Corea del Nord: congresso Partito Comunista nel 2016

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Dopo la parata per i 70 anni dalla sua fondazione, il Partito Comunista nordcoreano ha annunciato che il settimo congresso si terrà nel 2016. L’ultimo risale al 1980. Dai possibili annunci in campo economico al rafforzamento del ruolo del presidente Kim Jong-Un: gli analisti internazionali si interrogano sui motivi della convocazione dell’assemblea.

 

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La Corea del Nord ha annunciato la convocazione, per il prossimo anno, del settimo congresso unitario del Partito del Lavoratori. L’evento è particolarmente significativo in considerazione di due elementi: l’ultimo congresso organizzato dal Partito Comunista nordcoreano risale al 1980, oltre 35 anni fa; in tale occasione Kim Jong-Il, padre dell’attuale presidente Kim Jong-un, fece il suo debutto politico, con un’apparizione  che sancì la linea di successione al vertice del paese. Il passaggio di poteri si concretizzò solo alcuni anni più tardi, nel 1994, con la morte del Presidente eterno Kim Il Sung.

Il settimo congresso dovrebbe avere luogo nel maggio del 2016, secondo quanto riportato giovedì scorso dalla KCNA, l’agenzia di stampa del regime. Ufficialmente, la riunione plenaria è stata indetta per ponderare  “le esigenze del Partito e dello sviluppo della rivoluzione”, all’indomani delle celebrazioni che hanno salutato il settantesimo anniversario della fondazione del Partito comunista nordcoreano con sfarzose parate militari. Di fatto, la notizia ha generato un’ondata di speculazioni da parte degli analisti internazionali e sudcoreani circa le effettive implicazioni dell’evento.

Il Congresso potrebbe servire a riaffermare il ruolo centrale del Presidente Kim Jong-Un nella gestione del potere, e fungere da palcoscenico per l’annuncio di riforme economiche o di nuove relazioni diplomatiche, tali da ridurre l’isolamento del paese sulla scena internazionale. In tale circostanza si potrebbe altresì procedere a un rimpasto nel partito, con la sostituzione di alcuni dirigenti con figure più vicine al dittatore.

Una seconda ipotesi riguarda invece un possibile spostamento degli equilibri interni, con una cessione di potere da parte dell’esercito a favore del Partito, in un paese da sempre contraddistinto da un dualismo politico-militare nel quale le forze armate svolgono il ruolo fondamentale di motore economico. In tal caso, il presidente potrebbe decidere di eliminare il sistema della “Commissione di Difesa Nazionale”, che da sempre gioca un ruolo chiave nella gestione degli affari di Stato, trasferendo le sue funzioni dall’esercito agli uffici del partito.

In ogni caso, è possibile ipotizzare cambiamenti significativi che potrebbero incidere sulla stessa fisionomia teorica della Juche, l’ideologia basata sulla autosufficienza ed il nazionalismo su cui il comunismo nordcoreano ha costruito la sua specificità, in opposizione all’internazionalismo socialista di stampo marxista-leninista.

 

Luca Marchesini

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Bookreporter Settembre

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