GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Novembre 2017 - page 4

La missione di Trump nel continente asiatico

AMERICHE di

Ad un anno dalla sua elezione il presidente americano affronta un viaggio cruciale per la politica estera statunitense.

Il 3 novembre scorso ha avuto inizio la visita ufficiale del presidente Trump nel continente asiatico. Secondo la nota rilasciata dalla Casa Bianca il giorno della partenza, questa visita: «sottolineerà il suo impegno nelle partnership e nelle alleanze di lunga durata degli Stati uniti, ribadendo la leadership degli Stati uniti nel promuovere una regione dell’Indo-Pacifico libera e aperta». La numerosa delegazione partita dagli Stati Uniti, ricca di investitori interessati al mercato asiatico, ha fatto tappa in Giappone, per poi spostarsi in Corea del Sud, in Cina, in Vietnam e infine visiterà le Filippine del tanto discusso presidente Duterte.

Il primo a ricevere Trump è stato il presidente Shinzo Abe, forte della sua recente riconferma a capo del governo giapponese. In primo piano naturalmente la questione Corea del Nord. Il presidente americano ha rinnovato il sostegno militare al paese alleato, d’accordo con le perentorie affermazioni di Shinzo Abe che vorrebbe una linea più dura e decisa contro la dittatura di Kim Jong un. “ È finito il tempo della pazienza strategica” ha affermato Trump, e ancora “Alcuni dicono che il mio linguaggio è forte ma guardate cos’è successo col linguaggio debole degli ultimi 25 anni. Guardate dove siamo ora”. I due presidenti hanno concordato l’invio in territorio nipponico di nuove forniture militari, principalmente scudi anti missili ma anche nuovi F- 35. La visita a Tokyo è stata anche l’occasione per siglare nuovi accordi commerciali, sui quali il presidente Trump ha voluto insistere visto il grosso attivo commerciale che il Giappone vanta sugli Usa.

Seul è stata la seconda tappa del viaggio. Anche in questo caso, una visita di due giorni per garantire sostegno e partecipazione all’alleato sudcoreano. Negli incontri con il presidente Moon Jae in, Donald Trump ha usato toni più pacati, dichiarando che gli Stati Uniti non hanno alcuna voglia di usare la forza per risolvere la questione Corea del Nord, e richiedendo, ancora una volta, un concreto intervento della Cina, ma anche della Russia, per fermare i piani nucleari di Kim Jong un. La visita Seoul è stata preceduta da numerose manifestazioni pro e contro il governo statunitense. I sostenitori chiedono maggiore fermezza e un intervento militare deciso contro la temuta Corea del Nord, i contestatori invece, chiedono che sia mantenuta la pace nel continente e che sia raggiunto un accordo attraverso la diplomazia.

La visita in Cina (denominata “state visit plus” per i grandi onori riservati agli ospiti americani) era la più attesa, certamente la più ricca di spunti politici. Il primo incontro tra Trump e Xi Jinping è avvenuto nella “Città Proibita”, lo storico palazzo degli imperatori, nel quale il presidente cinese, mai cosi saldamente al potere, ha fatto da anfitrione. Si è parlato di Corea del Nord ma anche di scambi commerciali. Per quanto riguarda la minaccia nucleare, Trump ha tentato di strappare alla Cina un impegno concreto per fermare le ambizioni nordcoreane. È chiaro che su questa questione gli Stati Uniti si giocano tutto in termini di credibilità di fronte agli alleati asiatici.

Per quanto riguarda invece gli scambi commerciali, il presidente americano ha ribadito con insistenza la necessità di diminuire il deficit nei confronti della Cina. Sono stati annunciati accordi per circa 250 miliardi di dollari, soprattutto nel settore energetico e in quello tecnologico. Novità anche nel settore degli investimenti finanziari sui quali, specialmente Goldman Sachs, puntava molto. Al termine della visita, nel suo discorso finale, Trump ha riservato parole di stima per il presidente Xi Jimping definendolo “un uomo veramente speciale” ringraziandolo della grande accoglienza riservatagli. Parole concilianti anche sugli scambi commerciali, per cancellare le precedenti accuse alla Cina di agire in modo scorretto sul mercato: “Questa situazione sbilanciata? Colpa di chi mi ha preceduto, non di Pechino”.

