono distinte in ambito reputazionale grazie ad un costante impegno e all’innovazione profusa in diversi settori per la promozione dell’Italia nel mondo. È nato dalla collaborazione tra l’Istituto italiano di Cultura di New York diretto da Fabio Finotti e da Reputation Research, guidato da Davide Ippolito, per valorizzare l’impatto culturale degli italiani che con il loro lavoro contribuiscono a rafforzare il brand Italia su scala globale.
Questi i premiati della prima edizione dell’Italian Reputation Award: Alain Elkann, Allegra Baistrocchi, Leonora Armellini, John Viola, Basil Russo, Franco Rossi, Diego Pisa, Mauro Porcini, Giuseppe Romano, Gianmario Bertollo, Marco Chiellini, Anna Rondolino, Piero Rondolino, Umberto Rondolino, che riceveranno il Reputation Award disegnato dal maestro Marco de Luca.
L’iniziativa è promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di New York, Reputation Research, ReteImpresa, Progetto Alfa, IARL – Italian American Reputation Lab e Federmanager Academy.

– Foto Italian Reputation Award –

(ITALPRESS).

Marocco primo paese a portare aiuti a Gaza via terra

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RABAT (MAROCCO) (ITALPRESS/MNA) – Il Marocco ha ottenuto dalle autorità israeliane l’autorizzazione eccezionale per portare aiuti umanitari ai palestinesi. E’ il primo paese al mondo a portare gli aiuti direttamente alla popolazione di Gaza per via terrestre, attraverso Israele, dallo scoppio delle ostilità più di cinque mesi fa. Lo rende noto il governo del Marocco. L’obiettivo è “alleviare le sofferenze delle popolazioni palestinesi con l’avvento del mese sacro del Ramadan, e in particolare delle fasce più vulnerabili come i neonati e i bambini”. Gli aiuti umanitari consistono in oltre 40 tonnellate di generi alimentari, anche di prima necessità.
L’operazione umanitaria è stata avviata a seguito delle indicazioni del Re Mohammed VI, che ricopre anche il ruolo di presidente del Comitato Al Quds (Gerusalemme), e che prevede aiuti umanitari anche alle popolazioni della Città Santa.
Qui verranno distribuiti 2.000 cesti alimentari per 2.000 famiglie e verranno serviti 1.000 pasti al giorno. L’aiuto prevede anche l’allestimento di una sala di coordinamento delle emergenze presso l’ospedale di Gerusalemme.
L’operazione umanitaria “è evidentemente da ricondurre alla leadership del Re Mohammed VI e alla diplomazia marocchina che gode di particolare prestigio in Medio Oriente – si legge in una nota -. Non a caso il Marocco è ancora uno dei pochi paesi arabi che ha mantenuto le relazioni diplomatiche con Israele malgrado la crisi a Gaza”.

– Foto Map –

(ITALPRESS).

Elezioni in Portogallo, il Centrodestra avanti sui Socialisti

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LISBONA (ITALPRESS) – Questi i risultati delle elezioni politiche
in Portogallo, quando lo scrutinio è arrivato al 92,3%, secondo
quanto riporta Youtrend su X:
Aliança Democratica (centrodestra) 29,7%;
Partido Socialista (centrosinistra) 28,7%;
Chega (destra) 18,8%;
Iniciativa Liberal (centro) 4,3%;
Bloco de Esquerda (sinistra) 4%.

Matteo Salvini ha fatto i complimenti al leader portoghese André Ventura per il successo di Chega alle elezioni. “Risultato straordinario, soli contro tutti”, ha sottolineato il segretario della Lega. Così una nota del partito.

– Foto sat/Italpress –

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Medio Oriente, Guterres “Chiediamo una tregua umanitaria”

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MILANO (ITALPRESS) – “Quello che vediamo oggi a Gaza, bimbi che muoiono di fame e questo terribile numero di morti non ha nessun parallelo in nessun altro conflitto che ho visto come segretario… allora basta! Stiamo chiedendo una tregua umanitaria. Il ramadan potrebbe essere un’ottima occasione per il cessate il fuoco”. Così il segretario generale Onu, Antonio Guterres, in collegamento con “Che Tempo Che Fa” sul Nove.
Per il Medio Oriente “non c’è altra soluzione” se non quella dei due Stati, “non c’è altro modo per permettere a queste due popolazioni di vivere in pace”. “Quello che ha fatto Hamas è un attacco terroristico assolutamente inaccettabile – aggiunge -. E’ una disgrazia terribile, inconcepibile in un mondo come il nostro. Dobbiamo essere chiari e fermi su questo. Gli ostaggi devono essere rilasciati senza condizioni, immediatamente, ma le operazioni militari sono state lanciate in un modo dove il prezzo per i civili è stato drammatico”.
-foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

