GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Giuseppe Giliberto

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Pippo Fava: Un giornalista contro Cosa Nostra

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Il 5 gennaio del 1984 nella città di Catania si verificò un omicidio; al di fuori del Teatro Stabile venne ucciso il giornalista Giuseppe Fava, meglio conosciuto negli ambienti giornalistici con il nome di “Pippo”. Originario della città di Palazzolo Acreide (provincia di Siracusa), decise di intraprendere la carriera giornalistica subito dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania; la sua attività giornalistica lo portò a collaborare con molti dei quotidiani più importanti d’Italia; occupandosi di tematiche riguardanti lo sport e il cinema; all’attività giornalistica Fava alternò anche quella teatrale e cinematografica, nelle quali riuscì ad ottenere molti importanti successi a livello nazionale ed internazionale.

Ma tornando all’attività giornalistica, Giuseppe Fava fin dai suoi primi anni di carriera si occupò anche di uno dei temi più discussi in Italia nel dopoguerra, ovvero il fenomeno mafioso in Sicilia. Proprio su questo tema Fava fu uno dei primi giornalisti in Italia a riuscire ad intervistare due dei più importanti boss della mafia siciliana, Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo, capimafia attivi nella provincia di Caltanissetta, che si suppone abbiano avuto un ruolo nell’Operazione Husky, la quale portò  allo sbarco delle truppe degli Alleati in Italia.

Durante gli anni’80 a Fava  gli venne assegnato il ruolo di direttore di uno dei più importanti quotidiani siciliani, il Giornale del Sud. Per portare avanti questo giornale decise di reclutare dei giovani talenti del giornalismo. Sotto la direzione di Fava il giornale cominciò ad occuparsi di una tematica che fino a quel momento sembrava estranea al capoluogo etneo, ossia la presenza di Cosa Nostra, fenomeno che secondo molti era circoscritto solo alla provincia di Palermo.

A Catania, al contrario di quello che pensavano in tanti, Cosa Nostra era già attiva da molti anni e proprio verso la fine degli anni’80 in città era in corso una guerra di mafia per stabilire la nuova leadership. Nel 1978 venne assassinato colui che era considerato il capomafia della città, Giuseppe Calderone detto “cannarozzu d’argento”, ucciso per volontà dei Corleonesi di Riina e Provenzano, che in quel periodo avevano dato il via ad una guerra di mafia in giro per la Sicilia, con l’obbiettivo di eliminare i vecchi boss o coloro che non volevano sottomettersi al loro potere, per poi rimpiazzarli con uomini a loro fedeli.

Morto Calderone a contendersi la leadership della città rimasero i suoi due luogotenenti, Alfio Ferlito e Benedetto Santapaola; il primo godeva dell’appoggio delle famiglie palermitane Bontate e Inzerillo (in precedenza alleate con Calderone), mentre il secondo godeva dell’appoggio dei Corleonesi, fu proprio Santapaola ad organizzare l’omicidio Calderone su ordine di Riina.

Dopo qualche anno di omicidi e atti intimidatori a prevalere fu Santapaola, che nell’estate del 1982 eliminò il suo rivale durante il suo trasferimento dal carcere di Enna a quello di Trapani. Fava e i suoi ragazzi misero alla luce i fatti. le due figure dei due boss in conflitto e in particolare quella di Benedetto Santapaola, del quale cominciarono a mettere in evidenza i suoi legami col mondo imprenditoriale e politico di Catania. Ovviamente Cosa Nostra decise di reagire mettendo a segno un attentato contro la redazione; oltre a Cosa Nostra questi articoli  non fecero piacere a coloro che finanziavano il giornale, i quali non potendolo più controllare, decisero di licenziare Fava.

Pur di non fermare la sua lotta in favore della verità  Fava e i suoi ragazzi, con non poche difficoltà, decisero di fondare un proprio giornale. Fava cominciò a pubblicare una rivista mensile conosciuta col nome i “Siciliani”. Uno degli articoli che fece parlare di più fu quello intitolato “I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa”, nel quale denuncio quattro dei più importanti imprenditori del capoluogo etneo, accusandoli pubblicamente di essere collusi col boss Benedetto Santapaola.