Due giorni fa, il presidente degli Stati Uniti ha raggiunto il Vietnam per la quarta tappa del suo viaggio asiatico. Trump ha preso parte al vertice  Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation), insieme agli altri leader regionali, tra cui anche il cinese Xi Jinping e il russo Putin.

Proprio l’accordo di libero scambio firmato dai paesi Apec ( il cosiddetto Trans Pacific Partnership) è lo stesso dal quale Trump ha dichiarato di voler svincolare gli Stati Uniti, poco dopo il suo insediamento. Il TPP andrà avanti con la leadership del Giappone, ma il summit tenutosi a Da Nang, è stato per Trump, l’occasione di ribadire la partecipazione attiva degli Stati Uniti alle vicende del continente asiatico, usando una nuova retorica capace al tempo stesso di far risuonare il suo slogan più conosciuto “America First”e di evitare che la scena venisse completamente rubata dal presidente Xi Jinping che proponeva in alternativa al protezionismo americano, un globalismo a guida cinese in grado di portare prosperità e pace, e soprattutto di assicurare alla Cina una posizione di potenza preminente dell’intero continente.

Come riportava la nota pubblicata dalla Casa Bianca, lo scopo del viaggio era quello di promuovere la libera e aperta regione dell’ Indo Pacifico”. Questo concetto, ribadito molte volte nei discorsi di Trump, è al centro della retorica americana che tenta di rassicurare i paesi asiatici tradizionalmente vicini agli Usa. Il continente viene appunto definito come “Indo Pacifico” per sottolineare l’asse strategico che gli Stati Uniti hanno in mente di fortificare con l’ausilio dell’India, primo concorrente della Cina in termini di crescita economica, e del Giappone da sempre stretto alleato militare. Questo asse strategico che potrebbe facilmente coinvolgere paesi come la Corea del Sud, le Filippine e l’Australia, dovrebbe rallentare l’ascesa cinese sia da un punto di vista economico commerciale che da un punto di vista politico militare. Ad esempio, va letto in questa ottica, il sostegno all’India in seguito alle tensioni sul confine indo – cinese.

Dunque, alleati più forti economicamente e militarmente, in modo da poter fronteggiare questioni come la Corea del Nord e i grandi piani commerciali cinesi, il Belt and Road su tutti. Sarà interessante capire quanta fiducia i paesi asiatici riserveranno a Trump, viste anche le beghe interne (calo dei consensi, “Russiagate) e quelle di politica estera che il governo deve affrontare.

Per concludere, il tanto atteso incontro tra Putin e Trump si è trasformato in una breve chiacchierata in cui i due presidenti hanno firmato una nota congiunta sulla Siria. Il documento concordato afferma la necessità di continuare la lotta contro l’Isis e la necessità di una soluzione diplomatica per la Siria attraverso i negoziati di Ginevra, in modo da incentivare la fine degli scontri militari. Inoltre è di poche ore fa, la notizia che tre portaerei nucleari americane hanno iniziato nuove esercitazioni al largo delle coste del Giappone.

 

 

Svanisce il progetto del “Califfato” in Siria

MEDIO ORIENTE di

L’ultima città siriana controllata dallo stato islamico, Albu Kamal, è stata liberata dall’esercito siriano alleato alle milizie libanesi di Hezbollah e le forze di mobilitazione popolare dell’Iraq.

Albu Kamal, situata al confine est con l’Iraq, è stata riconquistata: tale avvenimento rappresenta la cacciata dello Stato Islamico nel territorio siriano e il fallimento della costituzione del “Califfato” proclamato da Al-Baghdadi nel 2014.

