GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Dicembre 2016 - page 32

Road connection in district of Ramallah closed by IF

BreakingNews @en di

Israeli forces closed the road connecting the towns of Silwad and Ein Yabrud in the occupied West Bank district of Ramallah with a large cement block early Wednesday, imposing a complete closure on the two Palestinian towns. According to locals, residents were forced to use dirt roads or roads far out in the outskirts of the town in order to avoid the cement block, while others were forced to exit and enter on foot. An Israeli army spokesperson told Ma’an she would look into reports on the closure.

GCC member states reject the Houthis’ government

In a statement, GCC Secretary-General Al-Zayani said that the GCC member states categorically rejected the Houthis’ recently announced government on the basis that President Abed Rabbo Mansour Hadi’s government is the legitimate one, constitutionally and legally. The new step by the Houthis and Saleh shows that they are not serious about political negotiations, and seek to impede fervent attempts to stop the war in Yemen: “The formation of a new government in Sana’a represents a new and concerning obstacle to the peace process” said Ismail Ould Cheikh Ahmed.

3 Palestinians suspected of arson detained by Israeli Forces

BreakingNews @en di

Israeli Forces detained three Palestinians over suspicions of starting fires in Jerusalem and Israel on Tuesday and Wednesday, while at least four Palestinians were detained over accusations of smuggling weapons from Israel into the occupied West Bank to support Palestinian political groups. They were taken in for interrogation. In another incident on Wednesday, a Palestinian was detained on suspicions of throwing a Molotov cocktail into the Israeli town of Nataf in central Israel, sparking a fire, according to Israeli news media Ynet.

On Independence Day, Former President Ali Abdullah Saleh congratulates nation

Former President of the Republic of Yemen, President of the General People’s Congress, strongman Ali Abdullah Saleh congratulated the Yemeni people on the occasion of the 49th anniversary of the independence day, when Yemen got freedom from Britain in 30th November 1967, calling the nation to move forward for more and more victories. “In the occasion of this great day, I would like to salute you our people, men, women, youth and elders, and through you, I would like to extend my solute to the heroes of the army, security and popular forces who are in front lines on the occasion of the 49th anniversary of the independence day” leader Saleh told to the nation.

Airstrike near Damascus confirmed by Syrian news agency

Varie di

The official Syrian news agency on Wednesday confirmed there was an airstrike near Damascus overnight, and blamed Israel, saying the attack was an attempt to bolster the moral of rebel fighters as they suffer the successes of regime forces. Arabic-language media had reported earlier that Israeli aircraft struck a Syrian military target as well as a Hezbollah weapons convoy. As with past claims of Israeli strikes, Israel did not immediately confirm or deny news of the purported attacks.

Regulation Law approved on Wednesday; second and third readings on the go

BreakingNews @en di

After a marathon session, the Knesset’s Constitution, Law, and Justice Committee approved the Regulation Law on Wednesday morning, paving the way for the second and third readings in the Knesset next week. The Regulation Law, crafted in response to demolition orders issued by the Supreme Court against the town of Amona in Samaria, would protect communities over the Green Line from ex post facto claims of ownership on their land by absentee landlords. If passed, the Regulation Law would allow verified owners claiming property rights to be compensated at 125% of the value of the real estate prior to the improvements created by the towns in question.

Il lascito di Fidel Castro

AMERICHE di

Il 25 di novembre, Fidel Castro è morto all’età di 90 anni, dopo aver governato l’isola di Cuba dal 1959 al 2008. Come tutti gli uomini che hanno cambiato il corso della storia, il suo operato ha suscitato tanta ammirazione quanto rancore. Cuba ha decretato 9 giorni di lutto nazionale per ricordare il padre della rivoluzione. Le ceneri del líder máximo sono state esposte al Memoriale José Martí all’Havana e percorreranno tutta l’isola fino a Santiago de Cuba, dove si terranno i funerali il 4 di dicembre. E’ importante ricordare chi fu questo personaggio che sconvolse il corso della storia del ‘900 e la cui morte oggi suscita sentimenti contrastanti in tutto il mondo.