La sera del 5 gennaio di trentotto anni fa, Cosa Nostra decise che era giunto il momento di mettere a tacere quello scomodo giornalista. Inizialmente sulla sua morte vennero fatte numerose ipotesi che variavano da motivi passionali fino a quelli economici. Solo al termine del processo “Orsa Maggiore 3” si riuscì a scoprire e condannare i veri mandanti ed esecutori del giornalista; nel 2003 vennero definitivamente condannati: Benedetto Santapaola in qualità di mandante, Aldo Ercolano (nipote di Santapaola) e Maurizio Avola come esecutori materiali del delitto.

Il golpe in Sudan: Da una possibile transizione democratica ad un nuovo regime militare

AFRICA di

Il 25 ottobre del 2021, il Sudan è stato nuovamente protagonista di un nuovo golpe, il quarto da quando il paese è indipendente. Nel 2019 dopo circa un trentennio Omar al-Bashir venne deposto ed arrestato; le principali accuse rivolte dal Sudan e dal mondo occidentale nei suoi confronti sono quelle di corruzione e crimini contro l’umanità, riconducibili ad una delle maggiori crisi umanitarie verificatesi in Africa negli ultimi anni, il conflitto del Darfur.

Il dittatore sudanese è stato arrestato e accusato di aver supportato e finanziato la milizia dei Janjaweed, autrice di numerosi massacri nella provincia del Darfur. Oltre alle accuse prima citate, al-Bashir è stato messo sotto accusa per il colpo di Stato che nel 1989 lo portò al potere. Alle molteplici violazioni dei diritti umani, aggiungiamo che il dittatore sudanese abolì qualsiasi forma di democrazia all’interno del paese, governando in maniera totalitaria, imponendo la Shari’a come legge di Stato; tutto ciò portò ad un aspro conflitto tra la parte settentrionale del paese (prevalentemente musulmano) e quella meridionale (a maggioranza cristiana), che ha portato ad una divisione del paese. Questo regime nato in Sudan non piacque ai paesi occidentali, specialmente agli Stati Uniti, che indicò il paese come tra i principali sostenitori del terrorismo di matrice jihadista; la causa di tutto ciò furono il sostegno e il supporto dato al leader di al-Qaeda Osama Bin Laden, al quale al-Bashir concesse rifugio durante gli anni novanta.

Dopo la caduta di al-Bashir nel 2019, a governare il paese venne messa una coalizione civile-militare conosciuta col nome di Consiglio Sovrano, al quale venne affidato il compito di governare il paese, con l’obbiettivo di condurlo verso delle elezioni democratiche nel 2023, alle quali i membri del Consiglio Sovrano non potranno partecipare. Al vertice di questo organo di governo militari e civili si sarebbero dovuti scambiare la leadership a periodi alterni. Sotto l’amministrazione di questo governo di transizione sono state messe in atto numerose leggi in favore della popolazione civile.

Tuttavia questo non ha affatto alleggerito le tensioni, già nel 2020 il primo ministro Hamdok fu vittima di un agguato dal quale uscì illeso; per quanto riguarda mandanti ed esecutori, non si è mai avuta un’idea chiara su chi vi fosse dietro, anche se i principali sospetti ricaddero sui seguaci dell’ex dittatore.Nel settembre del 2021 in Sudan ci fu un tentativo di golpe da parte dei sostenitori dell’ex dittatore sudanese; fortunatamente il governo riuscì a reagire e ad impedire il colpo di Stato; pochi giorni fa tuttavia il Consiglio Sovrano non è riuscito ad evitare un nuovo golpe da parte dei militari sudanesi.

A prendere il potere è stato un generale di alto rango dell’esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan, membro del Consiglio Sovrano. Subito dopo aver preso il potere, il generale ha messo agli arresti il primo ministro Hamdok, il ministro dell’industria e quello dell’informazione. Nel suo primo discorso, il generale al-Burhan, ha annunciato lo scioglimento del Consiglio Sovrano, specificando però che il suo obbiettivo rimane sempre quello prefissato dal Consiglio Sovrano, cioè guidare il paese alle elezioni del 2023. Ha inoltre spiegato il motivo dietro il golpe erano riconducibili alla situazione di forte insicurezza all’interno del paese, che dal suo punto di vista rischiava di finire nuovamente in una nuova guerra civile, in realtà sembra che già da qualche tempo vi fossero delle forti tensioni tra le forze militari e quelle civili.