L’esercito siriano e i suoi alleati stanno ora combattendo contro le ultime milizie dell’IS nel deserto nella parte est del paese. Ufficiali statunitensi hanno stimato che erano presenti nella città tra i 2500 e i 3500 militanti dello Stato Islamico, alcuni dei quali si presume si siano dispersi nel deserto nella zona ad est ad ovest del fiume Eufrate. Intanto, a quanto riportato dall’Osservatorio britannico per i Diritti Umani in Siria, l’esercito del governo siriano e le truppe alleate stanno setacciando la città.

La coalizione nazionale siriana delle forze dell’opposizione e della rivoluzione hanno denunciato l’ingresso nel territorio siriano delle forze di mobilitazione popolare irachene come una violazione della sovranità della Siria. Il riferimento è in particolare dovuto al fatto che le forze militari in questione sono parte dell’installazione militare dell’Iraq.

Infine l’agenzia stampa dell’IS, Amaq, ha fatto circolare un video girato nelle periferie della città di Albu Kamal. Nel video un combattente ISIS denuncia il fallimento delle forze governative siriane, nonostante l’appoggio dell’aviazione russa, sullo sfondo intanto si assiste ad una battaglia tra militanti ISIS e le forze siriane. Come risposta l’agenzia stampa siriana, SANA, riporta quanto detto dal Ministro della Difesa russo Sergei Shoign, che si congratula con “gli eroi” dell’esercito siriano per aver liberato la città.

 

 

Afghanistan; a “Camp Arena” il primo corso di formazione per professionisti della comunicazione

MEDIO ORIENTE/SICUREZZA di

Anche la comunicazione all’interno della crescita professionale delle forze di sicurezza Afghane. Si è concluso, infatti, a Herat presso Camp Arena, sede del contingente italiano del Train Advise Assist Command West(TAAC-W), un corso di giornalismo e di gestione dell’informazione pubblica a favore di undici militari delle “Afghan National Defence and Security Forces”(ANDSF) . Il corso ha approfondito in particolar modo la gestione di trasmissioni radio foniche. L’esigenza di trattare tali tematiche è sorta , in primo luogo, poiché in un contesto delicato come quello afghano, che è oggi una delle realtà più a rischio per i professionisti in questo ambito,  la gestione delle informazioni svolge un ruolo fondamentale per fronteggiare la propaganda delle formazioni terroristiche ostili. Questo può esser reso possibile raggiungendo sempre più ampie fasce di popolazione durante la campagna di  informazione.  “In una società come quella odierna, il contrasto alle forze nemiche dell’Afghanistan si applica non solamente tramite il controllo del territorio fisico del proprio Paese, ma anche e soprattutto informando la popolazione in maniera adeguata, efficace e corretta su quelli che sono i continui progressi ottenuti dalle Forze di Sicurezza e dalle Istituzioni”, ha dichiarato il generale Antonio Bettelli durante la breve cerimonia di chiusura del corso, alla quale era presente anche Massimo Biagini, comandante del TAAC-W. Gli undici militari impegnati hanno potuto apprendere, dal personale qualificato di “Resolute Support” insieme a quello del contingente Italiano , il giusto approccio alla metodologia dell’informazione, al corretto uso dei canali di comunicazione a seconda dell’audience di riferimento, con particolare attenzione alla comunicazioni radiofoniche. Per il TAAC-W ha rappresentato un’ulteriore attività di formazione a favore delle forze di sicurezza afghane, che come previsto dalla missione R-S, integra la crescita sotto gli aspetti tecnico-tattici con quella in altri ambiti professionali. La missione Resolute Support ha come obbiettivo quello di fornire assistenza alla formazione dell’esercito e delle “Afghan National Defence Security Forces” .

Leonardo da Vinci in mostra ad Amman

MEDIO ORIENTE di

Il genio italiano tra i più conosciuti al mondo, sbarca in Giordania, precisamente ad Amman, come rappresentante e simbolo della nostra Nazione  nel World Science Forum, patrocinato dall’ UNESCO, che si sta tenendo, per il suo  primo debutto,  in Giordania dal 7 al 11 Novembre.

