E se non ci riesci, prova a chiedere aiuto ad un bambino.

in Adrenalina Affairs by

Una linea rossa da seguire per il quartiere. Serpenteggia, curva, zigzaga da un bordo all’altro della strada per spingere i visitatori a soffermarsi su particolari qualunque.

Vengo accolta così, dal lavoro del collettivo sloveno Ljud.

Segnali stradali, oggetti comuni reinterpretati diventano omaggio ad artisti di fama internazionale. La galleria itinerante e dinamica non termina mai, vecchia polaroid alla mano (banditi cellulari, iphone, tablet ed annesse condivisioni spasmodiche) ognuno è chiamato a guardarsi intorno e scoprire ciò che lo circonda mettendovisi dunque in relazione.

Trovando, quindi, il lato “artistico/poetico” che si cela (potenzialmente) anche nel più anonimo arredo urbano.

Da qualche giorno mi ritrovo a pensare che la soluzione a molti malesseri, malumori, musi lunghi, sia portata di mano e soprattutto a costo zero.

Dovremmo ritrovare la capacità di meravigliarci e stupirci, guardare con occhi diversi le cose che ci sono attorno. Prestare attenzione. Stupirci di ciò che ci circonda, godere delle piccole cose (normali e spontanee) che la quotidianità ci regala e di cui noi non facciamo neanche caso.

Qualche esempio?

Osservare le nuvole. Le strane forme che creano con il vento.

Prima un animale, poco fa un cappello, ora un volto sorridente.

Le ombre che si proiettano sui palazzi la mattina presto, e mettono in risalto dettagli a cui prima non avevi fatto caso. Il borbottio profumato della moka, una musica che proviene da qualche finestra che non ascoltavi da tanto, il riflesso dentro una pozzanghera.

La capacità di meravigliarci è tipica dei bambini, ma è qualcosa che perdiamo, ahimé, lungo il viaggio della crescita. Oggigiorno siamo sempre più spinti alla condivisione sui social, che la maggior parte delle volte, di fronte a qualcosa che ci stupisce o ci emoziona, preferiamo immortalarlo e condividerlo piuttosto che viverlo. Ciò che può meravigliarci è intorno a noi, ma è necessario riuscire a soffermarsi anche su cose che inizialmente non ci attirano, e saper cogliere il lato positivo e costruttivo di ogni situazione.

Ritrovarsi quindi a sospendere il giudizio e a guardare le cose per quelle che sono, cambiando prospettiva, angolazione.

Abbandonando le categorie in cui le abbiamo inscatolate, un po’ per abitudine un po’ per pigrizia ed un po’ perché “così fan tutti”, liberando loro e conseguentemente anche noi.

Vale la pena provare, no?

E se non ci riesci, prova a chiedere aiuto ad un bambino!

Bookreporter Settembre

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