Subito dopo il golpe, in Sudan sono cominciate le proteste da parte della popolazione civile, contraria ad un nuovo regime militare; l’esercito tuttavia ha deciso di reagire contro i manifestanti, il bilancio è stato di tre morti e ottanta feriti, secondo alcune fonti il numero delle vittime sarebbe salito a sette. Per mantenere sotto controllo le proteste il generale al-Burhan ha messo in strada l’esercito, riportando il paese in una situazione di forte tensione simile a quella dei tempi del regime di al-Bashir. I militari hanno anche bloccato l’accesso alla capitale Khartoum e ad Internet.

La presa di potere da parte del generale al-Burhan non è piaciuta molto al mondo occidentale. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato la fine di ogni forma di supporto al governo sudanese; anche Nazioni Unite, Banca Mondiale e Unione Africana hanno sospeso ogni rapporto col Sudan, almeno fino a quando non sarà riabilitata la componente civile.
Dall’altra parte il regime militare del Sudan avrebbe richiamato i diplomatici sudanesi in Francia, Stati Uniti, Cina e Qatar, e il capo della missione del Sudan a Ginevra, con i primi che sono stati licenziati dal regime per via del loro supporto al leader civile Hamdok. È importante sottolineare come il golpe sia avvenuto proprio nel periodo in cui i militari dovevano cedere la leadership del Consiglio Sovrano ai civili.

In tutto questo cambiamento, bisognerà tenere d’occhio il ruolo di  Mohamedd Hamdan Dagolo , generale fedele ad al-Bashir e capo di una delle frange più pericolose dell’esercito sudanese, composta perlopiù da ex membri dei Janjaweed. Dopo la caduta di al-Bashir, Dagolo ha ricoperto il ruolo di vice all’interno della componente militare del Consiglio Sovrano; l’ex capo militare di al-Bashir gode inoltre dell’appoggio di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, favorevoli ad un nuovo regime militare in Sudan. Nella giornata di ieri a Khartoum si è tenuto un incontro tra i militari e l’ambasciatore dell’Arabia Saudita.

Sebbene i militari abbiano dichiarato che il loro obbiettivo restano le elezioni del 2023, il generale al-Burhan ha annunciato che ci saranno numerosi cambiamenti, che riguarderanno il sistema legislativo, annunciando anche che la Costituzione del paese verrà riscritta; tutto ciò potrebbe seriamente far naufragare il progetto di un Sudan democratico.

FONTI:
https://www.ilpost.it/2021/10/25/sudan-primo-ministro-abdalla-hamdok-arrestato/
https://www.nyamile.com/news/civil-society-group-urges-dialogue-to-resolve-sudans-political-crisis-calls-for-igad-to-intervene/
https://www.theafricareport.com/140774/sudan-us-considers-additional-measures-to-reverse-military-coup/
https://us.cnn.com/2021/10/25/africa/sudan-military-prime-minister-intl-hnk/index.html
https://africanarguments.org/2021/10/sudan-self-coup-and-four-factors-that-will-determine-what-comes-next/
https://www.aljazeera.com/news/2021/10/26/sudans-army-chief-defends-militarys-seizure-of-power
https://www.aljazeera.com/news/2021/10/25/sudans-military-dissolves-cabinet-announce-state-of-emergency
https://www.aljazeera.com/search/sudan
https://www.bbc.com/news/world-africa-59035053
https://www.nyamile.com/news/sudan-returns-to-military-rule-constitution-to-be-re-written-under-the-new-military-leadership/
https://www.repubblica.it/esteri/2020/07/21/news/sudan_al_bashir_alla_sbarra_per_il_golpe_dell_89-262520877/
https://www.agi.it/estero/omar_al_bashir_chi_e_sudan-5310738/news/2019-04-12/
https://www.africarivista.it/sudan-ufficializzato-il-consiglio-sovrano-nomi-ed-equilibri-del-nuovo-potere/145112/
https://english.alarabiya.net/News/north-africa/2021/10/27/Sudan-s-army-chief-Burhan-meets-Saudi-Arabia-s-ambassador-in-Khartoum
https://www.aninews.in/news/world/india-says-it-will-continue-to-support-sudan-south-sudan-in-journey-towards-peace-development20211027233145/
https://english.alarabiya.net/News/north-africa/2021/10/27/Sudan-s-army-chief-Burhan-meets-Saudi-Arabia-s-ambassador-in-Khartoum
https://english.alarabiya.net/News/north-africa/2021/10/28/Sudan-army-chief-Burhan-relieves-six-ambassadors-including-US-EU-France-Qatar
https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/09/21/tentato-golpe-in-sudan-governo-accusa-i-seguaci-di-bashir_a0bf9354-a70f-43df-940f-4889949398b4.html
https://www.the-star.co.ke/news/africa/2021-10-28-death-toll-of-sudan-anti-coup-protesters-rises-to-7-official/
https://www.washingtonpost.com/world/un-calls-on-sudan-military-to-restore-civilian-government/2021/10/28/e2b52212-3803-11ec-9662-399cfa75efee_story.html
https://www.nyamile.com/news/sudan-military-takeover-threatens-rights/