Nella  Mostra a lui dedicata “ Leonardo’s Machines: italian excellence over the centuries”, che avrà una durata sino al 7 Dicembre, sarà più che mai presente il genio vivo di Leonardo trasposto nelle sue innovative e prestigiose macchine,simbolo della sua eccletticità, con lo scopo di far conoscere all’estero interamente la sua persona ed i suoi studi che non si sono fermati solamente alla grandiosità pittorica,per la quale è essenzialmente noto all’estero, ma è stato precursore dei tempi anche nel settore meccanico – tecnologico

Le macchine, costruite sui progetti di Leonardo, provengono dal Museo di Leonardo a Firenze, una selezione  che è stata attinta dalla “Collezione Niccolai”: la collezione di modelli più grande al mondo tratti dai progetti della grande mente italiana. Lo stesso Gabriele Niccolai,  maestro artigiano,  ha dato il suo contributo ed esperienza assumendo l’incarico di  curatore della mostra.

L’inagurazione dell’evento è stato patrocinato dalla Principessa Wijdan Al-Hashemi e ha visto altri nomi illustri  quali la Principessa Rajwa bint Ali, artista, scultrice  e Presidente della Royal Society of Fine Arts ed il direttore generale del Museo Ihab Amarin.

Un inizio promettente, simbolo dell’amore per l’arte, che non conosce confini geografici e che ha il diritto di avere apprezzamento ed ammirazione su scala mondiale.

Kabul: Attaccata l’emittente televisiva Shamshad, l’Isis rivendica

MEDIO ORIENTE di

Sparatoria all’interno di un emittente televisiva di Kabul la mattina del 7 novembre, arrivata la rivendicazione dell’Isis, una giornalista perde la vita. L’ attacco avviene nei giorni successivi alla perdita di terreno e delle proprie basi in Iraq e in Siria. Un commando di tre persone è riuscito a penetrare all’interno dell’emittente afghana Shamshad, partner della BBC, nella zona vicino allo stadio della città. Il modus operandi è quello introdotto da Al Qaeda e sempre più diffuso, che prevede l’esplosione di un suicida al primo sbarramento permettendo così l’ingresso di altri uomini  armati di mitragliatori e granate. I tre attentatori, vestiti in uniformi militari, hanno tenuto uno scontro a fuoco  con le autorità afghane inviate poco dopo la prima esplosione. Quest’ultime sono riuscite a mettere in salvo parte dei dipendenti dell’emittente televisiva. Numeri discordanti sulle vittime coinvolte. La rivendicazione dello Stato Islamico, avvenuta dopo la presa di distanza da parte dei Talebani,  tramite Twitter, parla di 20 persone uccise ma stando alle conferme del ministero dell’interno le vittime sarebbero almeno 2, una ventina di feriti tra giornalisti e staff, tra di loro anche il direttore Abed Ehasas. Oltre ad uno  degli attentatori, ucciso dalla polizia, è rimasta coinvolta una giornalista, che secondo il portavoce di Shamshad, avrebbe perso la vita dopo il tentativo di mettersi in salvo. “ Questo è un attacco alla libertà dei media ma non possono ridurci al silenzio”, le parole del direttore della redazione ai microfoni di Tolo News, un’altra emittente televisiva. L’Afghanistan è uno dei paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti e i lavoratori della comunicazione. Come ricorda la BBC, i primi sei mesi del 2017 sono stati caratterizzati da un sensibile aumento della violenza nei confronti dei giornalisti afghani, con ben 73 casi registrati: un incremento del 35% rispetto allo stesso periodo del 2016. A maggio due operatori dei media sono stati uccisi in un attacco bomba a Kabul. Anche gli uffici dell’emittente  1TV sono stati danneggiati. Nello stesso mese l’Isis ha preso di mira l’edificio televisivo statale afghano nella città di Jalalabad, uccidendo sei persone.

 

Lo Stato Islamico perde territorio in Siria, dopo Raqqa è la volta di Deir-al zor

MEDIO ORIENTE di

Lo scorso venerdì 3 Novembre il governo siriano ha annunciato la riconquista della città di Deir-al zor contro le forse dello Stato Islamico. L’organizzazione terroristica perde l’ultima roccaforte in territorio siriano.

