Sono le undici del mattino, l’aula di Montecitorio è piena, Si respira un’aria tesa. Qualche posto vuoto c’è, nonostante l’importanza e la storicità del momento. Trai i parlamentari presenti c’è chi indossa mascherine con la bandiera dell’Ucraina o chi, addirittura, ha deciso di vestire abiti color giallo e blu. Tra i grandi assenti spicca il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in uscita istituzionale a Maranello. Si percepisce tensione. Le parole del Presidente della Commissione esteri, Vito Petrocelli, filorusso che ha esortato il M5s ad abbandonare il governo fanno ancora discutere.
Non appena appare l’immagine del Presidente Volodymyr Zelensky l’aria si fa commossa. Il Premier Mario Draghi, visibilmente commosso, si alza in piedi e, assieme a tutta l’aula, batte le mani. Ad aprire l’evento davanti ai deputati e i senatori riuniti le parole di Roberto Fico “Testimoniamo nel modo più solenne la vicinanza e il sostegno di tutto il Parlamento e del popolo italiano all’Ucraina” e di Elisabetta Casellati “Esprimiamo ammirazione per il coraggio del popolo ucraino e confidiamo in una soluzione negoziale”. Dopo di che il Presidente ucraino comincia il suo discorso. “Il nostro popolo è diventato l’esercito. Immaginate Mariupol come una Genova completamente bruciata. Come una città da cui scappano le persone per raggiungere i pullman per stare al sicuro. Il prezzo della guerra è questo: 117 bambini uccisi. Non accogliete i russi in vacanza in Italia, inasprite le sanzioni”. Zelensky ha poi continuato affermando che l’invasione russa ha portato al suo popolo sangue e devastazione sottolineando come, a suo avviso, il fine di Mosca sia quello di distruggere l’Europa e i suoi valori. “Loro vogliono entrare in Europa ma la barbarie non deve entrare”. Barbarie che, stando alle sue parole, coincidono con stupri e violenze. “A Kiev i russi torturano, violentano, rapiscono bambini, distruggono e con i camion portano via i nostri beni. (…). L’ultima volta in Europa è stato fatto dai nazisti. L’esercito russo è riuscito a minare anche il mare vicino ai nostri porti: questo è un pericolo anche per i Paesi vicini”. E ha ricordato: “Gli ucraini sono stati vicini a voi durante la pandemia, noi abbiamo inviato medici e gli italiano ci hanno aiutati durante l’alluvione. Noi apprezziamo moltissimo ma l’invasione dura da 27 giorni, quasi un mese: abbiamo bisogno di altre sanzioni, altre pressioni”. Dopo il discorso del Presidente ucraino ha preso la parola Mario Draghi “Oggi l’Ucraina non difende solo sè stessa ma la nostra pace, libertà e sicurezza. (…). L’Italia è al fianco dell’Ucraina. L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea”. Il Premier ha poi motivato questa sua posizione spiegando che il fine politico del suo governo è quello di disegnare un percorso di maggiore vicinanza di Kiev all’Europa, specificando però che si tratterà di un processo molto lungo. Rispetto alle sanzioni, invece, il Presidente del Consiglio ha ricordato che il suo Paese ha congelato agli oligarchi russi beni per oltre 800 milioni di euro. Dopo di che ha insistito sulla centralità del tema dell’accoglienza, a suo avviso fondamentale per rispondere alla guerra ed ha aperto anche a degli aiuti militari. “Quando l’orrore e la violenza sembrano avere il sopravvento proprio allora dobbiamo difendere i diritti umani e civili, i valori democratici; a chi scappa dalla guerra dobbiamo offrire accoglienza. Di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con gli aiuti, anche militari alla resistenza”. Draghi ha poi concluso il suo discorso dicendo: “La resistenza di tutti i luoghi in cui si abbatte la ferocia del presidente Putin è eroica”. Queste sue parole sono state seguite da lunghissimi applausi. Tuttavia, nel discorso carico di sentimento e retorica di Zelensky è trasparso soprattutto il suo apprezzamento per ciò che l’Italia è e rappresenta nel mondo, cultura, solidarietà e umanità, piuttosto che ciò il nostro Paese avrebbe da offrigli nella lotta al nemico. Dunque, rimangono forti dubbi sull’effettiva centralità e il ruolo che l’Italia sta avendo nei vari tentativi di risoluzione di questa drammatica crisi internazionale.
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Zelnsky parla al Parlamento. Nel suo discorso: tanto sentimento ma poca politica
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