Il Primeiro Comando da Capital: Dalle prigioni brasiliane alla conquista del narcotraffico internazionale

Difesa di

Questa organizzazione nacque all’interno del carcere brasiliano di Taubaté (San Paolo) nel 1993, a fondare questa organizzazione furono José Márcio Felicio e Dionísio César Leite; l’evento che portò alla nascita di questo gruppo fu un massacro compiuto nei confronti di alcuni detenuti, avvenuto nel 1992 nel penitenziario di Carandiru.
Per finanziare le loro attività criminali, l’organizzazione si serviva inizialmente delle rapine in banca o assaltando furgoni portavalori. Tra le principali rapine messe a segno dal gruppo vi sarebbe un colpo che portò nelle casse dell’organizzazione 32 milioni di reais brasiliani. In seguito a ciò le forze dell’ordine riuscirono a catturare uno dei membri principali da poco evaso di prigione ovvero Marcos Willians Herbas Camacho; forte di una buona reputazione criminale Camacho riuscì in tempi molto brevi ad accrescere la sua posizione all’interno del gruppo, fino a diventarne il leader.
La scalata ai vertici di Marcos tuttavia non avvenne con un grande spargimento di sangue, secondo alcune fonti di fatto Camacho avrebbe fornito alle autorità brasiliane delle informazioni che avrebbero portato al trasferimento di José Márcio Felício e Dionísio César Leite in una struttura penitenziaria di massima sicurezza, in uno stato di totale isolamento. Sotto la guida di Camacho, il quale continua a dirigere le operazioni dal carcere, il PCC cominciò ad interessarsi ad uno dei business più fiorenti all’interno del mondo criminale ovvero il traffico di sostanze stupefacenti e di armi da fuoco.
Per quanto riguarda la struttura interna, il PCC presenta una struttura di tipo orizzontale, la quale si basa molto sulla parità all’interno dell’organizzazione, ai cui membri è comunque garantita una certa autonomia, sempre nei limiti stabiliti dall’organizzazione, al cui interno sono vietate molte attività criminali, tra le quali le estorsioni.
Coloro che sviluppano delle attività illegali devono comunque rendere conto alla Sintonia do Progreso, sullo stesso livello vi sono anche la Sintonia da Cebola (specializzata nella raccolta delle quote dei membri dell’organizzazione non detenuti), la Sintonia da Rifa (la cui funzione consiste nella distribuzione di premi ai membri dell’organizzazione) ed infine la Sintonia do Cigarro (attiva nella gestione delle attività di contrabbando); queste devono rendere conto alla Sintonia Financeira; su questo stesso livello operano anche: Sintonia dos Gravatas (alla quale è affidato il compito di gestire e contrattare con gli avvocati dei membri detenuti), Sintonia da Ajiuda (che si occupa di distribuire i beni e i servizi messi a disposizione dal PCC), Sintonia do Cadastro (che gestisce l’ingresso dei nuovi membri, e l’eventuale espulsione,allontanamento o punizione di membri che non rispettano le regole del PCC). Tutte queste sintonie elencate devono infine rendere conto alla Sintonia Geral final (principale organo di comando del PCC).
Per diventare un membro del PCC, i potenziali affiliati devono essere in possesso di determinate qualità e caratteristiche, tra le quali: capacità di persuasione, abilità oratorie ed infine avere una buona posizione all’interno del mondo criminale. Il potenziale nuovo affiliato durante il “battezzo” viene presentato da due “padrini” (persone che garantiscono per lui), una volta prestato il giuramento, l’affiliato cede anima e corpo al PCC, al quale dovrà corrispondere una quota mensile (Caxinha); il nuovo affiliato assumerà lo status di irmão (fratello).