La città è situata nella zona est della Siria sulle sponde occidentale del fiume Eufrate e dopo la caduta di Raqqa, avvenuta circa due settimane fa, rimaneva uno degli ultimi possedimenti strategici di grande valenza dell’IS. Deir-al zor è infatti il centro della produzione petrolifera siriana.

La liberazione dall’occupazione nemica è stata resa possibile grazie all’aviazione russa alleata e al contributo curdo. Lo Stato Islamico deteneva il controllo del territorio da anni e l’operazione di liberazione era iniziata in Settembre. Unità di ingegneri stanno supervisionando i quartieri e gli edifici della città per l’eventuale rimozione di mine e trappole esplosive che potrebbero essere state disseminate nella città dai jihiadisti dello stato islamico.

L’avanzata per la riconquista delle zone occupate non finisce qui: un esercito appoggiato da bombardieri russi e milizie iraniane e shi’ite, stanno avanzando verso Abu Kamal, ultima città rilevante controllata dallo stato islamico, situata al confine con l’Iraq e sulla sponda ovest dell’Eufrate. A fare pressione sulla sponda est invece ci sono le milizie curde e arabe supportate da una coalizione americana dotata di forze speciali e incursioni aeree. In conclusione le forze militari irachene hanno annunciato l’inizio di un’offensiva nei territori iracheni al confine con la Siria, alle porte della città di Al-Quaim.

Alfano: Stanziati tre milioni di euro per la crisi nella Repubblica Centrafricana

AFRICA di

Dall’Italia sono stati stanziati 3 milioni di euro per la Repubblica Centrafricana nella speranza di far uscire dalla crisi economica ed umanitaria questa popolazione scevra di qualsiasi ricchezza e al limite della sopravvivenza.

“La situazione della Repubblica Centrafricana è una delle più drammatiche; oltre 2,7 milioni di persone dipende dall’assistenza internazionale per sopravvivere”.

Dichiarazione forte e di denuncia del Ministro degli Affari Esteri Alfano, il quale ha dato il via, appoggiato dalla Cooperazione italiana, all’impegno finanziario che servirà a garantire una maggiore produttività nei settori essenziali al fine di sostenere uno stile di vita adeguato alla popolazione.

Si partirà dall’intervento nel settore agricolo e di conseguenza sulla sicurezza alimentare, per poi concentrarsi sul sistema sanitario con lo scopo di favorire un miglioramento nello stato di salute della popolazione.

I fondi saranno distribuiti prevalentemente alla capitale Bangui ed alle zone più disagiate del Paese.

Questo impegno dell’Italia è stato presentato alla “Conferenza dei donatori di Bruxelles” con un programma di solidarietà delineato e preciso dove è stata stabilita una cifra totale di cinque milioni di euro per una durata di tre anni dal 2017 sino al 2019

“il nostro intervento di solidarietà sarà utile per aiutare la Repubblica Centrafricana e agevolarla in questo delicato processo di transizione politica” conclude il Ministro.

 