Fidel Castro nacque nel 1926 in una famiglia cubana benestante e di origini spagnole. Ciò gli permise di studiare e di interessarsi da subito alla politica ed al diritto. Quando si approcciò a svolgere la professione di avvocato, si scontrò con la dura realtà esistente nell’isola: la povertà immensa ed il potere delle multinazionali statunitensi. Nella sua professione decise di difendere i contadini più poveri che non sempre potevano permettersi di pagare il suo onorario. Questo lo costrinse a vivere grazie all’aiuto economico di amici e compagni nella Cuba della dittatura di Batista. Era un uomo di grandi ideali, ma soprattutto un uomo d’azione. Tentò dunque di realizzare una rivolta il 26 luglio del 1953 con la presa della Caserma Moncada, ma fu una sconfitta e venne incarcerato insieme ad altri compagni. Durante il processo fu egli stesso a pronunciare la sua difesa in un’arringa dal titolo “la Storia mi assolverà”,  dando mostra di una grande capacità oratoria. Si dice che avesse prodotto il testo del suo discorso dopo aver trascorso la notte a leggere “J’accuse”, la celebre opera di Émile Zola sul caso Dreyfus. Più che una difesa, “la Storia mi assolverà” ha, infatti, i connotati di un’accusa al regime cubano.

Durante l’esilio in Messico, Fidel organizzò la rivoluzione. Fu in quella circostanza che conobbe alcuni dei suoi futuri compagni, tra cui Ernesto Guevara. Sul primo colloquio che Fidel intrattenne col “Che”, quest’ultimo disse di esser rimasto colpito dal carisma di Castro e di aver pensato che “sarebbe stato tanto bello e consolatore morire per degli ideali così puri su una spiaggia straniera”. Infatti, in quel momento nessuno pensava che un gruppetto di uomini sarebbe riuscito a rovesciare un regime militare sostenuto dagli Stati Uniti d’America. Se riuscirono nell’impresa fu grazie all’ingegno. In primo luogo, i rivoluzionari sfruttarono i mezzi di comunicazione per far credere all’opinione pubblica mondiale di essere un numero superiore a quello reale, ma soprattutto beneficiarono del sostegno della popolazione che condivideva la loro causa. Inoltre, Fidel scelse la strategia della guerriglia sulle montagne poiché permetteva ad un piccolo gruppo di volontari di fronteggiare un esercito regolare e preparato. La tattica consisteva nell’attaccare a sorpresa obiettivi strategici come le caserme militari, senza coinvolgere la popolazione.

Dopo il trionfo della rivoluzione nel 1959, gli Stati Uniti sembrano essere ben disposti verso il nuovo leader e tentano di negoziare accordi vantaggiosi per mantenere i loro interessi economici nell’isola. Ma Castro non acconsente e nazionalizza le immense proprietà statunitensi sull’isola, che a suo avviso erano la causa della povertà estrema del popolo cubano.

Se la vittoria della rivoluzione cubana ha tutti i connotati di una lotta idealistica e rivoluzionaria non disposta a compromessi, una volta al potere Fidel dovette scontrarsi con la realtà. Gli Stati Uniti decretarono l’embargo economico e tentarono una controrivoluzione con l’invasione della Baia dei Porci. Apparve allora evidente l’impossibilità di sopravvivere per la neonata Cuba sovrana, se non con il sostegno dell’Unione Sovietica. Nella logica della guerra fredda, Mosca aveva interesse ad allearsi con un Paese così geograficamente vicino agli Stati Uniti ed assoggettato fin dall’indipendenza nel 1898 alla sfera di influenza statunitense. Per questo, alla rivoluzione cubana fu consentito sopravvivere. E Castro, pur non condividendo a pieno il modello sovietico, scelse di abbandonare l’idealismo puro per permettere la sopravvivenza dell’esperienza cubana. Tuttavia, ben presto emersero le vere ragioni dell’interessamento sovietico alle sorti di Cuba. La crisi dei missili del 1962 fu un tentativo dell’URSS di ottenere maggior potere negoziale nei confronti degli USA, minacciando di installare testate nucleari a Cuba. Fortunatamente lo scontro tra le due superpotenze fu evitato e l’URSS ottenne lo smantellamento di basi missilistiche in Turchia in cambio della rinuncia ad installare missili a Cuba. Cuba ottenne l’assicurazione di non essere invasa. Castro rimase deluso dall’apprendere di esser stato usato dall’URSS, ma il realismo prevalse e decise di non abbandonare l’alleanza.