il PCC ha un proprio codice (O Estatuto), il quale si basa su 18 articoli, inoltre al proprio interno avrebbe istituito un proprio “organo giudiziario” col quale regolare le controversie interne e far rispettare il codice di comportamento; questo sistema è stato messo su dai vertici dell’organizzazione con l’obbiettivo di evitare di attirare troppo l’attenzione delle forze dell’ordine. La violazione di queste regole viene punita in diversi modi; nei casi meno gravi con un’ammonizione oppure un’ammenda da parte del vertice, se il caso si ripete per più di una volta il membro può essere punito con l’esilio; nel caso in cui un membro abbia compiuto una violazione pesante, come per esempio un omicidio senza autorizzazione, violenza sessuale oppure abusi sui minori, è punibile con la morte.
Per quanto riguarda le loro aree di influenza all’interno del Brasile, è stata accertata una forte presenza del Primeiro Comando da Capital negli Stati di São Paulo, Mato Grosso do Sul e Paraná. Le principali aree nelle quale il PCC opererebbe sono all’interno delle periferie e degli Istituti penitenziari. È importante evidenziare, che questo gruppo nelle aree sottoposte al proprio dominio tende ad operare nella massima segretezza e anonimato, senza alcun riferimento che metta in evidenza il dominio del PCC, il quale a differenza di altri gruppi criminali brasiliani predilige l’uso della corruzione piuttosto che la violenza.
Nonostante ciò nel corso degli anni non sono mancati atti di violenza e di terrorismo contro lo stato brasiliano da parte del PCC, in particolare tra il 2006 e il 2012 l’organizzazione ha messo su vari attentati che hanno letteralmente paralizzato il paese, colpendo obbiettivi connessi al potere economico-finanziario, le autorità di pubblica sicurezza e anche la popolazione civile. Anche all’interno delle prigioni il Primeiro Comando da Capital si sarebbe reso autore di veri e propri atti di guerriglia e di violenza, soprattutto nei confronti di gang rivali.
Il PCC all’interno della criminalità brasiliana avrebbe stretto alleanze con il gruppo criminale dei Guardiões do Estado e gli Amigo dos Amigos, mentre dal 2016 sarebbe in conflitto con un altro importante gruppo criminale della malavita brasiliana ossia Comando Vermelho, attivo principalmente nella città di Rio de Janeiro e la Familia do Norte.
Negli ultimi anni il PCC ha iniziato ad espandersi anche in altri paesi del Sud America come Urugauay, Paraguay e Bolivia. Oltre all’America latina il PCC avrebbe esteso la propria rete criminale anche in molti altri continenti; in Europa sarebbe stata riscontrata la presenza del PCC in Spagna, Olanda, Portogallo e Regno Unito, in Nord – America principalmente negli Stati Uniti d’America, ed infine in Africa nell’ex colonia portoghese del Mozambico.
Con questa espansione a livello internazionale, il Primeiro Comando da Capital ha stretto rapporti con molte organizzazioni criminali. Sono certi i legami dell’organizzazione con la ‘Ndrangheta calabrese, in particolare coi narcotrafficanti calabresi Rocco Morabito, Nicola e Patrick Assisi. Inoltre nel 2020 dopo l’arresto in Mozambico di uno dei membri di punta del Primeiro Comando da Capital Gilberto Aparecido dos Santos, è stato possibile accertare il legame del PCC con membri della criminalità organizzata africana (molto probabilmente legati alla mafia nigeriana), i quali secondo quanto emerso dalle indagini avrebbero garantito al PCC supporto logistico per il transito della droga in alcuni paesi africani, dai quali sarebbe poi partita con destinazione l’Europa.