Il Generale Claudio Graziano nominato presidente del Comitato Militare UE

Difesa/EUROPA di

Un ruolo di spicco per l’Italia nell’Europa della difesa. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa italiano, generale Claudio Graziano, torinese di 67 anni,  è stato nominato presidente del Comitato Militare dell’Unione Europea. L’incarico sarà di durata triennale a partire dal mese di novembre 2018, fino ad allora il generale torinese continuerà a svolgere le proprie funzioni e il ruolo verrà ricoperto dall’attuale presidente, il generale Mikhail Kostarakos, in carica dal 6 novembre del 2016. La decisione è stata presa a seguito di una votazione avvenuta il 7 novembre a Bruxelles tra i 27 Capi di Stato Maggiore della Difesa dei Paesi membri. Il comitato  militare è stato istituito nel 2001, ha il compito di dirigere tutte le attività militari nel quadro dell’UE. Claudio Graziano ricoprirà dunque la più alta carica militare in questo ambito, lavorerà in quanto tale a stretto contatto con il rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione, incarico che ad oggi ricopre Federica Mogherini. Avrà il compito di presentare pareri e decisioni di natura militare presso il comitato Politico e di Sicurezza (PSC), oltre che a fornire linee guida e direttive al Direttore Generale dello European Union Military Staff (EUMS). Che Graziano fosse uno dei favoriti a rivestire la carica non era un mistero, soprattutto dopo che, due mesi fa, sfumò la sua nomina a presidente del Comitato militare della Nato, incarico andato `a sorpresa´ al generale britannico Stuart Peach. Claudio Graziano, nella sua prima dichiarazione a commento dell’incarico, ha ringraziato in primo luogo tutti i Capi di Stato Maggiore della Difesa, definendosi onorato per la nomina ottenuta, soffermandosi anche sul governo e sulla Senatrice Roberta Pinotti: “Desidero esprimere la mia gratitudine al Governo, e in particolare al Ministro della Difesa, Senatrice Roberta Pinotti, per il pieno supporto alla mia candidatura. All’attuale Chairman, il Generale Mikhail Kostarakos, rivolgo un caloroso ringraziamento per lo straordinario lavoro svolto”, ha proseguito  Graziano. Finiti i ringraziamenti ha fatto il punto sulla propria situazione: “Desidero confermare la totale abnegazione con il quale porterò avanti, con orgoglio, la carica di Capo di Stato Maggiore della Difesa” anticipando che :“Una volta in carica, mi impegnerò al massimo delle mie capacità per rafforzare ulteriormente l’autorevolezza del Comitato Militare, per contribuire fattivamente al progetto di realizzazione della Difesa europea e per garantire che l’Unione Europea sia pienamente in grado di rispondere alle nuove sfide sulla sicurezza”.

Non si sono fatte attendere le congratulazioni da parte della Pinotti “Questo importante traguardo è il riconoscimento da parte dell’Unione Europea dell’impegno del Paese e delle Forze armate italiane. Al Generale Graziano il mio più sentito ringraziamento per la dedizione, l’orgoglio, la professionalità e l’umanità con le quali ha operato in qualità di Capo di Stato Maggiore della Difesa”. L’Italia aveva già ottenuto la guida dell’alto consesso con il Generale Rolando Moschini, che ricoprì questo ruolo 2004 al 2006.

Croce Rossa: Francesco Rocca primo presidente italiano della federazione internazionale

POLITICA di

Ad Antalya si sono svolte le elezioni della Federazione Internazionale della Croce rossa e Mezzaluna Rossa che hanno visto l’elezione di Francesco Rocca alla presidenza del network globale umanitario più grande del mondo. Eletto con la maggioranza assoluta dei voti (98 su 190 votanti), Rocca è il primo italiano a ricoprire la prestigiosa carica internazionale.

“Dedico questa importante vittoria ai volontari della Croce Rossa Italiana – ha detto Rocca – di cui sono orgoglioso. Ringrazio tutte le Società Nazionali della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Ora dobbiamo seguire il faro dei nostri Principi e, allo stesso tempo, fornire risposte pragmatiche in tutto il mondo alle numerose sfide umanitarie”.

La federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa è stata fondata nel 1919 e raggiunge 150 milioni di persone in 190 Paesi nel mondo, attraverso l’operato di oltre 17 milioni di volontari.

Una sfida alla violenza e alla guerra in tanti luoghi sperduti e dimenticati spesso dall’opinione pubblica ma non dalle stragi e dalle guerre, una sfida che i tanti operatori umanitari portano avanti a costo spesso della propria vita.

Proprio questa è una delle battaglie principali che il presidente Rocca sta prortando avanti a livello internazionale per sensibilizzare tutti i governi e anche l’opinione pubblica internazionale sulle tante morti tra i volontari che portano sollievo alle popolazioni stremate da guerre e carestie.

 

Alessandro Conte
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