JFK 60 anni dopo, con la verità del Gattopardo americano

di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – E tu dov’eri il 22 novembre del 1963? Questa frase che milioni di americani per 60 anni si sono scambiati a vicenda, non ha più lo stesso peso, dato che la maggior parte dei cittadini USA sono nati dopo quel famigerato mezzogiorno di fuoco in Texas, quando a Dallas fu massacrato il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy. Fino a quando la maggior parte degli americani poteva ricordare il proprio shock, come l’ascolto della diretta del più famoso anchor dell’epoca, Walter Cronkite, che con voce tremante, si toglie gli occhiali e sussurra dai microfoni della CBS, “President Kennedy is dead”, è morto, restava granitico il movente di chi crede sia un dovere coprire ancora la verità e che quel giorno resti avvolto nel mistero. Perché che quello di JFK sia rimasto un omicidio senza veri colpevoli, ne sono convinti da almeno mezzo secolo la maggior parte dei cittadini americani i quali – secondo i sondaggi registrati già nel 1966 – non si bevvero la spiegazione della cosiddetta Warren Commission.
Questa commissione speciale d’inchiesta istituita e nominata in tempi record dal vice di JFK diventato quello stesso giorno presidente, il texano Lyndon Johnson, e presieduta dal giudice presidente della corte Suprema Earl Warren, era composta da altri autorevoli uomini di stato – tra cui l’allora congressman del Texas, informatore dell’FBI e futuro presidente “mai eletto alla Casa Bianca” Gerald Ford e – che coincidenza! – anche da Allen Dulles, l’ex capo-fondatore della CIA licenziato malamente proprio da JFK.
Infatti la maggioranza degli americani, soprattutto dopo che nei primi anni settanta gli fu mostrato finalmente in tv il filmato realizzato dal turista Abraham Zapruder – consegnato da lui stesso subito all’ FBI ma (perché?) tenuto nascosto all’opinione pubblica per oltre dieci anni – resterà convinto che quel giorno a Dallas ci fu una “conspiracy”. Come poteva infatti essere stato Lee Harvey Oswald da solo a sparare a JFK, quel “patsy” ex marine in una base di spionaggio USA in Giappone, poi “fuoriuscito” in Unione Sovietica e d’incanto riapparso nel 1962 in patria con la moglie russa, che dopo uno strano passaggio nella sua città natale, New Orleans, era andato in Texas per trovare d’incanto, a poche settimane dal 22 novembre, il lavoro giusto nel palazzo giusto di Dealey Plaza a Dallas?
Come avrebbe avuto il tempo di sparare tutti quei colpi e con quel fucile italiano carcano della prima guerra mondiale? Come “a scoppio ritardato” si vedrà chiaramente dal filmato Zapruder (che tutti potete oggi vedere su YouTube), il colpo che farà esplodere la testa di Kennedy, con la first lady Jacqueline terrorizzata che cerca di afferrare pezzi di cranio dal cofano della Lincoln, arriva da una diversa angolazione. Altro che “proiettile magico…”
Il mantra degli anti-cospirazionisti, i fedeli per sempre alla Warren, è questo: c’è un guazzabuglio di “piste” messe a bollire nella pentola delle inchieste giornalistiche, come delle migliaia di saggi usciti da oltre mezzo secolo, e tra tutte queste troppe “verità” si finisce per non capirci più nulla. Quindi, meglio “case closed”, chiudere il caso: solo un uomo uccise il presidente, bisogna accettare questa “verità” comodissima. Già, ma il movente? Oswald era picchiatello, un po’ marxista-castrista…Ma quanti matti giravano con la pistola, come fu definito anche il gangster Jack Ruby, un manager di spogliarelliste a Dallas a libro paga della mafia (prima quella di Chicago, poi di New Orleans), che uccise Oswald dentro quella stazione di polizia in cui il sospettato più importante della storia d’America veniva “protetto”.
Come del resto era matto da prigione per sempre, anche il palestinese Sihran Sihran, anche lui appena ventenne, che sparerà nel 1968 a Los Angeles Robert F. Kennedy, fratello di JFK e già ministro della giustizia antimafia, quindi senatore di New York, ormai troppo lanciato verso la nomination democratica per quella Casa Bianca strappata con il sangue a suo fratello… Come matti da legare dovevano essere chi uccise, nei turbolenti anni Sessanta, Martin Luther King e Malcom X…
Anche l’attuale inquilino della Casa Bianca, con la decisione di mantenere – nonostante la legge – ancora “top secret” oltre tremila documenti scottanti soprattutto della CIA, ha voluto, come un Gattopardo americano, conservare tutto com’è nonostante ci sia stata negli anni una rivoluzione su tutte le fantasie raccontate dalla Warren. Già una Commissione del Congresso nel 1979 fece scricchiolare il castello di frottole messo in piedi dalla Warren “sorvegliata” da Johnson.
Così anche per Joe Biden, bisogna indicare ai cittadini USA che è ancora presto, la verità può attendere. Nonostante le tesi della Warren Commission, come la già ridicola “Magic bullett”, non stessero più in piedi da tempo, bisogna comunque che se nonostante tutto sia cambiato, tutto dovrà restare com’è: che il racconto “ufficiale”sulla morte del presidente Kennedy resti congelato a quello narrato nel 1964.
Nonostante Biden, come tutti i “commander-in-chief” che lo hanno preceduto, – l’unico con un approccio diverso è stato Trump ma solo per aver tentato l’arma del ricatto – ormai la verità si avvicina portata dalla inesorabile logica: ma perché si deve essere obbligati a dover scegliere tra la pista della CIA, o quella della mafia, o dei cubani anti-castristi, o del “military industrial complex” + i petrolieri texani entrambi molto amici di Johnson, che le rendono tutte queste piste come se si dovessero annullare a vicenda? Come accade invece spesso con certi “cadaveri eccellenti” di mafia – di Cosa Nostra vera, come del resto era la potente famiglia del boss Carlos Marcello di New Orleans, nemico giurato di RFK – al delitto “imperfetto” devono partecipare in tanti, anzi più establishment possibile è coinvolto, e più il “cover-up” dura.
Almeno fino a quando tutti quelli che ascoltarono in lacrime Walter Cronkite dire, “President Kennedy is dead”, non ci saranno più in giro, ogni 22 novembre, a ripetere, e tu che facevi quel giorno in cui uccisero JFK?

– foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

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