Fonti
https://www.ilpost.it/2018/12/26/rio-de-janeiro-milizie-brasile/
https://www.bbc.com/portuguese/brasil-51178478
https://www.bbc.com/portuguese/brasil-47229984
https://www.bbc.com/portuguese/brasil-44857777
https://insightcrime.org/brazil-organized-crime-news/marcos-willians-herbas-camacho-marcola/
https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/03/03/news/il_nuovo_mondo_dei_narcos-132704241/#box
https://noticias.uol.com.br/ultimas-noticias/agencia-estado/2017/01/08/estatuto-do-pcc-tem-18-artigos-e-codigo-de-etica.htm
http://www.linterferenza.info/attpol/la-violenza-carceraria-brasile-primeiro-comando-capital/#_ftn1
https://brasil.elpais.com/brasil/2021-02-25/apos-anos-de-massacres-hegemonia-das-faccoes-zera-homicidios-em-prisoes-do-amazonas-e-roraima.html
https://brasil.elpais.com/brasil/2020-06-12/pcc-a-irmandade-dos-criminosos.html?rel=listapoyo#
https://www.repubblica.it/esteri/2020/06/23/news/brasile_la_confraternita_dei_criminali-301068697/
https://irpimedia.irpi.eu/tag/gilberto-aparecido-dos-santos/
https://www.repubblica.it/cronaca/2021/05/24/news/ndrangheta_arrestato_in_brasile_rocco_morabito_era_il_numero_2_dei_latitanti_dopo_messina_denaro-302626463/
https://www.lastampa.it/torino/2019/07/15/news/le-immagini-dell-arresto-in-brasile-di-nicola-e-patrick-assisi-1.37033654
https://insightcrime.org/brazil-organized-crime-news/red-command-profile/
https://insightcrime.org/brazil-organized-crime-news/first-capital-command-pcc-profile/
https://www.lastampa.it/esteri/2012/11/14/news/san-paolo-in-guerra-i-narcos-terrorizzano-la-capitale-finanziaria-1.36359936
https://tg24.sky.it/mondo/2017/01/20/brasile-rivolta-26-morti-alcacuz-a-natal-carceri-decapitazioni-v.html%2520#03

Emergenza mafiosa nel foggiano: La provincia di Foggia nella morsa della grande criminalità organizzata

Difesa di

Da qualche anno l’area del foggiano è stata teatro di numerosi omicidi e reati intimidatori, messi in atto da organizzazioni criminali di tipo mafioso. Quando si parla di Puglia, ci viene subito da pensare che dietro la scia di sangue e di violenza vi sia la mano di quella che viene considerata come la mafia dominante all’interno del territorio pugliese, ovvero la “Sacra Corona Unita”. La realtà dei fatti ha messo in evidenza però che dietro a tutto ciò non vi è la mano della “Sacra Corona Unita”, bensì un’altra organizzazione criminale, del tutto estranea ed indipendente rispetto a quest’ultima ovvero: la Società Foggiana, organizzazione criminale attiva nella città di Foggia e nelle sua provincia .

La “Società Foggiana” venne fondata durante gli anni’80, a volere la creazione di un organizzazione criminale nel territorio foggiano fu il boss camorrista Raffaele Cutolo . Questa nuova formazione mafiosa prese il nome di “Nuova Camorra Pugliese”, tuttavia dopo il nuovo arresto di Cutolo questo nuovo sodalizio mafioso cominciò a naufragare, con conseguente nascita di nuovi gruppi criminali, tra i quali appunto la “Società Foggiana”.
Questa nuova organizzazione dimostrò fin da subito la sua intenzione nel non sottomettersi a nessun’altra organizzazione criminale, come per esempio la “Sacra Corona Unita” e i clan della “Nuova Camorra Pugliese”. A guidare questo nuovo sodalizio criminale furono: Gerardo Agnelli, Giosuè Rizzi, Rocco Moretti e Roberto Sinesi . Questi giovani emergenti durante la metà degli anni’80 dichiararono guerra al clan foggiano dei Laviano, legato prima a Cutolo e successivamente al boss brindisino della Sacra Corona Unita Pino Rogoli .

Nel corso degli anni nella città di Foggia e nei suoi dintorni si sono formate tre batterie criminali che costituiscono appunto la “Società”, i Moretti – Pellegrino – Lanza, i Sinesi – Francavilla e i Trisciuoglio – Prencipe – Tolonese. La composizione di questi clan è basata sulla formazione di batterie criminali basate su vincoli familiari sul modello delle ‘ndrine calabresi, con la sola differenza che la Società foggiana non prevede alcun rituale di affiliazione, ciò che contraddistingue in maniera particolare questi gruppi criminali sono i metodi violenti e intimidatori tipici della “Nuova Camorra Organizzata” .