Usa 2024, Biden convince sullo Stato della “disunione” d’America

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Di Stefano Vaccara

NEW YORK (USA) (ITALPRESS) Joe Biden passa la prova del discorso più importante dell’anno, ma lo stato dell’Unione sparisce e con le sue parole pronunciate al Congresso con esuberante energia – a tratti mista a rabbia – il 46esimo presidente ha certificato il profondo stato della disunione degli USA. Biden ha sicuramente superato l’esame sul suo stato di salute che tormentava alla vigilia i suoi sostenitori. L’anziano presidente è apparso ancora fragile nei movimenti, ma non ha mai barcollato o mostrato momenti di confusione cognitiva, come era capitato negli ultimi mesi. Biden ha subito paragonato i tempi a quelli vissuti con Franklin Delano Roosevelt quando nel 1941 pronunciò dal medesimo pulpito il suo discorso mentre in Europa già infuriava la guerra, un attacco che gli consentiva di andare al conflitto in Ucraina e il pericolo rappresentato per tutti dalla Russia di Putin. Poi, per attaccare Trump (senza mai pronunciare il suo nome ma chiamandolo “il mio predecessore”), col pericolo che il 45esimo presidente riporterebbe alla democrazia, Biden torna anche più indietro nella storia più buia degli USA: “Dai tempi del presidente Lincoln e della guerra civile la libertà e la democrazia non erano mai state sotto attacco in patria come lo sono oggi. Ciò che rende raro il nostro momento è la libertà della democrazia, sotto attacco sia in patria che all’estero”, e Biden pronuncia le parole in un crescendo fino a gridarle, accostando così il pericolo rappresentato da Putin per l’Europa a quello di Trump “in patria”. Biden ripetendo la frase di Trump che incitava Putin a invadere i paesi Nato se non avessero pagato il giusto per l’Alleanza, grida: “Ma noi non ci piegheremo mai” a Putin. Trump dal canto suo ha risposto agli attacchi di Biden dal suo Truth Social scrivendo: “Putin ha invaso l’Ucraina solo perché non ha rispetto per Biden”. Chiamato sempre “il mio predecessore”, Biden ha continuato ad attaccare Trump anche per i suoi tentativi di ribaltare illegalmente il voto del 2020 dopo aver perso le elezioni: “Non puoi amare il tuo Paese solo quando vinci”, ha detto il presidente suscitando l’applauso della parte democratica del Congresso, mentre la zona dove sedevano i senatori e deputati repubblicani rimaneva in silenzio. Altre volte borbottava, ma un paio di volte, qualcuno gridava a Biden “bugiardo!”. Dietro il presidente, intanto, la vice presidente Kamala Harris – presidente del Senato – si alzava a quasi ogni passaggio del discorso, mentre lo Speaker del Congresso, il repubblicano Mike Johnson, rimaneva impassibile seduto e senza applaudire. In oltre un’ora di discorso, Biden ha toccato tutti i punti sullo stato della “disunione”. E quindi la crisi al confine con l’immigrazione illegale fuori controllo, il diritto all’aborto negato, i costi dei farmaci alle stelle, per poi verso la fine arrivare alle sofferenze dei palestinesi a Gaza e l’appoggio a Israele che resta una “mina vagante” nella tenuta della coalizione che dovrebbe confermare il presidente alla Casa Bianca. Prendendo una spilla indossata in sala da alcuni repubblicani che incitava a pronunciare il nome di Laken Riley, la studentessa della Georgia uccisa a febbraio dopo un assalto di cui è stato accusato un migrante venezuelano entrato illegalmente negli Stati Uniti.
Biden ha quindi pronunciato il nome di Laken Riley, aggiungendo: “Ai suoi genitori, dico, il mio cuore è con voi. Avendo perso dei figli io stesso, capisco”. Descrivendo l’accusato “un illegale”, Biden ha anche aggiunto: “ci sono stati migliaia di omicidi commessi da legali”. Quando ha parlato di Gaza, Biden ha detto che oltre al diritto a difendersi “Israele ha anche la responsabilità fondamentale di proteggere i civili innocenti a Gaza”. “Alla leadership di Israele, dico questo: l’assistenza umanitaria non può essere una considerazione secondaria o una merce di scambio”, ha continuato “Proteggere e salvare vite innocenti deve essere una priorità”. Biden ha ripetuto che il conflitto israelo-palestinese non finirà senza una soluzione a due Stati, ma nel discorso tanto atteso ha evitato di fare riferimento alla risoluzione che gli USA hanno preparato all’ONU per il cessate il fuoco e che “ritardano” a far votare dal Consiglio di Sicurezza. Al discorso erano invitati degli ospiti che erano seduti vicini alla first lady Jill Biden, e la loro presenza serviva a sottolineare le nette distinzioni con i repubblicani su questioni come i diritti riproduttivi, i prezzi dei farmaci, la difesa della Nato. Durante il suo discorso, Biden si è concentrato molto sui diritti riproduttivi. La decisione della Corte Suprema nel 2022 di ribaltare Roe v. Wade, che aveva stabilito il diritto costituzionale all’aborto, ha poi danneggiato il Partito repubblicano nelle elezioni statali. Diverse donne invitate giovedì sera dalla Casa Bianca o dai parlamentari democratici avevano subito complicazioni mediche potenzialmente letali durante la gravidanza. “Chiaramente coloro che si vantano di aver ribaltato la causa Roe v. Wade non hanno la minima idea del potere delle donne”, ha detto Biden. “Ma hanno scoperto quando la libertà riproduttiva fosse nelle urne e abbiamo vinto nel 2022, 2023, e vinceremo di nuovo nel 2024”. Biden, nonostante la sua fede cattolica, ha promesso di ripristinare le protezioni di Roe – anche se per farlo dovrebbe far compiere al suo partito “la valanga”, cioè ritrovarsi dopo le elezioni di novembre anche con una maggioranza democratica considerevole al Congresso. Sul fronte economico Biden ha rivelato che in un secondo mandato avrebbe cercato ancora di aumentare le tasse sulle società di almeno al 21% in modo che “ogni grande azienda inizi finalmente a pagare la propria giusta quota”. Ma Biden doveva togliere anche quei timori sulla sua età che hanno spinto giù i consensi democratici e indipendenti sulla sua candidatura. Così ha affrontato il nodo alla fine del discorso, dicendo che i suoi 81 anni gli hanno insegnato ad “abbracciare la libertà e la democrazia” e “a non dare all’odio nessun porto sicuro”. Quindi riferendosi ancora a Trump ma senza nominarlo: “Ora alcune persone della mia età vedono la nostra storia in maniera diversa: una storia americana fatta di risentimento, vendetta e punizione. Io non sono così”. Biden arrivato al 38% nell’indice di gradimento (dato Gallup) prima del discorso, aveva la percentuale più bassa degli ultimi 7 presidenti. Il discorso sullo “Stato dell’Unione” era fondamentale per Biden per far alzare l’indice: obiettivo minimo è il 5% in più del dato precedente, altrimenti per Biden si annuncia il disastro. Mezz’ora dopo il discorso, quando l’aula cominciava a svuotarsi, Biden sorridente e ancora energico continuava a stringere mani di ex colleghi, anche di qualche vecchio senatore repubblicano con cui aveva condiviso tanti disegni di legge, ai tempi quando Trump si dedicava a costruire grattacieli lontano dalla politica.(ITALPRESS).

