Dopo aver annunciato la volontà di cedere il proprio mandato ad una “nuova autorità” poco più di un mese fa, il Capo del Consiglio Presidenziale libico, Fayez al-Serraj, ha ritirato le sue dimissioni il 30 ottobre scorso.
La decisione, comunicata ufficialmente dal portavoce del GNA Galib al-Zaklai, è stata frutto di una serie di richieste e pressioni avanzate nei confronti del leder del GNA, affinché egli mantenesse il proprio incarico. Sul versante interno, tali pressioni sono provenute dal Parlamento di Tripoli e dall’Alto Consiglio di Stato, mentre, sul versante esterno, da parte del Ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas e della Missione ONU in Libia (UNSMIL), nell’intento di evitare un vuoto politico ed istituzionale, salvaguardando così la “continuità istituzionale ed esecutiva” del Paese.
La richiesta di rinvio delle dimissioni avanzata dall’Alto Consiglio di Stato libico, per il tramite del suo leader Khaled al-Mishri, è stata presentata sulla base di alcune clausole contenute nell’accordo politico relativo agli Accordi di Skhirat. Tali accordi, conclusi il 17 dicembre 2015, avevano sancito l’istituzione del GNA, in contrapposizione al governo di Tobruk, affiliato all’Esercito Nazionale Libico (LNA) e al generale Khalifa Haftar.
Va ricordato, tra le altre cose, che nella settimana antecedente all’annuncio di al-Serraj, le delegazioni libiche rivali riunitesi a Ginevra, nel quadro del Comitato militare congiunto 5+5, hanno ufficialmente siglato l’accordo di cessate il fuoco permanente in tutto il Paese. Si tratta di uno dei più importanti risultati raggiunti dalla cosiddetta conferenza di Berlino, il meeting svoltosi nel gennaio 2020 sotto l’egida dell’ONU in cui i diversi attori internazionali hanno tracciato il cammino da percorrere per giungere ad una soluzione pacifica del conflitto in Libia. Quello terminato il 23 ottobre a Ginevra è stato il quarto round negoziale successivo all’incontro di Berlino, mentre il penultimo aveva avuto luogo nel mese di settembre in Egitto.
La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia ha definito “storico” il risultato cui si è giunti, evidenziando come questo sancisca un punto di svolta “decisivo e coraggioso” verso il raggiungimento della pace e della stabilità in Libia.
Oltre al Forum sul dialogo politico, in programma a Tunisi il prossimo 9 novembre per fissare la data delle prossime elezioni legislative e presidenziali, si attendono ora nuove sessioni del Comitato 5+5, con l’obiettivo di proseguire le negoziazioni necessarie per stabilire i dettagli sulla partenza dei mercenari stranieri in loco, avviando, al contempo, l’unificazione delle forze armate del Paese.
In questo contesto, appare chiaro che le prossime settimane saranno cruciali per la definizione di un nuovo assetto per lo Stato nordafricano, teatro di una lunga guerra civile dal febbraio 2011. La necessità di una leadership forte, evitando ulteriori elementi di destabilizzazione politica all’interno del Paese, ha spinto al-Serraj a cedere alle pressioni sul rinvio delle sue dimissioni, almeno fino a quando non saranno istituiti nuovi organismi politici in grado di guidare efficacemente il Paese africano verso nuove elezioni.