Le tre batterie, fin dalla loro nascita si sono sempre dimostrate in contrasto tra di loro, contrasto che ha causato molti omicidi nella città di Foggia e nella sua provincia ; nonostante i numerosi arresti i clan continuano a far sentire in maniera soffocante la loro presenza, imponendo il pizzo alle attività commerciali e punendo in maniera severa chiunque osi ribellarsi alle richieste dei clan. Inoltre negli ultimi anni si è assistito ad un sempre crescente legame della Società foggiana con la cosiddetta “zona grigia”, composta da politici e imprenditori vicini agli ambienti mafiosi.

Secondo l’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, il clan più potente all’interno del Comune di Foggia sarebbe quello dei Moretti – Pellegrino – Lanza, attivi principalmente nel settore delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti. Questo clan negli ultimi anni starebbe estendendo la propria influenza anche al di fuori dei confini pugliesi, come per esempio in Molise e in Abruzzo .

Un’altra realtà de che negli ultimi anni sta preoccupando molto gli inquirenti e la magistratura è il Gargano (geograficamente situato nella parte nord – orientale della provincia). Da molti anni, l’area garganica è finita al centro di una faida di mafia meglio conosciuta come la “faida del Gargano”. A dominare principalmente quest’area vi è la famiglia mafiosa di Monte Sant’Angelo dei Li Bergolis. Come le batterie foggiane, questo clan è basato su una struttura di tipo familiare, il cui potere viene tramandato di padre in figlio. Conosciuti anche come il “clan dei Montanari”, i Li Bergolis inizialmente erano un clan mafioso dedito ad affari criminali legati alla terra, tuttavia un tratto che ha sempre contraddistinto questo clan è la sua ferocia, che ad oggi sembrerebbe non essere seconda a nessun altro sodalizio criminale presente sulla penisola italiana.

Sebbene le sue origini e i suoi comportamenti siano principalmente ispirati alle vecchie mafie arcaiche, i Li Bergolis sono stati capaci di evolversi ben oltre la vecchia mafia. Il clan ad oggi infatti risulterebbe coinvolto anche in traffici criminali del tutto atipici per quelle che possiamo definire come “mafie arcaiche”, come per esempio: il traffico di sostanze stupefacenti e il riciclaggio di denaro sporco.

Inoltre i clan avrebbero formato numerose alleanze con altre organizzazioni criminali nazionali ed internazionali. All’interno della regione Puglia i Montanari risultano essere alleati con la batteria foggiana dei Sinesi – Francavilla; per quanto riguarda altre organizzazioni criminali italiane, il clan dei Montanari risulta avere contatti con cosche mafiose riconducibili alla ‘Ndrangheta calabrese e alla Camorra . Dal punto di vista nazionale i clan risultano avere rapporti d’affari con trafficanti di droga riconducibili: alla mafia albanese e ai cartelli della droga sud americani .

Carlo Alberto Dalla Chiesa: Un eroe solo

SOCIETA' di

Carlo Alberto Dalla Chiesa nacque a Saluzzo il 27 settembre 1920. Dopo essere entrato nell’Arma dei Carabinieri partecipò alla Seconda Guerra Mondiale; dopo la fine del conflitto Dalla Chiesa venne promosso Capitano. In seguito a questa promozione venne inviato in Sicilia, regione che aveva avuto un ruolo chiave per la liberazione dell’Italia, la quale però si trovava ad affrontare nuovamente l’espansione del fenomeno mafioso.

Dalla Chiesa prese servizio presso la caserma di Corleone, paese nel quale all’epoca dell’insediamento di Dalla Chiesa vigeva il dominio del boss-medico Michele Navarra; alle spalle di questo vecchio boss tuttavia c’era un giovane mafioso emergente, che puntava a rimpiazzare Navarra, ovvero Luciano Liggio. Nel 1948 Dalla Chiesa si ritrovo ad indagare sulla scomparsa del sindacalista di Corleone Placido Rizzotto, il quale scomparve in maniera misteriosa. Il giovane sindacalista si ritrovo più volte in contrasto con il clan di Navarra e Liggio per motivi legati alle lotte dei contadini per il diritto alla terra; Rizzotto però si ritrovo coinvolto anche in una discussione molto accesa proprio con Liggio, il quale decise di rapire e uccidere il sindacalista corleonese.

