
Un recente caso di cronaca ha nuovamente portato alla luce un nervo scoperto del nostro sistema giudiziario.
Nel 2016 una donna venne strangolata e del fatto venne accusato l’uomo che stava frequentando da, pare, appena un mese. In primo grado questi fu condannato a pena detentiva di trenta anni ma in appello la pena fu ridotta a sedici anni perché, fu il ragionamento del Collegio, l’imputato aveva commesso il fatto sotto la spinta di una “soverchiante tempesta emotiva e passionale”, conseguenza anche del suo deludente passato sentimentale. La Corte di Cassazione ha invece cassato con rinvio la sentenza resa in secondo grado, rimettendo gli atti alla Corte di Appello di Bologna, sul presupposto che la “tempesta emotiva” non può essere considerata una attenuante. Leggi Tutto