Attacco alla base ONU di Kidal (Mali): preoccupazione per l’escalation di violenza terroristica nella regione 

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Il 9 gennaio scorso 20 persone, di cui 18 peacekeeper, sono rimasti feriti a seguito di un attacco missilistico contro la base ONU a Kidal, in Mali. La notizia è stata rilasciata nei giorni scorsi dall’Ansa e dalla BBC, che cita il portavoce ONU Olivier Salgado. Sono in corso le operazioni di identificazione del gruppo armato responsabile dell’attacco, anche se al momento non vi è stata alcuna rivendicazione. All’interno della base operano forze statunitensi, francesi e maliane, nel quadro della missione di pace ONU MINUSMA (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali). I dati relativi agli attacchi nel Sahel, già comunicati al Consiglio di Sicurezza, destano preoccupazione: solo nel corso del 2019 si registrano oltre quattromila decessi, con un numero di attacchi in Burkina Faso, Mali e Niger, 5 volte superiore rispetto al 2016. 

L’attacco contro la base della Nazioni Unite nella regione settentrionale di Kidal non è quindi un episodio isolato, ma parte di un’escalation di violenze che da anni interessa l’Africa Occidentale. Pochi giorni prima dell’attacco missilistico in questione, infatti, nella regione di Alatona, al confine con la Mauritania, un attentato ha causato la morte di almeno 5 soldati maliani.

 Quanto detto è confermato dall’inviato delle Nazioni Unite per l’Africa Occidentale ed il Sahel, Mohamed Ibn Chambas, il quale ha dichiarato che negli ultimi mesi la regione ha vissuto “un’impennata devastante degli attacchi terroristici contro obiettivi civili e militari”, raggiungendo così un livello di violenza terroristica senza precedenti. 

Bisogna rilevare che, negli ultimi mesi, l’attenzione geografica degli attacchi dei gruppi terroristici di matrice islamica, si è spostata verso est, minacciando sempre di più i fragili Stati costieri dell’Africa Occidentale, intrecciandosi spesso con la criminalità organizzata locale. 

Preoccupano, in particolare, le vittime tra la popolazione civile il cui numero, da un’analisi degli ultimi attacchi nella regione, è purtroppo in continuo aumento. Solo nel giorno della Vigilia di Natale 35 civili, principalmente donne e bambini, sono stati uccisi a seguito di un attacco ad un avamposto militare nella provincia settentrionale di Soum. 

In un contesto così preoccupante, in cui gli scontri sanguinari sono all’ordine del giorno, Chambas ha esortato i leader della regione e la comunità internazionali a dare seguito agli impegni assunti per combattere il terrorismo, affermando è “è il momento di agire”. 

Bookreporter Settembre

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