Minaccia terroristica in crescita in Africa: Mozambico nel panico

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Il movimento globale salafita-jihadista, che include al Qaeda e lo Stato islamico, continua a diffondersi in Africa. Di recente la regione settentrionale del Mozambico è stato protagonista di un’insurrezione ad opera di un gruppo legato al movimento. Questa insurrezione, come quelle in Mali e Somalia, rischia di diffondersi nei paesi vicini e di offrire un rifugio stabile ai militanti estremisti, a discapito del crescente numero di civili costretti a scappare dal loro paese.

Le minacce salafita-jihadiste, intrecciate ai conflitti locali, stanno già affliggendo molte delle maggiori popolazioni ed economie dell’Africa, tra cui l’Algeria, l’Egitto, il Kenya e la Nigeria, che affrontano insurrezioni all’interno o poco al di là dei loro confini. Il gruppo insurrezionalista formatosi in Mozambico settentrionale a causa dei recenti cambiamenti economici e della debolezza nella gestione delle sfide di governance da parte dello stato mozambicano, minaccia ora di interrompere la produzione di gas naturale liquefatto, considerato la pietra angolare della futura crescita economica del Mozambico. Questo scenario si preannuncia ancor più disastroso, nel caso in cui la crisi dovesse riverberarsi sui paesi confinanti, e in particolare su economie emergenti come quelle del Sud Africa e della Tanzania.

 

Le conseguenze di questo scenario

Se ciò dovesse verificarsi, il gruppo dello Stato Islamico in Mozambico (IS-M) potrà godere di un punto d’appoggio duraturo nella provincia di Cabo Delgado, in cui la presenza militare del governo non è in grado di avviare un’offensiva a causa di carenze nel settore della sicurezza e altre priorità concorrenti. Non che una difesa militare significativa potrebbe aiutare la causa. Il governo del Mozambico, indirizzato verso democrazia solo nel 1992 quando è uscito da una lunga guerra civile, ha visto riaccendere nel 2013 le ostilità fra le fazioni locali.  È in questo contesto che la minaccia terroristica diventa un detonatore non solo di natura politica, ma anche economica. Difficilmente infatti l’economia del paese potrebbe risollevarsi dopo una seconda guerra civile.

A preoccupare ulteriormente è anche il modo in cui viene gestita la crisi umanitaria e i flussi migratori, di vitale importanza per prevenire un’ulteriore radicalizzazione e internazionalizzazione del problema. Gli sfollati, vittime di violenza e discriminazione negli altri paesi, potrebbero infatti optare per un ritorno sotto il controllo dell’IS-M, permettendo così un consolidamento del loro controllo nella regione.

Dal momento che il governo del Mozambico non dispone delle risorse e della capacità per affrontare le sfide umanitarie e di sicurezza, il contributo internazionale risulta di fondamentale rilevanza, soprattutto se realizzato nel breve periodo. Un ritardo nella gestione della crisi provocherebbe infatti la crescente espansione del gruppo sul territorio, con il conseguente aumento delle occasioni per i gruppi jihadisti di reclutare attori esterni attratti dalle prospettive di profitto economico e di status sociale.

 

Bookreporter Settembre

Roberta Ciampo è una giornalista freelance con un Master in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali ottenuto all’università di Roma La Sapienza. Ha conseguito un progetto di ricerca post-laurea in Cina in analisi e sviluppo delle politiche economiche volte alla sostenibilità, e ha collaborato con l’università di Aalborg, Danimarca, ad attività di analisi e monitoraggio delle pratiche di sviluppo nei paesi emergenti. Lavora a stretto contatto con diverse agenzie delle Nazioni Unite, Unione Europea, ONG e istituti di ricerca su temi di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario.

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