Foto: Agenzia Fotogramma

Ucraina, Zelensky “Se cadiamo Putin aggredirà i Paesi Nato”

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ROMA (ITALPRESS) – “Ringrazio la presidente Meloni, abbiamo un rapporto molto forte e i nostri Paesi hanno un rapporto molto stabile. C’è il sostegno concreto dal punto di vista umanitario e sono grato al popolo italiano che sostiene l’Ucraina”. Così il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, intervistato da Bruno Vespa a “Cinque minuti” in onda su Rai1.
“Speriamo che i nostri partner capiscano e ci sostengano. Se l’Ucraina cade, la Russia andrà avanti e sicuramente aggredirà i Paesi Nato, e l’Italia è uno di questi”, ha detto ancora il presidente ucraino.
“Lo scopo della Russia non è avere qualche territorio ma avere tutta l’Ucraina. Non gli interessa una città o una regione, come Donbass e Crimea, vuole distruggere tutta l’Ucraina e annetterla alla Russia, con la violenza o con gli strumenti politici come avvenuto in Bielorussia”, ha aggiunto.
“A Odessa ieri eravamo con il premier greco per una visita ufficiale e a 300 metri c’è stato un colpo di un missile. Non so chi volessero colpire, è una cosa incredibile. Non parlo di me, ma del leader di un altro Stato. Il premier greco era molto sorpreso, io no”, ha detto ancora Zelensky.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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Tre morti dopo un attacco Houthi a una nave al largo di Aden