Nonostante la forte omertà della popolazione e l’uccisione in circostanze misteriose dell’unico testimone, il giovane pastorello Giuseppe Letizia (ucciso da Navarra con un’ iniezione letale mentre era ricoverato presso l’Ospedale di Corleone), Dalla Chiesa e i suoi uomini riuscirono ad arrestare e rinviare a giudizio assassini e mandanti dell’omicidio Rizzotto, i quali però vennero assolti nel 1964, al termine di questo processo Dalla Chiesa venne promosso e trasferito al nord Italia.

Successivamente fece nuovamente ritorno in Sicilia. Nel frattempo però Liggio e i suoi luogotenenti Salvatore Riina e Bernardo Provenzano si erano spostati verso Palermo, dove grazie a personaggi politici riuscirono ad inserirsi negli appalti pubblici. Dalla Chiesa rimase in Sicilia fino al 1973, anno nel quale venne promosso generale e impiegato dallo Stato italiano nella guerra contro il gruppo terroristico di estrema sinistra delle Brigate Rosse.

Con il suo aiuto lo Stato italiano riuscì ad ottenere ottimi risultati contro il terrorismo, assicurando alla giustizia molti esponenti di spicco delle Brigate Rosse, come per esempio: Renato Curcio e Alberto Franceschini. Questi risultati furono possibili grazie al pieno supporto dello Stato nei confronti del generale Dalla Chiesa, al quale il governo concesse pieni poteri per fermare la violenza messa in atto dai terroristi. Il Generale portò avanti la lotta contro i brigatisti operando in maniera molto segreta e discreta.

 Nel periodo in cui il generale era impegnato nella sua lotta contro il terrorismo, in Sicilia i Corleonesi, guidati da Salvatore Riina, iniziarono la loro scalata al potere dei vertici di Cosa Nostra, eliminando in poco tempo tutti i principali capi della malavita siciliana, rimpiazzandoli con uomini a loro fedeli; eliminati i principali rivali, Riina divenne il nuovo capo di Cosa Nostra. In seguito a questa seconda guerra di mafia in corso nella città di Palermo, il governo decise di proporre a Dalla Chiesa un nuovo incarico in Sicilia, quello di Prefetto di Palermo, incarico che il generale decise di accettare in seguito all’omicidio del segretario del Partito Comunista Pio La Torre, ucciso a Palermo nell’aprile del 1982.

Appena arrivato in Sicilia il generale oltre alla mafia trovo tra i suoi oppositori anche politici e imprenditori, nella lotta contro la mafia tuttavia lo Stato non gli concesse gli stessi poteri e risorse come contro il terrorismo. Il generale capì subito che in questa sua battaglia contro il potere mafioso era stato abbandonato dalle istituzioni.

L’allora governatore della Sicilia, Mario D’Acquisto invitò Dalla Chiesa ad evitare di rilasciare dichiarazioni contro persone ritenute degli onesti imprenditori, che altri non erano quattro imprenditori catanesi sospettati di essere collusi con il capomafia catanese Benedetto Santapaola. Capo indiscusso della mafia catanese, e uomo di riferimento dei Corleonesi, Santapaola inizio la sua scalata al potere tra la fine degli anni’70 e gli inizi degli anni’80, periodo nel quale prese il controllo totale della città di Catania, eliminando il suo rivale Alfio Ferlito con l’aiuto proprio dei Corleonesi.

Aiutati dal boss catanese, la sera del 3 Settembre del 1982 i Corleonesi decisero di eseguire un attentato contro Dalla Chiesa. Quella stessa sera subito dopo aver lasciato il ristorante nel quale si era recato a cena con la moglie, l’auto nella quale viaggiava il generale venne raggiunta da un commando, che uccise il generale, la moglie e il loro agente di scorta.

La morte di Dalla Chiesa genero molto dissenso tra i cittadini, molti dei quali dichiararono che ogni speranza di sconfiggere la mafia era svanita con la morte di Dalla Chiesa. Dopo la morte del Generale Dalla Chiesa venne approvata la legge Rognoni – La Torre, la quale diede alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine una nuova arma per colpire i mafiosi nel loro punto debole, i soldi.

Giuseppe Giliberto
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