Le accise sui carburanti pesano anche sulle Forze Dell’Ordine

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Il caro carburanti non danneggia solo i cittadini, ma influenza anche la funzionalità della pubblica amministrazione e dello Stato. A scontarne le conseguenze sono anche le Forze Dell’Ordine, già alle prese con la crescente perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, ora subentra anche un’emorragia acuita da tutta una serie di rincari inaugurati dal nuovo anno e dalla linea del Governo Meloni.

Alla decisione di non rinnovare lo sconto fiscale sui carburanti, si aggiungono, tra gli altri, gli aumenti del 2% dei pedaggi autostradali e una nuova impennata dei costi energetici di gas ed elettricità.

LE ACCISE E LA MORTE DEL POTERE D’ACQUISTO DEI CARABINIERI

L’inizio del 2023 ha il sapore amaro per migliaia di Carabinieri alle prese con la crescente perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, un’emorragia professionale acuita da una serie di rincari che si avvicendano proprio a inizio anno. Alla decisione del Governo Meloni di non rinnovare lo sconto fiscale sui carburanti, come se non bastassero si aggiungono anche gli aumenti del 2% dei pedaggi autostradali e una nuova impennata dei costi energetici di gas ed elettricità.

In questo modo il caro auto, che coinvolge indistintamente tutto il Paese, ha importanti conseguenze sul lavoro delle Forze dell’Ordine. Il focus del Centro studi politico-economico di Unarma, sindacato dell’Arma dei carabinieri che attraverso degli approfondimenti specifici orienta i militari alla propensione al risparmio, cerca di fare chiarezza sulle ultime oscillazioni del prezzo dei carburanti sul mercato, avanzando delle riflessioni perché impattino il meno possibile sul lavoro delle Forze dell’Ordine.

CARO AUTO E AUMENTI SUI CARBURANTI: COSA ASPETTARCI?

Per quanto riguarda i carburanti, il ritorno dei 18,3 centesimi al litro di accise e Iva ha fatto sì che già da inizio 2023 ogni pieno sia diventato più esoso di circa € 9,00.

Il caro trasporti si scaricherà a valle su tutti i prezzi dei beni che viaggiano su gomma, con l’inevitabile aumento della pressione inflattiva, che nel nostro Paese nel mese di dicembre segna +11,6%. Le scelte dell’esecutivo appaiono penalizzare pesantemente i lavoratori del comparto difesa e sicurezza, infattise da un lato in manovra non sono stati stanziati fondi per i rinnovi contrattuali, dall’altro viene dato impulso alla crescita dell’indice dei prezzi al consumo, riducendo ulteriormente la capacità di spesa dei Carabinieri e delle loro famiglie.

Mentre tutti gli indicatori macroeconomici segnalano rischio recessione per il Paese, il Centro Studi Politico-Economico di UNARMA continua a ritenere che bisognerebbe sostenere la domanda (quindi i redditi) per sostenere il settore produttivo nazionale e tutelare migliaia di posti di lavoro altrimenti messi a rischio dal calo delle vendite. In tale ottica, sarebbe opportuno introdurre uno strumento che permetta di indicizzare le retribuzioni al tasso di inflazione al fine di tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori italiani.

IL RITORNO DELLE ACCISE: RISCHIO CALCOLATO O SACRIFICIO DEI CITTADINI SULL’ALTARE DEL MERCATO?

La scelta del Governo di non rinnovare i benefici derivanti dallo sconto su accise e Iva sui carburanti è sicuramente la misura che ha fatto più discutere a livello politico, anche alla luce dei programmi elettorali di alcuni partiti di maggioranza che proponevano addirittura la cancellazione di tali imposte.

L’esecutivo, tenendo conto del perimetro imposto dagli stringentivincoli di bilancio dell’UE, ha preferito non rinunciare ai maggiori introiti per l’erario che sarebbero subentrati con latassazione sui carburanti, necessari per liberare maggioririsorse in manovra.

Ma quali sono state le considerazioni che hanno determinato le scelte dell’esecutivo? Proviamo a dare una chiave di letturaanalizzando l’andamento dei prezzi medi settimanali dei carburanti secondo i dati forniti dal Mise(https://dgsaie.mise.gov.it/prezzi-settimanali-carburanti).

 

Elaborazione CSPE UNARMA su dati MISE

Come si evince dal grafico del Mise, prima dello stop al taglio sulle accise il costo dei carburanti era in calo e si apprestava ad attestarsi ai valori di inizio 2021, ovvero sotto la soglia degli 1,50 €/L, nonostante già dal 1° dicembre 2022 il Governo avesseridotto lo sconto sulle imposte dei carburanti: dagli originari-30,5 centesimi a litro, si era passati a 18,3 centesimi, senza tuttavia che si fossero registrate impennate del prezzo alla pompa.

Forse per questo il Governo, confidando nel trend ribassista e partendo comunque da quotazioni più contenute rispetto a quelle di marzo 2022, ha ritenuto di poter porre termine alle agevolazioni sui carburanti nella convinzione che un’impennata dei costi potesse essere rapidamente assorbita dal calo delle quotazioni di mercato.

Le previsioni dell’esecutivo finora però non paiono essere state rispettate, infatti i prezzi finali dei carburanti nelle settimane di inizio 2023 sono immediatamente cresciuti e non sembranodestinati al momento a scendere. Una quotazione dei carburanti superiore ad 1,80 €/L è difficilmente sopportabile a lungo per un’economia come quella italiana già provata, dove le retribuzioni sono ferme al palo da 30 anni. Qualora i prezzi non dovessero riprendere a scendere, il Governo si troverà costretto a intervenire per riportare i costi su valori più contenuti e alleggerire così la spinta inflazionistica.  

Bookreporter Settembre

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