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ROMA (ITALPRESS) – Tre marinai sono stati uccisi ieri in un attacco missilistico Houthi contro una nave portarinfuse vicino al porto meridionale di Aden, nello Yemen. Lo ha detto oggi l’ambasciata britannica a Sana’a. Due membri dell’equipaggio filippino sono tra le persone uccise, ha detto in una dichiarazione il governo filippino. Le persone uccise nell’attacco sembrano essere i primi morti derivanti dagli attacchi Houthi contro le navi mercantili in transito sulla principale rotta commerciale del Mar Rosso. “Con grande tristezza, il Dipartimento dei Lavoratori Migranti conferma la morte di due marittimi filippini nell’ultimo attacco dei ribelli Houthi alle navi che solcavano il Mar Rosso e il Golfo di Aden”, ha affermato l’agenzia in una nota.
La milizia Houthi ha attaccato la nave portarinfuse battente bandiera delle Barbados True Confidence un giorno dopo aver lanciato una raffica di droni e missili contro le navi della marina statunitense nel Mar Rosso. Il servizio Maritime Trade Operations del Regno Unito, che monitora gli attacchi navali, ha riferito di aver ricevuto un avviso di un attacco che ha danneggiato una nave commerciale 54 miglia nautiche a sud-ovest di Aden e ha invitato le navi nella zona a essere caute e a che le forze della coalizione nella zona nell’area offrivano assistenza alla nave presa di mira. Un funzionario statunitense ha affermato che il missile ha causato “danni significativi” a True Confidence, aggiungendo che “l’equipaggio riporta almeno due morti e sei membri feriti” che hanno abbandonato la nave. La nave è di proprietà della compagnia registrata in Liberia True Confidence Shipping ed è gestita dalla Third January Maritime con sede in Grecia, hanno affermato entrambe le società in una dichiarazione congiunta.
-foto Agenzia Fotogramma –
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Usa 2024, Haley esce dalla corsa ma Trump dovrà “meritarsi” i suoi voti

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NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – All’indomani del Super Martedì, l’ex governatrice della Carolina del Sud Nikki Haley ha sospeso la sua campagna presidenziale rifiutando di sostenere il suo rivale, l’ex presidente Donald J. Trump.
Haley, in un breve discorso tenuto a Charleston, ha detto ai suoi sostenitori che ora tocca a Trump riuscire a guadagnarsi il sostegno dei suoi elettori.
“Spetta ora a Donald Trump guadagnare i voti di coloro che nel nostro partito non lo hanno sostenuto, e spero che lo faccia”, ha detto. “Ora la scelta è sua”.
L’annuncio dell’ex ambasciatrice all’ONU ha chiuso la sfida repubblicana delle primarie con anticipo mai registrato prima tra contendenti di un partito senza un presidente in carica. Haley nel Super Martedì ha perso in 14 Stati su 15, e la vittoria solo nel Vermont rende ormai praticamente impossibile una rimonta.
A differenza di altri candidati repubblicani usciti in precedenza dalla corsa, come il governatore della Florida Ron DeSantis, Haley nel suo annuncio ha rifiutato di sostenere colui che si trova nettamente in testa, nonostante la sua promessa al Comitato Nazionale Repubblicano mesi fa che lo avrebbe fatto.
Haley si ritira con solo 89 delegati contro i 995 conquistati già da Trump – sono necessari 1.215 per vincere – una soglia che Trump raggiungerà entro un paio di settimane.
Parlando nella sua casa in Florida, martedì sera Trump non aveva mai menzionato la sua avversaria alla nomination, ma aveva invocato “l’unità” tra i repubblicani. Anche se Haley è uscita dalla corsa, la conquista di coloro che finora avevano votato l’ex ambasciatrice (una media che si può quantificare in circa il 25% dei partecipanti alle primarie repubblicane) e che senza la quale non si può battere a novembre Joe Biden, per Trump resta ancora un grande problema da risolvere.

– Foto Ipa Agency –

(ITALPRESS).