La caduta dell’URSS, nel 1989, aprì la fase più critica dell’esperienza rivoluzionaria cubana. Il venir meno del sostegno sovietico alla piccola isola produsse una forte crisi economica. Nel 1990 viene annunciato l’inizio del “periodo speciale”: una serie di misure economiche eccezionali volte a ridurre i consumi di combustibili ed alimenti per permettere che tutta la popolazione potesse continuare ad aver accesso almeno ai beni primari. Un miglioramento significativo si ebbe solo a partire dal 2004. Si trattò di 15 anni molto difficili, in cui il Paese dovette modificare il proprio sistema economico in virtù del venir meno degli scambi commerciali con l’URSS. Le misure introdotte compresero una progressiva apertura all’iniziativa economica privata sull’isola ed agli investimenti stranieri.

Dal punto di vista della politica estera Cuba ha rappresentato fin dagli anni ’60 il punto di riferimento per i movimenti di liberazione nazionale e per la lotta anticoloniale di numerosi popoli dell’America latina e dell’Africa soprattutto. Si pensi alla Bolivia, al Congo e all’Angola tra gli altri. Il sostegno offerto da Cuba a tali movimenti consisteva nell’addestramento dei guerriglieri e nell’invio di consulenti militari. Ma Cuba ha orientato la sua politica estera anche verso missioni di carattere umanitario nei Paesi più poveri del mondo, inviando medici ed offrendo borse di studio per giovani che non potevano accedere all’istruzione scolastica nei loro Paesi.

E’ opportuno ora passare ad un bilancio di quelle che sono state le criticità e conquiste nella politica interna cubana durante il periodo castrista. Le criticità sono relative alle limitazioni del diritto di proprietà, dell’iniziativa imprenditoriale ed alla impossibilità per gli oppositori politici di partecipare a libere elezioni. Molti oppositori al regime cubano, o semplicemente cittadini che non si rispecchiavano nella visione socialista dello Stato e stufi delle privazioni materiali sopportate per il fine superiore della sovranità statale, hanno deciso negli anni di lasciare il Paese. L’embargo ha strozzato l’economia della piccola isola fin dagli anni ’60 e l’attrazione verso il benessere proposto dalle economie capitaliste è stato forte per parte della popolazione cubana. La libertà individuale è anche libertà di scegliere in quale sistema economico riconoscersi e condurre la propria vita. In questo, senso il regime cubano non ha lasciato spazio a quella componente della popolazione che avrebbe desiderato un sistema diverso. Il sistema cubano, dal canto suo, ha ottenuto grandi conquiste dal punto di vista assistenziale e sociale. Il sistema sanitario ha raggiunto livelli di eccellenza ed è completamente gratuito. Anche l’istruzione è completamente gratuita fino all’Università e di ottimo livello. Veniamo al punto cruciale: la forma di governo cubana non è un regime parlamentare rappresentativo, bensì un regime socialista. Vi è un partito unico nel Paese e la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche avviene attraverso l’elezione di un’Assemblea del potere popolare. Si tratta di scelte che non possono, tuttavia, mettere in discussione la natura socialista dello Stato. Su tali modalità sono state innumerevoli le critiche mosse, poiché si ritiene non siano idonee a garantire l’effettivo esercizio della sovranità da parte del popolo cubano. A tale proposito Aleida Guevara, medico cubano e figlia del Che, ha affermato: “non ci aspettiamo che comprendiate o condividiate il nostro modo di concepire l’organizzazione dello Stato, ma vi chiediamo di rispettarlo”.

In definitiva, Castro ha cambiato il corso della storia di Cuba ed ha rappresentato un esempio per i popoli soggetti a regimi coloniali o a nuove forme di colonialismo. Il suo operato ha fatto apparire possibile liberarsi dal giogo coloniale in modo effettivo, ed intraprendere una via nazionale allo sviluppo del proprio Paese. Non tutti ne condividevano la scelta socialista, ma senza dubbio ammiravano la forza con cui Cuba si è opposta allo sfruttamento neo-coloniale. L’impatto dell’operato di Castro è stato di ordine mondiale. Se in vita è stato aspramente criticato da diversi schieramenti politici, oggi viene riconosciuto anche il merito del suo operato dai principali mezzi di comunicazione. Allora quello su cui dobbiamo interrogarci oggi è se la Storia ha assolto quest’uomo dalle accuse che gli sono state mosse in vita, e la risposta è rimessa alla coscienza di ognuno di noi.

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Elena Saroni
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