 

USA 2024, Biden e Trump sbancano il super martedì

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di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Per la prima volta da quando Theodore Roosevelt tentò di riconquistare la Casa Bianca nel 1912 (dove aveva già speso due mandati) sembra ormai che un presidente in carica e un ex presidente si sfideranno alle elezioni per la Casa Bianca di novembre. Il Super Martedì, come previsto, ha reso ormai imminenti le “matematiche” nomination del presidente Joe Biden e dell’ex presidente Donald Trump per la sfida del 5 novembre (anche se rimangono le “mine vaganti” dell’età per Biden e dei guai giudiziari per Trump che potrebbero far naufragare le chance di nomina o vittoria per entrambi). Nel Super Martedì i due “presidenti” hanno entrambi accumulato una quantità tale di delegati con le loro vittorie in quasi tutti gli stati in ballo (15 tranne uno) che i due “vecchietti” a gonfie vele si dirigono verso quella rivincita per la Casa Bianca che la maggioranza degli americani, secondo i sondaggi, continua a non volere.
L’unica rivale di Trump, l’ex governatrice della Sud Carolina Nikki Haley, è riuscita a vincere il Vermont, privando così Trump dell’emplein. Biden ha vinto ovunque tranne nei caucus democratici nelle isole Samoa americane, dove ha vinto lo sconosciuto Jason Palmer. Mentre scriviamo aspettiamo ancora i risultati di Utah e Alaska. Haley, che non ha parlato martedì sera, potrebbe annunciare il ritiro tra poche ore, ma quella media di circa il 30% di consenso a livello nazionale finora da lei raccolto resta una pesantissima zavorra per le speranze di vittoria di Trump a novembre. L’ex presidente, invece dalla Florida ha parlato a lungo martedì sera con tono insolitamente calmo – senza mai nominare Haley – ripetendo che tocca a lui salvare gli Stati Uniti dal “peggior presidente della storia”. Trump ha soprattutto incitato i repubblicani a unirsi, ma Haley obbedirà? Anche se la sua ex ambasciatrice all’ONU decidesse per “l’unità” del partito (magari per ottenere da Trump la promessa della Segreteria di Stato come riuscì ad Hillary con Obama), una importante percentuale di coloro che l’hanno sostenuta finora, resterà nel campo dei “never Trump” che – confermano gli exit poll – sono andati a votare Haley convinti che l’ex presidente loro non lo voteranno mai. Sceglierebbero Biden allora? Mai, resteranno a casa ma potrebbero anche essere tentati da un candidato indipendente…
Per quanto riguarda Biden, la vittoria del super martedì è stata ancora più netta, in certi casi trionfante. Ma in alcuni stati (come Minnesota e Colorado) si è ripresentato per il presidente il serio problema del voto “uncommitted”, che esprime la protesta per il conflitto a Gaza – già esploso una settimana fa Michigan – e che Biden non potrebbe permettersi di trascinarsi fino a novembre. Biden non ha parlato martedì sera, ma ha diffuso un comunicato in cui ha ribadito che la sua rielezione serve a salvare la democrazia da Trump e per questo chiede il voto a democratici, indipendenti ma anche ai repubblicani che ancora hanno a cuore i valori costituzionali. Biden non ha parlato martedì sera soprattutto perché lo farà giovedì sera al Congresso riunito per il discorso sullo “Stato dell’Unione”, forse il suo più importante della lunga carriera politica.
Il 46esimo presidente dovrà riuscire nell’impresa di calmare i timori sul suo stato di salute, e allo stesso tempo essere in grado di delineare un programma politico di secondo mandato capace di ricostruire quella “coalizione allargata” che gli consentì di battere Trump nel 2020 e che oggi appare sfaldata. Infatti non solo i giovani lo stanno abbandonando, ma addirittura gli afroamericani, come già facevano gli ispanici, vengono attratti in percentuali mai viste nel campo di Trump. Questa analisi è iniziata ricordando la sfida di centododici anni fa nelle elezioni tra due presidenti, uno in carica, il repubblicano William Taft, e un ex ancora molto popolare e “fuori dagli schemi”, Teddy Roosevelt. TR però non correva più nel Gop, ma con un suo partito chiamato “Progressive”. Nel 1912, non vinse nessuno dei due “presidenti”. La spuntò un terzo sfidante, il democratico Woodrow Wilson.
Anche nella sfida tra Trump e Biden si sta allungando l’ombra di un terzo candidato, Robert Kennedy jr, finora snobbato dai grandi media. Eppure il figlio del senatore RFK e nipote del presidente JFK, nonostante quel suo passato “no vax”, continua a salire nei sondaggi grazie alle sue posizioni anti-guerra, ambientaliste e capacità di comunicazione nel web. Così, nonostante le vittorie senza avversari nelle primarie, potrebbero saltare tutti i calcoli e le strategie elettorali dei due “vecchietti” che si ostinano a sfidarsi nonostante la maggioranza dell’America vorrebbe non essere costretta a scegliere tra i due.

foto: Agenzia Fotogramma

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